VIAGGIO AL CENTRO DEL SALOTTO

Ecco la nota della Prefettura di Lecco.

Con riferimento alle disposizioni recate dall’ordinanza interministeriale del 22 marzo 2020
che fa divieto alle persone fisiche di spostarsi in comuni diversi da quello in cui si trovano,
si rappresenta che la spesa rientra tra le esigenze di assoluta urgenza.

I cittadini di comuni non serviti da esercizi commerciali
o nei quali gli esercizi commerciali risultano insufficienti a soddisfare il bacino di utenza,
possono fare la spesa nei comuni limitrofi.

E’ SEMPRE consentito il ritiro della spesa prenotata online presso esercizi di comuni diversi, anche non limitrofi,
purché al controllo sia esibita la documentazione comprovante la prenotazione.
 
Ordinanza lombarda o Decreto governativo, cosa prevale nella nostra regione?

Una domanda questa che si stanno facendo tanti lombardi in queste ore.

Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, durante il punto stampa delle 13 di oggi, lunedì 23 marzo 2020, ha spiegato:

“Ho chiesto ad alcuni avvocati e giuristi, se deve prevalere l’ordinanza Regionale.
Non voglio creare conflitti, ho mandato però una nota al Ministro Luciana Lamorgese
in cui chiedo che il ministero esprima il suo parere e ci dica formalmente
se si deve applicare la nostra ordinanza oppure il Dpcm del Governo.
I cittadini hanno bisogno di certezze, evitando ogni tipo di confusione”.


La giunta ha approvato una delibera che va nella direzione di coinvolgere medici di base
che faranno monitoraggio costante nelle abitazioni delle persone, sia persone che risultano positive, sia chi ha piccoli sinotmi.
Previsto l’isolamento di tutti i positivi nelle varie strutture se c’è l’impossibilità di isolarsi dentro al proprio appartamento
(ospedali militari oppure alcuni alberghi che nel caso andremo a reperirli).


“I lavori nell’Ospedale in Fiera procedono, tutto va avanti nel rispetto dei tempi.
A Cremona è partito l’ospedale da campo con la gestione di una Ong statuinese,
a Crema stanno arrivando i medici cubani per rafforzare la rete medica,
a Bergamo per l’ospedale degli Alpini i lavori sono in corso, a breve diventerà operativo.
A Sondalo è stata data certezza che arriverà un gruppo di medici russo che agevola la presenza dei nostri medici.
Per quanto riguarda il San Raffaele nella tensostruttura entreranno oggi i primi pazienti.

Questi interventi sono un ulteriore aiuto, ma non ci fermeremo.
Stiamo ricevendo l’elenco per medici italiani che hanno dato disponibilità per venire in Lombardia”.


Per quanto riguarda la Mobilità è intervenuto il vice presidente Fabrizio Sala:

“Ieri, domenica 22 marzo 2020, siamo arrivati al 26%, la domenica precedente c’era stata una mobilità del 34%.
La mobilità è genericamente in diminuzione e ha toccato il punto più basso su domenica.
Il lunedì solitamente è in rialzo, domani faremo un confronto coi dati”.
 
Coincidenze ??

C’è davvero un possibile legame tra il drammatico deragliamento di un Frecciarossa nel Basso Lodigiano
ed il focolaio di Covid-19
partito proprio da Codogno ed estesosi poi a tutta la Lombardia?

Sul luogo della tragedia numerosi i soccorritori, ma anche tecnici e personale delle forze dell’ordine che sono accorsi per fornire assistenza.
Senza contare le operazioni legate alla rimozione della carcassa del convoglio che hanno impiegato un gran numero di tecnici in loco.
Due settimane dopo, il 20 febbraio 2020, scatta l’emergenza Coronavirus in Italia.

Medesima zona protagonista: i Comuni del Basso Lodigiano.


Da quel primo ricovero il Paese si ritrova a fare i conti con il Covid-19: quelli che parevano casi isolati
si moltiplicano fino ad arrivare alla situazione di emergenza attuale.

Il Dpcm varato il 23 febbraio invitava chiunque fosse stato nelle zone rosse, o vi avesse transitato anche fugacemente dal 1 febbraio,
a darne immediata segnalazione al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria locale.

La prima domanda che si sono posti in molti è proprio questa: le migliaia di persone lì presenti avranno provveduto a rendere nota la cosa?


Nemmeno 10 giorni dopo il deragliamento, fra le forze dell’0rdine fanno capolino i primi malati, tutti con sintomi similari.
Dolori muscolari, febbre anche sopra i 39, gola secca, tosse. Sintomi che vengono catalogati come un’influenza di stagione:
ricordiamo infatti che il picco influenzale era atteso proprio per quel periodo.

Queste persone, in molti casi, hanno condiviso spazi comuni in caserma.


Si arriva al 23 febbraio, quando 10 comuni del Basso Lodigiano vengono identificati come “zona rossa”.

Ancora una volta sono gli uomini delle forze dell’ordine territoriali, i medesimi che erano stati chiamati ad accorrere
anche durante in deragliamento – e che in molti casi hanno accusato sintomi classificati come influenzali – ad essere schierati in prima linea.

Alcuni di loro, negli ultimi giorni, hanno rivelato alla stampa che le mascherine fornite erano poche,
spesso ce le si scambiava fra colleghi e ci si ritrovava a dover respingere, magari anche fisicamente,
alcuni residenti che volevano uscire dalla zona rossa.
Non c’era ancora la consapevolezza della pandemia in arrivo, né della sua gravità.


Chiudendo la ricostruzione emerge anche che alcuni uomini destinati nella sorveglianza della zona rossa, il 19 febbraio,
sono stati impiegati nell’ordine pubblico della partita di Champions League, giocata al Meazza tra Atalanta e Valencia.

Definita dai medici una “bomba biologica”, sotto il fronte del virus, ha interessato tifosi bergamaschi, spagnoli e la città di Milano.

Non è possibile avere certezze circa la catena di contagi, ma la Bergamasca e la Spagna risultano fra i focolai più colpiti dall’emergenza.
 
Ma secondo voi è normale chiudere tutte le attività piuttosto che cercare di continuare lavorando e spostandosi in sicurezza?

Se ci vorranno almeno altri due mesi (speriamo che bastino) pensate che la nostra economia ci consentirà di fermarci?

TUTTi devono contribuire, anche rischiando come fanno medici e f.ordine, o l'INPS stamperà soldi per tutti?

Ma Vi rendete conto che si sta instaurandfo uno stato di polizia ?
 
Il Governo è semplicemente incapace.

Guidano il Paese ma non si assumono responsabilità, non rischiano e non si spendono in prima fila.

Perché togliamo le libertà individuali senza un passaggio parlamentare?

La Costituzione dice che la Repubblica è democratica e fondata sul lavoro: la salute è un diritto ma non è il fondamento.

Sacrificare Lavoro, Libertà e Democrazia per la Salute è un assurdo, soprattutto se fatto senza né metodo né sostanza.

L'ultima chicca è dare la responsabilità e la discrezionalità ai Prefetti.

Viva l'Italia e viva la Libertà.
 
Nell'ultima autodichiarazione hanno sottolineato :

"di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio previste ........"

Se non sono a conoscenza dei decreti emanati a getto continuo?
Non posso certo autocertificare di esserlo e quindi?
Non sarei perseguibile?
 
In parecchi mi hanno chiesto di fare luce, con un linguaggio semplice e contenuti brevi,
se sia legittimo o meno che il Presidente del consiglio dei ministri continui a limitare così pesantemente
– di settimana in settimana – le libertà fondamentali di sessanta milioni di italiani,
attraverso semplici decreti del presidente del consiglio dei ministri (DPCM).

Tanto più che nella tarda mattinata di oggi è uscita la bozza di un nuovo decreto,
sul cui contenuto si sta decidendo in queste ore, nel quale si parla di misure restrittive addirittura fino a fine luglio.

Il megafono del Quirinale, o quantomeno così passa il giornalista Marzio Breda del Corriere,
in un virgolettato scrive che il Presidente della Repubblica avrebbe garantito la legittimità costituzionale di quello che sta avvenendo:

La Costituzione affida al governo il compito e gli strumenti per decidere“.

Lo mette in virgolettato, quindi – salvo smentita del Colle – queste sarebbero le parole del Capo dello Stato.



Nel merito, vorrei svolgere una breve riflessione di natura costituzionale.

L’ho fatto in un mio post su facebook, seppur di contenuto essenziale, che qui di seguito ripropongo:

Vorrei capire cosa intende il Presidente della Repubblica quando dice che, in casi come questi,
la Costituzione affida al governo il compito e gli strumenti per decidere.

Se si riferisce ai decreti legge (art. 77 della Costituzione), questi, pur se atti di fonte primaria – aventi forza di legge –
e pur se convertiti in legge dal Parlamento nel termine perentorio dei sessanta giorni, non possono delegare ai DPCM,
atti di fonte secondaria, di sospendere le libertà fondamentali (soprattutto senza un limite temporale ben definito).

In nessun caso.

Anche perché i DPCM non solo non sono soggetti al vaglio parlamentare, ma nemmeno a quello collegiale del consiglio dei ministri.

Il Presidente del consiglio, con questo modo di operare, non è più quindi “primus inter pares” (primo tra i suoi pari)
ma “dominus” (signore, capo indiscusso).

I cosiddetti “poteri necessari”, invece, sono attribuiti dalle Camere al governo solo in caso di guerra (art. 78 della Costituzione).

E non è questo il caso.

Tutto il resto è dittatura dell’esecutivo.

Con il silenzio assordante del Colle e del Parlamento.
 
Nel mezzo della COVID-19 inizia anche uno sciopero dei benzinai.

In un comunicato comune Faib (Confesercenti), Fegica (Cisl), Figisc/Anisa (Confcommercio)
annunciano uno sciopero che, allo stato attuale, sembra annunciarsi ad oltranza, dato che non ne è annunciata la fine:

“Noi, da soli, non siamo più nelle condizioni di assicurare né il necessario livello di sicurezza sanitaria,
né la sostenibilità economica del servizio. Di conseguenza gli impianti di rifornimento carburanti
semplicemente cominceranno a chiudere: da mercoledì notte quelli della rete autostradale,
compresi raccordi e tangenziali; e, via via, tutti gli altri anche lungo la viabilità ordinaria”


Del resto col blocco del traffico civile sicuramente le attività dei distributori di benzina sono precipitate.

Basta guardarsi attorno e si può vedere che non gira una macchina, quindi nessuno consuma benzina,
quindi non ci sono i ritorni economici per i benzinai.

A questo punto perchè, come gli albergatori, non dovrebbero chiudere anche loro?

Se lo sciopero sarà applicato in modo reale, cosa che, in fondo, è più che probabile,
l’Italia si fermerà davvero e soprattutto si fermeranno le forniture di carattere alimentare.

Non si può chiedere a tutti di fermarsi e poi dire “In futuro faremo qualcosa”, senza certezze, senza un numero sugli aiuti , una parola.

La gente ti manda a quel paese, altro che appoggio al 90% come affermato da Repubblica.

Il governo non si rende conto che, sotto la cenere sta preparandosi una rivoluzione.
Se continua a non voler dare certezze, non crediti, ma soldi, si dovrà preparare ad affrontarne le conseguenze.
 
Sabato pomeriggio Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia,
ha emanato un’ordinanza con la quale sospende fino al 15 aprile lo svolgimento
– all’interno del territorio regionale – anche delle attività degli studi professionali.

Il giorno successivo, la sera di domenica 22 marzo, Giuseppe Conte emana un decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm)
con cui, all’art. 1, prevede espressamente di non sospendere le attività degli studi professionali,
fatte salve le prescrizioni del dpcm dell’11 marzo (recarsi a lavoro per comprovate esigenze lavorative).

Cosa deve fare un avvocato, un ingegnere o un commercialista?

Può recarsi in studio per “comprovate ragioni lavorative” o deve restare a casa?

Proviamo a rispondere sotto il profilo giuridico.

Nella gerarchia delle fonti del diritto, le leggi dello Stato e quelle regionali sono poste entrambe sul medesimo livello nella scala gerarchica.

Le competenze regionali, concorrenti con lo Stato o esclusive, sono regolate dall’art. 117 della Costituzione.

Ora, la Regione Lombardia non ha adottato una legge regionale, bensì un’ordinanza,
quindi non una fonte primaria del diritto, ma una fonte secondaria.

Alla pari il governo non ha emanato un decreto legge o un decreto legislativo (fonti primarie),
che in tal caso avrebbero prevalso sull’ordinanza regionale, bensì un decreto del presidente del consiglio dei ministri, fonte anche questa secondaria.

Trovandoci di fronte a due atti, l’uno regionale del 21 marzo e l’altro governativo del 22 marzo,
entrambi fonti secondarie, quale di questi prevale?

Se quella di Regione Lombardia fosse stata una legge regionale, essa avrebbe certamente prevalso
su un atto amministrativo del governo perché, come si è già detto, la legge – anche se regionale –
nel sistema delle fonti del diritto prevale su un atto amministrativo, sia esso regionale o del governo.

Ma essendo quella regionale una mera ordinanza, nella scala gerarchica delle fonti essa si pone al di sotto del Dpcm.

Per due ragioni.

Primo
. In merito alle competenze di cui all’art. 117 della Costituzione, se è vero che la sanità è materia concorrente Stato-Regioni,
l’ordinamento delle professioni e l’ordine pubblico
sono di competenza statale.

Secondo. Di fronte a due atti posizionati sul medesimo gradino nella scala gerarchica delle fonti del diritto,
dovrebbe trovare applicazione – in assenza di altri criteri – il principio generale “lex posteriori derogat priori”.

Tutto questo in punto di diritto. Ma il problema è soprattutto pratico.

È triste vedere a che punto siamo arrivati.

Se un poliziotto ferma in Lombardia un ingegnere, un avvocato (come il coautore di questo articolo che ha lo studio a Milano)
o un commercialista, sarà necessario aprire con lui una discussione di natura costituzionale sulla gerarchia delle fonti del diritto?

Non sarebbe meglio che governo e regione facciano al più presto chiarezza su questo punto?
 

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