Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Nel delirio iper-normativo dei Ministri Lamorgese e Speranza

l’uso della mascherina non era più “obbligatorio” ma “fortemente raccomandato”.


Che doveva fare la Meloni?

Farsi criticare perché disattendeva le raccomandazioni o perché le seguiva troppo pedissequamente?


Credo che il dilemma non si sia posto… sapeva già che qualunque cosa avesse fatto,

la commissaria politica al soldo del Gruppo Bilderberg, Dietlinde Gruber,

avrebbe utilizzato il suo comportamento per accusarla come nemica del Popolo.



Nemmeno Andrej Januar’evič Vyšinskij avrebbe potuto fare meglio…
 
Avanti signori...posti liberi.



Un nuovo capitolo arricchisce la saga delle follie dell’Unione europea,

in questo caso meno impattante sulla vita dei cittadini

ma altrettanto significativo dell’aria che si respira a Bruxelles.


Si tratta del rapporto commissionato dal Dipartimento tematico per i diritti dei cittadini e gli affari costituzionali del Parlamento europeo

su richiesta della commissione LIBE intitolato “Estremismo di destra nell’Unione europea”.



Il dossier, realizzato per analizzare
“le caratteristiche distintive dell’estremismo di destra e delle azioni violente perpetrate da estremisti di destra in l’Unione Europea”,
si propone di “sviluppare una definizione operativa di estremismo di destra al fine di fornire un quadro migliore per la comprensione,
lo studio e la misurazione del fenomeno”.


Un argomento che andrebbe affrontato con rigore scientifico e imparzialità
che il profilo dei due autori
Quentin Liger e Mirja Gutheil, a giudicare dal loro cv e dai profili social,
non sono in grado di garantire.


Ma, senza voler essere prevenuti,

il problema nasce leggendo il report in cui si passa in rassegna il quadro dell’estrema destra nei singoli paesi europei.


Nel calderone
di movimenti di destra radicale,
piccoli partiti neofascisti,
improbabili associazioni e gruppi estremisti,

sono finiti anche due grandi partiti istituzionali come Lega e Fratelli D’Italia:


“In Italia, la popolarità dei gruppi di destra radicale così come la mobilitazione dei singoli, è aumentata negli ultimi anni.

Partiti politici di destra radicale e nazionalisti radicali, come Lega e Fratelli d’Italia,

insieme hanno ottenuto il 40 per cento dei voti alle elezioni del Parlamento europeo del 2019 in Italia,

mentre i più recenti sondaggi d’opinione del 2021 per le prossime elezioni politiche italiane,

mostrano che entrambi i partiti hanno voti superiori al 20%”.


Tra le motivazioni per cui Lega e FdI sono inseriti nel rapporto, c’è la loro opposizione al Ddl Zan
:

“Il disegno di legge, che ha riscontrato una forte opposizione da parte dei due partiti di destra radicale Lega e Fratelli d’Italia,
è stato approvato alla Camera dei Deputati in novembre, passando così al Senato, dove fu respinto”.


Poco importa che entrambi siano partiti istituzionali che amministrano comuni, regioni e, nel caso della Lega, sia forza di governo.


Le sorprese non finiscono qui

perché nel dossier commissionato dalle istituzioni europee

ampio spazio viene dedicato alle sardine

con toni adulatori rappresentandole come un argine al pericolo dell’estrema destra.



Sarebbe una farsa se non fosse che siamo noi cittadini a finanziare queste ricerche

animate, più che da una volontà di comprendere i fenomeni, da un furore ideologico.
 
La realtà...reale.


Il 27 maggio, un dispaccio dell’Agence France-Presse annunciava
la morte di un “tale gravemente ferito perché accoltellato davanti alla scuola dei suoi figli, a Marsiglia”.

L’Afp specificava che la vittima era un medico militare,
che l’aggressore era “di nazionalità francese”
e che pare avesse agito “in nome di Dio”,
aggiungendo che
“l’ipotesi terroristica era stata esclusa dagli inquirenti”
e che “l’uomo soffriva solo di disturbi psicologici”.

Compreso il messaggio di cordoglio del ministro delle Forze Armate e del Sindaco di Marsiglia,
l’agenzia aveva speso 225 parole per raccontare l’omicidio.


Pochi giorni dopo, sempre l’Afp raccontava una rissa tra cicogne
e dell’intensa emozione che la cosa aveva suscitato sui social.

Per il cicognicidio erano state dedicate 352 parole.

Una cicogna fa più notizia di un padre di famiglia assassinato in nome di Allah.


Se, infatti, Alban Gervaise è un nome che non ti dirà nulla,
è perché come Samuel Paty, Jacques Hamel o Arnaud Beltrame questo medico militare
è una delle troppe vittime del terrorismo islamico che funesta l’Europa,
ed in particolare la Francia, ma di cui non si può, non si deve parlare.

Tant’è che le agenzie di stampa francesi non hanno voluto diffondere i dettagli di quello che è terrorismo islamico a tutti gli effetti.

Gervaise era un medico di quarant’anni,
era andato a prendere due dei suoi tre figli – uno di 3 e l’altro di 7 anni – alla scuola privata cattolica Sévigné, a Marsiglia.

Aspettava seduto su una panchina, quando ad un tratto Mohamed L., 23 anni, ha iniziato ad accoltellarlo in petto al grido di “Allahu Akbar”.


Alban Gervaise era colpevole di essere un cattolico bianco
in una città dove i cattolici sono sempre meno vista l’imperante islamizzazione.

Ed ha dovuto scontare anche il fatto di essere accoltellato nel bel mezzo della campagna elettorale per le legislative francesi:
ecco perché il caso è stato insabbiato e, dai media alla politica, è stata imposta una coltre di silenzio.

Ancora un’aggressione islamica avrebbe disturbato troppe narrazioni e magari influenzato qualche voto.


Dieci coltellate in petto e alla gola,

per morire davanti a dei bambini ed ai propri figli,

perché lo vuole Maometto,

non sono una notizia per la Francia di Macron.
 
Mohamed L., 23 anni, nato a Brignoles (Provenza-Alpi-Costa Azzurra),
immigrato di seconda generazione,
e che in Francia aveva trovato il modo per radicalizzarsi,
era già noto alla polizia, ma non all’intelligence territoriale.

E quando Mohamed ha accoltellato il medico militare,
non s’è risparmiato dal spiegare a tutti che stava agendo in nome di Allah,
e di voler semplicemente punire gli “infedeli”.

Né titoli, né prime pagine, né conferenze stampa, né visite di Stato per un cattolico ucciso da un musulmano.

Con la notevole eccezione de L’Union, quotidiano dell’Ardenne, che il 31 maggio ha pubblicato un editoriale intitolato

“Alban Gervaise, un nome che per te non significa niente”, indignandosi per il trattamento mediatico riservato all’assassinio.

Anche Le Figaro ha provato ad occuparsi del caso, ma se la politica ignora e non condanna, è normale che le notizie spariscono in un amen.

“Vorrei capire perché il barbaro omicidio del nostro collega, Alban Gervaise, è stato così poco considerato dalla stampa”, dice un alto ufficiale dell’esercito parigino.

“Perché era un soldato? Per ideologia o per negare la realtà? Ci poniamo la stessa domanda.

E vogliamo una risposta perché questo silenzio mediatico è come una seconda morte”.


Solo Julien Dray, ex deputato socialista che ha appena lanciato il suo movimento, Reinvent!,
ha osato affermare pubblicamente che “volevamo nascondere le cose”,
chiedendosi se questo tipo di atteggiamento è dipeso
“dalla stampa locale, che non ha voluto dare i primi elementi che aveva,
o da autorità e magistratura che si sono risparmiate i dettagli”.

Neanche il fatto che dei bambini abbiano dovuto assistere al massacro del padre, ha commosso la Francia.

Sono finiti i giorni in cui, di fronte a tragedie di questo tipo,
un Presidente della Repubblica riceveva sistematicamente i parenti delle vittime al Palazzo dell’Eliseo
per manifestare la sua compassione e solidarietà nazionale.


Sono finiti i tempi della condanna plateale al terrorismo islamico.



Dopo le sanguinose tragedie dell’affaire Mehra, Charlie Hebdo
e il negozio kosher di Porte de Vincennes, Bataclan, Nizza, Saint-Etienne de Rouvray, tanti altri,
il fenomeno a cui assistiamo non è semplicemente di una banalizzazione del male, ma dell’islamismo
.

Secondo lo studio del 2020 dell’Osservatorio nazionale della delinquenza e delle risposte criminali (ONDRP),
tra il 2015 e il 2017, in Francia sono state registrate 44 mila vittime di accoltellamenti, ovvero più di 120 al giorno:

epidemia di crimini da coltello importata dalla Gran Bretagna e che ha nei musulmani gli attori protagonisti.

La Francia ha contato, per dieci anni, più di 250 vittime del terrorismo islamista.

E il fatto che l’omicidio del medico cattolico non rientri nel terrorismo
è perché i criteri utilizzati dai media, e della politica interna, sono incapaci – o si rifiutano! – di inquadrare la realtà dei fatti.


Tutti gli studi sul jihadismo europeo hanno dimostrato che l’esistenza o meno di una sigla poco importa.


Il modus operandi pensato dal al-Qaeda, e po’ più estraneo a Daesh,
lavora alla radicalizzazione puntando sulle carceri e sui centri islamici.

Legando insieme imam, fedeli e jihadisti già formati
si fa proselitismo a scopo di islamizzare l’Occidente che necessita di essere ripulito da “infedeli”, i cristiani e i bianchi.

La minaccia è mutata nel corso del tempo, poiché dagli attacchi relativamente complessi e spettacolari di qualche anno fa,
siamo arrivati a metodi decisamente meno sofisticati (coltello, attentati con autoveicoli e speronamento, incendi) c
he inoltre sono molto più difficili da prevenire per le forze di sicurezza.


L’omicidio del medico cattolico né è la prova: se i media e la politica si dimostrano esautorati
e vittime di un politicamente corretto che impone il silenzio,
chi avrà paura di uccidere ancora in nome di Allah e di non sentirsi conquistatore d’Europa?

Quello che è accaduto a Marsiglia è drammatico e deplorevole.

Specie per il silenzio che ha coperto i fatti.

Ma è difficile restarne stupiti poi troppo.


Dal 2005 le banlieue di Parigi sono comparse sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo:
grandi quartieri periferici con un’alta densità demografica di musulmani,
molti dei quali radicalizzati che si moltiplicano per numero e densità.


Per intenderci, basta pensare alla banlieue di Saint-Denis, nascondiglio dei terroristi del 13 novembre 2015.


A Marsiglia dei circa 850 mila abitanti,
il 45 per cento dei cittadini sotto i 30 anni è di fede musulmana
e le proiezioni da qui ai prossimi 40 anni sono drammatiche.


È la città con la più alta percentuale di musulmani di tutta la Francia.

Con molti problemi di disoccupazione giovanile e povertà, secondo alcune statistiche,
Marsiglia potrebbe diventare la prima città a maggioranza musulmana dell’Europa occidentale
.


Come può non accadere, quindi, che un bianco cattolico non disturbi un fedele di Allah?


Ma come può accadere che nessuno ne parli, quello sì che inquieta, forse, ancor di più.
 
Ma sì dai, ci pensiamo lunedì.

Oggi andiamo al mare......
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Per carità, amo i cani ed ho un particolare fealing con loro,
ma questo lo ritengo veramente troppo.
Anche perchè il cane non ci è arrivato da solo, là sopra.

Le spese per un elicottero chi le paga ?

.........................pantalone.




Dopo Pelù, recuperato giovedì nel greto di un torrente non lontano dal Rifugio Elisa,
i vigili del fuoco del comando di Lecco anche quest'oggi
sono stati chiamati per un intervento di soccorso, "in quota", in favore di un animale.

Protagonista della disavventura odierna è stato Gustavo,
un bel cagnolone nero, colpito da malore in vetta alla Grignetta.

gustavo2.jpg

Complice - è facile immaginare - il caldo odierno e lo sforzo fisico,
il fedele quattro zampe è stramazzato, necessitando celermente di cure adeguate.


Ricevuta la richiesta, è stato fatto levare in volo, per accelerare i tempi, l'elicottero Drago 109 del reparto volo di Malpensa.

In pochi minuti, dunque, le squadre specializzate dei pompieri hanno raggiunto la cima
per caricare Gustavo, portarlo a valle e affidarlo poi alle cure del veterinario.
 
Da non credere. VERGOGNA
Come siamo caduti in basso.

Gli eroi.......


"Sotto consiglio della mia dottoressa mi sono recata in pronto soccorso a Lecco nel pomeriggio, perché ho un polso nero da tre giorni.

Un viaggio di 4 ore, con i miei bambini, perché non avevo nessuno a cui lasciarli.

All’ingresso c’era il personale di sicurezza che mi ha vietato l’entrata perché ero con loro.

Mi hanno detto che se avessero avuto bisogno i bambini sarei potuta passare, ma dato che il problema era il mio no.


Senza valutare la mia situazione,

senza sapere la gravità,

senza essere visitata da personale medico

mi hanno mandata via.


L’uomo addetto alla sicurezza è anche entrato dentro chiedendo al personale che, senza uscire, gli ha confermato il divieto.

Mi hanno anche detto che a volte c’è un assistente sociale che si occupa di questo, ma le emergenze non hanno orari!

Una persona come me si deve sentire male in determinati orari?


Capisco il regolamento e le restrizioni in corso all’interno dell’ospedale,

ma nessuno mi ha prestato assistenza e se mi fossi sentita male all’uscita?


Se la mia situazione fosse stata grave?

Una mamma sola con dei bambini non può accedere al pronto soccorso?



Scusate lo sfogo ma sono amareggiata e triste allo stesso tempo.

E vorrei che questo disservizio non rimanesse nell’ombra perché anche le famiglie come la mia possono avere bisogno d’aiuto”.
 
“Te le cucini tu?”.
Io mi provo.

Ma è sempre più difficile, lo scollamento dalla realtà, che si potrebbe anche chiamare imbecillità, essendo ormai salito al potere.

E come fai non dico a ironizzare, ma anche solo a descrivere un delirio oltre ogni ricovero,
così come affiora dalle pagine di Repubblica, che in questo caso è parte in causa, anzi correa?

Difatti la farsa, vagamente trucida, va in scena “sul palco del RepIdee”, che forse andava demolito per mancanza di materia prima.

C’è un dibattito, proprio così, tra la vicesindacA di Bologna e la sindacA di Budrio
che diventa “uno sguardo sulla pratica del femminismo”:
perché il femminismo, se non lo sapete, si pratica, come il padel.

Tra le “idee”, abbagliante quella della vicesindaca Emily Clancy, con due ipsilonni:

in giunta hanno deciso una multa da 5 euro per ogni battuta sessista che si senta volare.


È tutto vero, non è uno scherzo o un racconto lisergico-psichedelico:
hanno il blocchetto con le multe, se uno apre bocca gliene appicciano una sul muso.

E la cosa che più fa pena, è che, evidentemente, i maschi, ma solo sulla carta, non hanno fiatato.

Ma santo di quello Iddio,

ma chi è che lo decide se una battuta è sessista?

Emily Clancy?

La giunta al completo?

C’è una commissione interna?

Esterna?

Chiamano la sardina Mattia?

Deferiscono alla Commissione Segre?

C’è il Var?

Per questo diventa difficile, diventa impossibile satireggiare su queste, perdonate, stronzate politicamente sconnesse:
l’applicazione è improbabile se non addirittura fascista
(il “dibattito” in effetti si svolge nel Salone del Podestà, almeno il luogo è pertinente), la censura è di tipo stalinista.


“Alla fine devolveremo la somma a una associazione che combatte il sessismo”.

 
Ma sparatevi.

Non hanno altro da fare, in giunta a Bologna (e sul palco del RepIdee)?

Lo sanno o non lo sanno che veniamo da due anni e mezzo di regime,
che, secondo una ricerca appena uscita, due anni di pandemia,
rectius
di sciagurata gestione della medesima,
hanno ammalato gli italiani di tabagismo, depressione, alcoolismo, smanie suicide,
senza contare i cuori che schiantano dopo i vaccini,

non più occultati neanche dalle verginelle pentite alla Galli?



Lo sanno, che c’è una guerra orribile non lontano da qui, orrenda perché non si ferma,
perché si allarga, perché le ripercussioni riguardano tutti, anche l’Italia,
perché andiamo verso i razionamenti, il caldo d’estate e il freddo d’inverno,
le bollette impossibili da pagare, le aziende che chiudono, il tavolino sempre più deserto,
una guerra nella guerra, guerra che chiama guerra?


Lo sanno che a Roma, per fare un esempio, la gente si scanna in mezzo ai cinghiali
mentre su autobus che prendono fuoco conducenti si fanno letteralmente le pippe davanti ai passeggeri?
E Roma è la capitale di questo Paese in liquefazione.


Ma no, loro pensano alle multe per le battute sessiste.


E non è tutto, anzi non è ancora niente.


Sul palco del RepIdee due ore di masturbazioni cerebrali sul “retaggio del passato maschilista che fa capolino persino a sinistra”,
sulla dicitura sindaco-sindaca, “In Coalizione Civica abbiamo lavorato molto sulla decostruzione del maschilismo di genere” spiega Clancy.


Se vuole intendere la distruzione del maschio di specie, allora ce l’hanno fatta, senza neanche trovare resistenza.


Roba da rimpiangere il femminismo vintage che si sfiniva a sfruculiare di orgasmo clitorideo e vaginale.


Ed ora, lettrici e lettori, tenetevi forte, perché dal RepIdee arriva la trova più (sendera) luminosa:

pipponi sulla doppia preferenza di genere alle elezioni,

le schede multicolor

e tutto il resto delle stronzate,

a Bologna, a Budrio, insomma da quelle parti

si sono accorti che nelle Assise gli uomini parlano di più; c

osì hanno escogitato il cronometro per gli interventi: se no è sessismo.


Tic, tac, tempo scaduto, tocca a una donna.



Ditemi voi come si fa a sperare di non sparire.

Perché è da vedere con quanto sussiego Repsenzaidee lancia questo campionario di puttanate;


perché la smania statalista della sinistra,

censurare,

multare,

cronometrare,

apparecchiare,

destrutturare,

omogeneizzare,

sembra non conoscere più freno
,

sono dei diavoli scatenati che si nutrono delle loro scemenze.


“Ah, perché gli uomini intervenivano senza paura mentre le donne esitavano,
si decidevano solo dopo che c’era stata una prima di loro a parlare”.

“Piccoli choc al sistema”, lo definiscono le vaneggianti sul palco delle Idee.

Sciocche senza dubbio, il sistema lo lascino pur stare perché loro sono il sistema;

ed è un sistema prevaricatore, irrazionale, autocompiaciuto e quindi stupido.


Un sistema che s’inventa la multa sulle battute sessiste,

ma definiscono Giorgia Meloni, per il solo fatto di esistere,

in modi che neppure nei peggiori bar di Caracas,


volano le medaglie, i sorrisini d’intesa, le pacche sulle spalle farabutte, altro che multe.


La chiusa è esemplare:

“Uno dei più attesi, l’unico [choc di sistema] che sarebbe forse capace di cambiare davvero le cose nel mondo del lavoro

è un congedo di paternità che duri lo stesso tempo di quello delle donne”.


“Una battaglia – conclude D’Elia – che anche gli uomini dovrebbero fare. E che colpisce molto che in Italia non facciano”.


No, non è che non lo facciamo, è che pure noi una volta al mese abbiamo le nostre cose,
aspettate un attimino che ci passino e poi ci uniamo alla improcrastinabile battaglia per segarci le balle.
 
Mi aspettavo valanghe di commenti sui risultati del ballottaggio per l’elezione dei deputati all’Assemblea nazionale francese.


Appena un accenno, se non grande silenzio, su chi ha veramente vinto: il cinquantotto per cento degli astenuti.

Tutti lor signori rappresentano il settanta per cento dei francesi, cioè non la Nazione.
Perché ai francesi – lo si è scritto – un’Assemblea non più sovrana non interessa nulla?

Per quale motivo, adesso, i francesi non vanno a votare?


Poiché le decisioni, riguardanti anche loro, non sono prese lì.
Fine della storia. Tutti ne prendano atto.

Oggi sono in mano a potentati privati transnazionali, non statali.
E, perciò, incontrollabili dalle rappresentanze nazionali.


Gli ecologisti si occupano di ambiente,

le leghe dei diritti dell’uomo,

per non parlare delle internazionali dei partiti politici, che ormai si riuniscono per incontri di società,
ma senza disegni strategici di prospettiva.


Le organizzazioni di categoria, poi, ancora peggio.

Per esempio, gli agricoltori sono tutti dipendenti dalla Monsanto,
che rifila loro semi che producono spighe con semi sterili,
buoni solo per far farina ma non per essere accantonati per nuovi raccolti e, in prospettiva, rendersi autonomi.

Tanto per fare solo un esempio, eclatante,
delle molte cose imposte loro da questa o pochissime altre multinazionali.

Però loro non affrontano a muso duro la questione,
ma se la prendono con l’agricoltura biodinamica, che dipenderebbe dalla Demetra!


Come Don Abbondio che borbotta contro Renzo e Lucia,

i quali avrebbero la bella pretesa di essere sposati dal curato.


Suvvia!
 

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