Titoli di Stato paesi-emergenti VENEZUELA e Petroleos de Venezuela - Cap. 2 (8 lettori)

Jsvmax79

Forumer storico

"Quello che abbiamo smesso di percepire in questi anni è perso di vista, potrei dirvi 200.000 milioni di dollari e non sono all'altezza" , ha stimato il ministro degli Esteri, che ha chiesto lo sblocco dei fondi all'estero bloccati dalle sanzioni e posti al servizio di Guaidó, il cui potere ha definito una "finzione".
 

Risparmiatore cauto

Nuovo forumer
Credit Suisse calcula que deuda externa de Venezuela es de unos 148.400 millones de dólares, y solo la deuda pendiente de bonos internacionales llega a 64.000 millones de dólares o “casi 100 % del PIB” del país |

Quando l'ha calcolato, a settembre dello scorso anno?
E' sufficiente analizzare gli ultimi dati raccolti dal fondo monetario internazionale per comprendere che il prodotto interno lordo non è 70 miliardi di dollari, ma 40 miliardi di dollari.
Di conseguenza, il debito estero del Venezuela è - sempre che non sia cresciuto e senza considerare le cedole non pagate - oltre il 300% del PIL.
 

NoToc

old style
Pensi che ci sia un nuovo piano per balcanizzare il paese penetrando la frontiera?
Sì, certo. Il piano non è nuovo. La Colombia è oggi una gigantesca base di operazioni per la politica estera degli Stati Uniti verso il Sud America, in quel copione continueranno ad agire e sviluppare ogni sorta di provocazione sui nostri confini di Apure, del Táchira, del Zulia, attraverso lo stato dell'Amazzonia. Ci aspettiamo ogni tipo di interferenza e aggressione verso la patria, come si è visto durante tutti questi anni, da quando il comandante Hugo Chávez è andato al governo fino ad oggi. Per questo, continueranno a provocare la FANB, cercheranno sempre di penetrare il territorio con il traffico di droga attraverso il confine, per rafforzare quella campagna internazionale secondo la quale il nostro paese è legato al traffico di droga, che è uno stato fuorilegge, mentre tutti sappiamo che, secondo gli stessi rapporti della DEA e dell'ONU, il più grande produttore di droga del mondo è la Colombia e il più grande consumatore di droga al mondo sono gli Stati Uniti e che la stragrande maggioranza della droga viaggia dal Pacifico colombiano, non dal Venezuela.
Qual è la tua analisi della situazione in Venezuela?
Dal mio modesto punto di vista, direi che per osservare la situazione in Venezuela nella sua giusta dimensione, dobbiamo tener conto di tre variabili: il Covid-19, la lotta per l’egemonia tra Stati Uniti e Cina e le misure coercitive unilaterali. Ognuna ha il suo effetto sul Venezuela, a cominciare senza dubbio dalla lotta egemonica stabilita a livello globale tra Cina e Stati Uniti, perché noi siamo al centro del confronto in quanto allineati con Cina, Russia e con l'intero asse Asia-Pacifico. Gli Stati Uniti, come gendarme in declino che però ha ancora il controllo dell’apparato finanziario mondiale, applicano il blocco economico, commerciale, agendo soprattutto sul sistema delle transazioni economiche. Per questo, abbiamo subito e stiamo ancora subendo conseguenze pesanti, che speriamo di non dover sopportare ancora a lungo, anche se non ci facciamo troppe illusioni. L’altro aspetto riguarda la pandemia che ha colpito tutta l'umanità e che da noi aggrava la situazione determinata dalle misure coercitive unilaterali. Certo, i dati statistici mostrano che il Venezuela ha un trend nettamente inferiore a quello degli altri paesi, ma la situazione sta peggiorando per via della variante brasiliana, che continuerà a diffondersi nel paese e nel mondo, almeno per tutto quest’anno e parte del prossimo, finché l’intera popolazione non sarà vaccinata. La politica catastrofica del governo Bolsonaro dovrebbe essere considerata un fattore di instabilità al pari delle misure coercitive, che hanno interessato il Venezuela in tutte le sue dimensioni. La prima cosa per cui dobbiamo lottare è superare queste misure. Ci sono due modi, uno che ne provoca l’eliminazione o la sospensione alla fonte, e cioè per decisione del governo degli Stati Uniti. E questo non è facile, non ci sono molti precedenti al riguardo. I gringos lo fanno solo se lo Stato, il governo e il popolo si sottomettono al giogo dell’imperialismo e questo non è assolutamente contemplato. Quindi, sta a noi neutralizzarle, imparando dai paesi che sono stati bloccati e che hanno aggirato le misure coercitive, come la Corea del Nord, Cuba e l’Iran che, in mezzo a tutte le loro difficoltà, stanno superando le “sanzioni”. Dobbiamo continuare a potenziare il nostro apparato produttivo nazionale in modo da ridurre il volume delle importazioni. È una situazione complessa della quale stiamo discutendo in tutte le sue implicazioni. Via via che ci stabilizzeremo, ci alzeremo dalle ceneri in cui siamo stati sommersi, lo stiamo già facendo. Le nostre proiezioni dicono che in un paio d’anni avremo nuove e migliori condizioni che ci permetteranno di negoziare da una posizione di forza, anche in vista delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti. Intanto, dobbiamo contrastare le aggressioni, le ingerenze e le provocazioni dell’imperialismo difendendo la nostra sovranità e autodeterminazione in perfetta unione civico-militare.

(Tratto da un' intervista a Hugo Nieves membro del coordinamento nazionale delle CRBZ)
 

Risparmiatore cauto

Nuovo forumer
Pensi che ci sia un nuovo piano per balcanizzare il paese penetrando la frontiera?
Sì, certo. Il piano non è nuovo. La Colombia è oggi una gigantesca base di operazioni per la politica estera degli Stati Uniti verso il Sud America, in quel copione continueranno ad agire e sviluppare ogni sorta di provocazione sui nostri confini di Apure, del Táchira, del Zulia, attraverso lo stato dell'Amazzonia. Ci aspettiamo ogni tipo di interferenza e aggressione verso la patria, come si è visto durante tutti questi anni, da quando il comandante Hugo Chávez è andato al governo fino ad oggi. Per questo, continueranno a provocare la FANB, cercheranno sempre di penetrare il territorio con il traffico di droga attraverso il confine, per rafforzare quella campagna internazionale secondo la quale il nostro paese è legato al traffico di droga, che è uno stato fuorilegge, mentre tutti sappiamo che, secondo gli stessi rapporti della DEA e dell'ONU, il più grande produttore di droga del mondo è la Colombia e il più grande consumatore di droga al mondo sono gli Stati Uniti e che la stragrande maggioranza della droga viaggia dal Pacifico colombiano, non dal Venezuela.
Qual è la tua analisi della situazione in Venezuela?
Dal mio modesto punto di vista, direi che per osservare la situazione in Venezuela nella sua giusta dimensione, dobbiamo tener conto di tre variabili: il Covid-19, la lotta per l’egemonia tra Stati Uniti e Cina e le misure coercitive unilaterali. Ognuna ha il suo effetto sul Venezuela, a cominciare senza dubbio dalla lotta egemonica stabilita a livello globale tra Cina e Stati Uniti, perché noi siamo al centro del confronto in quanto allineati con Cina, Russia e con l'intero asse Asia-Pacifico. Gli Stati Uniti, come gendarme in declino che però ha ancora il controllo dell’apparato finanziario mondiale, applicano il blocco economico, commerciale, agendo soprattutto sul sistema delle transazioni economiche. Per questo, abbiamo subito e stiamo ancora subendo conseguenze pesanti, che speriamo di non dover sopportare ancora a lungo, anche se non ci facciamo troppe illusioni. L’altro aspetto riguarda la pandemia che ha colpito tutta l'umanità e che da noi aggrava la situazione determinata dalle misure coercitive unilaterali. Certo, i dati statistici mostrano che il Venezuela ha un trend nettamente inferiore a quello degli altri paesi, ma la situazione sta peggiorando per via della variante brasiliana, che continuerà a diffondersi nel paese e nel mondo, almeno per tutto quest’anno e parte del prossimo, finché l’intera popolazione non sarà vaccinata. La politica catastrofica del governo Bolsonaro dovrebbe essere considerata un fattore di instabilità al pari delle misure coercitive, che hanno interessato il Venezuela in tutte le sue dimensioni. La prima cosa per cui dobbiamo lottare è superare queste misure. Ci sono due modi, uno che ne provoca l’eliminazione o la sospensione alla fonte, e cioè per decisione del governo degli Stati Uniti. E questo non è facile, non ci sono molti precedenti al riguardo. I gringos lo fanno solo se lo Stato, il governo e il popolo si sottomettono al giogo dell’imperialismo e questo non è assolutamente contemplato. Quindi, sta a noi neutralizzarle, imparando dai paesi che sono stati bloccati e che hanno aggirato le misure coercitive, come la Corea del Nord, Cuba e l’Iran che, in mezzo a tutte le loro difficoltà, stanno superando le “sanzioni”. Dobbiamo continuare a potenziare il nostro apparato produttivo nazionale in modo da ridurre il volume delle importazioni. È una situazione complessa della quale stiamo discutendo in tutte le sue implicazioni. Via via che ci stabilizzeremo, ci alzeremo dalle ceneri in cui siamo stati sommersi, lo stiamo già facendo. Le nostre proiezioni dicono che in un paio d’anni avremo nuove e migliori condizioni che ci permetteranno di negoziare da una posizione di forza, anche in vista delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti. Intanto, dobbiamo contrastare le aggressioni, le ingerenze e le provocazioni dell’imperialismo difendendo la nostra sovranità e autodeterminazione in perfetta unione civico-militare.

(Tratto da un' intervista a Hugo Nieves membro del coordinamento nazionale delle CRBZ)

"CRBZ, una organizzazione del chavismo rivoluzionario attiva sul territorio venezuelano".
 

Users who are viewing this thread

Alto