Sarebbe proprio ora che qualcuno si svegliasse dal letargo.
L'INVERNO E' FINITO.
Se vuoi sopravvivere ora devi darti da fare.
Il
Movimento che fu di
Beppe Grillo e
Gianroberto Casaleggio, e oggi di
Giuseppe Conte,
è pronto alla guerra contro
Mario Draghi ed il suo
Governo.
Che la crisi covasse nelle viscere del partito di maggioranza relativa, era cosa nota da tempo.
Tuttavia, le lotte intestine tra capi e capetti dell’ex grillismo
e l’intervenuta delegittimazione del nuovo corso pentastellato per mano di una sentenza della magistratura,
non avevano consentito al malcontento interno verso l’operato del Governo di manifestarsi nelle sue effettive dimensioni.
Oggi, invece, è possibile che accada, perché i vertici del Movimento hanno percorso all’indietro la strada congressuale,
richiamando gli iscritti a un voto di convalida/conferma dell’attuale leadership pentastellata.
La base, come si dice in questi casi, ha risposto.
Sebbene non nei numeri sperati, comunque ha confermato la volontà di essere guidata dall’avvocato di Volturara Appula.
Se verso nuovi traguardi o, più realisticamente, verso la sopravvivenza, si vedrà.
Ma andiamo con ordine.
Nella due giorni elettorale, gli iscritti al Movimento hanno votato Giuseppe Conte presidente.
Dei 130.570 aventi diritto, hanno cliccato all’indirizzo mail
[email protected] in 59.047.
Di questi,
il 94,19 per cento (55.618) si sono espressi a favore di Conte;
il 5,81 per cento (3.429) si è detto contrario.
Oltre a Giuseppe Conte, la base ha confermato l’organigramma stabilito dall’ex premier all’atto della sua scalata alla testa del nuovo corso grillino.
Laura Bottici, la più votata per andare a integrare la triade del Comitato di garanzia, insieme ai già nominati
Roberto Fico e
Virginia Raggi.
Il Collegio dei probiviri è composto da
Danilo Toninelli,
Fabiana Dadone,
Barbara Floridia.
Confermati alla carica di vicepresidenti
Michele Gubitosa,
Riccardo Ricciardi,
Paola Taverna (vicepresidente vicaria),
Alessandra Todde e
Mario Turco, che di fatto saranno la guardia pretoriana posta a difesa della presidenza Conte dagli attacchi dei nemici interni ed esterni.
Dalla scorsa dei nomi si capisce benissimo che lo sconfitto è lui, Luigi Di Maio,
il grillino che volle farsi democristiano e draghiano per restare al potere a qualsiasi costo.
Ed è sempre lui, il “governista”, il primo obiettivo della caccia grossa che Conte si appresta ad aprire nelle prossime ore.
L’obiettivo della presidenza dell’ex premier (buona la seconda?)
punta a portare, nella prossima legislatura, una pattuglia di parlamentari
Cinque Stelle, suoi fedelissimi,
depurata della componente legata agli odierni “governisti”, che possa avere un ruolo determinante nella composizione delle future maggioranze.
Per raggiungere il risultato, per nulla scontato, Giuseppe Conte deve tirare fuori il Movimento dall’immobilismo politico
in cui si è cacciato dopo l’appoggio garantito al Governo Draghi.
Allo scopo, si fa strada la possibilità di uno smarcamento del Cinque Stelle dall’odierna maggioranza.
Non fosse altro per non lasciare campo aperto all’opposizione solitaria di
Fratelli d’Italia,
che sta capitalizzando in modo ottimale la decisione di andare controcorrente rispetto al
mainstream pro-Draghi.
Anche l’abbraccio mortale con il Partito Democratico non convince più Conte e i suoi,
che vorrebbero un’alleanza alla pari nel
centrosinistra e non un’umiliante annessione,
come i comportamenti concludenti della leadership “
dem” di questi mesi hanno fatto trasparire.
Che la scelta di svoltare in direzione delle “
mani libere”, almeno per questo scorcio di legislatura,
non potesse essere semplicemente un espediente tattico ma dovesse comportare un riposizionamento strategico
lo dimostra il fatto che il voto di conferma al suo mandato non è stato a scatola chiusa
ma è stato condizionato da un messaggio inequivocabile che lo stesso Conte ha inviato agli iscritti.
Egli scrive:
“
Le sfide che ci attendono ci impongono di essere compatti, uniti.
Io non posso – per rispetto di tutti quelli credono in questo progetto – accettare che ci sia
chi rema contro le nostre battaglie, la nostra azione politica.
Non posso consentire che di fronte agli sforzi di molti, di un’intera comunità,
ci sia proprio al nostro interno chi lavora per interessi propri.
Quindi non votatemi se pensate che il Movimento 5 Stelle debba essere lì nelle stanze dei bottoni,
anziché nei territori e fra le persone”
.
Più chiari di così, si muore.