VIAGGIO AL CENTRO DEL SALOTTO

Vediamo se si riesce a capire qualcosa.
Il nuovo decreto non si vede ancora. Però ci sono le "veline".
.....ed il chiaro stato di polizia. Mi meraviglio che non ci sia ancora
un giudice, così solerti in altre occasioni,a prendere in mano i decreti (neppure decreti legge)
ma di grado inferiore ed a confrontarli con i diritti costituzionali.

Contravvenzioni da 400 euro a 3000 euro.
Se la violazione è commessa a bordo di un veicolo, la sanzione sarà aumentata «fino a un terzo»

Se a violare la quarantena è una persona positiva al virus, la punizione è il carcere da uno a cinque anni.

Sul rispetto delle regole vigilano già le forze dell’ordine, ma ora il decreto prevede la possibilità per i prefetti di usare l’esercito.

Ogni decreto verrà trasmesso ai presidenti delle Camere e il capo del governo (o un ministro)
andrà a riferire ogni 15 giorni al Parlamento.

Le misure approvate dal governo «sono reiterabili e modificabili fino al 31 luglio 2020»

Ed ora la parte più "bella"........in pratica, ognuno per i azzi suoi. Ed il risultato concreto saranno
provvedimenti diversi da comune a comune ed a seconda dell'interpretazione data dai Prefetti.


Le Regioni «in caso di situazioni sopravvenute di aggravamento o di attenuazione del rischio sanitario»
possono adottare misure diverse da quelle nazionali «per sette giorni e, entro 24 ore,
devono chiedere al premier la conferma con un decreto e se questo non arriva «perdono efficacia».


La stessa procedura vale per i Comuni che devono però comunicare l’adozione del provvedimento
della durata di sette giorni alla Regione che, «negli stessi sette giorni, può confermarne l’efficacia per trenta giorni».

Un iter che mira a «omogeneizzare le misure» lasciando però facoltà di intervenire nelle situazioni locali.
 
Ma secondo la Vs. logica, un iter del genere andrà a "omogeneizzare le misure" ?????

Io lo vedo come un "lavarsi le mani" a livello centrale.
 
Prima di parlare della sanità e della scuola statale al tempo del coronavirus, occorre una breve prodromica digressione.

Per onestà intellettuale, gli attuali governanti arrivano al comando dopo più di 25 anni di feroci politiche neoliberiste,
poste in essere da tutti quelli che li hanno preceduti, nessuno escluso, al grido “L’Europa lo vuole“,
evocando il grido “Deus vult”, che portò i Crociati in Terrasanta.

Le loro responsabilità sono pertanto limitate all’arco temporale del loro governo.

Possiamo tuttavia annoverare anch’essi tra i neotolemaici italiani, che si caratterizzano per avere tre certezze assolute:
la NATO in politica estera,
l’euro in economia e
l’Unione Europea per tutto il resto.

La moneta, che normalmente è solamente un mezzo, in Italia è invece diventata un fine.

In buona sostanza, al centro c’è l’euro, assurto a valore assoluto, mentre tutto lo stato sociale,
in primis pensioni, scuola e sanità, girano attorno ad esso e si devono adeguare.

Chi sia il Tolomeo italiano è difficile a dirsi.

Ci sono tanti nomi autorevoli, che possono a buon diritto concorrere a questa titolo:
Beniamino Andreatta,
Carlo Azelio Ciampi,
Romano Prodi,
Giuliano Amato,
Massimo D’Alema,
Mario Monti.

Ci fermiamo qui, ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo.

Ognuno di essi, in buona fede forse o in cattiva fede molto probabilmente, ha destrutturato il sistema economico italiano
così come si era formato dopo la seconda guerra mondiale e che aveva portato l’Italia ad essere in assoluto la quinta potenza economica occidentale,
grazie al suo mix innovativo di grandi imprese di stato, come l’IRI, ereditata dal ventennio fascista, e di medie e piccole imprese private.

Fatto sta che, a causa degli accordi di Maastricht prima e del pareggio di bilancio dopo,
in Italia da anni non si fa più politica di alcun tipo ed i governanti sono diventati sostanzialmente i gabellieri di Bruxelles.

I Governi ratificano scelte politiche prese altrove.

E’ molto triste, ma ormai la democrazia italiana è stata ridotta ad una sterile liturgia.
Vengono totalmente disapplicate intere parti della nostra Carta Costituzionale e,
qualunque possa essere l’orientamento della compagine al comando, non può far altro che perpetuare le scelte precedenti.

Questo modus operandi si chiama rispetto dei vincoli esterni.

Vinculum in latino significa catena. Tutti noi, quindi, siamo incatenati poiché la politica economica,
fiscale, di sviluppo non ricade più sotto il controllo parlamentare.

La politica estera è invece indirizzata dalla NATO, longa manus degli statunitensi.

Gli Stati Uniti, con la loro politica delle sanzioni economiche, ci limitano anche nei commerci.

Assurde le sanzioni che abbiamo dovuto applicare, obtorto collo, alla Russia,
paese con il quale abbiamo sempre avuto nel secondo dopoguerra ottime relazioni diplomatiche.
Come non ricordare la FIAT a Togliattigrad ed un grande attivo commerciale, ma tant’è:
l’Italia è diventata una colonia e come tale ha margini di manovra molto limitati.

In ogni caso, oggi la Federazione Russa non ha fatto mancare il suo concreto sostegno.

Quando i nostri alleati e malmostosi vicini facevano solo chiacchiere, in questo momento così tragico,
non ha esitato ad inviare con un ponte aereo un’intera brigata NBC completamente attrezzata ed autosufficiente all’aeroporto di Pratica di Mare.

Una piccola chiosa.
Gli aerei russi, per giungere in Italia, sono passati per la Turchia, un po’ come dire che
per andare da Napoli a Roma si passi prima per Messina.

Il motivo?

La Polonia non ha dato il permesso di attraversamento del proprio spazio aereo agli aerei da trasporto russi II67, ben sapendo che erano aiuti per l’Italia.

Vorrei sommessamente ricordare che il grande sviluppo economico della Polonia di questi anni è finanziato dai trasferimenti dell’U.E.
e quindi anche dai cittadini italiani, essendo l’Italia contribuente netto al bilancio europeo.

Questo forse i polacchi non lo sanno e pertanto sarebbe il caso che il ministro Di Maio
facesse in merito qualche precisazione al suo omologo polacco.

E’ sempre vero il detto antico che gli amici si vedono nel bisogno!

Ma le cose vanno così e l’unione europea si sta dimostrando sempre più una “compagnia malvagia e scempia”.

Patetica la dichiarazione di ieri del presidente della Commissione europea.

La Von der Leyen si è detta preoccupata per i farmaci contraffatti, perché i criminali sfruttano questi momenti di paura ed ha aggiunto
Ho parlato col direttore di Europol, con i nostri governi e le agenzie europee: facciamo tutto il possibile per proteggervi dai medicinali contraffatti“.

Dopo tale stentorea dichiarazione, ora sì che ci sentiamo tutti tranquilli!

Fatta questa lunga ma doverosa premessa, cosa è avvenuto, summa capita, nella sanità e nella scuola negli ultimi due decenni?

Innanzitutto tagli, solamente tagli, niente altro che maledetti tagli, spacciati ovviamente per salvifiche riforme.

Ormai, quando in Italia si sente il termine riforma, il cittadino avveduto deve fare i debiti scongiuri,
poiché anche se sbandierata per un ipotetico miglioramento dello status quo, certamente peggiorerà il suo tenore di vita. E’ fattuale.

Partiamo dal sistema sanitario nazionale, che nel 1999 con il dlgs 229 è stato regionalizzato.
Gli ospedali, posti sotto il controllo regionale, sono diventati “ aziende”, sostantivo che con la tutela della salute in genere non si coniuga affatto bene.

Si sono create, infatti, sanità di serie A, di serie B e alcune di serie C.

Il pareggio di bilancio, inserito in Costituzione da Mario Monti nel 2012,
che vincolava anche il bilancio delle regioni al suo rispetto, ha fatto il resto.


Negli ultimi dieci anni sono stati tagliati alla sanità 130 miliardi di euro.

A dire il vero, i più accorti costituzionalisti paventavano l’eventualità che l’art.32 della nostra Carta,
che pone la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo, potesse entrare in conflitto
con le modifiche introdotte ai successivi artt. 81, 97, 117, 119, che statuiscono il pareggio di bilancio.

Ma tant’è. Alla Camera il provvedimento passò con 464 voti favorevoli , 0 contrari e 11 astenuti.

Nessuno dei deputati si oppose alla modifica costituzionale e molti di essi votarono il provvedimento
senza aver per niente chiaro quali fossero le future ricadute sul paese.

Una vera e propria hybris ci ha colpito per quella scelta, grazie alla quale oggi abbiamo una palese dimostrazione di insulsaggine e perniciosità.

Eppure, a quei tempi, fu presentata come cosa di poco conto, quasi un atto dovuto,
però operata senza alcun dibattito approfondito nella società civile e sotto il ricatto dello “spread”.

Mio padre, medico ospedaliero classe 1904, avrebbe detto che il “tempo è galantuomo”.

In effetti, il tempo è stato galantuomo e così veniamo colpiti da una epidemia causata da un virus, normalmente non pericoloso,
ma che si è purtroppo mutato e in alcuni casi attacca anche i polmoni dell’ospite, causando gravi polmoniti,
per curare le quali i nostri soliti rimedi sono del tutto inefficaci, non esistendo protocolli clinici e men che meno vaccini.

Per tentare di salvare gli ammalati è necessaria la terapia intensiva e quindi i reparti specificatamente attrezzati con i ventilatori polmonari.

I sacrifici che ci sono stati imposti illo tempore oggi risultano ancora più gravosi ed inutili per i lutti che stanno causando
e soprattutto perché i risparmi, rectius tagli, sullo stato sociale a cui siamo stati costretti,
vennero impiegati per salvare le banche tedesche e francesi, aziende di quelle nazioni
che non hanno dimostrato ad oggi alcuna solidarietà verso l’Italia.

A cagione di questi tagli siamo tornati indietro di settanta anni e questo per inseguire ufficialmente
la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, progetto inizialmente quanto mai utopico,
ma rivelatosi nel prosieguo distopico, poiché concretamente ha appagato la cupidigia
e la brama di ricchezza di una ristretta casta di apolidi miliardari.

A questo arricchimento immondo e ingiustificabile i neoliberisti nostrani, che ora non si fanno più sentire in giro e bene fanno
( Alesina, Giavazzi, Panebianco etc.), trovarono anche una giustificazione: la teoria del trickle-down, del gocciolamento verso il basso.

Affermarono con impudenza questo: é vero che solamente coloro che sono in alto si arricchiscono tanto,
ma un po’ di questa ricchezza finisce per gocciolare verso il basso e tutti alla fin fine staranno meglio;
che poi disparità e diseguaglianza aumentano poco importa.

Questa teoria evoca i banchetti medioevali quando i signori, al termine di lauti pranzi,
lanciavano gli avanzi alle plebi perché si beassero.

Prima dell’epidemia da covid-19 spirava tra i beneventani un clima di mobilitazione,
poiché c’era in progetto per l’ ospedale civile di Benevento la chiusura di alcuni reparti,
che sarebbero stati trasferiti presso l’ ospedale di S.Agata dei Goti, paese distante quaranta chilometri dal capoluogo.
Negli anni precedenti, oltre alla chiusura nel medesimo ospedale del reparto di neurochirurgia,
presidio di assoluta eccellenza a livello nazionale, per il quale era stato costruito anche un eliporto,
erano stati chiusi in provincia altri due ospedali.

Il ministro Speranza dovrebbe anche dirci perché mai, nel 2020, il sistema sanitario della settima economia mondiale
e del secondo stato esportatore europeo ha bisogno di eroi per tutelare la salute degli italiani.

Se vuole essere credibile, deve essere onesto fino in fondo e chiarirci dove vanno a finire i finanziamenti tagliati alla sanità pubblica.

Non meno dolorosi sono stati i tagli nella scuola.

Fioramonti giustamente riteneva che per l’istruzione, la ricerca e l’università, dopo le cure di Moratti, di Gelmini e di Renzi,
nella finanziaria del 2020 ci dovesse essere un incremento degli stanziamenti di almeno tre miliardi
ed aveva promesso le sue dimissioni in caso contrario.

Avendo acclarato di lì a poco che non c’era trippa per gatti, come avrebbe detto Ernesto Natan, strano a dirsi,
l’onorevole Fioramonti, a differenza di Renzi, ha tenuto fede alle proprie parole e si è dimesso il 25 dicembre dello stesso anno.

Infatti, la scuola non solo non aveva ottenuto più fondi per il 2020 ma, come per la sanità,
si preannunciavano ulteriori tagli per gli anni a venire e non da poco.

Precisamente, leggasi la Nota di aggiornamento DEF 2019, se nel 2010 la spesa per l’istruzione era il 3;9% del PIL,
nel 2015 è diventata il 3,6%,
nel 2020 il 3,4%,
nel 2025 sarà del 3,2%,
nel 2030 il 3,1%,
nel 2035 il 3% e fermiamoci qui pro bono pacis.

Solo nel corso dell’anno 2019 alla scuola sono stati tagliati 1,8 miliardi di euro!

Anche l’onorevole Azzolina, se non vuole essere annoverata tra i saltimbanchi e i ciurmatori della politica nostrana,
dovrebbe dirci a chi sono stati dati i soldi tagliati alla scuola.

Mi sento di scommettere che sicuramente alla sanità non sono andati.
 
Piano-di-volo-aerei-russi.png
 
Qualcosa sta succedendo nel mercato dell’oro, e quello che si vede è molto particolare.

Da un lato il prezzo dell’oro di carta, cioè di quei prodotti finanziari che dovrebbero permettere di investire in oro
pur non possedendolo fisicamente, come gli ETF, dall’altro quello dell’oro spot e dei suoi future.

Iniziamo a considerare la prima parte,cioè quella dei contratti ETF



L’Oro finanziario, sotto forma soprattutto di ETF è stato venduto in modo abbondante
per far fronte alle necessità di liquidità di molti investitori travolti dalle perdite negli altri settori.

Quindi chi aveva investimenti in oro se ne è alleggerito, ma questo trend è cambiato.

Negli ultimi giorni il prezzo dell’oro si è ripreso,mostrando anche un curioso distanziarsi fra oro spot e future.



Prima di tutto vi è stata una ripresa nel prezzo dell’oro , ma questa è legata alla separazione fra prezzo dell’oro spte quello dell’oro future.

In questo momento c’è la sensazione che l’oro in futuro sarà molto più costoso, e c’è anche una spiegazione molto pratica:

le tre fonderie svizzere ticinesi maggiori, Valcambi, Pamp ed Argor-Heraeus, importatissimi fornitori del metallo prezioso a livello mondiale,
sono in questo momento chiuse per il Coronavirus, per cui c’è proprio un problema di fornitura del metallo prezioso.

Se il prezzo spot non segue quello future è perchè la domanda futura si attenda sia ancora superiore, e che questo farà innalzare ulteriormente i prezzi.

Dato che l’interesse si concentra sull’oro fisico se la chiusura delle fonderie si protraesse
potremmo assistere ad un ulteriore aumento dei prezzi per scarsità dell’offerta.
 
Et Voilà, il pranzo è servito.

L’Europa non cambia mai.

Neanche con una crisi di proporzioni mondiali e con un Paese, l’Italia, sull’orlo del collasso sanitario.

Le vane speranza degli europeisti più convinti si basavano sul fatto che l’Unione europea,
per sopravvivere, avrebbe dovuto aiutare per forza il nostro Paese.

Altrimenti il rischio catastrofe sarebbe stato dietro l’angolo, con pericoli sempre più crescenti
per una struttura ormai a dir poco traballante come quella di Bruxelles.

Ma come sempre la realtà supera l’immaginazione e dal Nord è arrivata la sentenza che condanna l’Italia. https://it.insideover.com/economia/...ul-mes-bocciata-la-linea-conte-gualtieri.html

Nessun taglio in termini di austerità e eventuali “commissariamenti” da parte del sistema finanziario europeo.

La decisione è arrivata ovviamente da chi decide davvero sulle sorti dell’Europa.

Altro che Ursula von der Leyen, Michel, il Consiglio europeo o altri burocrati messi lì non per decidere
ma per rappresentare interessi più grandi di loro.

La scelta della linea da seguire è arrivata direttamente dalla Germania, culla dell’Unione europea
e probabilmente capitale della nuova Ue post-coronavirus

Il ministro dell’Economia Peter Altmaier è stato cristallino:

nessuna concessione all’Italia per un “dibattito fantasma” sulle idee per una maggiore flessibilità in Europa.



Una frase che inquieta per i modi e i tempi, ma che di certo non deve stupirci.

Angela Merkel non ha mai mostrato alcune reale empatia per le sorti dell’Italia.

E quella frase di Christine Lagarde sullo spread – quando Piazza Affari crollava sotto i colpi della pandemia e forse delle speculazioni –
era stato il segnale arrivato dalla Bce (e quindi dalla linea tedesca) su cosa volesse ora l’Europa.

L’Ue non cerca di aiutare l’Italia: l’Ue vuole semplicemente che l’Italia faccia il suo compito.

L’aiuterà, certo, ma non per pietà cristiana.

Lo farà finché sarà utile salvare sé stessa, a evitare il crollo sanitario prima ancora che economico.

Ma poi non ci saranno sconti.

E per certi versi è un bene che l’Unione lo abbia chiarito subito, anche al fine di evitare eccessi di fiducia in un sistema che
– va ricordato – non ha mai dato prova di solidarietà vera nei confronti di nessuno.

Basti ricordare cosa è successo in Grecia, dove tutti hanno banchettato su quanto rimaneva dello Stato ellenico
dopo un commissariamento fatto di lacrime e sangue.

Ora quello stesso meccanismo è stato ribadito anche nei confronti dell’Italia post-coronavirus. Ma non c’erano dubbi.

L’Unione europa ha isolato l’Italia immediatamente dopo le prime notizie sui focolai di Codogno e Vo’ Euganeo
senza prestare alcun soccorso reale al nostro Paese.

Ha taciuto di fronte agli attacchi speculativi mentre la Borsa di Milano cadeva così come non ha fatto niente nei confronti dei nostri ospedali al collasso.

Ci ha lasciato soli finché era impossibile considerare solo la Lombardia e il Veneto come i focolai d’Europa.

E ci ha isolato per settimane anche con la consegna di presidi medici fondamentali
al punto che Roma ha dovuto sperare nell’intervento della Cina, dell’Egitto, del Brasile, poi della Russia e infine degli Stati Uniti.

Un Paese fondatore dell’Ue diventato terra di nessuno, con l’Europa più attenta a capire cosa facesse (e cosa volesse) Berlino,
piuttosto che capire come salvare l’Italia proprio per salvare anche se stessa.

E invece l’Europa continua a commettere lo stesso errore: non salva gli altri proprio pensando di poter salvare se stessa.

Ma altro non farà che ampliare una frattura ormai enorme tra popoli e burocrazia, tra Sud e Nord Europa, tra “populisti” e tecnocrati.

Nei giorni scorsi, il ministro della Finanze francese, Bruno Le Maire, aveva detto una frase molto chiara:
l’Europa non si riprenderà se lascerà cadere l’Italia. Ma sembrano parole vuote di fronte a questa Ue.

In un sistema dove i ministri della Sanità non rispondo alle richieste di ventilatori polmonari di un Paese
che conta migliaia di morti, come si può pretendere che si possa credere a un’Europa solidale?

L’Ue non è per definizione solidale: aspetta, con inquietante lucidità, che l’unica via di uscita sia cedere sovranità per evitare il baratro.

Va dato atto, al ministro tedesco, di averci almeno risvegliato dai sogni.
 
Non ho capito perchè negli uffici pubblici - se chiusi al pubblico - i dipendenti non possano lavorare.
Mah. E poi se gli dici che hanno dei privilegi.......tempesta.

Oltre al virus, a colpire l’economia lombarda, in un settore cruciale come l’immobiliare
è anche un baco normativo che ha di fatto paralizzato le compravendite in tutta la Regione.

La causa?

Un intreccio perverso tra l’ordinanza regionale disposta dalla giunta guidata da Fontana
che ha chiuso gli uffici pubblici in tutta la Regione e le norme nazionali su alcuni aspetti delle compravendite immobiliari.

Dato che le Conservatorie dei registri immobiliari hanno chiuso gli accessi al pubblico,
gli atti non possono essere trascritti (anche se teoricamente i notai possono trasmetterli per via telematica).

E questo — denuncia il consiglio notarile di Milano presieduto da Carlo Munafò — comporta un blocco delle compravendite,
in particolare se c’è di mezzo una banca che finanzia l’acquirente,
perché se l’istituto non ha la certezza che l’ipoteca venga iscritta, non concede il mutuo.

È un tema che riguarda famiglie, aziende, fondi immobiliari e anche le banche,
specialmente in una fase in cui potrebbero trovarsi a chiedere delle ipoteche a garanzia dei crediti alle aziende.

La situazione è emersa subito lunedì, quando è entrata in vigore l’ordinanza regionale del 21 marzo
che chiude praticamente tutti gli uffici pubblici, con una stretta maggiore rispetto al decreto della presidenza del Consiglio per il resto d’Italia.

Come evidenzia una nota inviata dal Comitato regionale notarile della Lombardia alla direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate,
«in relazione ai servizi di pubblicità immobiliare sono sospese tutte le attività di sportello, compresa l’accettazione delle formalità»,
con la conseguenza del mancato aggiornamento dei registri immobiliari.
In dipendenza di ciò, gli operatori sono impossibilitati ad accertare la libertà degli immobili
da formalità pregiudizievoli con l’usuale aggiornamento, determinando anche difficoltà di accesso al credito».

Anche diversi agenti immobiliari stanno lamentando un blocco delle compravendite a causa del blocco.

Com’è possibile che non si possa lavorare in smart working anche nelle Conservatorie,
se i notai solitamente inviano per via telematica gli atti che redigono, come quelli relativi alle ipoteche?


«Perché allo sportello sono ammessi altri soggetti, come gli avvocati che devono fare trascrivere, per esempio,
un pignoramento o un atto di citazione di natura immobiliare», spiega Munafò.

«Io potrei anche inviare telematicamente una iscrizione di ipoteca.
Ma il giorno di apertura degli uffici il sistema prevede prima la lavorazione delle pratiche cartacee presentate fino a quel giorno,
e solo dopo l’orario di chiusura al pubblico la lavorazione delle pratiche inviate telematicamente.
Questo comporta che la formalità verrà trattata in coda agli atti cartacei presentati il giorno di apertura, anche se l’atto fosse stato mandato giorni prima.
In Conservatoria, chi arriva prima vince».

Un caso nato dall’efficienza del sistema

Insomma, un caos.

«È paradossale che il blocco derivi dal fatto che il sistema, che è molto informatizzato, funziona bene.
Ci siamo tutti abituati ad avere un aggiornamento sulle trascrizioni praticamente in tempo reale.
Oggi che il sistema è così implementato, una paralisi del genere comporta che le banche
non possono verificare le iscrizioni e per evitare di assumersi il rischio di trovare delle pregiudizievoli,
rimandano l’erogazione del mutuo. E il sistema si blocca».

C’è anche un altro problema non da poco che il blocco delle compravendite comporta.

Ci sono persone che devono effettuare un rogito entro una data definita,
per esempio perché altrimenti perderebbero i benefici fiscali per la prima casa;
ma se non possono effettuare la vendita nei termini, rischiano «rilevanti danni economici, indipendenti dalla loro volontà», denunciano i notai.

Per questo chiedono la «tempestiva riattivazione del servizio di pubblicità immobiliare»
oppure che «tutti i termini decadenziali di natura fiscale siano compresi nella sospensione».

«Noi notai abbiamo comunque ridotto l’attività agli atti strettamente necessari e non differibili.
Tuttavia il problema più grande è che non sappiamo quando la Conservatoria potrà riaprire e questo ci impedisce di programmare i rogiti.
A metà marzo la Conservatoria di Milano era già stata chiusa per quattro giorni per sanificazione
ma sapevamo che avrebbe riaperto il 16 marzo. Stavolta non sappiamo quando potremo riaccedere ai servizi».
 
Oggi il Consiglio dei Ministri francese ha dato una conferenza stampa per annunciare,
ognuno per la sfera di competenza, le misure economiche adottate in Francia.



Tra le misure:

* 300 miliardi di garanzie di stato per le PMI di meno di 1.5 mld di fatturato.

* 45 miliardi per il sistema esteso ed ampliato di disoccupazione parziale per tutti

* sospensione del pagamento delle bollette per partite iva, artigiani e commercianti:
energia acqua e gas saranno garantiti. Idem per il pagamento dell’affitto.

Il Fondo di solidarietà per le aziende di meno di 1 mld di fatturato ed i professionisti per chi non può beneficiare delle altre misure
erogherà 1500 euro (al mese?) di risarcimento sin dalla fine del mese di marzo su semplice autodichiarazione.

Per chi avesse bisogno di più, c’è la possibilità di ottenere 2000 euro dietro presentazione di un dossier a livello regionale.

Le Regioni hanno contributo per 250 milioni e gli assicuratori per 200 milioni a questo fondo di solidarietà.

Per gli appalti pubblici, sospensioni senza alcuna penalità. Nessun limite al pagamento degli anticipi.

Infine, va potenziato il sistema delle comunicazioni elettroniche, senza alcuna burocrazia.
* Rifondazione del sistema di sussidi di disoccupazione parziale (cassa integrazione) per cui si ottiene il 85% della retribuzione:
abbiamo deciso con decreto che le aziende saranno rimborsate totalmente, per tutte le PMI.

* Esemplificazione del sistema di disoccupazione parziale. Le aziende avranno trenta giorni per l’introduzione delle domande con effetto retroattivo,
con una risposta in 48 ore, vale la regola del consenso tacito in caso di mancata risposta, la domanda è accetta.

37000 aziende hanno già chiesto la copertura della disoccupazione parziale.

570000 dipendenti sono già coperti. Faremo tutto per evitare i licenziamenti :

* Congedi e vacanze pagate: un datore di lavoro ha il diritto di fissare lui le date delle vacanze dei suoi dipendenti entro un mese di tempo.
Adesso con un accordo collettivo prevediamo che sia fissata una settimana di vacanze per tutti, o con il sistema risparmio tempo.

* Un’altra misura riguarda i diritti di lavoro per le aziende che continuano a lavorare, con un sovraccarico di domande,
maschere, agricoltura, alimentazione, ecc, hanno bisogno di più manodopera: temporaneamente derogando alle regole di riposo settimanale,
con la possibilità di lavorare di domenica, potranno lavorare 46/60 ore settimanali con aumento dello stipendio.

La lista dei settori sarà pubblicata per decreto (ah che chiarezza mancante da noi!).

* Per mantenere il lavoro dei dipendenti, ed evitare qualsiasi licenziamento, apriamo alla possibilità di ottenere i sussidi di disoccupazione parziale
per chiunque ne sia escluso escluso adesso. Anche per chi lavora per un’azienda francese ma non risiede in Francia.

* Per i risarcimenti ai genitori che si occupano dei figli, continua il regime del 90% dello stipendio.

* Per la qualità della vita dei disoccupati che arrivano alla fine dei loro diritti ai sussidi, anche loro avranno diritto a essere tutelati.
Per tutti i disoccupati che stanno arrivando alla scadenza dei diritti, viene prorogato il regime fino a quando dura la crisi sanitaria.
Per gli artisti dello spettacolo, rinviamo fino alla fine della crisi sanitaria, i diritti.
Per gli interinali, avranno la disoccupazione parziale, idem per gli stagionali, anche se non hanno più lavoro fino alla fine della crisi.
Per i disoccupati, ci sarà un periodo “bianco” per non penalizzare nessuno.

* Una rete di sicurezza PMI, dipendenti, apprendisti, intermittenti, interinali, stagionali,
tutto sarà attuato per difendere tutti per ripartire meglio alle fine della crisi.
 
Da noi non hanno neppure sospeso il pagamento delle bollette ed il grande ministro
ha chieso di pagare l'iva il 16 marzo .........senza attendere il rinvio al .......20 marzo.
 
In questi giorni di isolamento domiciliare il tempo sembra non trascorrere mai.

Anzi, sembra che le lancette dell’orologio viaggino in senso opposto.

E così accade che anche vecchi Stati tornino in auge, come accaduto con l’Unione Sovietica.

Ironia a parte, quella di Domenico Arcuri – il commissario scelto da Giuseppe Conte per gestire l’emergenza Coronavirus in Italia –
è una banale gaffe andata in onda, in diretta, a In Mezz’Ora, la trasmissione condotta da Lucia Annunziata.

«Il Presidente del Consiglio Conte che governa questa macchina complicata – ha detto Domenico Arcuri a Lucia Annunziata –
ha chiesto e ottenuto dal Presidente Putin di far arrivare in queste ore, e arriveranno a Roma,
alcuni aerei dell’Unione Sovietica che porteranno 180 medici, infermieri e ventilatori».

Sta di fatto che l’Unione Sovietica, l’Urss, non esista più dalla fine del 1991.
Quasi 29 anni fa. Una gaffe che fa scaturire molta ironia e strappa un sorriso.
 

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