Il direttore dell’Istituto Spallanzani, Francesco Vaia, ha proposto di abolire il bollettino di contagi e decessi
che è stato per mesi la sovrastruttura della narrazione pandemica:
“È un calcolo sbagliato, serve solo ad alimentare angoscia. Mantenerlo danneggia il Paese”.
Peraltro, il dottor Vaia, che pure nei momenti più duri dell’epidemia non ha mai tenuto una posizione estrema
come quella di altri suoi colleghi, ha spiegato che
“il Green Pass non ha più alcun fondamento scientifico (se mai lo ha avuto, ndr) in base all’evoluzione che la malattia ha avuto”.
Insomma, va abolito senza se e senza ma.
Inoltre, ha aggiunto che è un errore pensare che le persone immunizzate non possono ammalarsi
e, quindi, essere a loro volta contagiose:
“Gli italiani l’hanno capito e non fanno i richiami”.
Da qui il flop della quarta dose somministrata solo al 7 per cento degli italiani
e una presa di coscienza da parte delle persone non più disposte a seguire acriticamente ogni precetto sanitario veicolato da politici e media.
Infine, Vaia ha stigmatizzato il furore ideologico che ha portato alla costrizione nei confronti dei più giovani
e all’ostracismo nei confronti dei renitenti all’iniezione.
In definitiva, Vaia ha smontato tutti i pilastri del fondamentalismo sanitario
offrendo una visione più liberale, più tollerante, più illuminata e, probabilmente, più efficace per il futuro.
Spetta al neo ministro fornire un segnale di netta discontinuità rispetto al suo predecessore.