Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Però su questa persona. Diretta e scomoda. Silenzio.

Una fuoriclasse.

Non ci sono molte altre parole adatte per descrivere e ricordare Maria Giovanna Maglie,
la giornalista scomparsa ieri mattina dopo una lunga malattia,
che negli ultimi mesi la aveva tenuta lontana dal mondo della comunicazione e dei salotti televisivi.

Una fuoriclasse da quasi cinquant’anni, quando ha mosso i suoi primi passi nell’Unità nel 1979,
per poi passare dall’America Latina alla Guerra del Golfo, fino ad arrivare a New York.

Fu tra le prime a sostenere che Donald Trump avrebbe potuto compiere il colpaccio alle presidenziali 2016,
quando la stragrande maggioranza dei media mainstream
aveva già messo in cassaforte il trionfo in pompa magna di Hilary Clinton.


E così fu.

Una giornalista controcorrente, fuori dagli schemi,
che ogni giorno ha fatto a pezzi il politicamente corretto progressista.
 
Eppure, c’è già qualcuno che sta ballando, brindando, festeggiando per la sua morte.

Tra questi, è spuntato l’osceno tweet del "comico" Pietro Diomede:

“Morta Maria Giovanna Maglie, aveva 70 anni. A differenza di Michela Murgia, è morta esaudendo il desiderio di morire sotto un governo fascista”
.


Ma non si tratta dell’unico caso in cui MMG è stata bistrattata sporcando il suo ricordo.

Oltre agli attacchi diretti, si devono contare anche le omissioni.

O meglio, il tentativo – dinanzi ad una regina del giornalismo –
di sminuire e mettere in discussione l’alto calibro della opinionista.

Ed ecco i media che decidono di parlare di persona “divisiva”,
oppure – se ci addentriamo nel mondo politico –
non si nota nemmeno una dichiarazione in ricordo di Maria Giovanna Maglie.
Nulla da parte di Elly Schlein;
nulla da parte di Giuseppe Conte;
nulla da parte di Nicola Fratoianni;
nulla da parte di Carlo Calenda e
nulla da parte di Matteo Renzi.

Un silenzio assordante, quello della politica ed in particolare dell’ala riformista e progressista,
smussato solo dai pensieri di altri, uniti nel ricordare una
“professionista seria e sempre pronta al confronto. Forte, intelligente, combattiva”,

“amica dalla voce forte e originale, oratrice appassionata, giornalista e intellettuale raffinata,
soprattutto donna coraggiosa, indipendente e libera”.


Il più volte delle volte si cade nel tranello confusionario,
quello che mescola il piano umano a quello politico e ideologico.

E la morte di Maria Giovanna Maglie
ne è l’ultima tristissima, tragica, drammatica dimostrazione.
 
Per chi non conoscesse il tipo sopra nominato.

Solo qualche mese fa, è finito al centro della polemica per l'uscita su Carol Maltesi.

Sulla ragazza uccisa dal vicino di casa, Diomede ha scritto:

"Che il cadavere di una Pornostar fatto a pezzi venga riconosciuto dai tatuaggi
e non dal diametro del buco del c**o non gioca a favore della fama della vittima".



Parole orrende, tanto che la famiglia della 26enne non è rimasta a guardare.

"Inconcepibile che davanti alla morte di una ragazza di 26 anni,
ci sia chi si permette di dire certe cose, di fare battute indecenti.

La cattiveria delle persone la stiamo percependo in questi giorni.

È assurdo che invece di concentrarsi sul fatto che una ragazza giovane sia stata trucidata da un mostro,
ci si concentri sulle sue scelte professionali".


Zelig è stato costretto a prendere provvedimenti.

È stata cancellata la sua partecipazione sul palco di Milano.

Ma nemmeno questo è bastato ad insegnargli la lezione.
 
Il woke è la religione dei fregnoni,
i fregnoni sono frignoni
e i frignoni hanno scassato l’impossibile:
poi hanno sempre quelle faccette da bamboccetti lagnosi,
ipervitaminizzati ma emaciati ad arte,
quel vittimismo,
quei braccini pelosi,
da insetti,
da Co2,
quelle vocette petulanti e ipocrite.

Quel pretendere il mondo come lo percepiscono loro.

Quell’essere completamente inutili nella trama dei rapporti sociali, creativi, professionali:
la pretesa che il mondo cambi
nasconde l’altra di essere mantenuti da un mondo gattopardesco che non deve cambiare mai.
 
Il libero arbitrio costituisce l’essenza morale dell’essere umano, la base di giudizio della sua condotta.

Consiste nel precipuo carattere intrinseco all’homo sapiens,
che ha potuto evolversi perché sviluppava nel contempo
la capacità di vagliare le opzioni che i cambiamenti lo costringevano quotidianamente a fronteggiare.

L’asino di Buridano, che morirebbe d’inedia per l’incapacità di scegliere tra due identici mucchi di fieno, è un paradosso.
 
Se la libertà fosse diventata un’illusione,
vorrebbe dire che saremmo entrati in uno stato stazionario di sapienza e sicurezza assolute,
senza necessità di dover scegliere.

Il che equivarrebbe al regno della beatitudine, che però non è esistito, non esiste, non esisterà mai.

E soltanto il presupporlo attesta impotenza e supponenza,
oppure addirittura deliberata rinuncia preventiva ad una vita responsabile, libera e indipendente, decisa da noi,
in cambio dell’abalietà e della sottomissione a tiranni ed oppressori che scelgano per noi.

In altre parole, generale abdicazione al libero arbitrio.

Chi considera la libertà un mito, un’illusione, un anacronismo
ha in mente la società perfetta che soltanto onniscienti governanti benevoli saprebbero edificare:
in passato furono identificati nei monarchi divinizzati, condottieri supremi, dittatori illuminati, partiti guida;

al giorno d’oggi, nei computer superdotati di un’intelligenza artificiale
così mostruosa da rendere obsoleto, per l’appunto, il libero arbitrio individuale.
 
Concludendo, rattrista che in ogni epoca certe categorie di cervelli,

che pure capiscono tante cose,

dinanzi a questioni che esulano dai loro campi, specialmente politiche,

di quando in quando le trattino come se non fossero ingenui alla stregua di tutti i profani.


Quanto a questo,

tali intellettuali risultano in effetti una formazione d’intellighenzia stupida, ossimoro solo apparente.


Miseramente illuso chi creda che la libertà sia illusione!
 
Quanta VERITA'

"Sono romano da centinaia di generazioni.

Secondo mio nonno Remo, dai tratti talmente israeliti da meritare una vignetta da Telesio Interlandi,
noi viviamo nella Città eterna dai tempi di Giulio Cesare.

Grazie a cotali titoli, posso dissertare su Lgbt etc. etc.
visto che la grande e tragica storia romana,
in quanto a froci, non s’è fatta mancare niente.


Uso il termine “froci” non per offendere,
ma perché preferisco l’italiano all’inglese
e soprattutto perché così a Roma si sono sempre chiamati,
dall’antico latino “fagot” sino al volgare “frocio”.

Noi quiriti abbiamo il vanto di avere avuto un Cesare che,
indossando il velo da sposina (flammeum),
coronò il sogno d’amore anale (in modum sollemnium coniugiorum)
con un superdotato di nome Pitagora.

Per la transizione – passivo che diventa attivo – reiterò il matrimonio,
questa volta in veste di sposo col frocetto di nome Sporo.


Il poeta Orazio montava a turno, nella sua villa sotto il Monte Soratte, fanciulline e fanciullini.

Inoltre, il calendario dell’Urbe festeggiava il 25 aprile i femminielli.

Per non dire di Giove, adorato come bisessuale.


Roma fu ed è la Capitale mondiale dell’omosessualità.

Del resto, lo stesso Giove piacque di più ai romani in veste di pederasta.


La saggezza capitolina, insomma,
si fonda sulla regola di non chiedere conto ad alcuno dei propri andirivieni da Sodoma a Gomorra.

Per così dire, cazzi loro.

Ritengo, dunque, che il difetto imperdonabile di Lgbt etc. etc.,

a parte l’ignoranza manifesta degli illustri precedenti storici,

sia l’aver copiato il progetto velenoso dei comunisti,

quello di infiltrarsi nelle postazioni di comando

per imporre la propria ideologia ed il lessico americanizzante.


Penso a certi canali Rai, Mediaset, Sky
o alla cinematografia tutta intenta a raccontarci amori impossibili tra Romeo e Giulietto.



Ebbene, contro il politicamente corretto,
ben venga il frocio, vade retro gay."
 
La Havila Kystruten, una compagnia privata che fa parte dell'Havila Group,
il cui quartier generale si trova a Fosnavåg, 400 chilometri a nord di Bergen, la seconda città del paese,

ha disposto il divieto di trasporto di veicoli privati elettrici, ibridi e a idrogeno.

La ragione è la sicurezza degli equipaggi
(che non sarebbero in grado di domare un eventuale incendio)
e dei passeggeri.
 

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