Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Dall’altro lato, la Russia.

Vladimir Putin sembra voler recuperare non la ex Urss, quanto i fasti dell’imperialismo zarista,
dove il potere centrale assoluto da lui detenuto permette alla nuova classe aristocratica
– gli oligarchi, eredi dei latifondisti – di arricchirsi sulla pelle degli altri,
ma sempre nel rispetto di una gerarchia riaffermata con il pugno di ferro.

Da qui, l’assenza della libertà di stampa, la prigionia degli oppositori, l’autocrazia.

In una sola parola: la dittatura.


Si fronteggiano così, in realtà, due opposte degenerazioni del capitalismo.

Da noi, una forma elitaria e dispotica di tecnocrazia finanziaria,

tipica del cosiddetto neo-capitalismo “della sorveglianza”,

come definito in un sagace studio di Shoshana Zuboff;


in Russia, un neo-imperialismo vetero-zarista e illiberale.




Niente di strano che il vero timore di Putin sia che la tecnocrazia occidentale si espanda

fino a lambire le regioni del suo impero, per poi fagocitarle.


Perciò la guerra.


Preventiva.
 
Un caloroso saluto ai lobotomizzati si-vax ed ai loro esponenti di spicco.


Ormai (nostro malgrado) siamo abituati a sentire le sparate dei cosiddetti “talebani del vaccino”.

Sono quei personaggi che negli ultimi due anni
non si sono risparmiati nel formulare esternazioni tanto sensazionalistiche quanto discutibili,
del tutto prive di logica e di basi scientifiche.

Alla (finta) fine dello stato d’emergenza,
dopo qualche giorno di riflessione su cosa vorrebbero fare da grandi,
ecco che alcune vedove del Green Pass tornano alla carica,
in barba ad ogni evidenza accademica ed in scherno all’intelligenza altrui.



«L’addio al Green pass rafforzato è un regalo ai no vax.
Il fatto di abolirlo da un giorno all’altro, il fatto di dire che si può tornare a lavorare
significa, come messaggio comunicativo:

“abbiamo scherzato. Avete fatto bene a resistere”».

A pronunciare queste parole è l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento,
che si dice anche totalmente contrario al ritorno al lavoro degli insegnanti non vaccinati,
i quali potranno riprendere l’attività, benché senza avere il contatto diretto con i ragazzi e facendo il tampone.

L’intrepido igienista continua nella sua delirante esposizione:

«Le persone che non volevano vaccinarsi piuttosto che fare il vaccino, come ha fatto il 90% del Paese,
hanno trovato scuse, hanno perso tempo, hanno presentato certificati, hanno presentato ricorsi,
hanno perso tempo in attesa di ciò che poi è arrivato, la “sanatoria”.
E’ un favore che si è fatto oltre che ai no vax anche alle parti politiche che strizzano l’occhio a queste persone».


Aggiunge poi che
«L’isolamento di un positivo a Sars-CoV-2 è una misura minima da conservare.
E’ più che condivisibile dunque il mantenimento della quarantena di 7 giorni per i positivi anche dopo il primo aprile»
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Anche il famoso Prof. Galli, l’uomo dalla testa dondolante in saecula saeculorum,
non ha mancato l’occasione di tornare alla ribalta dei giornali
tramite le sue dichiarazioni d’amore eterno verso il lasciapassare verde.

«E’ stato un errore far saltare il Green pass rafforzato.
Potevamo e dovevamo riaprire mantenendo il certificato verde.
E anche il ritorno al lavoro, per particolari categorie, come gli insegnanti,
si poteva fare diversamente, anche valutando, caso per caso, la presenza di risposte anticorpali.
Ma certo non cancellando tutto dalla sera alla mattina.
Così hanno vinto i no vax e abbiamo ridotto, in maniera significativa, l’incentivazione alla vaccinazione»,

ha detto all’Adnkronos Salute l’ex direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano.

Il “bubblehead della medicina” ha poi concluso facendo una strana associazione:

«ultimamente di vaccinazioni se ne vedono ben poche, in particolare tra bambini e adolescenti.
Rimango del mio parere: sarebbe stato assai opportuno mantenere il Green pass rafforzato.
Purtroppo buona parte dell’Europa ha preso la stessa decisione in un momento in cui non era il caso di prenderla,
tanto è vero che è partita un’altra piccola ondata legata ad Omicron 2».
 
Benché oramai anche i sassi

abbiano contezza del fatto che il Green Pass non limita in alcun modo la diffusione del virus ;


benché ormai siano le stesse case farmaceutiche ad ammettere

che il vaccino non previene in alcun modo la trasmissione del virus ;


ecco che le cosiddette virostar da salotto italiane non perdono occasione

per esporre pubblicamente tesi che anche uno scolaretto sarebbe,

oggigiorno, in grado di smontare.



Chissà per quanto tempo dovremo ancora sorbirci i vuoti personalismi di questi personaggi…
 
A marzo, secondo le stime preliminari dell'Istat,

l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC),

al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell'1,2% su base mensile

e del 6,7% su base annua
(da +5,7% del mese precedente).


L'inflazione accelera per il nono mese consecutivo, raggiungendo un livello che non si registrava da luglio 1991.


Anche questo mese sono i prezzi dei beni energetici non regolamentati a sostenere l'ulteriore ascesa
(la cui crescita passa da +45,9% di febbraio a +52,9%),

in particolare quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%)

e, in misura minore, è dovuta ai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%)

sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%) e a quelli dei Beni durevoli (da +1,2% a +1,9%);


i prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (+94,6%, come a febbraio).



I servizi relativi ai trasporti, invece, registrano un rallentamento (da +1,4% a +1,0%).


L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,7% a +2,0%
e quella al netto dei soli beni energetici da +2,1% a +2,5%.

Su base annua accelerano in misura ampia i prezzi dei beni (da +8,6% a +10,2%),
mentre quelli dei servizi rimangono stabili (+1,8%%);

si allarga quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -6,8 punti percentuali di febbraio a -8,4).


Accelerano sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5,0%)
sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +5,3% a +6,9%).


L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (+8,9%)
e in misura minore dei beni alimentari lavorati (+1,0%),
dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei beni durevoli (+0,7%) e degli alimentari non lavorati (+0,6%).


L'inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l'indice generale e a +1,6% per la componente di fondo.


Secondo le stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,6% su base mensile,
prevalentemente per effetto della fine dei saldi invernali, di cui il NIC non tiene conto, e del 7,0% su base annua (da +6,2% di febbraio).
 
Colpo giornalistico di Paolo Del Debbio che intervista in esclusiva a Dritto e Rovescio
Vladimir Soloiev, giornalista più famoso in Russia e vero e proprio megafono della propaganda putiniana.


Del Debbio gli chiede: cos'ha in mente Putin?

"E' un'ottima domanda.
Le persone in Europa e in Italia non considerano un aspetto.
Non è una campagna militare iniziata un mese fa,
stiamo terminando una guerra cominciata nel 2014.

In questi otto anni russi che vivevano nel Donbass sono stati giustiziati dall'esercito ucraino.

L'attacco è stato perpetrato dall'esercito ucraino nel 2014 ed hanno continuato a bombardare di frequenza.


L'Ucraina è uno stato nazista, che vi piaccia o no"


Del Debbio gli chiede: i russi ne sono davvero convinti?

"I russi non solo lo pensano, lo credono.
L'80% della popolazione condivide questo sentimento.
Nel motto dell'Ucraina vengono ripresi pezzi dei motti nazisti.
Zelensky è ebreo e tutto questo sembra averlo dimenticato".

"Nessun intenzione di attacchi atomici all'Europa".
 
Sapete perchè stanno facendo di tutto per infilarci con il vecchio vaccino, che ha copertura massima 40% ?


Dopo tredici mesi si chiude l’era del generale Figliuolo nella lotta alla pandemia.
Ieri è stato il suo ultimo giorno al comando della struttura commissariale che chiude definitivamente i battenti.

Al suo posto è stata istituita un’Unità operativa
che avrà come compito principale il completamento della campagna vaccinale.

La guiderà un altro generale, Tommaso Petroni, nominato dal presidente del Consiglio Mario Draghi.

Petroni vanta già un’esperienza di primo piano in questo settore.
È lui, infatti, ad aver gestito fino ad oggi l’area «logistico-operativa» della struttura commissariale di Figliuolo.

L’Unità diretta sarà composta da una parte del personale che fino ad oggi ha lavorato nella struttura commissariale di Figliuolo
e dal personale in servizio al ministero della Salute.

Petroni sarà affiancato in qualità di direttore vicario da Giovanni Leonardi, dirigente del dicastero guidato da Speranza.


Il suo primo compito, come detto, sarà portare a compimento la campagna vaccinale.

Sono poco più di 4 milioni gli italiani che non hanno fatto neanche una dose,

mentre altri 7 milioni circa devono ancora ricevere la terza.


I magazzini sono stracolmi di fiale in eccesso.


Si contano circa 10 milioni di dosi Pfizer in surplus.


Petroni sarà costretto a donarle all’estero, come d’altronde sta già facendo Figliuolo.
 
Mosca intende concentrare i suoi sforzi sul Donbass,
magari creando una sorta di corridoio che dalla Crimea porti alle due repubbliche separatiste includendo Mariupol.

Odessa per il momento vive una mezza pace armata,
ma teme l’invasione da parte delle navi ormeggiate al largo:

la caduta della città costiera significherebbe per Kiev perdere ogni sbocco sul mare.

E per la Russia governare tutto il commercio marittimo locale,
in particolare di grano, mais e olio di semi di girasole.


Molti analisti si stanno chiedendo quali siano le condizioni
che permetterebbero a Putin di considerare “vittoriosa” la sua operazione speciale in Ucraina:

Basta il Donbass?

Serve Mariupol?

Vuole anche Odessa e la parte di Ucraina ad Est del Dnepr?


Domande legittime, che bisogna porre anche alla controparte. In particolare, a Zelensky.


A chi spetta fare un passo indietro?

L’ex ambasciatore italiano in Iraq, Marco Carnelos, è convinto che il presidente ucraino si stia
“dirigendo verso un autodistruttivo punto di non ritorno”:

“Che cosa è successo a Zelensky che era Stato eletto proprio con una programma elettorale mirante a trovare un’intesa con la Russia?”.

Da qualche giorno “appare sempre più oltranzista sulla pelle dei propri cittadini”.


Secondo Carnelos è ormai evidente che Crimea e Donbass sono perdute,
così come “probabilmente anche il Sud del Paese”.

Perché allora non accettare la realtà dei fatti e firmare un armistizio?


Che senso ha prolungare l’agonia?“, insiste l’ambasciatore.

“É Zelensky che ha subito una metamorfosi?

È condizionato (minacciato) da oltranzisti interni?

Oppure è etero-diretto da Washington e Londra che hanno interesse

che Mosca sanguini e si impantani il più possibile in Ucraina ? ”.
 
Veniamo ai problemi di casa nostra che sono molto, MA MOLTO più importanti delle stronzate fra comunisti.


Il regime straordinario è veramente un ricordo del passato?

Davvero non assisteremo più all’uso (e all’abuso) dei poteri speciali?

Ci sono buone ragioni per essere contenti, stamattina, ma altrettante per essere preoccupati.



Cominciamo dal riepilogo delle norme in vigore.


Secondo l’ultimo decreto approvato dal cdm e pubblicato in Gazzetta Ufficiale,
da oggi il super green pass continua comunque a essere necessario per una serie di attività quotidiane:

palestre,

piscine,

sport di contatto,

centri benessere al chiuso,

spogliatoi,

docce,

convegni,

congressi,

centri sociali e culturali,

ricevimenti,

sale gioco e sale scommesse,

discoteche,

cinema,

teatri,

palazzetti dello sport,

strutture sanitarie.


Basterà il green pass base - quello che si ottiene anche con il solo tampone –

per bar e ristoranti al chiuso,

concorsi,

corsi di formazione,

spettacoli all’aperto,

stadi e

mezzi di trasporto a lunga percorrenza.


Sparisce - ad esempio - l’obbligo di certificazione Covid
per sedersi ai tavolini all’aperto dei locali, sui mezzi di trasporto pubblico locale
, etc. etc.......


Se confidavate in una serie di semplificazioni, insomma, vi sbagliavate:

l’elenco dei distinguo, delle prescrizioni e delle eccezioni è ancora sterminato
e, con ogni probabilità, gli italiani, impossibilitati a stare dietro alle manie di speranza e company, si sono persi già da un pezzo.
 

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