Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Il reale fine ultimo
è quello di far scomparire il possesso personale di un bene
(e lo stesso vorrebbero fare per molte altre cose)
e trasferirlo a organizzazioni commerciali da cui l’individuo prende il bene a noleggio.


Fondamentalmente è un ulteriore strumento di controllo e limitazione delle libertà individuali.
 
La domanda è: cosa succede adesso?

Proviamo a capirlo con pochi, semplici, punti.

  1. Quando parte il divieto?
  2. Le auto a benzina, diesel e ibride non potranno essere vendute dal 2035.

  3. Fino a quel giorno potrete ancora acquistare una bella Ferrari scoppiettante (sempre che possiate permettervela):
  4. solo dal 2035 in poi le nuove immatricolazioni saranno vietate.

  5. Questo, però, non significa che la vostra Punto a benzina (al netto di decisioni nazionali e Ztl varie) non potrà circolare anche dopo quella data.


  6. La decisione è definitiva?
  7. Sì e no.
  8. In Europa le decisioni vengono prese a tre:

  9. dalla Commissione Ue,

  10. dal Parlamento e

  11. dal Consiglio Ue (composto da capi di stato e di governo).

  12. La rivoluzione green ha passato i primi due ostacoli, al netto di qualche spaccatura nella maggioranza.

  13. Ma ora il Consiglio dovrà formulare la sua posizione negoziale.

  14. L’intesa tra gli Stati potrebbe arrivare al Consiglio Ambientale del 28 giugno.

  15. Da lì inizierà la trattativa per stabilire nel dettaglio l’accordo sulle nuove regole Ue per gli standard di emissione di auto e furgoni nuovi.

  1. Cosa succederà al mercato dell’auto?
  2. Tutto è da vedere.

  3. Secondo alcune stime, le auto elettriche metteranno in difficoltà la classe media:
  4. difficilmente potranno costare meno di 20mila euro.

  5. Nei prossimi anni continueremo comunque ad acquistare molte auto con motore a combustione.

  6. Il primo motivo, come detto, è che costano ancora molto.

  7. Ma soprattutto ci sono ancora troppi problemi connessi al loro utilizzo:
  8. l’autonomia delle batterie,
  9. le tempistiche per la ricarica e
  10. l’assenza totale di una rete di colonnine.


  11. Le auto a diesel e benzina costeranno di meno?
  12. Possibile, almeno tra qualche anno.

  13. Si tratta infatti di un prodotto che perderà progressivamente valore.
  14. Allo stesso modo l’attuale e prossimo usato si svaluterà rapidamente.

  1. Dopo l’addio a diesel e benzina, ci sono alternative all’elettrico?
  2. Per ora, no.

  3. Il Ppe aveva proposto di abbassare il taglio delle emissioni delle auto dal 100% al 90%.
  4. In questo modo sarebbe rimasta aperta una finestra per tecnologie alternative all’elettrico,
  5. tipo carburanti “bio” molto meno inquinanti di benzina e diesel ma non totalmente a “impatto zero” come l’elettrico.

  6. L’emendamento però non è passato.

  7. “Penso che chi sta correndo sull’elettrificazione non voglia i carburanti sintetici – ha detto ieri il ministro Cingolani –
  8. che decarbonizzano fino al 90% e sono totalmente compatibili con le pompe di benzina che abbiamo sulle nostre strade
  9. e con i motori a combustione interna.
  10. Di questi carburanti noi siamo i secondi produttori al mondo.
  11. Secondo me potrebbe essere una soluzione soprattutto nella fase di transizione”.

  1. L’industria europea è a rischio?
  2. La risposta è semplice: sì.

  3. L’Ue ha accelerato sull’elettrico nella speranza di diventare il mercato di riferimento,
  4. ma ci sono dei problemi oggettivi: i cinesi sono in vantaggio.

  5. E soprattutto le materie prime per la creazione delle grosse batterie sono dislocate principalmente in Oriente.

  1. Si perderanno posti di lavoro?
  2. Certo.

  3. E non pochi.

  4. Le prime stime per la sola Italia parlano di 60-70mila posti di lavoro bruciati, poco meno della metà dell’intero settore.

  5. In Europa arriviamo a mezzo milione di possibili disoccupati.

  6. Il problema è che a parità di motori prodotti,

  7. per realizzarne di diesel servono 10 persone,

  8. per il benzina 3 e

  9. per l’elettrico solo 1.

  10. Il motivo anche qui è semplice:
  11. oggi per realizzare un motore servono la candela, i pistoni, il cilindro, gli iniettori.

  12. Domani non più.

  13. Secondo Clepa in Europa, se si decidesse di puntare solo sull’elettrico,
  14. a fronte dei 501mila posti di lavoro in meno si creeranno solo altri 226mila occupati: una perdita netta di 275mila.

  1. Quanto vale la componentistica dei motori endotermici?
  2. Per l’Italia, Anfia stima 2.200 imprese, 161mila addetti, 105,8 miliardi di fatturato per il 6,5% del Pil.

  3. In buona parte rischiamo di perderlo.

  1. Dove vengono prodotte le batterie?
  2. Ad oggi il 70% delle batterie è prodotto in Asia.

  3. Prima di tutti c’è la Cina, che ne realizza il 45% del mercato globale.

  4. Poi vengono Corea del Sud e Giappone.

  5. Questo significa che, a meno di una corsa alla riconversione,
  6. rischiamo di consegnarci nelle mani di Pechino.

  7. Per ora in Europa la prima batteria “comunitaria” è stata prodotta in Svezia.

  8. Le gigafactory sono in via di costruzione in Germania e Francia.

  9. La Gran Bretagna sta facendo lo stesso, ma fa storia a sé.

  10. In Italia Stellantis è al lavoro per riconvertire lo stabilimento di Termoli,
  11. ma rispetto alla componentistica (dove eravamo leader) il nostro Paese rischia la totale irrilevanza nel settore batterie.

  1. Le auto elettriche inquinano di meno?
  2. La risposta non è semplice.

  3. Le stime però non sono così a favore dell’elettrico.

  4. Per essere “carbon neutral” l’auto dovrebbe essere ricaricata al 100% da fonti rinnovabili, cosa ad oggi ancora impossibile.

  5. I processi di estrazione delle materie prime che servono a produrre le batterie utilizzano moltissima acqua e sono inquinanti.

  6. Nessuno ha ancora ben chiaro come verranno smaltiti i miliardi di batterie che in futuro diventeranno vecchie e inutilizzabili.


  7. Ad oggi, si stima che fino a 80mila chilometri un’auto endotermica (a benzina o diesel) e una elettrica producano pari emissioni.
 
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Chissà perché, ma quando qualcuno prende posizione contro l'anonimato online a me prende malissimo.

Ve la ricordate la prima stagione della lotta alla fake news?
Questa pagina fu colpita duramente
(https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../la-lotta-alle...).

Durante la seconda stagione della lotta alle fake news invece il blog venne spesso oscurato come sito "rischioso".

E tutto questo mentre pagine tipo neivaccinicisonosorcialienienoncelodicono continuavano tranquille e beate.

L'eterogenesi dei fini la fa da padrona, in queste iniziative.

E se si partisse in una santa crociata contro i bot sarei matematicamente sicuro di finirci di mezzo.


La difesa dell'anonimato online per me è questione dirimente:

sei attivamente contrario all'anonimato online, appoggi le proposte di Calenda e Marattin?

Ottimo, impossibile fare mezzo metro di strada assieme.


Siamo dalle opposte parti della barricata,
e io dalla mia parte mi ritrovo schierato con compagni completamente inattesi
- solo per questa volta (https://politicaperdilettanti.wordpress.com/.../in.../):


"Twitter è diventato, nel bene e nel male, uno spazio libero di dibattito,
nel quale talvolta profili anonimi, o utenti sconosciuti,
si sono guadagnati più peso dei politici o degli opinion leader con badge blu.
E questo infastidisce e disturba il potente,
che è abituato al palco e al microfono con i quali è fin troppo facile sopraffare le voci dei suoi interlocutori."

E tant'è.


Mentre in molti continuano a scagliarsi contro l'anonimato online,
nessuno si ferma a fare considerazioni sugli effetti dell'essere attivi sui social network con nome e cognome.

Può capitare che la caduta di freni inibitori
che in molti sperimentano appena scrivono o commentano su facebook o twitter provochi conseguenze gravi
(https://www.italiaoggi.it/.../licenziato-per-un-post-su...),

Agli inizi di questa pagina alcuni baldi giovani di fresca laurea (CTF)
si lanciarono in commenti quantomeno discutibili, come prova delle loro competenze.

Mi venne da rispondere dicendo: ma non vi passa per la mente che questi commenti potrebbero "fare curriculum"?

Perché nonostante quel che possono pensare certi cosologi per la cosa,
un processo di reclutamento non è qualcosa di confinato tra le pareti delle stanze delle risorse umane...

Ma non è questo l'aspetto che mi interessa di più.

Ci si lamenta spesso del diminuito rispetto nei confronti delle istituzioni a tutti i livelli,
ma capita fin troppo di frequente che loro esponenti di qualsiasi grado
(tra cui membri delle più alte istituzioni, medici ospedalieri, dirigenti sanitari, professori universitari etc)
perdano eccellenti occasioni per tacere.

Sì, perché finché il soggetto è identificato con la sua funzione
(medico ospedaiero, professore), tutto potrebbe pure andar bene.

Ma troppo spesso parlano... e, come disse qualcuno,
meglio tacere e dare l’impressione di essere stupidi, piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio
.
Accumulare episodi di incontinenza verbale che arrivano all'hate speech
(troppi ne abbiamo visti, in due anni ) non fa precisamente onore alla funzione che si ricopre, anzi...

E avere la certezza che il soggetto istituzionale x o y
ha lo spessore culturale e l'attitudine di un capo ultrà in pectore
NON ispira maggiore rispetto per l'istutuzione, per niente...


Ma spesso costoro pretendono rispetto, comunque.


E tra l'altro si ricade in discorsi non nuovi:

tu, plebe, ti fidi dell'istituzione se essa (quale che sia) è affidabile.

Se l'istituzione si dimostra unreliable o unfit
e comunque richiede di essere rispettata e ossequiata,
non parliamo più di democrazia, ma di velleità proprie dell' ancien regime.
 
Ieri pomeriggio abbiamo avuto un'orda di una trentina di diversamente bianchi
girare per il centro della città, facendo un gran casino,
con musica a tutto volume ed urla immotivate.
Atteggiamenti di sfida con le persone che incrociavano.

Naturalmente non c'era un cazzo di poliziotto a controllare,
mentre ai comizi del sabato pomeriggio dei contro vaccinazione
c'erno polizia stradale, carabinieri, guardia di finanza, polizia municipale
polizia provinciale....e quelli mimetizzati da cittadini........
mancavano solo i pompieri
 
Borghese ha perfettamente ragione.
Dategli il reddito di cittadinanza e questi sono i risultati.
Nessun controllo su chi lo prende.
Nessun impegno di trovare un posto di lavoro anzi,
quelli proposti vengono rifiutati.


“i ragazzi oggi preferiscono tenersi stretto il fine settimana per divertirsi con gli amici.

E quando decidono di provarci, lo fanno con l’arroganza di chi si sente arrivato.

E la pretesa di ricevere compensi importanti. Da subito.

Sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati.

Io prestavo servizio sulle navi da crociera con ‘soli’ vitto e alloggio riconosciuti. Stop.
Mi andava bene così: l’opportunità valeva lo stipendio.

Oggi ci sono ragazzetti senza arte ne parte che di investire su se stessi non hanno la benché minima intenzione.

Manca la devozione al lavoro, manca l’attaccamento alla maglia”.



Frasi che hanno incendiato il dibattito anche alla luce della stagione estiva,
con altri imprenditori e chef noti che hanno dato ragione a Borghese
sostenendo di non trovare personale disposto a lavorare in estate e nei fine settimana:

tra loro anche Filippo La Mantia e recentemente anche Fabrizio Girasoli, il proprietario del Butterfly, ristorante stellato di Lucca,
che ha dichiarato di offrire tra i 1.600 e i 1.900 euro al mese e di non trovare comunque lavoratori.


Di contro i sindacati e i diretti interessati – i giovani – hanno replicato ricordando le paghe basse,

i turni di lavoro ed i contratti spesso inadeguati alle mansioni svolte.


Quanto volete pagare un lavapiatti ???
 

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