wally tonfo dati macro e paura recessione
Seduta decisamente difficile per la piazza azionaria americana che non solo ha annullato il rimbalzo della vigilia, ma si è spinta ben oltre, con una flessione piuttosto accentuata per i listini. La giornata si è aperta subito nel segno delle vendite, sulla scia delle cattive notizie arrivate dal mondo societario, con particolare riferimento alla deludente trimestrale di Citigroup.
Ad appesantire l’andamento odierno degli scambi hanno contribuito anche i diversi dati macro rivelatisi inferiori alle previsioni. Le vendite al dettaglio sono calate dello 0,4% a dicembre, segnalando una frenata dei consumi, che come sappiamo rappresentano il fulcro del PIL americano. Anche i prezzi alla produzione hanno riportato una flessione dello 0,1% a fronte di una crescita prevista dello 0,2%. Rallenta l’attività manifatturiera, come evidenziato dal New York Empire State Index, sceso poco sopra i 9 punti, mentre nessuna sorpresa c’è stata per le scorte di magazzino, con un incremento in linea con le previsioni.
Nel complesso queste indicazioni sono state lette dal mercato come segnali che anticipano una possibile recessione, sulla scia delle dichiarazioni di Greenspan il quale ha affermato che la congiuntura a stelle e strisce potrebbe entrare in una fase recessiva, secondo quanto segnalato dai dati delle ultime settimane.
Non è servito a nulla il nuovo calo dei prezzi del petrolio che in chiusura si sono riportati poco al di sotto dei 92 dollari, con una perdita di quasi due punti e mezzo percentuali.
Nonostante i tentativi di recupero compiuti nel corso della seduta, gli indici non sono stati capaci di risollevarsi neanche parzialmente, terminando gli scambi a ridosso dei minimi odierni. Il Dow Jones e l’S&P500 hanno ceduto rispettivamente il 2,17% e il 2,49%, mentre il Nasdaq Composite ha lasciato sul parterre il 2,45% a2.417,59 punti, dopo aver segnato un minimo a 2.412 e un massimo a 2.455 punti.
Tra i titoli del Dow Jones, protagonista in negativo è stato Citigroup, peggior azione del paniere, con una flessione del 7,23%, poco al di sotto dei 27 dollari. La società ha consegnato quest’oggi una pessima trimestrale, annunciando svalutazioni per 18 miliardi di dollari, insieme ad una riduzione del dividendo e ad un taglio della forza lavoro di oltre 4mila unità. Come se non bastasse, l’agenzia S&P ha tagliato il rating sul debito a lungo termine da “AA” ad “AA-“, ritenendo che il 2008 possa essere ancora difficile per il gruppo.
Cade anche JP Morgan che arretra del 5,29% alla vigilia dei risultati del trimestre, pagando pegno anche per la bocciatura di Deutsche Bank, i cui analisti hanno ridotto la raccomandazione a “neutral”.
Male Alcoa che chiude in rosso di quasi li 5%, preceduta da General Motors e da Boeing, in discesa del 4,94% e del 4,21%. Si difende IBM che riporta comunque un ribasso dello 0,64%, riuscendo a limitare i danni grazie alle positive indicazioni di ieri sui conti dell’ultimo trimestre. Poco sotto la parità Altria e Johnson & Johnson, diversamente da Home Depot, unico titolo del listino a chiudere con un piccolo segno più.
Sul tabellone elettronico del Nasdaq Composite, si salva Applied Materials, in ascesa dello 0,65%, mentre perde l’1,69% Intel, in attesa dei conti trimestrali che saranno diffusi dopo la chiusura. In flessione del 2,5% Google e Dell, preceduti da Yahoo che ha subito un ribasso del 3,33%.
Ancora più pesante il bilancio di Apple che chiude in rosso del 5,45%, per nulla aiutato dai dati sulle vendite dell’Iphone, che a poco più di sei mesi dal lancio è stato commercializzato in ben 4 milioni di unità. Nessuna reazione del titolo alla presentazione delle ultime novità del gruppo;