Metti molta carne al fuoco, ci vorrebbe un forum a sé non dico per esaurire ma perlomeno affrontare degnamente l'insieme di argomenti che hai lanciato.

A macchia di leopardo:
Sono d'accordo che l'enorme successo di Chavez ha radici ben precise e diffido delle presunte "epoche d'oro".
Se è vero che non ho esperienza diretta né della situazione ante-Chavez, né di quella attuale, è vero anche che i ricordi a volte isolano alcuni fatti specifici per trarne conclusioni generali piuttosto forzate.
Se mi si consente un paragone irriverente: nel ventennio i treni arrivavano in orario, le paludi venivano bonificate, si costruivano le autostrade e i delinquenti li mettevano al muro invece che lasciarli per strada (ditemi che non avete mai sentito argomentare qualcuno così?)

Oppure più recentemente: mi è capitato di parlare giorni fa con un ragazzo filippino, genio informatico, che cercava di convincermi come il periodo migliore per la sua nazione fosse stato quello sotto Marcos, che faceva "funzionare le cose".
Sono d'accordo anche che la lotta intrapresa sotto Chavez contro la povertà, l'arretratezza e l'analfabetismo ha ridato dignità ad un'ampia fetta della popolazione. Tutto ciò non può che meritare plauso, d'altra parte se si persegue una strada non sostenibile anche questi traguardi risultano alla fine effimeri e velleitari.
Dici: gli States facevano e fanno loro la guerra.
Sarà, a me non pare che fino ai tempi più recenti il conflitto abbia raggiunto un'intensità elevata.
Figurativamente: quando è caduto, il Venezuela è stato preso a calci, ma è caduto essenzialmente da solo, perché drogato da troppo petrodollari ha disimparato a camminare autonomamente.
Rendersi dipendente da chi ti vuole morto (e si sa quali reazioni suscitino i concetti di comunismo / socialismo a Washington, soprattutto se scanditi davanti alla porta di casa) non è una strategia molto intelligente...
Trump: mi pare un sintomo più che una causa. Gli States sono in lento declino e attualmente c'è una forte divisione interna tra il vecchio paradigma globalista da primus inter pares e una nuova visione più concentrata sullo sfruttamento della propria superiorità per obiettivi di breve termine, con una visione di sé al contempo meno ambiziosa e più muscolare.