Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Qui si parla addirittura di embrioni prodotti in laboratorio, utilizzando cellule staminali.

Si parla di provare a fabbricare un simil uomo in provetta, come nei film di fantascienza.

Senza concepimento, escludendo l'incontro dello spermatozoo con la cellula uovo, sostituendosi al Divino creatore.

"Il nostro - spiega la ricercatrice Zernicka-Goetz -
è il primo modello di embrione uomo a tre linee
che specifica le cellule amniotiche e germinali,
le cellule precursori dell'uovo e dello sperma".
 
Ricordate l’inchiesta Consip, aperta e spiattellata su tutti i tg,
su tutte le prime pagine dei giornali come il “watergate” in salsa italiana?

L’inchiesta che avrebbe travolto il Presidente del consiglio di allora,
Matteo Renzi ed i suoi più stretti collaboratori.

Non era un’indagine, appena trapelate le prime informazioni, era già una condanna senza appello.

L’inchiesta che non guardava in faccia a nessuno,
nemmeno il comandante Generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette,
portata avanti dal magistrato senza macchia e senza paura,
che non ha mai sbagliato un colpo (chiedere a tutte le sue vittime),
nientepopodimeno che: Henry John Woodcock.

Bene, Tullio Del Sette é stato assolto in appello perché il fatto non sussiste.

E adesso, come tutte le volte, ci chiediamo: chi paga?

Chi paga per il danno arrecato al Paese con l’assalto alle sue più importanti Istituzioni?

Chi paga per il danno d’immagine e politico arrecato all’allora Presidente del consiglio ed ai suoi collaboratori?

Chi paga per le sofferenze arrecate alle persone coinvolte ed alle loro famiglie?

Chi paga? Ve lo dico io chi paga: nessuno.

"Ieri è stato assolto in Appello Tullio Del Sette.
Indagato da Comandante dell’Arma,
la notizia rimbalzò per settimane su giornali e tv.

Stamattina su Stampa, Repubblica e Corriere neanche una riga.

Protestano per il "bavaglio" di Nordio,
ma s'imbavagliano se c'è un'assoluzione".
 
Di cretini è pieno il mondo.
Di giornalisti cretini...pure.
Leggete cosa è riuscire ad inventarsi questo povero povero giornalaio.


Sono giorni che sfiorano la follia dopo Foggia-Lecco.

Illazioni e accuse infamanti – nonché totalmente infondate –
che hanno coinvolto anche noi, figlie dei social network e delle sacche che ospitano,
su cui è giusto stendere un velo di pietà.

E finché tutto rimane circoscritto al mondo virtuale,
rimane altamente disturbante ma comunque limitato.

Il problema è che adesso ci si è messa anche la carta stampata.

Anzi, il Corriere dello Sport che è uno dei principali quotidiani tematici a livello nazionale.

Un viaggio alle radici dell’arbitro Kevin Bonacina di Bergamo che inizia bene, anzi benissimo,
con una fake news sparata in apertura.

Nella foto messa in prima pagina, viene spacciato come militante della Lega:

peccato che quello sia Flavio Nogara, volto molto noto della politica lecchese
che ha ricoperto vari incarichi di responsabilità all’interno del carroccio locale.

E no, l’altro non è certamente il patron Paolo Leonardo Di Nunno,
che tra l’altro nelle dinamiche locali non è mai veramente entrato.


In questo modo, però, si continua ad avvelenare un clima già teso
e che aveva già portato ai tanti eccessi che avete conosciuto.

Di tutto ci sarebbe stato bisogno,
meno che della sparata di uno dei principali quotidiani sportivi nazionali.
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"In un primo momento ho pensato a uno scherzo, a un fotomontaggio di qualche amico...
Poi, quando ho iniziato a ricevere decine di messaggi tutti uguali, ho capito che era proprio vero".

La butta sul ridere Flavio Nogara, ma ha dell'incredibile quanto successo a due giorni da Lecco-Foggia,
la finalissima dei playoff che si disputerà domenica 18 giugno alle 17.30 allo Stadio Rigamonti-Ceppi
e che decreterà la squadra promossa in Serie B (si ripartirà dal 2-1 maturato in Puglia a favore dei blucelesti).

Il noto esponente della Lega Salvini Premier, già consigliere comunale a Valmadrera
e candidato alle elezioni regionali, è stato infatti scambiato...
per l'arbitro della sezione CAN di Bergamo Kevin Bonacina
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Sempre un povero giornalaio ......seguito da un povero politico di mezza tacca.

Quella di Foggia-Lecco sarà una coda lunga fino alla partita di ritorno, probabilmente.

Un nuovo tassello lo mette Giandonato La Salandra, che ha presentato un’interrogazione in Parlamento
«per verificare eventuali irregolarità in merito alla gestione arbitrale».

Secondo il parlamentare di centrodestra, c’è da fare chiarezza
sull’operato di Bonacina e Nasca, primo arbitro e Var della sfida:
bisogna

«verificare se ci siano state eventuali irregolarità in merito alla designazione di un direttore di gara bergamasco,
estremamente prossimo alla squadra del Calcio Lecco 1912, con poca esperienza nella categoria
o quali siano le valutazioni di opportunità, se mai ci siano state e così anche in merito al rispetto dei protocolli legati al Var».

«Dall’esame dei video della partita emergerebbe, infatti, una evidente incertezza nell’esame del Video Assistant Referee,
usato dai giudici di gara per esaminare situazioni dubbie.
Anche il sig. Luigi Nasca, designato alla sala Var, secondo alcune notizie di cronaca,
sembrerebbe essere stato già protagonista di episodi particolarmente dubbi, con valutazioni negative.
La stessa Lega Pro è stata interessata da un esposto, esteso anche all’Aia, da parte del club rossonero,
come si apprende da una nota della Società Calcio Foggia 1920.
La mia interrogazione vuole acquisire e conoscere, per quanto di competenza del Ministro dello Sport,
gli atti relativi alle scelte operate nella designazione del direttore di gara,
e dei controllori designati alla gestione della sala Var relativamente alla partita di calcio Foggia-Lecco,
nonché di acquisire ogni opportuna informazione circa il proposto esposto avanzato dalla Società Calcio Foggia 1920,
diretto alla predetta Lega e ai vertici dell’Aia».
 
Non so come finirà. Ed ho già scritto che sono più forti loro.
Ma siamo pronti a dare tanti kalcinkulo.
Vieni presidente, vieni.

Il presidente Nicola Canonico ha fatto diffondere una dichiarazione tramite una nota :

«Tanti, troppi, i dubbi sul gol annullato a Ogunseye e sul rigore non concesso a Frigerio.
Episodi da rivedere con grande calma, assieme ad altri, pur meno determinanti, ugualmente discutibili.
Nulla è compromesso! È tutto ancora possibile!
Ci auguriamo di uscire dallo Stadio di Lecco senza ulteriori episodi da rivedere,
ma i nostri ragazzi non dovranno mollare! Non dovranno mollare mai!
Lo hanno già fatto… Sono in grado di rifarlo. Forza Foggia! Più forte degli avversari…
Più forte anche di certe scelte non condivisibili! Andiamo a vincere e a prenderci ciò che meritiamo!».
 
Perchè si sappia.

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I tifosi blucelesti più anziani e fedeli possono ricordare quella partita di domenica 4 dicembre 1966 in A,
quando, sul terreno del Rigamonti Cantarelli, i blucelesti del Lecco superarono i rossoneri del Foggia per 3 a 0.
 
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Davanti a 10.000 spettatori che vivevano l’esaltante stagione di un terzo torneo della squadra
che vedeva la presidenza dello storico Mario Ceppi e l’allenatore Angelo Piccioli.

Le reti della vittoria portano la firma dei due giocatori
che il Lecco di quel campionato vedeva nel ruolo di punta e di goleador,
vale a dire il già presente, dal campionato 1960, italo brasiliano Sergio Clerici
e del neo acquisto Valentin Angelillo, proveniente dall’Inter
.

Angelillo è stato praticamente l’ultimo “pezzo grosso” passato dai nerazzurri al Lecco
con una serie avviata quasi dieci anni prima con il fuoriclasse Stefano Nyers,
determinante nella promozione dei blucelesti dalla B alla A, nel campionato 1959/1960.
 
Veramente incomprensibile la reazione dell’ex ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi
che ha giudicato “inaudito e offensivo” aver chiesto ai ragazzi
di commentare una lettera a lui indirizzata da trenta affermati accademici ai tempi del Covid.

In essa, gli illustri cattedratici chiedevano al ministro di ripristinare le prove scritte

e riflettevano sul senso stesso dell’esame di maturità.


È incomprensibile la reazione di Bianchi perché quella a lui indirizzata era una “lettera aperta”
che comparve su vari giornali, il cui destinario era evidentemente non lui ma l’opinione pubblica.

D’altronde, a scriverla erano studiosi conosciuti anche, e forse soprattutto, fuori dal loro ambiente di studio,
cioè personalità con una spiccata visibilità pubblica (fra l’altro, tanto per cambiare, in stragrande maggioranza di sinistra).

E, dopo tutto, non è anche un ministro una personalità pubblica,
i cui atti e comportamenti devono essere di necessità sottoposti al vaglio dell’opinione comune
perché, come dice Norberto Bobbio, non esiste democrazia ove non ci sia trasparenza
e ove i cittadini non siano messi in grado di dare un giudizio sui loro rappresentanti
perché si vuole nascondere loro certe azioni e posizioni?


Che senso ha tutta la retorica sulla cittadinanza e la partecipazione democratica,
sul valore civile degli esami di maturità, “porta di ingresso nell’età adulta” come è scritto nella lettera
– una retorica di cui in verità faremmo a meno con soddisfazione –
se poi si vuole decidere a priori il pubblicizzabile e il non pubbicizzabile?

Se, addirittura, si arriva a giudicare, come ha scritto Bianchi, non “alla pari” i ragazzi
e quindi da “non mettere in mezzo” in questioni che andrebbero tenute circoscritte fra adulti e ministri?



Probabilmente una reazione tanto esagerata come quella di Bianchi
nasconde una sorta di senso di colpa,
che è quello di aver tenuto gli alunni fuori dalle aule ai tempi del Covid più del dovuto
e senza un’evidenza scientifica vera e non farlocca.

Causando loro, fra l’altro, danni educativi e psicologici non indifferenti.

Certo, si è trattato di una scelta politica, come è giusto che sia.

Ma, a maggior ragione, essa non può essere sottrattta ora al giudizio e all’opinione dei singoli.

Nonché di studenti alle prese con quello che è appunto un “tema d’attualità”.

Che poi tutta questa baracca dell’esame di maturità, ove tutti vengono promossi
e ove non c’è razionalità alcuna che ne giustifichi l’esistenza, non abbia più un senso,
e che sia giusto ripensarla da cima a capo se non proprio a cancellarla, è un altro discorso.

Anche se certo non secondario.

Prima o poi va affrontato.
 
Questa settimana il Partito Verde irlandese
ha seguito molti esponenti della sinistra di tutto il mondo,
e si è schierato a favore della censura e del controllo della parola.

In effetti, il partito è diventato completamente orwelliano
quando la sua presidente Pauline O’Reilly ha chiesto di “limitare la libertà” per proteggerla.

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Si tratta di una legge che criminalizzerebbe “l‘incitamento alla violenza o all’odio
contro persone con “caratteristiche protette“,
nonché “l’apologia, la negazione o la minimizzazione grossolana di genocidio,
crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini contro la pace
“.


Limitare la libertà di parola è diventato un articolo di fede per molti a sinistra.

Ho scritto del mio disagio nell’assistere all’abbandono dei valori della libertà di parola da parte del partito.

I leader democratici ora invocano uniformemente la censura e la regolamentazione del discorso.

Il Presidente Biden ha persino accusato le aziende che si rifiutano
di censurare le opinioni opposte sui social media di “uccidere le persone”.

Altri hanno denunciato la libertà di parola come “un’ossessione dell’uomo bianco”.


Il movimento contro la libertà di parola è diventato apertamente orwelliano
nel sostenere di proteggere la libertà limitandola.

Utilizza anche termini come
disinformazione,
disinformazione e malinformazione
per nascondere il loro sforzo di mettere a tacere chi ha opinioni opposte.

Invece di usare “censura”, si parla di “moderazione dei contenuti”.


Questo sforzo è stato messo in mostra questa settimana in Irlanda con questa legislazione contro la libertà di parola.
 

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