Titoli di Stato paesi-emergenti VENEZUELA e Petroleos de Venezuela - Cap. 2

Riprendo brevemente il discorso “irakeno” di ieri.
Secondo me abbiamo un evento davanti a noi che farà da spartiacque cioè l’intervento o meno dei marines a caracas.
Mi spiego meglio.
Dopo l’invasione dell’irak da parte degli US gli stessi avevano fretta che il paese si ristabilisse in fretta fondamentale per due motivi.
1) Dopo averlo invaso e distrutto non volevano certo che i sentimenti antiamericani crescessero ancora di più
2) Una veloce ripresa del paese, e di conseguenza del settore oil, avrebbe tenuto il prezzo basso non mandando gli usa se non il mondo stesso in recessione, ed avendo loro invaso sarebbero stati visti come i colpevoli su tutta la linea.

Oggi a caracas ci sono parecchie similitudini ma un paio di cose a nostro favore. La crescita dell’odio antiamerica poco importa a trump anche perché il paese è racchiuso tra stati più o meno filo allineati. Secondo, la produzione oil di caracas oramai è ridicola basti pensare che le sanzioni all iran ancora non partite tolgono più barili che l’intero export Venezuelano. Sicuramente se gli usa attaccassero caracas (cosa che non credo possibile nemmeno nei prossimi 10 anni) magari a guerra finita, anche qui vorranno implementare qualche “binding agreement” che vada giù a tutti i creditori per chiudere in fretta la partita stile irak....

Concludendo credo che senza invasione americana, anche giustificare un “external threat” alla democrazia americana sia difficile e di conseguenza la ristrutturazione potrebbe seguire canali piu consoni...
 
ovvio, ma il petrolio non lo ha solo il venezuela. E con i dollari ci compri petrolio comodamente seduto a Pechino...
A Pechino non interessa semplicemente acquistare petrolio, ma acquisire il controllo delle fonti produttive.
Si tratta di una risorsa strategica, non è soltanto un problema commerciale (=chi me lo offre a meno? clicko buy).
Parafrasando Kissinger: Oil is much too important a commodity to be left in the hands of the Gweilos
 
A Pechino non interessa semplicemente acquistare petrolio, ma acquisire il controllo delle fonti produttive.
Si tratta di una risorsa strategica, non è soltanto un problema commerciale (=chi me lo offre a meno? clicko buy).
Parafrasando Kissinger: Oil is much too important a commodity to be left in the hands of the Gweilos
quindi, nello scenario in discussione, gli USA "effettuano" il regime change per lasciare ai cinesi il controllo delle risorse produttive e strategiche?
 
Riprendo brevemente il discorso “irakeno” di ieri.
Secondo me abbiamo un evento davanti a noi che farà da spartiacque cioè l’intervento o meno dei marines a caracas.
Mi spiego meglio.
Dopo l’invasione dell’irak da parte degli US gli stessi avevano fretta che il paese si ristabilisse in fretta fondamentale per due motivi.
1) Dopo averlo invaso e distrutto non volevano certo che i sentimenti antiamericani crescessero ancora di più
2) Una veloce ripresa del paese, e di conseguenza del settore oil, avrebbe tenuto il prezzo basso non mandando gli usa se non il mondo stesso in recessione, ed avendo loro invaso sarebbero stati visti come i colpevoli su tutta la linea.

Oggi a caracas ci sono parecchie similitudini ma un paio di cose a nostro favore. La crescita dell’odio antiamerica poco importa a trump anche perché il paese è racchiuso tra stati più o meno filo allineati. Secondo, la produzione oil di caracas oramai è ridicola basti pensare che le sanzioni all iran ancora non partite tolgono più barili che l’intero export Venezuelano. Sicuramente se gli usa attaccassero caracas (cosa che non credo possibile nemmeno nei prossimi 10 anni) magari a guerra finita, anche qui vorranno implementare qualche “binding agreement” che vada giù a tutti i creditori per chiudere in fretta la partita stile irak....

Concludendo credo che senza invasione americana, anche giustificare un “external threat” alla democrazia americana sia difficile e di conseguenza la ristrutturazione potrebbe seguire canali piu consoni...

Marines a Caracas tenderei ad escluderlo anch'io, al massimo qualche private contractor.
E' vero che il coinvolgimento in Venezuela è minore che in Iraq, imho potrebbero ricorrere comunque ad una strategia simile perché una ristrutturazione avverrebbe nel contesto di un finanziamento d'emergenza (quello che chiamavo DIP financing) e percorrendo la strada tradizionale il rischio molto concreto è che:
1. il DIP debba essere maggiore (proporzionalmente al recovery più elevato sul debito esistente);
2. l'attività di estrazione e commercializzazione del petrolio venga messa a rischio dai processi intentati dai diversi tipi di creditori (ne abbiamo avuto un piccolo assaggio con Cryustallex).

Probabilmente l'obiettivo sarà di arrivare ad un "clean slate" nel più breve tempo possibile, il mezzo "iracheno" mi pare oltremodo adatto e non facilmente sostituibile con approcci più tradizionali.
 
quindi, nello scenario in discussione, gli USA "effettuano" il regime change per lasciare ai cinesi il controllo delle risorse produttive e strategiche?
Chi effettua il regime change controlla le risorse, al limite può lasciare qualche fettina ad altri in cambio di concessioni (p.e. voto al Consiglio di sicurezza). Mi pare che siano cosa già dette...
 
Chi effettua il regime change controlla le risorse, al limite può lasciare qualche fettina ad altri in cambio di concessioni (p.e. voto al Consiglio di sicurezza). Mi pare che siano cosa già dette...

scusa, colpa mia, allora devo aver compreso male io il diagramma di flusso:

una possibilità....è che in cambio di una fetta del petrolio venezuelano, Cina e Russia accettino un recovery simbolico, in modo da ridurre l'ammontare del DIP-financing necessario a far ripartire il paese (scenario simil-Iraq).

A Pechino non interessa semplicemente acquistare petrolio, ma acquisire il controllo delle fonti produttive.

a Pechino, a seguito di regime change, in sostanza cosa va?
 
scusa, colpa mia, allora devo aver compreso male io il diagramma di flusso:

a Pechino, a seguito di regime change, in sostanza cosa va?

Probabilmente stai cercando significati più profondi del dovuto nella mia view, tutto sommato banale:
1. il "motore esterno" del regime change si prende il grosso della torta, può cederne qualche fettina per ragioni di convenienza
2. se il "motore esterno" sarà made in Washington, allora significa che Cina e Russia avranno perso questa partita sullo scacchiere venezuelano e quindi dovranno accontentarsi delle briciole
3. le loro briciole saranno comunque più grosse di quelle dei bond holder, perché questi nel processo di ristrutturazione e spartizione del paese sono sostanzialmente una scocciatura, mentre C&R possono essere utili p.e. votando assieme agli States al Consiglio di Sicurezza
 
Probabilmente stai cercando significati più profondi del dovuto nella mia view, tutto sommato banale:
1. il "motore esterno" del regime change si prende il grosso della torta, può cederne qualche fettina per ragioni di convenienza
2. se il "motore esterno" sarà made in Washington, allora significa che Cina e Russia avranno perso questa partita sullo scacchiere venezuelano e quindi dovranno accontentarsi delle briciole
3. le loro briciole saranno comunque più grosse di quelle dei bond holder, perché questi nel processo di ristrutturazione e spartizione del paese sono sostanzialmente una scocciatura, mentre C&R possono essere utili p.e. votando assieme agli States al Consiglio di Sicurezza

L'idea che Putin e Xi votino in consiglio di sicurezza.. per una dozzina di miliardi.. mi pare fundamentally flawed.
 

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