Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Pecore. Siamo diventati dei beeee che accettano di tutto.
.....che la colpa sia dei gender ? A loro piace così.



È la democrazia, la libertà italiana!

È per la lotta all`inquinamento e anche contro lo smaltimento selvaggio dei rifiuti delle auto
dopo aver pure smaltito per ben due volte in pochi anni il cambio dei televisori che funzionavano perfettamente.

Per un ambiente più sano, vivibile senza soldi. Bellezza!


Come mai vengono fatte in nome della “libertà ” (che ormai si restringe sempre più)
manifestazioni per ogni motivo (arcobaleno?)
mentre nel silenzio generale libertà di più alto grado (costituzionali) ci vengono tolte ?

Nella situazione generale odierna con i problemi di lavoro e precarietà, di inflazione e di impoverimento a causa della guerra,
costringono i cittadini di Milano a cambiare la macchina – persino un euro 5 diesel –
da ottobre 2022, non potrà più circolare liberamente.

Siamo costretti a cambiare la macchina anche se proprio non vorremmo
e c’è chi non ha neppure i soldi per comprarne un’altra e.....…tutti zitti.

Una voce di “verità” in un mondo di informazione pilotata!


Paese di beoti, senza centrali elettriche , senza gas..
che pretende la macchina elettrica e che se va avanti a Blackout…
non puoi nemmeno ricaricartela nel di dietro.!

Secondo me ci prendono per il ****!
 
Ahahahahah dove siete quelli "dell'uno vale uno" ?

Non dovevate aprire la scatola di tonno ?

Zitti e mosci ?

Ma non avevate detto 2 mandati e poi a casa ?
.....ecco la soluzione all'italiana.
Nuovo gruppo nuove regole.


“Abbiamo deciso di lasciare il M5s, che da domani non è più la prima forza in parlamento.
Da oggi inizia un nuovo futuro.
Una forza politica matura dovrebbe aprirsi al confronto, al dialogo,
all’esperienza maturata dentro le istituzioni
che ci avrebbe dovuto far capire che alcune posizioni del passato erano sbagliate”:


così il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato la rottura con il Movimento 5 Stelle.

Una separazione esplicitata ieri prima del discorso del Premier Draghi in Senato.

Ed è così che Di Maio, una volta in prima linea di quella che chiamava “famiglia”,
ha deciso – con a seguito circa 60 parlamentari – non solo di abbandonare il Movimento,
legittimo, ma di creare una nuova forza politica.


“Insieme per il futuro”: così si chiama la creatura appena nata che, come ha spiegato il Ministro, si basa sulla verità:

“Se c’è una parola che deve essere al centro di un nuovo percorso per il paese è verità.
Le persone stasera non vogliono presentare liste personale o di esibirvi un simbolo.
Noi ci mettiamo in cammino e vogliamo partire dai territori”.


Parole accolte con un grande applauso alla conferenza stampa post-divorzio
che, però, vanno inevitabilmente a scontrarsi con quei principi che proprio Di Maio paventava in passato.

“Se vieni eletto con il Movimento 5 Stelle

e scopri di non essere più d’accordo con la sua linea

hai tutto il diritto di cambiare forza politica

– affermava in un tweet il Ministro nel non lontano 2017 –

Ma ti dimetti – aggiungeva – torni a casa e ti fai rieleggere, combattendo le tue battaglie”.



Un invito all’onestà intellettuale che le cariche istituzionali dovrebbero avere.


“Chi cambia casacca tenendosi la poltrona – si legge ancora –

dimostra di tenere a cuore solo il proprio status, il proprio stipendio e la propria carica”.



La descrizione perfetta di ciò che il Ministro ha fatto ieri, praticamente.


“Non so voi – proseguiva – ma a me piace l’art. 160 della Costituzione del Portogallo:

“Perdono il mandato i Deputati che s’iscrivono a un partito diverso da quello per cui erano stati eletti”.



Parole ghiotte al consenso elettorale, quelle affermate nel 2017,
nel pieno dell’attività propagandistica del Ministro,
intrisa di coerenza improvvisata e luoghi comuni che si sono sciolti come neve al sole.

È innegabile che, in quel momento, l’opposizione al sistema era il caposaldo del Movimento,
l’ancora a cui i 5 Stelle – con Di Maio nelle prime fila – si sono agganciati per far leva sulla famosa “pancia del paese”,
quel paese a cui sono state distribuite caramelline placebo e che, nel tempo, sono state complici nel trasformare l’Italia nella beffa europea.


Verrebbe da chiedere, oggi, al ministro Di Maio

piace ancora la costituzione del Portogallo ?


O ha, magari, virato verso quella smania di potere – da lui tanto criticata –

che porta alla voglia incontenibile di rimanere incollati a quelle poltroncine?
 
Da antisistema a leccasistema alla prima occasione che gli è capitata.

Un traditore ignorante.


Si era dimenticato di scrivere che quello valeva solo per gli altri…
 
Ma ci può conoscere quel cretino che ha "interpretato" la regola ?



Vi piace il biliardino?

Da oggi lo Stato arriva pure qui, a mettere le mani su quegli ometti rossi e blu che danno pedate a un pallone.


L’Agenzia Dogane e Monopoli, infatti, il 1 giugno ha attivato una decisione

che assimila i giochi da spiaggia e quelli da bar al gioco d’azzardo:

puntare su un cavallo in corsa come “rollare” al calcio-balilla.



In pratica, stando all’Agenzia da ora in poi gli apparecchi per il gioco che non erogano vincite in denaro
non potranno essere installati liberamente in spiagge, sale giochi, oratori.

Dovranno ottenere un nulla osta per la messa in esercizio:

parliamo di calciobalilla, carambole, biliardi, dondolanti per bambini e tavoli da ping pong.

Tutto.

Nella pratica, significa burocrazia.

Un po’ di costi in più.

E ovviamente il rischio di incorrere in una multa da 4mila euro in caso di biliardino senza nulla osta.


“Chi gestisce un circolo deve andare a registrare il macchinario su un sito in cui dichiara la conformità dell’apparecchio.
Inoltre deve pagare una cifra minima, cinque o dieci euro, per fare questa dichiarazione su un sito piuttosto datato”,
lamenta a Repubblica Marco Mini, responsabile tutela associativa Arci Toscana.

Gli fa eco Antonio Capacchione presidente di Sib, Sindacato Italiano Balneari:
“Tutti sono tenuti a denunciare all’agenzia delle Dogane calcio-balilla, ping pong e flipper, anche se gratuiti,
e si deve attendere l’autorizzazione per metterlo in esercizio.
Anche gli oratori e le associazioni no profit, dove il biliardino è spesso messo a disposizione gratuitamente.
In attesa, per ogni biliardino la sanzione è di 4000 mila euro: Siamo alla pura follia”.

La legge è del 2003, ma nel 2021 l’Agenzia ne ha data una interpretazione estensiva ai calcio-balilla e adesso, rinvio dopo rinvio, è entrata in vigore.

Gli esercenti dovevano fare le segnalazioni entro il 15 giugno 2022.

“Così il biliardino è come il videopoker: non ho parole, altro che semplificazioni burocratiche e fiscali – insiste Capacchione – Siamo alla vessazione, siamo all’assurdo”.


Si tratta dell’ultimo folle esempio di come opera la bestia statale.

Invece di semplificare, complica.

Anziché lasciare libertà di gioco al biliardino o al ping pong, impone un’autorizzazione,
il pagamento di chissà cosa, un obolo alla voracità dello Stato.


Il rischio?

Che ora gli esercenti e gli oratori, per evitare di incorrere nelle multe,
in attesa di bollinature e attestati vari tolgano dalla circolazione i calcio-balilla.


Lasciandoci un’estate un po’ più triste.
 
La separazione tra Conte e Di Maio è stata certificata dalla costituzione dei gruppi parlamentari che hanno preso il nome “Insieme per il futuro”.


Al momento sono 61 i parlamentari pentastellati passati col Ministro degli Esteri, 51 deputati e 10 senatori.


Il numero è destinato a crescere, visto il momentaneo silenzio di Conte.

Alla Camera Di Maio è riuscito a formare un gruppo autonomo,

mentre al Senato i fuoriusciti emigreranno nel Gruppo Misto.


Fatto sta che, pure con la scissione, il governo Draghi mantiene la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.

Vediamo i numeri.

I gruppi parlamentari che fino a ieri facevano parte della maggioranza erano
Pd,
M5S,
LeU,
Italia Viva,
Azione,
più Europa,
Forza Italia e
Lega,
più qualche altro voto proveniente dal Misto o da altri gruppi minori.

A febbraio 2021, quando Draghi si insediò a Palazzo Chigi,
i sì alla fiducia furono 545 alla Camera e 262 al Senato.

Con la scissione Conte-Di Maio,
se anche l’ex Presidente del Consiglio passasse all’opposizione,
Draghi avrebbe ugualmente la maggioranza
.


Al pallottoliere, 440 sì a Montecitorio,


190 a Palazzo Madama.


La partita, dunque, resta sul piano politico ma non numerico,
anche se al Senato la situazione resterebbe attenzionata in caso di assenze o divergenze all’interno della maggioranza.


La mossa di Di Maio è letta dai giornali del mainstream come quella del salvatore della Patria;

quindi, è evidente che all’interno del governo le richieste provenienti da Conte,

che resta il capo politico del M5S, troveranno uno scoglio insormontabile nelle determinazioni del Ministro degli Esteri.


In pratica Conte, restando in maggioranza, non conterà più nulla:

dal punto di vista numerico sarà ininfluente,

dal punto di vista politico non potrà incidere su nessuna questione.



A questo punto l’ex Presidente del Consiglio,
se vuole ritagliarsi un ruolo centrale nel panorama politico
e soprattutto se vuole recuperare voti,
deve passare all’opposizione chiamando con sé Di Battista
.

L’ex avvocato del popolo non ha altra scelta, a meno che non voglia suicidarsi politicamente.


Restando in maggioranza, come si è visto, il suo peso politico e numerico è pari al due di picche.


La palla della tenuta del governo passerebbe dunque nelle mani di Salvini,
che in questi giorni sembra essere disinteressato dalle vicende interne al MoVimento.

Se alla Camera i numeri sono blindati,

al Senato la Lega – qualora il M5S di Conte uscisse dal governo –

sarebbe decisiva per la tenuta dell’esecutivo,

infatti coi suoi 61 senatori metterebbe ko Draghi e company.


Ma Salvini si trova schiacciato da una morsa:

se Conte esce dal governo

e la Lega invece ci resta,

il M5S recupererebbe voti stando all’opposizione, drenando consensi anche al Carroccio;


se invece anche Salvini passasse all’opposizione il governo cadrebbe immediatamente

ma non pare che al momento Salvini abbia questa intenzione.



Con la scissione del M5S
la Lega diventa il primo gruppo parlamentare sia a Montecitorio che a Palazzo Madama
,
con la conseguenza che tutte le responsabilità politiche del governo ricadranno sul Carroccio.


Ma fino a quando conviene a Salvini tenere in piedi Draghi e pagarne il prezzo politico in termini di consensi?

La pandemia è quasi alle spalle, la guerra non dipende da noi e tra meno di un anno ci sono le elezioni politiche.


Parliamoci chiaro:

a Salvini, non più tardi di settembre,

conviene passare all’opposizione,

tanto più se Conte facesse la stessa cosa.


Ma il dato di fatto saliente, al di là delle analisi politiche, è un altro.


Il partito di maggioranza relativa che il 4 marzo 2018 prese il 32,7% dei voti, oggi non esiste più neanche in Parlamento.


Per quale motivo il Capo dello Stato continua a tenere in piedi una Legislatura

in cui il partito di maggioranza relativa è passato da 300 parlamentari a 177?

Per di più, in termini di consenso popolare il M5S è ormai ridotto al lumicino ?



Durante la Prima Repubblica il partito di maggioranza relativa, la Democrazia cristiana,

non ha mai subìto scissioni al suo interno, ma ogni qualvolta si verificava una significativa fibrillazione correntizia,

era inevitabile l’apertura di una crisi extraparlamentare che poteva pure risolversi con la riconferma del medesimo esecutivo,

ma pur sempre passando da una verifica parlamentare sia politica che numerica.


Nella Seconda Repubblica una scissione significativa del partito di maggioranza relativa si è verificata una sola volta,

nel 2010, con la fuoriuscita di Gianfranco Fini dal PdL
e la costituzione dei gruppi parlamentari di “Futuro e Libertà”

(Fini traslocò all’opposizione restando presidente della Camera).


Berlusconi passò dalle forche caudine e verificò in Parlamento la tenuta politica e numerica del suo governo nel dicembre 2010.
 
Buongiorno.
Ritorno da una vacanza al Forte.

Si ricomincia



00:50 Politica, Franceschini se la prende con i grillini e salgano le tensioni tra Pd e M5s.

03:10 Conte chiede a Draghi più soldi per i rincari. Ma certo, soldi a gogo a tutti!

05:40 Renzi parla al Foglio e gode a fare il king maker.

06:05 Tragedia Marmolada, “L’Italia frana” titola il Giornale e il commentatore unico se la prende con l’uomo che sta riscaldando il pianeta: non esiste voce dissonante.
Nulla, il climatismo è la nuova religione: da Agnese Pini al solito Mario Tozzi, che almeno ha iniziato per primo e che scrive: “Il pianeta si vendica della follia umana”.

10:30 L’Algeria batte cassa sul gas e il costo di non trivellare per il Messaggero vale 8 miliardi.

12:30 Ius scholae, la tesi di Vittorio Feltri e la fenomenologia di David Parenzo by Luigi Mascheroni sul Giornale.

14:50 Gran casino sui voli in Europa, 7 milioni di persone a rischio vacanze…

16:08 La Verità scopre contrattino di consulenza dell’agenzia delle dogane da 2,7 milioni di euro a favore di Ernst & Young e Comin per comunicare nei prossimi due anni.

17:34 Vi aspetto il 16-17 luglio a Bari per la festa della Ripartenza. Per info e prenotazioni www.laripartenza.it.
 
All’indomani delle terribili immagini della valanga di ghiaccio,
acqua e detriti rocciosi che ha travolto i malcapitati alpinisti sulla Marmolada,
ci è toccato assistere ad un’altra slavina, questa volta cinica e farsesca, sulle prime pagine dei giornali.


Tutta la schiera dei professionisti del climate change in servizio permanente effettivo si è subito mobilitata,
sfruttando la macabra occasione per promuovere la propria agenda politica, con tutto il suo armamentario retorico catastrofista.



Un esempio su tutti, Mario Tozzi su La Stampa:
“Il pianeta si vendica della follia umana” e “c’è un solo colpevole: noi ‘sapiens'”.

Due frasi in cui è condensato il meglio, o il peggio, dell’ecocatastrofismo alla Greta.

Superstizione primitiva

Da una parte, l’antropomorfizzazione del pianeta, che come una divinità antica che abbiamo provocato,
“si vendica” (con la variante della montagna “assassina”);

dall’altra, la criminalizzazione della presenza umana sulla Terra, come ha osservato Daniele Capezzone:
siamo colpevoli, non più solo per le emissioni di Co2, ma per il solo fatto di esistere, di nutrirci o lavarci.


Questi Savonarola del clima invocano la “Scienza”, rigorosamente con la “S” maiuscola,

ma nella loro retorica troviamo la più primitiva superstizione,

quella dello stregone che spiega i fenomeni naturali attribuendoli all’ira del Grande Spirito

per qualche cattiva azione ricaduta immancabilmente sull’intera tribù.




Nessuno mette in dubbio che la tragedia di domenica scorsa sulla Marmolada sia stata provocata
dalla straordinaria combinazione di un inverno molto secco,
durante il quale sulle Dolomiti sono state registrate circa la metà delle precipitazioni nevose,
e di temperature molto elevate in quota già nel mese di giugno, come hanno osservato gli esperti.


Chiamateli cambiamenti climatici, se volete, ma scoprire che il clima cambia è come scoprire l’alternanza tra il giorno e la notte.


Vi diamo una notizia:

sì, il clima cambia,

il pianeta cambia,

il paesaggio intorno a noi cambia,

persino le specie animali evolvono.


Accade dall’alba dei tempi, è nell’ordine naturale delle cose.

E di fronte ai cambiamenti del pianeta,

le creature che lo abitano o si adattano o si estinguono.

L’uomo, finora, ha saputo adattarsi.


I cambiamenti sono troppo repentini?

Tutto da vedere, dal momento che abbiamo già alle spalle
un buon numero di previsioni catastrofiste
sullo scioglimento delle calotte polari e l’innalzamento degli oceani.



Certo, tutti gli amanti della montagna e in particolare delle Dolomiti,
ricordano con un pizzico di nostalgia gli imponenti ghiacciai di cui era ricoperta la Marmolada un paio di decenni fa.

Ed è un sentimento comprensibile, umano.

Ma tutto cambia, dovremo abituarci a nuovi paesaggi e nuove bellezze.



Da qui, però, a dichiarare con assoluta certezza c

he questi cambiamenti climatici siano provocati dall’uomo,

dalle cosiddette “attività antropiche“,

come l’uso di combustibili fossili o gli allevamenti, ce ne corre.



Potremmo citare il fatto che la Co2 rappresenta lo 0,4 per cento dell’atmosfera

e di questa solo poco più del 3 per cento è stimata essere di origine antropica.



Oppure, il fatto che nella sua breve storia su questo pianeta

l’umanità ha conosciuto periodi molto caldi

anche prima della rivoluzione industriale (come in epoca romana).




Ma non è questa la sede, né abbiamo le competenze, per una disquisizione scientifica.

Ci limitiamo qui a un paio di osservazioni.




Innanzitutto, il clima si riscalda o semplicemente cambia?

Ci pare che gli ecocatastrofisti giochino un po’ troppo furbescamente su questa ambiguità,
a seconda dei fenomeni che le cronache portano alla nostra attenzione.


In ogni caso, pensare di raffreddare il clima sulla Terra,
o arrestarne i cambiamenti, non utilizzando più motori a scoppio,
non accendendo i condizionatori, non mangiando carne o non facendosi una doccia,
come se accendessimo o spegnessimo un interruttore,
è come fare una danza della pioggia per porre fine ad un periodo di siccità.


Un atto di grande presunzione e, questo sì, un peccato di antropocentrismo.


Se avessimo questo enorme potere, ammesso che azioni univoche siano adottate da tutte le nazioni e i popoli,
dovremmo anche essere assolutamente certi di saper regolare al decimo di grado la temperatura,
per non rischiare di provocare un eccessivo raffreddamento del pianeta…


Secondo, questa continua strumentalizzazione allarmistica dei fenomeni meteorologici o climatici

alimenta un’informazione emotiva, esaspera gli animi, polarizza il dibattito pubblico.

L’esatto contrario di un ragionamento scientifico, sperimentale, fatto di tentativi e correzioni.



Senza escludere che possa portare a gesti estremi e violenti.

Soprattutto i giovani vengono bombardati di messaggi oserei dire millenaristi:

se “la nostra casa brucia“,

se la catastrofe è imminente,

a qualcuno potrebbe venire in mente di eliminare i presunti incendiari o anche solo gli indifferenti.
 
Alla mortale valanga occorsa alla Marmolada
è immancabilmente seguita la valanga, non meno esiziale,
delle gretinate, che non ci vengono mai risparmiate.

Taccio dei soliti ambientalisti della domenica;

e anche del solito Mario Tozzi, secondo cui qualunque cosa di sgradevole accada nell’universo mondo la colpa è dell’uomo.


Penso invece a Mario Draghi, che più tempo passa più si avvicina ad essere il peggiore presidente del Consiglio di questo povero Paese,

al momento superato solo, a parer mio, da Mario Monti e da Giuseppe Conte.



Ma con l’impegno che sta profondendo finirà per superarli tutti.

Parole di Draghi:

«Questo dramma dipende dal deterioramento dell’ambiente e dalla situazione climatica».

Parole che sono o ovvie (le ultime dette) o false (le prime dette).

Dovrebbe studiare di più.

Non lo ha fatto con la gestione delle vaccinazioni
(rammentate «Se non ti vaccini uccidi», ignorando i limiti del vaccino contro il covid?).

Non lo ha fatto con la guerra
(rammentate? «Non possiamo voltarci dall’altra parte», ignorando che per 8 anni l’Occidente s’è voltato dall’altra parte con la guerra civile nel Donbass).

Non lo ha fatto con la crisi energetica
(rammentate? «O la pace o l’elettricità per l’aria condizionata», mentre – geniale eh? – allo stesso tempo vorrebbe un parco auto che tutto elettrico).


Ora ce l’ha coi ghiacciai che si sciolgono.



Circostanza che dipende dalla situazione climatica, com’è ovvio.

Cosa c’entri «il deterioramento dell’ambiente» Dio solo lo sa.

Un clima più caldo fa ritirare i ghiacciai.

Ma 1000 anni fa questi erano più ritirati che oggi.

Anzi, nel corso degli ultimi 10 mila anni i ghiacciai alpini si sono ritirati e sono avanzati in modo ciclico molte volte.



V’è a questo proposito un eccellente e meticoloso lavoro del 2020 di Walter Kutschera
– della Facoltà di Fisica dell’Università di Vienna – e dei suoi collaboratori,
che hanno ricostruito l’estensione dei ghiacciai alpini durante gli ultimi 10 mila anni,
cioè dalla fine dell’ultima glaciazione.



Nella figura, alla destra, v’è il tempo attuale, e man mano che ci si sposta verso sinistra si va indietro nel tempo,
con intervalli di 1000 anni tra una riga verticale e un’altra.

Le “gobbe” nere danno una misura di quanto i ghiacciai fossero più ritirati rispetto alla situazione odierna,

mentre le “valli” bianche indicano una maggiore estensione dei ghiacci.

In figura si vede benissimo la Piccola Era Glaciale, in corrispondenza di grande estensione dei ghiacciai alpini

e, andando indietro nel tempo, la piccola gobba relativa al Periodo Caldo Medievale,

quella, più grande, del Periodo caldo Romano,

immediatamente preceduta da quella in corrispondenza dell’impresa di Annibale,

che poteva così attraversare le Alpi nel 218 a.C.



L’insipienza dei nostri politici – in questo caso di Mario Draghi
che vorrebbero governare il clima promuovendo, col denaro delle nostre tasse,
la produzione elettrica da eolico e fotovoltaico, è sconfinata.


Verrebbe da chiedere: signor Draghi, quanti gigawatt di fotovoltaico si sarebbero dovuti installare

se si fosse desiderato evitare la tragedia alla Marmolada?


Il professor Nicola Scafetta già nel 2018 aveva previsto la siccità di quest’anno: v’è una pubblicazione in proposito.



Queste siccità – ha trovato il professore della Federico II di Napoli –
seguono cicli con periodi di 60 anni e di 5 anni,
ed infatti particolarmente siccitosi furono gli anni 1962 e 2017.

Ci sarà da attendersi altro anno siccitoso nel 2027.


Ma i politici ascoltano Greta Thunberg anziché chi ha studiato.

Oppure ascoltano chi ha studiato purché dica le stesse cose che dice la Greta.


Non abbiamo speranza.
 
Cavallo di razza, il professor Franco Prodi.

Uno dei nove figli di Mario, ingegnere, e di Enrichetta, maestra elementare.

Il più noto dei fratelli è naturalmente Romano,
ma molti degli altri sono scienziati di valore e tenuti in gran considerazione.

Di tutti mi piace citare Giovanni, autore del testo sul quale, quand'ero studente, ho imparato l'analisi matematica,
e Giorgio, scienziato in oncologia, mente poliedrica, epistemologo e scrittore, e che, oltre che in medicina, era anche laureato in chimica.


Franco, invece, è fisico, ed è stato per molti anni forse l'unico professore di fisica dell'atmosfera in servizio in Italia.

Quindici anni fa m' ero riproposto di capirci qualcosa di più sulla questione climatica, di cui avevo due sole certezze:


1) l'origine antropica dell'attuale riscaldamento globale è una congettura che fa acqua da tutte le parti e


2) quella di governare il clima tenendo sotto controllo uno solo delle diverse decine di parametri che lo determinano
- il contributo antropico alla concentrazione atmosferica dell'anidride carbonica - è una pretesa priva di alcuna scientificità.



MARMOLADA - IL CROLLO VISTO DAL RIFUGIO MARMOLADA - IL CROLLO VISTO DAL RIFUGIO





Professore, quanto giovane è la scienza del clima?
Glielo chiedo perché l'ex vicepresidente Usa, Al Gore, ebbe da dire che
«la scienza non ha null'altro da dire sull'argomento: il clima attuale è governato dall'uomo».



«La climatologia è nata insieme alla meteorologia e le si affianca necessariamente.
Essa nasceva infatti come trattazione statistica del dato meteorologico:
trattando statisticamente il dato meteorologico si definiscono anzitutto i climi delle località
(di vetta, di costa, di valle, continentale, insulare, etc), e questo per tutte le località del pianeta, per tutti i continenti.


Come è cresciuta la meteorologia negli ultimi due secoli, così è cresciuta la climatologia,
chiamata a rispondere a interrogativi fondamentali per l'umanità intera:

quale è stato il clima durante l'intera storia del pianeta e come sarà il suo clima futuro.

Fino alla tremenda e dirimente domanda attuale:
quali le basi scientifiche della conoscenza del clima e quali le possibilità di una previsione?



la dinamica del crollo sulla marmolada la dinamica del crollo sulla marmolada


Spiegazione e previsione sono infatti i due grandi momenti della vera scienza.

Se Gore ha detto la frase riportata ha detto un'estrema stupidaggine.


Ci sono cause naturali e cause antropiche dei cambiamenti ma le affermazioni dei Rapporti dell'Ipcc
- il comitato dell'Onu che vorrebbe studiare il contributo antropico al clima -
sono scientificamente infondate, i loro sono solo scenari, non previsioni sulle quali basare il destino dell'umanità».






Ha un commento da fare sulla valanga alla Marmolada?


«Viviamo certamente in un periodo di riscaldamento globale
e quindi è chiaro che ogni periodo caldo comporta una fase di ritiro di ghiacciai con fenomeni, del tipo di quello occorso recentemente.

Qualche anno fa ho visto i resti del crollo di una delle famose 5 Torri vicino al Falzarego.

La montagna purtroppo fa quello che deve e dobbiamo essere consapevoli che nel passato i ghiacciai alpini sono stati anche più ritirati di oggi.


MARMOLADA - IL CROLLO VISTO DAL RIFUGIO 2 MARMOLADA - IL CROLLO VISTO DAL RIFUGIO 2


V'è a questo proposito un eccellente e accurato lavoro di Walter Kutschera della facoltà di fisica dell'università di Vienna
che mostra l'andamento ciclico del ritiro dei ghiacciai alpini degli ultimi 10.000 anni.

Il riscaldamento globale che stiamo vivendo è un fatto naturale e fa parte di cicli naturali.

Una componente antropica nei cambiamenti climatici c'è ma non è al momento quantificabile con serietà scientifica.

Altra cosa è l'inquinamento a livello planetario, che va naturalmente combattuto,
anche con accordi internazionali vincolanti: ma la CO2 non è un gas inquinante».



Cosa sappiamo sull'influenza delle nubi sul clima?

«Lascio a colleghi specialisti di spiegare le cause astronomiche ed astrofisiche dei cambiamenti climatici.

A me, fisico dell'atmosfera, e delle nubi in particolare, è bastato vedere come sono trattate le nubi,

l'aerosol fuori da nubi ed i gas poliatomici nei loro modelli per farmi lanciare un grido di allarme.


Le nubi hanno un effetto diretto sul clima del pianeta:

la radiazione solare viene da esse riflessa,

mentre la radiazione infrarossa dalla superficie terrestre viene ritrasmessa al suolo.


Il loro effetto sulla radiazione dipende dalla loro fase (se di acqua o di ghiaccio), dalla loro altezza, dalla compresenza di altre nubi, dalla loro forma.

Certo l'attività umana immettendo in atmosfera particelle e gas
cambia anche la struttura e composizione delle nubi (effetto indiretto),
ma in maniera non quantificabile nei modelli attualmente in uso».



Lei sottoscrisse una petizione evidenziando che fondare politiche energetiche
con la pretesa di governare il clima avrebbe potuto essere quanto mai esiziale.
Vuole spiegare in breve il suo punto di vista?




«Ho sottoscritto una petizione insieme a scienziati italiani, ripresa da mille scienziati nel mondo,

mettendo in guardia le autorità politiche dalla supina accettazione delle raccomandazioni dell'Ipcc e dalla conseguente "lotta al riscaldamento globale".

Ma ormai questo pseudo Verbo è talmente diffuso che le richieste di nostri rappresentanti di colloqui

con le autorità politiche vengono ignorate sistematicamente.


Questo la dice lunga sul credito della scienza in Italia».






I fatti di questi ultimi mesi stanno dando ragione a quella vostra petizione, le pare?
La possibilità di importare meno gas dalla Russia avrebbe dovuto essere di sostegno con quelle politiche
e invece tutti stanno cercando di soppiantare il gas russo con gas da altri importatori.



«Non entro nel merito delle scelte di politica energetica che vengono fatte come reazione alle criticità generate da questa terribile guerra.
Certo questi avvenimenti mettono in crisi l'equazione Pil = energia.

La fine dell'era del fossile in tutte le sue forme si avvicina,
ma il "quando" avverrà questa fine è una informazione che, se esiste ed è attendibile, è nel possesso di pochi.

Credo che la ricerca debba rivolgersi alle forme possibili di sobrietà energetica».



Che opinione s' è fatto dell'odierna politica che ascolta Greta Thunberg
anziché uomini e donne che hanno studiato scienza, magari un'intera vita?




«L'ascolto accordato alla Thunberg e negato alla nostra petizione la dice lunga sul discredito del quale gode la scienza nel nostro Paese.

Penso tristemente che si sia raggiunto il punto di non ritorno.

E lo dico sulla base di altri importanti riscontri personali dei quali non è il caso di parlare in questo contesto».





V'è un certo grado di corruzione, se così può chiamarsi, nella comunità scientifica,
con troppi pronti a negare l'evidenza scientifica pur di compiacere alla politica dominante?



«Parlerei di una "giornalistura" che intimidisce anche scienziati di vaglia che non sono necessariamente dei cuor di leone.

A questo si aggiunge la disonestà intellettuale dilagante nel nostro campo, almeno nella fisica,

per la quale fisici importanti pensano di potere parlare di clima senza essersene veramente occupati.

Una cosa del genere in altri Paesi, negli Stati Uniti ad esempio, non succede».


 
Un pezzo di ghiaccio grande come un grattacielo si è staccato dalla Marmolada e ha fatto morti e feriti.

Ciò è avvenuto perché le temperature sono alte.

È colpa, genericamente si dice, degli uomini.

Siamo noi che stiamo distruggendo il pianeta, che si ribella.

Ghiacciai che si sciolgono, siccità che incombe, fenomeni estremi che si ripetono.

Per evitare tutto ciò, ci dicono, occorre fare presto
e soprattutto far sì che circa trecento milioni di europei cambino le loro «disastrose» abitudini e modelli di vita.

In un crescendo di colpevolizzazione, ogni tragedia ha un preciso mandante: l’uomo bianco, ricco e occidentale.


È l’altra faccia della cancel culture, è la nuova religione del climatismo.

E chi si permette di porre delle domande, diventa immediatamente un negazionista.



Difficile negare che le temperature stiano salendo,
ma da qui a stabilire che sia responsabilità unica o principale dell’uomo
e a prevedere con la sicurezza di un pianificatore cosa avverrà fra trent’anni, ce ne passa.

Ai cinquantenni di oggi la scuola inculcava il timore della glaciazione e della perdita di calore del sole.


Oggi ce ne siamo dimenticati.


Alla medesima generazione era stato spiegato che «il metano ti dà una mano»
e abbiamo speso centinaia di miliardi di euro per portare il gas in ogni casa degli italiani,
per poi abbandonare quelle false verità dopo qualche lustro.


Il futuro oggi lo vediamo nell’elettrico, così come da adolescenti lo credevamo nel gas
.


Le emozioni ci governano: votammo un referendum sull’atomo, all’indomani di un incidente.

Non guardiamo ai numeri, ma al senso di colpa.


In queste ore affrontiamo la siccità come gli egizi pensavano alle cavallette (che peraltro sono tornate), in modo moralistico.

Luigi Mariani e Franco Zavatti su Climatemonitor si sono premurati di vedere se la cosa è così eccezionale.

Dovete sapere che in Italia ci sono da più di cento anni stazioni di rilevamento delle precipitazioni.

«Il 2022 non è un anno senza precedenti», scrivono.

Il caso oggi più estremo, e cioè Torino, nel 1922 era ancora peggiore.

E così via per tutte e 21 le stazioni di rilevamento (per leggere tutti i dati, clicca qui).




Insomma, la siccità è un’evenienza che la Natura, più forte dell’uomo, ci riserva nei secoli.


L’uomo ha delle colpe, senz’altro.

Ma quelle opposte rispetto ai piagnistei da woke culture di oggi.


I nostri acquedotti perdono il 40 per cento dell’acqua trasportata (fonte Arera),

le nostre centrali nucleari sono state chiuse (impatto su produzione CO2 pari a zero),

le nostre foreste sono cresciute in estensione, mangiandosi terreni agricoli.


E così via.


Ma volete mettere quanto sia più sexy dare la colpa al nostro egoismo,
al nostro modello capitalistico (molto meno inquinante di quello statalista cinese)
e saltare su un aereo privato (come fece il delegato per il clima Al Gore)
per denunciare l’insensibilità dell’Occidente alla prossima fine del pianeta?
 

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