Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Più in alto, è stata così.

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Quanto alla temperatura è stata molto bassa , non oltre i 6 gradi in pianura, fino a -12 a Montespluga e a - 14 a Livigno.
 
L'avevamo scomodato il giorno in cui decidemmo di buttarci in una delle polemiche più antiche del nostro territorio.

Sì, è giusto chiamarlo Lago di Lecco e la risposta definitiva la dà l'Istituto geografico militare
che fa direttamente riferimento all'Esercito italiano,
è il più autorevole organo cartografico dello Stato italiano e ha sede a Firenze.

Quando si ha in mano “una carta a scala maggiore devono essere distinte le varie denominazioni del Lario”
e qui si trova l'ormai celebre definizione del nostro ramo.
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Lo spiega proprio l'Istituto nella persona del tenente colonnello capo sezione per la pubblica informazione Giuseppe Saponaro:

“Le norme toponomastiche dell’Istituto geografico militare prevedono che,
nelle carte a piccola scala (dunque, con minor dettaglio), l’intero invaso naturale in argomento
sia indicato come 'Lago di Como (Lario)', mentre, nelle carte a scale maggiori (con maggiore dettaglio),
siano distinti i vari specchi d’acqua che lo compongono,
riportando anche le denominazioni dei rispettivi rami, tra cui il lago di 'Lecco' e il 'Laghetto di Piona'”.


La questione non è scivolosa, di più.​

Ma va affrontata andando oltre il retaggio de 'I Promessi Sposi'​

che evidentemente una traccia indelebile l'ha lasciata e la lascerà.​

“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno”​

rappresenta la semplificazione narrativa di qualcosa che la cartografia​

- e le fonti ufficiali - descrivono in maniera sufficientemente chiara.​

L'intramontabile dibattito sul nostro Lario è sempre d'attualità​

e ha vissuto una nuova puntata su Facebook,​

luogo nel quale la pagina della web radio Lecco Channel​

ha diffuso una cartolina a colori che racconta la toponomastica del bacino.​

 

Sì, il Lago di Lecco esiste​


Cercando - sul web e non solo - non è difficile incrociare informazioni che permettono di fare piena chiarezza.

Tra le più significative va citata la splendida carta geografica disegnata da Abraham Ortelius
per il suo celeberrimo 'Theatrum Orbis Terrarum', primo atlante della storia
che per completezza e organizzazione possa definirsi tale, nell'edizione in latino del 1573.

Il titolo dell'opera è 'Larii Lacus vulgo Comensis Descriptio',
che spiega come il nome attualmente più utilizzato derivi da una denominazione popolare,
ma non esatta sul piano tecnico e/o scientifico:

a quei tempi il capoluogo lariano era nettamente la località più importante e frequentata del bacino,
sempre combattuta tra i potenti di turno con un breve periodo d'indipendenza a metà del XV Secolo
prima del passaggio sotto gli Sforza di Milano.

La fortificazione di Lecco, invece, avvenne ben più tardi grazie ad Azzone Visconti,
che ne riconobbe il posizionamento strategico e in eredità ci ha lasciato anche il celebre ponte forse finito anche nella Gioconda.



carta geografica larii lacus vulgo comensis descriptio
carta geografica larii lacus vulgo comensis descriptio


Saltando in avanti di quasi mezzo millennio,
anche l'Autorità di Bacino del Lario e dei Laghi Minori fornisce un'importante descrizione:

“Il bacino è composto da tre parti differenti:
a sud-ovest il ramo di Como,
a sud-est il ramo di Lecco
e a nord il ramo di Colico (o "alto lago"), il più aperto dei tre.

I fiordi meridionali rinserrano il montagnoso Triangolo Lariano.

La divisione dei tre rami è ben visibile dal Sasso di San Martino, sopra Griante”.

Pare chiaro che il nome 'Lago di Como' rappresenti una semplificazione figlia dei diversi tempi
che hanno scandito la crescita delle due città - indissolubilmente rivali su tutti i fronti -,
in ogni caso celebri in tutto il globo: insomma, di 'senza lago' non se ne trovano.

Altre importanti citazioni si trovano sul Geoportale Nazionale,
sul Geoportale della Regione Lombardia e tra le carte dell'Istituto Geografico Militare di Firenze.
 
Entrano nel vivo oggi, giovedì 30 gennaio 2025, gli appuntamenti con la Giubiana.

La celebrazione prevede la costruzione di un grande fantoccio,
spesso vestito di stracci e con tratti grotteschi, che simboleggia la Giubiana.

Il fantoccio viene portato in processione per le vie del paese, accompagnato da canti, tamburi e fiaccole.

Alla fine del corteo, la Giubiana viene posta su una grande pira di legna e incendiata,
mentre la folla osserva e partecipa con entusiasmo.

Il fuoco ha una funzione propiziatoria,
simboleggiando la distruzione delle difficoltà e delle negatività dell'anno appena concluso.
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Numerose sono le leggende e le storie legate alla figura della Giubiana;
non importa che sia rappresentata come vecchierella con calze rosse che abita nel bosco e fa spaventare i bambini
o una giovane fanciulla che ebbe l’ardire di tradire il proprio paese nel passato, la sua fine è sempre la stessa:

il rogo, che assume poi valori diversi a seconda della località in cui ci si trova,
mantenendo sempre uno stretto legame con le tradizioni popolari.

La rievocazione storica accompagnerà i visitatori fino al lontano 835 quando Re Lotario e la moglie Ermengarda arrivarono a Civenna.

Si procederà poi con la tradizionale proclamazione dell’editto che darà inizio al Corteo alla ricerca della Gubiana,
terminando poi con la lettura della sentenza e il suo rogo.

Al termine del rogo, grande festa nel salone del Centro Sportivo con il tipico risotto con la luganega
che, secondo alcune versioni della leggenda, sarebbe stato cucinato da una madre per "tentare" la Giubiana
in modo da farla mangiare per tutta la notte sino all'arrivo dell'alba,
e di conseguenza farla morire a causa dei raggi del sole ritenuti letali per la vecchia.
 

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