(4) Gli amici di Ettore_61 e non solo..... (5 lettori)

fo64

Forumer storico
buongiorno a tutti

questa la riporto anche qua, articolo odierno dal sito del 24 ore... oserei dire preoccupante per questo povero paese :rolleyes:


La crisi finanziaria globale fa tornare l'Italia ai tempi della lira. Al 1997, quando il Governo lavorava per portare il Paese nell'euro. Ieri il rendimento titoli di Stato italiani decennali (BTp) ha infatti superato di un punto percentuale quello dei corrispettivi titoli tedeschi (Bund): l'Italia, insomma, è costretta a pagare l'1,02% di interessi in più della Germania per trovare qualche investitore disposto a comprare i suoi titoli di Stato.
Non era mai accaduto da quando esiste l'euro.
E anche i credit default swap, cioè le polizze che gli investitori usano per assicurarsi contro l'insolvenza di qualunque emittente obbligazionario, hanno raggiunto il record per il nostro Paese: 128 punti base lunedì e 115 ieri.
Secondo i calcoli di StatPro, questo significa che gli investitori implicitamente calcolano una probabilità di insolvenza della Repubblica italiana del 2% nell'arco di un anno e del 10% nell'arco dei prossimi 5 anni.
Segno, da un lato, che l'Italia è percepita sempre più rischiosa. Dall'altro, che il panico sta spingendo gli investitori verso i titoli più sicuri.
Andiamo con ordine. L'allargamento della forbice tra i rendimenti di Italia e Germania, che i tecnici chiamano spread, ha due ordini di ragioni. Innanzitutto c'è una motivazione di carattere generale. I Bund tedeschi sono storicamente considerati i titoli di Stato più sicuri d'Europa, soprattutto perché sono molto liquidi e hanno un contratto futures molto efficiente. In momenti d'incertezza, dunque, gli investitori hanno sempre acquistato più Bund che titoli italiani, spagnoli o anche francesi. Per questo la Germania ha sempre pagato, per emettere titoli di Stato, i rendimenti più bassi d'Europa. È dunque normale che in questi giorni di grande incertezza la corsa all'acquisto di Bund sia aumentata. E, di conseguenza, è normale che i rendimenti tedeschi siano scesi più degli altri.
L'allargamento del cosiddetto spread, dunque, è in gran parte frutto di un movimento del mercato dettato dal panico degli investitori. E riguarda tutti i Paesi "periferici" d'Europa, non solo l'Italia: la Grecia paga oggi l'1,25% più della Germania, la Spagna lo 0,61% e il Portogallo lo 0,72%. L'1% pagato in più dall'Italia, insomma, è in bella compagnia.
«Questo movimento riflette la percezione, da parte del mercato, di un elevato rischio sistemico», osserva Vincenzo Guzzo, senior strategist di Morgan Stanley. Eppure, secondo alcuni economisti, questa spiegazione non è sufficiente per giustificare il divario record tra Italia e Germania.
E qui si entra nella seconda motivazione: il nostro Paese paga lo scotto di conti pubblici zavorrati da una montagna di debiti. Con un rapporto sul Pil al 103,2% (dati di Standard & Poor's), l'Italia è il Paese con il debito pubblico più elevato d'Europa. E questo pesa, soprattutto ora che i Governi hanno annunciato massicci interventi a sostegno del sistema bancario e finanziario.
Già ora, prima che il Tesoro italiano abbia effettuato alcun intervento nel capitale delle banche, le emissioni di titoli di Stato italiani (vedere articolo a pag.47) sono stimate in aumento per l'anno prossimo. Morgan Stanley prevede che nel 2009 l'Italia debba emettere BTp, CcT e CTz per 198 miliardi di euro: più dei 183 previsti nel 2008 e più dei 169 emessi nel 2007. Cifra ben più elevata dei 57 miliardi previsti in Spagna, dei 135 in Francia e dei 173 in Germania. Ebbene: l'andamento dello spread tra BTp e Bund tiene conto anche di questi dati. «Siamo in un momento – osserva un economista – in cui il mercato cerca di testare la capacità degli Stati di mettere mano al portafoglio».
Morale: il peggioramento del rischio-Italia è il frutto sia di motivi internazionali (legati al panico degli investitori) sia di considerazioni sui conti pubblici. Purtroppo l'Italia ne pagherà le conseguenze. È vero che in termini assoluti i rendimenti sono scesi (i BTp decennali ieri rendevano il 4,76%), ma è anche vero che rispetto alla Germania l'Italia viaggia con il freno a mano tirato. Assumendo che l'anno prossimo emetterà 198 miliardi di debito, il Tesoro pagherà interessi – considerando le varie scadenze – di circa 1,5 miliardi di euro in più di quelli che pagherebbe la Germania.
 

ettore_61

?????????????????????
buongiorno a tutti

questa la riporto anche qua, articolo odierno dal sito del 24 ore... oserei dire preoccupante per questo povero paese :rolleyes:


La crisi finanziaria globale fa tornare l'Italia ai tempi della lira. Al 1997, quando il Governo lavorava per portare il Paese nell'euro. Ieri il rendimento titoli di Stato italiani decennali (BTp) ha infatti superato di un punto percentuale quello dei corrispettivi titoli tedeschi (Bund): l'Italia, insomma, è costretta a pagare l'1,02% di interessi in più della Germania per trovare qualche investitore disposto a comprare i suoi titoli di Stato.
Non era mai accaduto da quando esiste l'euro.
E anche i credit default swap, cioè le polizze che gli investitori usano per assicurarsi contro l'insolvenza di qualunque emittente obbligazionario, hanno raggiunto il record per il nostro Paese: 128 punti base lunedì e 115 ieri.
Secondo i calcoli di StatPro, questo significa che gli investitori implicitamente calcolano una probabilità di insolvenza della Repubblica italiana del 2% nell'arco di un anno e del 10% nell'arco dei prossimi 5 anni.
Segno, da un lato, che l'Italia è percepita sempre più rischiosa. Dall'altro, che il panico sta spingendo gli investitori verso i titoli più sicuri.
Andiamo con ordine. L'allargamento della forbice tra i rendimenti di Italia e Germania, che i tecnici chiamano spread, ha due ordini di ragioni. Innanzitutto c'è una motivazione di carattere generale. I Bund tedeschi sono storicamente considerati i titoli di Stato più sicuri d'Europa, soprattutto perché sono molto liquidi e hanno un contratto futures molto efficiente. In momenti d'incertezza, dunque, gli investitori hanno sempre acquistato più Bund che titoli italiani, spagnoli o anche francesi. Per questo la Germania ha sempre pagato, per emettere titoli di Stato, i rendimenti più bassi d'Europa. È dunque normale che in questi giorni di grande incertezza la corsa all'acquisto di Bund sia aumentata. E, di conseguenza, è normale che i rendimenti tedeschi siano scesi più degli altri.
L'allargamento del cosiddetto spread, dunque, è in gran parte frutto di un movimento del mercato dettato dal panico degli investitori. E riguarda tutti i Paesi "periferici" d'Europa, non solo l'Italia: la Grecia paga oggi l'1,25% più della Germania, la Spagna lo 0,61% e il Portogallo lo 0,72%. L'1% pagato in più dall'Italia, insomma, è in bella compagnia.
«Questo movimento riflette la percezione, da parte del mercato, di un elevato rischio sistemico», osserva Vincenzo Guzzo, senior strategist di Morgan Stanley. Eppure, secondo alcuni economisti, questa spiegazione non è sufficiente per giustificare il divario record tra Italia e Germania.
E qui si entra nella seconda motivazione: il nostro Paese paga lo scotto di conti pubblici zavorrati da una montagna di debiti. Con un rapporto sul Pil al 103,2% (dati di Standard & Poor's), l'Italia è il Paese con il debito pubblico più elevato d'Europa. E questo pesa, soprattutto ora che i Governi hanno annunciato massicci interventi a sostegno del sistema bancario e finanziario.
Già ora, prima che il Tesoro italiano abbia effettuato alcun intervento nel capitale delle banche, le emissioni di titoli di Stato italiani (vedere articolo a pag.47) sono stimate in aumento per l'anno prossimo. Morgan Stanley prevede che nel 2009 l'Italia debba emettere BTp, CcT e CTz per 198 miliardi di euro: più dei 183 previsti nel 2008 e più dei 169 emessi nel 2007. Cifra ben più elevata dei 57 miliardi previsti in Spagna, dei 135 in Francia e dei 173 in Germania. Ebbene: l'andamento dello spread tra BTp e Bund tiene conto anche di questi dati. «Siamo in un momento – osserva un economista – in cui il mercato cerca di testare la capacità degli Stati di mettere mano al portafoglio».
Morale: il peggioramento del rischio-Italia è il frutto sia di motivi internazionali (legati al panico degli investitori) sia di considerazioni sui conti pubblici. Purtroppo l'Italia ne pagherà le conseguenze. È vero che in termini assoluti i rendimenti sono scesi (i BTp decennali ieri rendevano il 4,76%), ma è anche vero che rispetto alla Germania l'Italia viaggia con il freno a mano tirato. Assumendo che l'anno prossimo emetterà 198 miliardi di debito, il Tesoro pagherà interessi – considerando le varie scadenze – di circa 1,5 miliardi di euro in più di quelli che pagherebbe la Germania.


Ciao fo,

grazie per l'articolo...molto interessante .....
Che dire .......:(
 

veilfast

Forumer storico
buongiorno a tutti

questa la riporto anche qua, articolo odierno dal sito del 24 ore... oserei dire preoccupante per questo povero paese :rolleyes:


La crisi finanziaria globale fa tornare l'Italia ai tempi della lira. Al 1997, quando il Governo lavorava per portare il Paese nell'euro. Ieri il rendimento titoli di Stato italiani decennali (BTp) ha infatti superato di un punto percentuale quello dei corrispettivi titoli tedeschi (Bund): l'Italia, insomma, è costretta a pagare l'1,02% di interessi in più della Germania per trovare qualche investitore disposto a comprare i suoi titoli di Stato.
Non era mai accaduto da quando esiste l'euro.
E anche i credit default swap, cioè le polizze che gli investitori usano per assicurarsi contro l'insolvenza di qualunque emittente obbligazionario, hanno raggiunto il record per il nostro Paese: 128 punti base lunedì e 115 ieri.
Secondo i calcoli di StatPro, questo significa che gli investitori implicitamente calcolano una probabilità di insolvenza della Repubblica italiana del 2% nell'arco di un anno e del 10% nell'arco dei prossimi 5 anni.
Segno, da un lato, che l'Italia è percepita sempre più rischiosa. Dall'altro, che il panico sta spingendo gli investitori verso i titoli più sicuri.
Andiamo con ordine. L'allargamento della forbice tra i rendimenti di Italia e Germania, che i tecnici chiamano spread, ha due ordini di ragioni. Innanzitutto c'è una motivazione di carattere generale. I Bund tedeschi sono storicamente considerati i titoli di Stato più sicuri d'Europa, soprattutto perché sono molto liquidi e hanno un contratto futures molto efficiente. In momenti d'incertezza, dunque, gli investitori hanno sempre acquistato più Bund che titoli italiani, spagnoli o anche francesi. Per questo la Germania ha sempre pagato, per emettere titoli di Stato, i rendimenti più bassi d'Europa. È dunque normale che in questi giorni di grande incertezza la corsa all'acquisto di Bund sia aumentata. E, di conseguenza, è normale che i rendimenti tedeschi siano scesi più degli altri.
L'allargamento del cosiddetto spread, dunque, è in gran parte frutto di un movimento del mercato dettato dal panico degli investitori. E riguarda tutti i Paesi "periferici" d'Europa, non solo l'Italia: la Grecia paga oggi l'1,25% più della Germania, la Spagna lo 0,61% e il Portogallo lo 0,72%. L'1% pagato in più dall'Italia, insomma, è in bella compagnia.
«Questo movimento riflette la percezione, da parte del mercato, di un elevato rischio sistemico», osserva Vincenzo Guzzo, senior strategist di Morgan Stanley. Eppure, secondo alcuni economisti, questa spiegazione non è sufficiente per giustificare il divario record tra Italia e Germania.
E qui si entra nella seconda motivazione: il nostro Paese paga lo scotto di conti pubblici zavorrati da una montagna di debiti. Con un rapporto sul Pil al 103,2% (dati di Standard & Poor's), l'Italia è il Paese con il debito pubblico più elevato d'Europa. E questo pesa, soprattutto ora che i Governi hanno annunciato massicci interventi a sostegno del sistema bancario e finanziario.
Già ora, prima che il Tesoro italiano abbia effettuato alcun intervento nel capitale delle banche, le emissioni di titoli di Stato italiani (vedere articolo a pag.47) sono stimate in aumento per l'anno prossimo. Morgan Stanley prevede che nel 2009 l'Italia debba emettere BTp, CcT e CTz per 198 miliardi di euro: più dei 183 previsti nel 2008 e più dei 169 emessi nel 2007. Cifra ben più elevata dei 57 miliardi previsti in Spagna, dei 135 in Francia e dei 173 in Germania. Ebbene: l'andamento dello spread tra BTp e Bund tiene conto anche di questi dati. «Siamo in un momento – osserva un economista – in cui il mercato cerca di testare la capacità degli Stati di mettere mano al portafoglio».
Morale: il peggioramento del rischio-Italia è il frutto sia di motivi internazionali (legati al panico degli investitori) sia di considerazioni sui conti pubblici. Purtroppo l'Italia ne pagherà le conseguenze. È vero che in termini assoluti i rendimenti sono scesi (i BTp decennali ieri rendevano il 4,76%), ma è anche vero che rispetto alla Germania l'Italia viaggia con il freno a mano tirato. Assumendo che l'anno prossimo emetterà 198 miliardi di debito, il Tesoro pagherà interessi – considerando le varie scadenze – di circa 1,5 miliardi di euro in più di quelli che pagherebbe la Germania.

Ciao Fo64

Grazie per il tuo contributo per l'informazione davvero :up:
 

ettore_61

?????????????????????
Marubozu dalla forte componente rialzista senza mezzi termini che si divora ben 4 candele e si blocca con precisine millimetrica sulla ribassista di breve periodo.
Rimane ancora in piedi (ma dubito che si realizzera') il secondo triangolo decrescente con base in area 8200.
Che cosa ci dovremo aspettare.
Sicuramente la rottura della trendline ribassista (violando la struttura del triangolo decrescente) data la grande forza della candela e in secondo luogo la rottura dei area 9270.
Quest'ultimo livello assieme agli 8200 rapprensenta un'area di trading range (rettangolo) dove, la violazione i 9270 appunto identifica un target in area 10300/10340 dove (guarda caso) abbiamo un livello resistivo dettato dalle candeline indicate dalla freccetta rossa.

MACD che dopo aver acarezzato per un po' il trigger si decide a violarlo con RSI che cambia di prepotenza direzione puntando all'area neutrale.

Sul fronte dell'Ichimoku abbiamo finalmente una bella violazione della Tenkan Sen (rossa) che ha funzionato da forte resistenza (solo in pochi casi ha funzionato da buon supporto) ma questo non e' sufficiente per per dire che e' cambiato il trend.
[Una rondine non fa primavera].
Infatti, abbiamo altresi' un secondo ostacolo che e' la linea Kijun Sen (marrone) che domani passa per 9530...
Ricordiamoci che i segnali di rialzo dell'ichimoku richiede che la Chikou Sen (rosa ritardata) rompa al rialzo l'indice e che la Tenkan Sen rompa al rialzo la Kijun Sen.
Il segnale definitivo e' che l'indice rompa al rialzo la Span (nuvola) resistiva portandosi sopra e quindi il trend rialzista.
Come potete vedere la nuvola e' ancora ben lontana (intorno 11000) e con un piccolo spessore (debole forza resistiva) e quindi potrebbe richiedere qualche giorno.... a meno che non andiamo a colpi del 10% fino a venerdi'...

Daltronde, la costruzione di un minimo trend rialzista e/o ribassista richiede 2 max e 2 min crescenti.

1225227059djiki.png


Tenta la rottura del rettangolo ma ne viene respinto dalla resistenza in area 9270/9300 con formazione di un inverted hammer dalle caratteristiche ribassiste. Interessante la chiusura millimetrica sopra la trendline ribassista.
Vedimao che rulo assumera' questa trendline ...... uno scivolo?
Con la marubozu di ieri realizza anche un bearish harami ....anche questo pattern di natura ribassista.

MACD che prosegue la sua salita sopra il trigger ma attenzione all' RSI che termina gia' la sua corsa rialzista..... mumble mumble....

Nessuno nuova dall'Ichimoku

1225315120djiki.png
 

veilfast

Forumer storico
Il New York Times lancia l'allarme

Prima c'è stata la crisi dei mutui, adesso arriva la crisi delle carte di credito».
Il New York Times lancia l'allarme sulla prossima bolla che potrebbe scoppiare sui mercati finanziari, travolgendo nuovamente le Borse e colpendo duramente banche e società specializzate: la bolla delle carte di credito. «Dopo aver inondato per anni gli americani - scrive il quotidiano - con offerte di carte di credito e linee di credito senza limiti, banche e società specializzate stanno tagliando drasticamente entrambi».

La stretta «sta interessando perfino i consumatori meritevoli di credito e minaccia il settore bancario, già in forte difficoltà, con un'altra ondata di perdite massicce, dopo un'epoca in cui ha potuto mietere guadagni da record con il business del credito facile, che ha contribuito a creare». Nel primo semestre 2008, spiega il Nyt, le società che offrono carte di credito hanno svalutato crediti a rischio per 21 miliardi di dollari, «perchè molti clienti non riescono più a pagare i debiti. E con le società che licenziano decine di migliaia di lavoratori, secondo gli analisti il settore si aspetta perdite per altri 55 miliardi nel prossimo anno e mezzo».

Al momento «le perdite totali ammontano al 5,5% del debito delle carte di credito, ma potrebbero superare il livello del 7,9% raggiunto nel 2001 dopo lo scoppio della bolla dei titoli tecnologici». Le grandi società specializzate - American Express, Bank of America, Citigroup - «hanno cominciato a irrigidire i requisiti per le nuove richieste e stanno escludendo i clienti più a rischio. Ad esempio Capital One, un altro big del settore, nel secondo trimestre dell'anno ha ridotto le linee di credito ai clienti del 4,5%».

Inoltre, «Visa, Mastercard e altre compagnie specializzate stanno correndo ai ripari per arginare le perdite e, nel frattempo, stanno scomparendo le opzioni che prima i clienti avevano facilmente a disposizione per ripagare i debiti, come la rivalutazione della casa comprata col mutuo o l'acquisto di una nuova carta di credito».
 

marco_1962

Forumer storico
Prima c'è stata la crisi dei mutui, adesso arriva la crisi delle carte di credito».
Il New York Times lancia l'allarme sulla prossima bolla che potrebbe scoppiare sui mercati finanziari, travolgendo nuovamente le Borse e colpendo duramente banche e società specializzate: la bolla delle carte di credito. «Dopo aver inondato per anni gli americani - scrive il quotidiano - con offerte di carte di credito e linee di credito senza limiti, banche e società specializzate stanno tagliando drasticamente entrambi».

La stretta «sta interessando perfino i consumatori meritevoli di credito e minaccia il settore bancario, già in forte difficoltà, con un'altra ondata di perdite massicce, dopo un'epoca in cui ha potuto mietere guadagni da record con il business del credito facile, che ha contribuito a creare». Nel primo semestre 2008, spiega il Nyt, le società che offrono carte di credito hanno svalutato crediti a rischio per 21 miliardi di dollari, «perchè molti clienti non riescono più a pagare i debiti. E con le società che licenziano decine di migliaia di lavoratori, secondo gli analisti il settore si aspetta perdite per altri 55 miliardi nel prossimo anno e mezzo».

Al momento «le perdite totali ammontano al 5,5% del debito delle carte di credito, ma potrebbero superare il livello del 7,9% raggiunto nel 2001 dopo lo scoppio della bolla dei titoli tecnologici». Le grandi società specializzate - American Express, Bank of America, Citigroup - «hanno cominciato a irrigidire i requisiti per le nuove richieste e stanno escludendo i clienti più a rischio. Ad esempio Capital One, un altro big del settore, nel secondo trimestre dell'anno ha ridotto le linee di credito ai clienti del 4,5%».

Inoltre, «Visa, Mastercard e altre compagnie specializzate stanno correndo ai ripari per arginare le perdite e, nel frattempo, stanno scomparendo le opzioni che prima i clienti avevano facilmente a disposizione per ripagare i debiti, come la rivalutazione della casa comprata col mutuo o l'acquisto di una nuova carta di credito».

L'articolo stoo è relativo ai conti di Visa, che mpm so per quale strano motivo sembra non risentire troppo del momento catastrofico che stanno vivendo gli USA.

Probabilmente gli effetti del momento attuale si vedranno nei prossimi trimestri. Intanto bisognerà vedere come andrà il week-end del ringraziamento che tradizionalmente è dedicato allo shopping natalizio.

Penso comunque che i problemi al momento siano più delle soluzioni trovate che da qualunque parte le guardi finiscono per trasferire debito da una parte (le banche, le aziende in difficoltà) ad un'altra (lo stato) già indebitata all'inverosimile.

Sinceramente non credo come possano uscirne da questa crisi. L'americano medio ha 1000 dollari sul cc 4 carte di credito a debito, casa a rate, auto a rate, tutto a rate e lavoro precario.

E' tutta una bolla dove di concreto e solido, scava scava non trovi niente.

ciao

Marco
http://biz.yahoo.com/ap/081029/earns_visa.html
 

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