Titoli di Stato paesi-emergenti VENEZUELA e Petroleos de Venezuela - Cap. 2

Mi pare di aver sempre escluso un intervento militare americano e di certo non mi aspetto che questo venga legittimato da potenze concorrenti quali C&R.
Il voto in Consiglio di sicurezza a cui mi riferivo sarebbe per qlc di simile alla risoluzione 1483 di irachena memoria.


After noting “the desirability of prompt completion of the
restructuring of Iraq’s debt”, Resolution 1483 went on to immunize Iraq’s sales of
petroleum and related products, as well as the cash proceeds from the sale of Iraqi
oil, from “any form of attachment, garnishment, or execution.” Resolution 1483 was
passed by the Security Council under Chapter VII of the U.N. Charter. It was thus
legally binding on all members of the United Nations. All members were enjoined to
enact into their domestic laws the legal immunities for Iraqi assets set out in
Resolution 1483.


sono ancora piu' confuso, dopo la spiegazione.

1) se non c'e' intervento americano.. il "regime change" resta improbabile, e con esso l'ipotesi irachena
2) se c'e' un intervento americano non condiviso da russi e cinesi.. non c'e' risoluzione del CS ONU senza veti.
3) se c'e' una guerra tipo Irak.. in venezuela.. un recovery molto basso e' molto probabile, ONU o non ONU che sia.
4) una soluzione meno violenta, senza grande distruzione me decine di migliaia di morti ammazzati.. riporta all'analisi di fondo:
il paese ha un patrimonio largamente multiplo di tutti i suoi debiti.. e soffre unicamente di pessima governance.
strutturalmente, e' illiquido, ma non insolvente.
 
A mediano plazo, la única manera de hacer viable el nuevo Dicom será eliminando la brecha entre su tipo de cambio y el del mercado no oficial. Pero existen razones de peso político para que el gobierno evite tomar tal decisión. En primer lugar, como siempre ha sucedido, existen presiones internas para rezagar el tipo de cambio oficial e incrementar el subsidio cambiario para el sector público. Si las importaciones públicas se realizan bajo el tipo de cambio “resultante” de las subastas en Dicom, la magnitud de la renta a captar por los importadores públicos crecerá a medida que la brecha sea mayor.

Si las importaciones públicas, que representan 77,0% del total, se financiaran bajo el tipo de cambio Dicom, se subsidiarían 41,0% por debajo de su precio en el mercado. Si esta brecha se mantuviera constante, según nuestras proyecciones, el tamaño de tal subsidio a las importaciones públicas durante el cuarto trimestre del año podría alcanzar aproximadamente USD 536,7 millones.

En segundo lugar, si el Gobierno decidiera reconocer la depreciación del bolívar frente al dólar y no rezagarlo para incentivar la oferta en Dicom, estaría obligado a ajustar alguna variable central en la narrativa del plan de estabilización. En este sentido, si reconocen un tipo de cambio cercano a los VES 94,2/USD del menudeo, tendrían que devaluar el petro frente al dólar hasta aproximadamente USD 38,3/PTR, o devaluar el bolívar frente al petro hasta cerca de VES 5.651,6/PTR.

Una devaluación del petro frente al dólar implicaría reconocer públicamente el fracaso de la moneda que nunca existió, y una devaluación del bolívar frente al petro implicaría aumentar nuevamente el salario mínimo hasta cerca de VES 2.825,8, y todos los bonos del sistema Patria que fueron anunciados la semana pasada. Entre ambos aumentos presionarían un mayor gasto fiscal que alejaría cada vez más al gobierno de su meta platónica del “déficit cero”. A juzgar por la evidencia empírica, el déficit sería cubierto con emisión de dinero y este aumento del señoreaje agravaría la hiperinflación.

Las “políticas de ajuste” que han sido anunciadas son incompatibles con los objetivos del plan de estabilización, y el Gobierno aplazará la publicación del convenio cambiario 40 hasta que comprenda que no hay manera de encajar las piezas, que se puso a sí mismo una camisa de fuerza, y que sus dos únicas opciones siguen siendo liberar el mercado asumiendo los respectivos costos narrativos y políticos, o mantener el estatus quo y aceptar el fracaso.
 
sono ancora piu' confuso, dopo la spiegazione.

1) se non c'e' intervento americano.. il "regime change" resta improbabile, e con esso l'ipotesi irachena
2) se c'e' un intervento americano non condiviso da russi e cinesi.. non c'e' risoluzione del CS ONU senza veti.
3) se c'e' una guerra tipo Irak.. in venezuela.. un recovery molto basso e' molto probabile, ONU o non ONU che sia.
4) una soluzione meno violenta, senza grande distruzione me decine di migliaia di morti ammazzati.. riporta all'analisi di fondo:
il paese ha un patrimonio largamente multiplo di tutti i suoi debiti.. e soffre unicamente di pessima governance.
strutturalmente, e' illiquido, ma non insolvente.

1) l'intervento americano è già in atto e continuerà a lungo; altra cosa l'intervento armato (proxy forces) o addirittura l'intervento armato diretto (marines a Caracas)
2) ne convengo; ripeto, il mio riferimento alla risoluzione del CS ONU si riferisce alla ristrutturazione del debito, non a interventi armati
3) la ritengo un'ipotesi del tutto remota; se ci fosse un intervento armato USA (già questa ipotesi borderline al momento), si tratterebbe di un (tentativo di) surgical strike, non un'invasione come in Irak
4) la distruzione da un punto di vista del tessuto economico è già avvenuta ed è tutt'ora in atto; se il paese sia in grado o meno di ripagare il proprio debito non lo decideranno i creditori attuali bensì i creditori futuri (p.e.: IMF), che come priorità non avranno certo quella di massimizzare il recovery rate dei bond holder. Le analisi solitamente sono funzionali agli scopi che vuole raggiungere chi le commissiona.
 
mi fa "piacere"..pensavo che la mia leva intellettiva si fosse ulteriormente deteriorata :)
invece a quanto pare sono deteriori le mie capacità esplicative...
provo a ripartire dall'inizio

1. Vespasianus ha postato un'interessante paper da parte di Buchheit e Gulati:
Sovereign Debt Restructuring and U.S. Executive Power (Buchheit Gulati)

2. regime change filo USA:
[..] Cina e Russia di certo non ci starebbero a perdere billions come noi poveri bhs e quindi vedrei facile una ristrutturazione pilotata dagli usa tra i 40/60 cent.
Tutto questo ovviamente solo DOPO il regime change..... se mai avverrà (cosa che io do per scontata nel tempo di un paio d’anni)
[..]
Imho in caso di regime change filo USA la ristrutturazione pilotata con recovery @ 40/60 è una possibilità, l'altra è che in cambio di una fetta del petrolio venezuelano, Cina e Russia accettino un recovery simbolico, in modo da ridurre l'ammontare del DIP-financing necessario a far ripartire il paese (scenario simil-Iraq).

Da qui in poi non mi pare di aver aggiunto molto altro di significativo, ma di aver ripetuto con parole diverse questa considerazione abbastanza banale (probabilmente facendo più confusione del dovuto, visti i risultati :D)
Aggiungerei: imho al momento la probabilità di un regime-change filo USA è molto bassa, ciò non toglie che prima o poi questo possa avvenire.
Se p.e. assumessimo una probabilità del 5% all'anno di regime-change, allora lo scenario "Venezuela con governo filo-USA" diverrebbe cmq quello più probabile dopo 15 anni (1 - 0,95^15 = 54%), aumentando la probabilità si riducono proporzionalmente i tempi (15% all'anno: 1 - 0,85^5 = 56%)
 

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