Affari e scoperte: mercatini, negozi, aste, eredità ...

Per me è lui, Edgar Chahine .Che isola è la prima, San Clemente?. Sono ben fatte ma senza emozione, gusto personale.

EC.jpg
 
Trovata anche l'altra. Come al solito in Francia le quotano di meno. Pazienza :d:


  1. Edgar Chahine Venise, casin dei Spiriti. 1923. Pointe sèche. 318 x 218 n° 226
    180 - 200 €
Résultat: 220 €

EDGAR CHAHINE (1874-1947)
Venise, casin dei Spiriti. 1923. Pointe sèche. 318 x 218. Tabanelli 380. Parfaite épreuve sur chine appliqué sur vélin fort, signée à la mine de plomb. Un point de rouille dans le ciel. Petites salissures au bord supérieur droit. Toutes marges. Tirage à 100 épreuves
226.jpg


poi ho scoperto che l'avevo addirittura già postata io, io me, qui You are being redirected... :wall::wall:

Non si finisce mai di disimparare :d:
 
Per me è lui, Edgar Chahine .Che isola è la prima, San Clemente?. Sono ben fatte ma senza emozione, gusto personale.

Vedi l'allegato 510442
Certo, è lui. Leggo ora, stavo preparando le schede. Qui alcune info sul Casin dei spiriti Casino degli Spiriti: tra fantasmi e fatti di sangue | un Ospite di Venezia

Vicino alle Fondamenta Nuove esiste una solitaria e malinconica dépendance di Palazzo Contarini dal Zaffo, chiamata Casin degli Spiriti attorno alla quale si rincorrono strane storie di fantasmi e riti esoterici.

Si racconta, infatti, che negli anni che furono il casino fosse la sede di una setta che organizzava riti satanici e molti testimoni raccontati di aver visto, di notte tra la nebbia, persone incappucciate e nascoste da mantelli reggere delle fiaccole. Queste processioni arrivavano proprio fino al Casin degli Spiriti dove si udivano strani rumori, simili a canti gregoriani che si diffondevano per tutta la laguna circostante.

Il fantasma che si ricorda di più di quel luogo è sicuramente Luzzo, pittore del ‘500 che nelle stanze del Casin si incontrava con Tiziano, Giorgione e Sandolino. Il luogo era, infatti, anche un posto di ritrovo per nobili, artisti e letterati che si accompagnavano con donne, prostitute o libertine. Una di loro, Cecilia, arrivava sempre con Giorgione, ma aveva attirato l’attenzione di Luzzo che se ne innamorò senza esserne corrisposto.
ecc ecc

Quanto al prezzo, aveva scritto 120 sul retro di ciascuna ... mi è andata bene, ma ho dovuto tornare 2 volte e beccarlo al momento di ripartire (lui) per le Marche :king:
 
Come sempre sorprendete @baleng
Il più sorpreso certe volte sono io, come si è visto. Alla fine la firma era abbastanza riconoscibile, vabbè, partire dallo stile ... ho scelto la strada più difficile.
D'altra parte, per trovare un banco che dà Manzù (è un pezzo raro del 1948, dalle Georgiche, 14 tavole su Virgilio) a 50 e Chahine a 25, ci vuole anche un po' di

upload_2019-4-23_18-7-37.jpeg
 
Ora la storia misteriosa.
Molti anni fa trovai ad un mercatino, presso il banco di una del Portogruarese, un piccolo gruppo di stampine fatte, probabilmente, con il ciclostile ad alcool. In nero e a colori, quelle a colori erano come una pubblicità di una nota trattoria in provincia di Treviso. Non firmate. Ma uno un giorno mi disse che erano opera di un certo Mario Rossi, che si faceva chiamare Amaro da Candia, pittore locale. Le ho ancora quasi tutte, e le ritirerò fuori. Sta di fatto che ieri vedo in vendita a 10 euro questo quadro non ignobile, olio 50x35, proprio a fianco della vietnamita già descritta. C'è pure una firma, che in riproduzione si distingue poco perché bassissima, e la firma è ... Mario da Canda '62.

lun ang Mario Canda.jpg


Ovviamente l'ho preso, trascurando gli ammonimenti dei perfettibili per cui si prende un solo quadro all'anno e di valore :fiu:, troppa era la curiosità di confrontare con quanto mi era stato raccontato.
Personaggi alessandrini: L’estrosità di Mario da Canda

Personaggi alessandrini: L’estrosità di Mario da Canda

Il grande cappello rigorosamente nero la folta barba sono le caratteristiche intrinseche di questo singolare pittore partito da Canda nei pressi di Rovigo per vivere nella nostra Alessandria

Mario Callegaro, meglio conosciuto come Mario Da Canda, lascia il Veneto per arrivare nella nostra città negli anni trenta.

L’atteggiamento singolare, caratterizzato da una folta barba, il caratteristico cappello a tesa larga, rigorosamente nero, portato con disinvoltura a dispetto dei giorni più afosi sono le estrosità di questo artista bohémien, dalle notevoli capacità artistiche, non sempre apprezzate dal pubblico alessandrino.

Il suo atteggiamento, il carattere estroverso completano questa singolare figura, tuttavia ha saputo imprimere nei suoi dipinti un’impronta di rilievo non indifferente, spiccatamente personale, nonostante l’immeritata critica soprattutto dei ben pensanti del suo tempo.

I suoi lavori sono stati rivalutati dopo il decesso, è stata creata una Fondazione nel suo nome, proprio per riconoscere l’importanza delle opere uscite dalle sue mani.

Mario, pur essendo affezionato alla sua città di adozione, non dimentica la terra natia, lasciata pressappoco al compimento del suo ventesimo anno d’età: questa fa capolino in tante scorci incastonati nelle sue tele, riconosciuti laddove scorre l’Adige, ai piedi delle sue Montagne; coglie i piccoli umili cascinali, per lui sono elementi architettonici, seppur modesti; poi le barche, quali argomenti ancora vivi nei ricordi della sua infanzia.

Le monache alte, slanciate, con i loro ombrelli o parasoli, paiono toccare il celo, un timido ricordo alla pittura del nostro Pietro Morando, o meglio un delicato riconoscimento al pittore alessandrino, un omaggio alla città ov’è stato accolto, rivissuta nei suoi angoli ritratti negli scorci paesaggistici ben presenti nei suoi dipinti, un modo da consegnare ai giovani com’era Alessandria ai suoi tempi.

Gli alberi, con le foglie sparpagliate sono colti dal suo pennello nel momento in cui il vento le accarezza, paiono un’anticipazione alla corrente del real – dinamismo, ormai alle porte.

I riconoscimenti non gli sono mancati, anzi nel gennaio dell’anno 1979 è stato conferito a Mario Da Canda il premio Campidoglio d’oro con il diploma per la sezione di pittura.

Franco Montaldo

22 settembre 2014
Ora, il quadro può giudicarlo chi legge, probabilmente nulla di siderale, però nemmeno dilettantesco. Ma ciò che più diverte è vedere come il nome sia stato deformato, con tutta probabilità,
fino ad arrivare alla persona sconosciuta e ormai irrintracciabile che mi dette le informazioni, cui prestai una fede forse abbastanza immotivata. Che Mario da Canda si converta in Amaro da Candia fa appunto il paio con l'immagine pubblica, bohémienne, che il pittore irraggiava, e mostra un percorso mentale insieme buffo, rocambolesco, pittoresco.eppure in qualche modo profondo.

Da dove spuntasse poi quel Mario Rossi, questo è da attribirsi all'inesauribile fantasia popolare, vero tesoro delle genti italiche e un po' forse di tutto il mondo. Di certo ora dovrò ripartire quasi da zero per sapere di chi veramente fossero quei pittoreschi fogli stampati con il ciclostile ad alcol.


PS alcune offerte sulla rete, ovviamente da prendere con le pinze e con mutande di ghisa
Mario Da Canda Quadro Acquerello Originale • EUR 650,00
 
Ultima modifica:
Certo che ci incontriamo, ma non ci riconosciamo :-D

Prima o poi capiterà e forse ci staremo pure antipatici! :DD:
Ieri mi è venuto il dubbio, dipende se Mantegna è alto ed ha o meno i capelli, di vedere un'accoppiata presso il banco che vende soprattutto stampe e disegni nel cortile delle scuole parlare col venditore, da lui presi l'olietto tedesco o forse austriaco col cervo. Io dopo l'acquisto del miele guardavo dall'altro lato alcuni lavori appesi, una piccola incisione in particolare.
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Back
Alto