Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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In kulo agli ucraini ?
Perchè le mine, per impedire alle navi di uscire dai porti,
le hanno piazzate loro, non i russi.


Secondo quanto riferito,
la Russia ha raggiunto un accordo con la Turchia per la creazione di un “corridoio del grano” smantellato
che fornirebbe un passaggio sicuro alle navi ucraine che trasportano grano dal porto di Odessa sul Mar Nero,
grazie a scorte militari congiunte.



La fonte mediatica turca Daily Sabah riporta quanto segue lunedì:


Secondo un rapporto, il governo russo ha intenzione di permettere alle navi che trasportano grano
di lasciare il porto di Odessa in Ucraina, allentando il blocco che ha scatenato il timore di una penuria diffusa e della fame.



La leadership russa ha concordato con Kiev e Ankara uno schema per liberare le spedizioni di grano da Odessa,
che è stata soggetta a un blocco, ha riferito il filogovernativo Izvestia, citando ambienti governativi.



“Nelle acque territoriali del Paese vicino,
le forze militari turche si occuperanno dello sminamento e scorteranno le navi fino alle acque neutrali”,
si legge nel rapporto di lunedì.


Le navi da guerra russe avrebbero poi scortato le imbarcazioni che trasportavano grano fino al Bosforo.


Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha precedentemente dichiarato ai giornalisti quanto segue
in una recente conferenza stampa, secondo quanto riportato da Yahoo News che cita fonti regionali:


Una conversazione (tra il presidente russo Vladimir Putin) e il presidente Erdoğan
ha portato a un accordo secondo cui i nostri colleghi turchi cercheranno di aiutare a organizzare lo sminamento dei porti marittimi ucraini
per liberare le navi che sono state tecnicamente prese in ostaggio insieme ai carichi necessari ai Paesi in via di sviluppo.



Non è ancora chiaro se l’Ucraina abbia effettivamente sottoscritto l’accordo riportato,
né se sia stata coinvolta nelle trattative o se i suoi interessi siano stati in qualche modo rappresentati dalla Turchia.



L’articolo prosegue:
“Lavrov ha detto che questo accordo stabilisce che l’Ucraina
non userà il processo di sminamento per rafforzare la propria capacità militare e non disturberà la marina russa”.



Questo accordo, secondo quanto riferito dalla Russia,
sembra essersi svolto al di fuori dei canali delle Nazioni Unite e non si sa come verrà accolto in Occidente,
dato che recentemente il Regno Unito e alcuni sostenitori europei dell’Ucraina
hanno ventilato i propri piani per un “corridoio sicuro” stabilito da una scorta navale internazionale.

La Russia ha ovviamente rifiutato queste offerte all’Ucraina di scorte navali occidentali.


Russia and Turkey have announced an agreement to create a de-mined 'grain corridor' for military escorts of Ukrainian grain cargo ships out of the Black Sea port of Odessa pic.twitter.com/muEJx4Uyyy
— Jack Posobiec (@JackPosobiec) June 6, 2022


La Turchia dovrebbe approvare qualsiasi piano internazionale potenzialmente definitivo,
dato che controlla il passaggio delle navi straniere attraverso gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo sulla base della Convenzione di Montreux.


La formulazione della dichiarazione del Cremlino che annuncia il possibile piano di sminamento Russia-Turchia
è interessante perché accusa l’Ucraina di tenere in “ostaggio” le navi commerciali.


Un analista, citato dal NY Times, ha affermato che, a proposito del continente africano,

duramente colpito e ancora fortemente dipendente dalle esportazioni di grano ucraino,

“agli africani non interessa da dove prendono il cibo, e se qualcuno ha intenzione di fare del moralismo su questo, si sbaglia”.
 
La riconoscete ?

Dai, suvvia, non è difficile.

e' l'unico modo con il quale la "cantante" riesce a farsi riconoscere.

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.....alla faccia delle femministe........
 
PER QUESTI MOTIVI LA CORTE COSTITUZIONALE
riuniti i giudizi,

1) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 262, primo comma, del codice civile, nella parte in cui
prevede, con riguardo all’ipotesi del riconoscimento effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori,
che il figlio assume il cognome del padre, anziché prevedere che il figlio assume i cognomi dei genitori,
nell’ordine dai medesimi concordato, fatto salvo l’accordo, al momento del riconoscimento, per attribuire il
cognome di uno di loro soltanto;


2) dichiara, in via consequenziale, ai sensi dell’art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla
costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l’illegittimità costituzionale della norma
desumibile dagli artt. 262, primo comma, e 299, terzo comma, cod. civ., 27, comma 1, della legge 4 maggio
1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia) e 34 del d.P.R. 3 novembre 2000, n. 396 (Regolamento per
la revisione e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile, a norma dell’articolo 2, comma 12,
della legge 15 maggio 1997, n. 127), nella parte in cui prevede che il figlio nato nel matrimonio assume il
cognome del padre, anziché prevedere che il figlio assume i cognomi dei genitori, nell’ordine dai medesimi
concordato, fatto salvo l’accordo, alla nascita, per attribuire il cognome di uno di loro soltanto;

3) dichiara, in via consequenziale, ai sensi dell’art. 27 della legge n. 87 del 1953, l’illegittimità
costituzionale dell’art. 299, terzo comma, cod. civ., nella parte in cui prevede che «l’adottato assume il
cognome del marito», anziché prevedere che l’adottato assume i cognomi degli adottanti, nell’ordine dai
medesimi concordato, fatto salvo l’accordo, raggiunto nel procedimento di adozione, per attribuire il
cognome di uno di loro soltanto;

4) dichiara, in via consequenziale, ai sensi dell’art. 27 della legge n. 87 del 1953, l’illegittimità
costituzionale dell’art. 27, comma 1, della legge n. 184 del 1983, nella parte in cui prevede che l’adottato
assume il cognome degli adottanti, anziché prevedere che l’adottato assume i cognomi degli adottanti,
nell’ordine dai medesimi concordato, fatto salvo l’accordo, raggiunto nel procedimento di adozione, per
attribuire il cognome di uno di loro soltanto;

5) dichiara inammissibili le questioni di legittimità degli artt. 237, 262 e 299 cod. civ., dell’art. 72,
primo comma, del regio decreto 9 luglio 1939, n. 1238 (Ordinamento dello stato civile) e degli artt. 33 e 34
del d.P.R. n. 396 del 2000, sollevate, in riferimento agli artt. 2, 3, 29, secondo comma, e 117, primo comma,
della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli artt. 8 e 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa
esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848, dalla Corte d’appello di Potenza con l’ordinanza in epigrafe.

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 27 aprile 2022.

F.to
 
Siamo in gran bel paese di merda, dove la libertà di espressione
viene utilizzata per fornire liste da attenzionare.


Tutti si interrogano come sia nata la fantomatica lista dei filorussi spuntata sul Corriere della sera,

un elenco di nomi di presunti sostenitori di Vladimir Putin in un primo tempo attribuita al Copasir,

che ha mentito di fare indagini autonome come previsto dalla legge,

e dai servizi segreti che affermano che nessun dossier è stato prodotto.



A fornire un retroscena sull'elenco dei putiniani d'Italia è Dagospia
che spiega come tutto partirebbe dall'incontro allargato sulla "disinformazione" in Italia
tenutosi due giorni prima della pubblicazione dell'articolo.

Erano presenti i

"vertici del Dis e della Cybersicurezza più altri funzionari di vari ministeri (Viminale, Farnesina)",

che hanno analizzato tra l'altro un report ritenuto "di poco conto"

fatto dall'intelligence e dai reparti che si occupano di cybersicurezza

usando "fonti aperte", ossia media, social e via dicendo.


Secondo il sito di Roberto D'Agostino
una manina avrebbe poi consegnato il dossier al giornale prima che arrivasse al Copasir,
il comitato parlamentare di sicurezza, che lo avrebbe ricevuto solo lunedì.


In sintesi, si legge nell'articolo,

"nessuno dei nomi è attenzionato dai servizi", e

"non esistono liste su cui lavora l'intelligence".


Ed ora "qualcuno nei servizi rischia di pagare davvero il conto".
 
È difficile dare torto a Massimo Cacciari che, a proposito delle liste di proscrizione dei filo-putiniani italiani, ha commentato:

“Non si ragiona più!”.


L’elenco ha avuto il battesimo (per ora) sul Corriere della Sera.


Ma è il Copasir l’autore.


Tuttavia, deve essere aggiunto che i servizi segreti,
cui va o andrebbe fatta risalire la funzione di indagare i componenti della lista,
fanno il loro mestiere.


Allo stesso tempo, va pur detto che non è affatto chiaro quale autorità, presumibilmente di Governo,

abbia dato l’ok a una iniziativa che fa e farà discutere.


C’è chi sostiene che questa autorizzazione sia partita dal Copasir

(che ha commentato con un secco no comment).


Ma, anche in questo caso, la domanda sul chi, sul come e sul perché di origine governativa

si affaccia prepotentemente di fronte a ciò che potremmo definire con la pubblicazione delle liste di proscrizione,

dove si è dato l’avvio a un qualcosa che somiglia a una caccia alle streghe.



C’è assoluto bisogno di chiarezza su una questione che ha bensì a che fare con il clima (e non solo) di guerra
– e già basterebbe questo a rendere obbligatoria una decisione del nostro Esecutivo –
ma che necessita, innanzitutto, di nervi saldi e contestualmente di una riflessione la più ampia possibile,
nella misura nella quale la questione tocca punti di grande delicatezza, a cominciare dalla libertà di pensiero e di stampa.


Il fatto è che quando c’è una guerra alla Russia (che noi abbiamo dichiarato),
è evidente che non collabori con il nemico in nessun campo.

Ma ci si deve porre la domanda su qual è il confine fra libertà di pensiero e di opinione con il nemico,

restando all’ipotesi dello stato di guerra di fatto
.

E, dunque, non sarebbe più possibile esprimere il proprio parere?


Esempio:
non sarebbe cioè permesso a nessun giornale narrare questa guerra evidenziando, se del caso,
i torti reciproci, le rispettive storie, i motivi non secondari della complessità dei rapporti,
sviluppando quei ragionamenti tendenti a una conoscenza che è sempre una porta che deve rimanere aperta,
se si vuole farvi passare venti di pace.


Essere, come noi, al tempo stesso filo-atlantici e vicini alla Nato,

ma anche incapaci di arrenderci al pensiero unico,

significa innanzitutto tenere sempre in primo piano alcuni principi senza i quali i dossier in preparazione presso il Copasir

– quindi in mano ai servizi – rischiano di fermarsi al ruolo di liste di proscrizione,

in un Paese nel quale è annunciata la nascita di Forza Russia, mentre i putiniani d’Italia stanno preparando un partito pacifista.
 
I come idioti. I come imbecilli. I come irresponsabili.
Tutto questo è : europa.
FUORI DALL'EUROPA. ALONE IS BETTER


È la faccia arcigna, impietosa, irresponsabile, dell’Europa
quella che viene fuori dal voto di ieri per lo stop totale delle auto a benzina e diesel a partire dal 2035.

Quella che intende la politica non come una “gentile” accompagnatrice di processi sociali che maturano dal basso,
prima di tutto nella consapevolezza dei cittadini,
ma come disegno astratto, costruttivismo, ingegneria sociale.

E che ciò sia fatto a fin di “bene” non è un attenuante,
e non solo perché quel bene preso in astratto è tutto da dimostrare che sia tale.


Sembra l’Unione Sovietica

Come la storia insegna, tutte le volte che si è agito in grande
il processo è sfuggito di mano e si sono creati effetti non intenzionali di non irrilevante portata.

Soprattutto quando si è messo mano con troppo impeto
a quel meccanismo che regola la domanda e l’offerta dei prodotti commerciali.

Sarà solo un’ingenua comparazione storica,
ma la mente corre a quei “programmi quinquennali” di forzata “riconversione industriale” (la NEP di staliniana memoria)
che così tante macerie (anche umane) lasciarono sul terreno nella vecchia Unione Sovietica.



Qualcuno di questi effetti lo si può già immaginare anche nel nostro caso,
ad esempio la sempre maggiore difficoltà, e al limite l’impossibilità, di comprarsi un auto elettrica:

i costi da qui a dieci anni difficilmente saranno calmierati in maniera significativa dal mercato

visto che la componentistica non è di produzione europea e spesso è una risorsa scarsa.



Il fatto poi che il mercato europeo rappresenti, e sempre più rappresenterà,
una quota parte irrisoria rispetto a quello globale,
e che gli altri Paesi difficilmente ci seguiranno lungo questa via suicida,
avrà come conseguenza che l’Europa sarà sempre più inessenziale nei processi geopolitici,
terra di conquista dei grandi Imperi che già si profilano.


Al danno si unirà così la beffa:

una così draconiana politica di transizione ecologica

non contribuirà se non in piccolissima parte a risolvere i problemi ambientali.


L’unico elemento di speranza che la ragione suggerisce, in un panorama così fosco, è riposto negli elettori europei.


Sta a loro mandare quanto prima a Strasburgo una maggioranza diversa da quella attualmente al potere.


Occorre riprendere il prima possibile la strada del realismo abbandonando quella dell’ideologia.



Per fortuna in democrazia, nulla è definitivo.


Nemmeno scelte così demagogiche e velleitarie.
 
Direi che ormai siamo arrivati al patetico…

ma noi cittadini non siamo ancora stanchi di questi pagliacci che decidono per noi?


Le auto elettriche saprei io dove mettergliele…comprese le batterie da smaltire…


E’ la classica unione europea che prende decisioni dannose e “miseriogene”
tra gli applausi dei sinistri che si dimostrano i veri nemici dell’Italia e della nazione italiana.

Le sanzioni antirusse e l’invio di armi agli psicopatici fanno parte dello stesso progetto.

Il problema della “mafia” ad ogni elezione, però sta sempre nelle scelta dei candidati .
 

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