VIAGGIO AL CENTRO DEL SALOTTO

La FED decide di entrare completamente sul mercato e quindi annuncia una serie di misure molto varie
a sostegno dei mercati e dell’economia, ma tutte molto incisive e, praticamente, senza limiti di intervento.

Infatti la FED:

  • prosegue nell’acquisto sia di titoli di Stato USA, senza limiti, e di titoli pubblici con garanzie ipotecarie (MBS);
  • introduce un nuovo fondo da 500 miliardi in appoggio alle agenzie e società che erogano mutui e che quindi collocano MBS;
  • nuove linee di credito da 300 miliardi per i singoli, le società e consumatori;
  • per le aziende con molti dipendenti vengono stabiliti due nuovi programmi Primary Market Corporate Credit Facility (PMCCF) per le nuovi emissioni
  • e SMCCF peril mercato secondario al fine di acquistare titoli obbligazionari di queste società;
  • viene stabilito il Term Asset-Backed Securities Loan Facility (TALF) destinato specificamente al credito al consumo per prestiti a studenti,
  • a società di credito al consumo, carte di credito etc;
  • creazione del Money Market Mutual Fund Liquidity Facility (MMLF), destinato a finanziare i comuni acquistando titoli di questi emittenti;
  • Ampliamento del finanziamento delle Carte Commerciali, ampliandolo anche a quelle emesse da municipalità
Inoltre la FED interverrà a sostegno del mercato azionario, con acquisti anche diretti.

Insomma la FED si butta capo e piedi nel sostegno e nel finanziamento dell’economia,
al fine di ridurre al minimo la possibile ricaduta negativa del Covid-19 sull’economia.

Perfino Trump, a questo punto, ha elogiato Powell.

Nel frattempo in Europa si discute se l’intervento eventuale della FED debba passare per lo strozzinaggio del MES.

Quando avranno definito le condizioni saremo tutti, economicamente, morti.
 
ricercati.jpg
 
L’Italia è sotto un ricatto.

Uno sporco, vergognoso, ricatto fatto da un paio di personaggi europei, cioè i soliti Regling e Rutte,
il primo ministro olandese, con l’appoggio del solito, conosciuto, pugno di venduti nostrani.

Per spiegare chi sono questi personaggi vi presentiamo un bel titolo di Dagospia , che riprende le parole di Regling, il direttore del MES:



Quindi Italia e Spagna “Dovranno inginocchiarsi” per ottenere l’accesso a MES;
quello che tutti coloro che NON vogliono il bene dell’Italia desiderano. Ma dovremo veramente farlo ?

La risposta è semplice: SI

Al contrario di quanto dicono i vari Reichin, Giavazzi, Conte etc, non si accede al MES se non con un Memorandum Condizionale.

La colpa non è poi neanche di Mark Rutte, ma proprio del popolo olandese, che esprime la sua volontà tramite il suo parlamento
.

Infatti Rutte ha detto:

Dutch Premier Mark Rutte was even more skeptical, saying that any changes in the way the ESM operates
would struggle to get approval from the Dutch parliament, according to an EU official with knowledge of the discussion.


Il Premier olandese Mark Rutte è stato anche più scettico (sul MES, NdT) affermando che ogni cambiamento
sulle modalità operative del MES difficilmente avrebbe l’approvazione del parlamento olandese,
secondo quanto detto da un funzionario UE informato sui fatti.


Evidentemente il popolo olandese ha una visione diversa dalla nostra, una mentalità diversa, priorità diverse.

Ad esempio per loro l’immunità di massa improvvisa è normale, anche se costa 250 -300 mila morti,
ma questo fa parte della loro mentalità, chi siamo noi per cambiarla?

Noi abbiamo priorità diverse anche se poi la stupidità del governo sta facendo raggiungere lo stesso brutale risultato al Nord Italia.

Noi non abbiamo il diritto di imporre le nostre idee a loro, loro non hanno il diritto di imporre il loro modo di fare a noi.

Semplicemente ognuno deve fare la sua strada e governarsi con le proprie idee ed i propri mezzi.

Quindi parlare di “Debito senza condizionalità” come dice Conte e come vuol farci credere Vito Crimi è solo una balla.

L’Olanda lo dice chiaramente, ripresa anche da La Verità



Poi lo mette in luce anche Massimo D’Antoni, docente di Scienze delle Finanze a Siena

Anche senza condizionalità iniziali, quello col #MES sarebbe debito senior.

La sua attivazione accelererebbe la necessità di una ristrutturazione del debito esistente e renderebbe inevitabili ulteriori aiuti futuri.

A quel punto le condizionalità (= trojka) arriverebbero eccome

— Massimo D'Antoni (@maxdantoni) March 23, 2020

Bisogna trovare dei mezzi alternativi, ma assolutamente non il MES,
per rifinanziare la crescita dell’Italia dopo la devastazione del COVID-19.

Chi appoggia il MES è, parliamoci chiaro , uno che tradisce il bene dell’Italia.


Dovete averlo ben chiaro in mente.
 
Tra gli errori più gravi commessi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
e dai suoi ministri nella gestione della pandemia da coronavirus, figurano l’eccesso di sovraesposizione strumentale della Protezione civile
ed un uso altrettanto strumentale del mondo scientifico che hanno provocato una pesante perdita di credibilità
agli occhi dell’opinione pubblica del Paese di due organismi di fondamentale importanza non solo per l’uscita concreta dalla crisi in atto
ma anche (e soprattutto) per la tenuta morale e psicologica della società nazionale.

Per quanto riguarda la Protezione civile, la colpa da addebitare al Governo è di aver dato l’impressione
di averla messa al servizio degli interessi contingenti e mutevoli dell’Esecutivo.

Inizialmente l’organismo guidato da Angelo Borrelli è servito per sostenere ed avallare il tentativo
di minimizzare il pericolo di espansione della pandemia in Italia.


Successivamente, nel momento in cui è apparso fin troppo evidente che continuare a minimizzare non era più possibile,
è stato utilizzato per l’esatto contrario.


Cioè per alimentare il clima di preoccupazione che ha giustificato tutte le misure ispirate al cosiddetto “modello cinese”
che hanno chiuso la penisola in una morsa sempre più stretta e hanno costretto gli italiani a vivere in una condizione simile a quello dello stato d’assedio.

Errore analogo è stato commesso nei confronti degli scienziati, degli esperti, dei tecnici.

Che in gran parte si sono allineati alle indicazioni governative per spirito gregario ma che hanno anche colto al volo la palla della grande visibilità
data dalla paura del coronavirus per dare vita ad una fiera della vanità personale che ha provocato lo sconcerto,
la confusione e la sfiducia crescente degli italiani per dati sempre più cangianti e incerti.
 
Va bene che c’è l’urgenza e va bene che ci sono le Regioni, a cominciare dalla Lombardia,
ma si sta assistendo ad una corsa al decreto che, nel caso di Giuseppe Conte, sta assumendo un significato per dir così politico,
forse (anche senza forse) per la lunghissima quarantena in cui è la politica è stata ficcata.

E già da prima del Conte uno e due, come ben sappiamo.

Chi si fosse trovato, in piena notte, all’ascolto e al video dello speech contiano a proposito del suo quarto decreto,
ne avrebbe innanzitutto rilevato non solo l’assenza del medesimo decreto ma l’impostazione mediatica tipica
dell’assunto che va per la maggiore: del medium vale il messaggio. Con tanto di Faceboock, ovviamente.

Il che non poteva e non può non sottolineare di nuovo non tanto il sospetto quanto la certezza
che la ricerca della visibilità viene prima, molto prima, per il Premier rispetto alla istituzionalità,
alla intrinseca portata politica di qualsiasi suo annuncio, tanto più se lo speech in merito ad un decreto, peraltro assente,
viene a cadere nella drammaticità di un momento come l’attuale.

Sullo sfondo di questo ripetitivo intervento va notata, per l’ennesima volta, l’assenza di un Parlamento
escluso colpevolmente da simili decisioni il che, al di là delle proteste delle opposizioni e non solo,
si sta tramutando in un boomerang per lo stesso Conte, del quale appare sempre più evidente una solitudine,
confusa per splendido isolamento, quando, invece, si tratta di un solipsismo pericoloso sia personalmente
ma soprattutto per la capacità funzionale dello stesso Esecutivo inteso come aggregato di una maggioranza degna di questo nome.

I decreti, come ricordano non pochi osservatori, prima si scrivono, poi si sottopongono al voto del Governo
e poi si trasmettono alla Gazzetta Ufficiale, poi li si annuncia e li si legge anche su Facebook
(in nome della modernità),
ma il cammino inverso, sia pure ottenendo una audience ragguardevole data l’ora, finisce col rivelare una doppia colpa:
l’incertezza dovuta all’incompletezza e alle carenze di individuazioni e proposte settoriali,
sia la mancanza di un coordinamento con una Regione come la Lombardia costretta infine a protestare
per un metodo che sta conducendo ad una confusione non poco pericolosa.

Le proteste di Confindustria – che ha posto in evidenza quanto sia pronubo di disastri economici
l’ipotesi affacciata dal chiudere tutto o quasi ignorando, da parte di Conte, che una scelta del genere
produce una perdita di 100 miliardi di euro al mese – ha anche mostrato quanto le immediate sollevazioni dei sindacati
rivelino la leggerezza governativa a proposito dei rischi della nostra industria sia oggi ma, soprattutto, domani.

A meno che si stiano gettando le basi per una sorta di irizzazione prossima ventura destinata a porci fuori sia dall’Unione europea
che, specialmente, dalle dinamiche economiche e sociali occidentali, magari nell’infatuazione di quel modello cinese
che viene quotidianamente messo in bella mostra da un ministro come Luigi Di Maio,
al di là degli aiuti certamente utili di cui non possiamo non essere grati.

Il tutto richiama ancora una volta la debolezza non solo e non tanto di un Premier che si accontenta degli indici d’ascolto,
quanto di un Esecutivo il cui peccato originale di essere minoranza nel Paese, e che invece di dare concreto ascolto
e partecipazione a chi gliene offre l’occasione in una fase così grave, fa le orecchie da mercante. A rischio di tutti.
 
.....e cosa dire della valanga di ricorsi .......

Il bollettino delle violazioni al decreto Coronavirus segna ogni giorno un record
e fa registrare una media di circa novemila denunce al giorno all’autorità giudiziaria.

Avanti di questo passo quando finirà l’emergenza ci saranno centinaia di migliaia di procedimenti giudiziari da istruire.

L’articolo 3 del primo decreto-legge in merito, quello del 23 febbraio, prevede infatti che,
salvo che il fatto non costituisca più grave reato, il mancato rispetto delle misure di contenimento è punito ai sensi dell’articolo 650 del Codice penale.

Tale disposizione prevede che “chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’autorità
per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito,
se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei euro”.

Salvo i casi più gravi riguardanti false certificazioni o gravissimi quali la diffusione volontaria del contagio
che prevedono riti ordinari del processo, quelli per inosservanza dell’autorità – la quasi totalità –
verranno risolti mediante un decreto penale di condanna, evitando così udienza preliminare e dibattimento.
Il pubblico ministero ricevuta la notizia di reato dalla polizia giudiziaria, in presenza di determinati presupposti
che consentano di irrogare la sola pena pecuniaria, può decidere di chiedere al giudice l’emissione
di un decreto penale di condanna che conterrà capo d’imputazione e ammontare dell’ammenda.


È vero che il reato si estinguerà dopo due anni e che il condannato non subirà spese processuali
ma sempre di pregiudizio penale si tratta, pertanto, l’interessato può decidere di presentare opposizione.

In tal caso, automaticamente, si estinguerà il decreto penale a favore di un processo che potrà concludersi astrattamente
in maniera sia più vantaggiosa che svantaggiosa per l’imputato.

Il decreto penale di condanna è uguale ad una sentenza di primo grado.

Quindi nel caso di opposizione con la nuova disciplina della prescrizione non sarà più soggetto a tale eventuale beneficio
e nel caso a riceverlo sia un dipendente della pubblica amministrazione sarà istruito a carico dello stesso
il procedimento disciplinare amministrativo che può portare sino alla sospensione dalle funzioni.

Un istituto, quello del decreto penale di condanna, nato per deflazionare il carico dei tribunali,
per assurdo andrà a congestionare gli organismi giudiziari con centinaia di migliaia di procedimenti che richiedono tempo
e che tutto sommato non si riferiscono a reati di particolare pericolosità sociale!


Sicuramente tutto dovrà risolversi con un’amnistia ma allora perché non pensare già da ora a prevedere di inserire in uno dei numerosi decreti-legge emanati settimanalmente una norma che preveda per tale tipo di violazioni una sana sanzione amministrativa, anche elevata, che di sicuro per il cittadino incensurato avrebbe un più alto valore deterrente.

Sempre che l’ingolfo normativo che si è creato con la possibile difficoltà a convertire
tutti i decreti-legge in legge nei tempi previsti renda nulle tutte le sanzioni previste.
 
Non voglio sminuire la gravità della situazione,
ma giusto perchè si sappia, perchè chi è più giovane
conosca ciò che avvenne nel passato.

C'ero in entrambe.

Non ci furono restrizioni alle libertà di movimento, non ci furono chiusure di attività.
Non ci furono chiusure di scuole.Ma chi dirigeva allora le istituzioni era un "competente".
Non i quaquaraqua (il significato di persona particolarmente loquace,
ma priva di capacità effettive, per questo ritenuta scarsamente affidabile) attuali.

L’asiatica del 1957
Attualità, di redazione, 6 Marzo 2020

Prima della Hong Kong, l'influenza che a cavallo tra il 1969 e il 1970 costrinse a letto tredici milioni di italiani,
uccidendone più di ventimila,

c'era stata l'asiatica, che di vittime, in tutto il mondo, ne fece più di un milione, forse due.


Rivolgendosi agli italiani, Angelo Giacomo Mott, medico, senatore della repubblica e Alto commissario per l'igiene e la sanità pubblica, affermava:
"È bene raccomandare a tutti i colpiti, anche ai leggeri, di curarsi per evitare complicazioni che potrebbero essere veramente dannose".

L'aria preoccupata di Mott contrasta con il seguito del servizio, tutto sommato leggero, privo di allarmasmi,
anzi a tratti anche ironico, con vignette ad illustrare le parole dello speaker, che informa, sta sostituendo lui stesso un collega a letto con l'influenza.

Tra i colpiti l'attrice Gina Lollobrigida: "Del resto mettetevi nei panni di un bacillo, non le sareste saltati addosso?",
chiosa il giornalista dell'Europeo Ciac.
 
Vittorio Feltri tiene alta l'attenzione sul coronavirus, ma non si lascia andare a facili allarmismi.

"Per paura di morire abbiamo rinunciato a vivere. Diamoci una calmata", scrive il direttore editoriale su Twitter.

E sempre via social ricorda che "non abbiamo memoria" perché "tra il 1956 e il 1960 l'Italia fu funestata
da un'influenza cosiddetta asiatica che fece 2 milioni di morti (a livello globale, ndr)".

In quell'occasione, però, "il Paese non si fermò", mentre oggi "facciamo un casino infernale".
 
Questo lo pubblica Avvenire non il primo cretino su instagram ......

Paure, fobie spesso immotivate e reali catastrofi.

Per comprendere fino in fondo l'entità della minaccia cinese, per ora definita "moderata" dagli esperti internazionali,
vanno comprese invece le portate che hanno avuto le grandi epidemie dal Novecento ad oggi.

La grande pandemia
La pandemie più grande, che inaugura il "secolo breve" in concomitanza con la Prima Guerra Mondiale,
è naturalmente la "Spagnola", capace di contagiare qualcosa come mezzo miliardo di persone nel mondo
uccidendone decine di milioni, almeno 25 (anche se alcune stime parlano addirittura di 50-100 milioni di morti)
.

Definita "la più grande pandemia della storia dell'umanità", identificata per la prima volta in Kansas nel 1918
ma scoppiata a livello mediatico dopo le notizie allarmanti di contagi dalla Spagna (da cui il nome),
la Spagnola era causata da un ceppo virale H1N1, e in un'Europa in ginocchio dopo 4 sanguinosi anni di guerra
imperversò uccidendo nei primi 6 mesi un milione di persone a settimana ed eliminando dal 3 al 6% della popolazione mondiale.

L'influenza asiatica
Nel 1957 torna il terrore del contagio con la cosiddetta 'Influenza Asiatica', un virus A H2N2
isolato per la prima volta in Cina, capace di fare due milioni di morti.
Fortunatamente viene messo a punto un vaccino in tempi record, frenando e poi spegnendo la pandemia, dichiarata conclusa nel 1960.

Quando il terrore viene dall'Est
È sempre l'Asia la culla delle nuove pandemie: zone densamente popolate, igiene non sempre appropriata,
scarso livello (almeno fino alla fine del secolo scorso) delle strutture sanitarie.
Non a caso nel 1968 è la volta dell'Influenza di Hong Kong, un tipo di influenza aviaria, abbastanza simile all'Asiatica,
che in due anni uccise dalle 750 mila ai 2 milioni di persone, in base alle stime, di cui 34 mila nei soli Stati Uniti.
 
Non c’è unità politica sulla crisi da coronavirus.

Il Pd, o una sua parte, secondo diversi retroscena, starebbe pensando di mettere da parte il capo della protezione civile, Angelo Borrelli.

C’è il passo in avanti di Goffredo Bettini, fra i dirigenti dem più ascoltati da Nicola Zingaretti.
Chiede un tavolo di lavoro permanente che contribuisca a dirigere le operazioni da compiere,
la cui responsabilità resta a capo degli organismi istituzionali preposti.

Potrebbe sembrare un caso isolato. Ma non è così. A questo se ne aggiunge un secondo.

C’è, infatti, il duro attacco di Stefano Vaccari contro Borrelli colpevole,
a detta del responsabile dell’organizzazione del Pd, di parlare troppo mentre
"in emergenza chi è a capo della catena di comando deve fare e parlare il meno possibile".

Un mal di pancia che sarebbe diffuso, come è evidente, in ambienti dem.

Ancora: l’iniziativa dei capigruppo di maggioranza al Senato che decidono di riunirsi tutti insieme.
È presto per parlare di una manovra coordinata per togliere la guida della catena di comando a Borrelli,
ma nel partito democratico sembra stiano emergendo sempre più malumori
per le scelte del commissario straordinario all’emergenza Covid-19.

Ormai è evidente.

Fonti parlamentari democratiche non smentiscono le riserve sempre più numerose e trasversali su Borrelli
e, in parte, anche sul presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

A quest’ultimo vengono rimproverate, ancora una volta, scelte di comunicazione non felicissime,
come quella di tenere il discorso alla nazione in diretta Facebook e a tarda serata.

Il presidente del Consiglio, tuttavia, non è però in discussione: anche i più critici nel Pd sanno che, a emergenza in corso,
sarebbe politicamente suicida mettere in discussione il premier.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto