Vaccino

Ahahah, questi simpaticoni dell'ISTAT. CICCIOOOOO dove sei? Non una parola su queste affermazioni? Tu che sei il suo wate? O forse non arriva più la mancetta ed il lavoretto non rende più?
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I dati ufficiali sui decessi correlabili al vaccino anti-Covid

non spiegano l’eccesso di mortalità tra il 2021 e il 2022.


Ma l’assenza della farmacovigilanza attiva,

la mortificazione di quella passiva

ed i conflitti di interesse delle autorità sanitarie

fanno ritenere che tali dati siano quantomeno sottostimati.
 
Stando ai dati ufficiali dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa),
in base all’ultimo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini anti-Covid-19,
in Italia al 26 dicembre 2022 (dopo due anni di campagna vaccinale),
risulterebbero 140.595 segnalazioni di eventi avversi successivi alla vaccinazione
e “soltanto” 971 segnalazioni gravi che hanno avuto esito fatale.


Stando ai dati raccolti dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema),
nel suo ultimo aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini anti-Covid-19 (del dicembre 2022),
risulterebbero 1.625.044 segnalazioni spontanee di sospetti effetti avversi
e 11.447 casi di decessi nei Paesi dell’UE

(i dati sono desunti dalla somma delle segnalazioni di eventi avversi e decessi rilevati per ogni tipologia di vaccino).


Certamente i quasi mille (971) morti registrati in Italia
e gli oltre 11 mila (11.447) decessi nell’UE,
conteggiati dalle autorità sanitarie come correlabili al vaccino anti-Covid-19,
non spiegano l’eccesso di mortalità verificatosi nel 2021 e nel 2022 in Italia

(decine di migliaia di morti all’anno)
e in Europa (centinaia di migliaia di morti all’anno).



Il punto è: i dati ufficiali sulla sicurezza dei vaccini
diffusi dalle autorità sanitarie sono credibili?


R
ispecchiano la situazione reale?

Vi sono validi motivi per ritenere che
i dati sulle segnalazioni di eventi avversi da vaccino
e sui conseguenti decessi
(inversamente ai dati sulle segnalazioni di contagio e decessi Covid-19)

siano sottostimati e non conformi al dato reale.
 
In primis, si rileva che l’attività di farmacovigilanza attiva è (ed è stata), nei fatti, inesistente.

I dati “ufficiali” provengono dalla sola attività di farmacovigilanza passiva,
ovvero dalla raccolta delle segnalazioni spontanee rilasciate da medici,
operatori sanitari o dalle stesse persone vaccinate
(in Italia i dati sulle reazioni avverse da vaccino derivano per il 93,2% da segnalazioni di tipo spontaneo).


In secondo luogo, si consideri che l’attività di farmacovigilanza (passiva) è stata “mortificata”
da una campagna informativa e promozionale tesa a valorizzare i benefici del vaccino
e minimizzarne gli effetti avversi,
nonché da politiche sanitarie di contrasto al Covid-19 totalmente incentrate sull’approccio vaccinale,
tanto da imporre il vaccino come obbligatorio per legge agli stessi operatori sanitari.


Da un lato, quindi, vi è la difficoltà del cittadino medio (privo di competenze specifiche)
di riconoscere spontaneamente una relazione tra vaccino ed evento avverso da segnalare;

dall’altro la comprensibile riluttanza dell’operatore sanitario
ad ammettere e approfondire ipotesi di insorgenza di patologie
e casi avversi fatali correlabili al vaccino e da segnalare alle autorità.



In terzo luogo si consideri che le autorità sanitarie nazionali e sovranazionali
agiscono eludendo i basilari principi di imparzialità e indipendenza
che dovrebbero contraddistinguere l’azione dei pubblici poteri,
soprattutto quando in “gioco” c’è la tutela della salute della collettività.



Si rifletta sulla posizione di evidente conflitto di interessi
delle autorità sanitarie, investite del ruolo di protagoniste
nella promozione della campagna vaccinale,
e al contempo garanti della sicurezza del vaccino,
“addette” alle attività di raccolta, gestione,
valutazione dei casi segnalati di reazione avversa da vaccino
.



Non destano dunque stupore le inchieste rivelatrici
delle manipolazioni compiute da Aifa per occultare o sminuire gli effetti avversi
.


Si può riporre fiducia in enti e istituzioni sanitarie
(Aifa, Ema, Fda, Oms), che sono
direttamente o indirettamente finanziate dalle stesse case farmaceutiche
(che traggono profitti miliardari strettamente connessi e dipendenti
dalle loro attività),
e che spesso si avvalgono di esperti e funzionari
su cui pendono gravi conflitti di interessi?
 
I numeri delle vaccinazioni in Italia e nel mondo,
ove emerge che una parte rilevante della popolazione vaccinata
(circa 760 mila persone in Italia e quasi mezzo miliardo di persone nel mondo)
non ha completato il ciclo vaccinale primario (con la seconda dose),

e una parte ancor più ampia (9 milioni di persone in Italia e circa un terzo della popolazione mondiale)
non ha effettuato la terza dose di vaccino.

È più che legittimo supporre che gli effetti indesiderati (più o meno gravi)
collegati alla somministrazione della prima e/o seconda dose di vaccino
abbiano indotto una parte consistente della popolazione mondiale ad un ripensamento sulla seconda e terza dose.


Questo atteggiamento di consapevolezza proveniente direttamente dal corpo sociale
è il dato più confortante rispetto alla triste correlazione fra aumento della mortalità e vaccinazione che abbiamo raccontato,
e rispetto alla (forse ancor più triste) realtà dei numerosissimi casi di persone
che hanno subito danni gravi e permanenti a seguito della vaccinazione.

Solo una reazione proveniente dal “basso” (dai cittadini),
ampia, informata e ben determinata, potrà:

per il futuro, scongiurare il ritorno di discriminazioni
e privazioni di diritti e libertà fondamentali assunte come pretesto
per la gestione di una nuova pseudo-pandemia;

per il presente, arginare un’inquietante deriva politico-sanitaria
(che ha tanto “sapore” di business)
e che pretende di affrontare ogni tipo di malattia col vaccino.
 

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