vecchio frank
could be worse...
La prima cosa che mi viene in mente, è che al giorno d'oggi se uno si azzardasse a dipingere tutte quelle zingare sarebbe sommerso di insulti sui social...
Scherzi a parte, che sia stato un grande artista non si discute. Il punto è quale posto assegnargli nella Storia dell'Arte, quella con le Maiuscole. Il fatto che prima d'ora non ne avessi mai sentito parlare è indicativo. Secondo me gli ha nuociuto proprio il fatto di aver fatto tutti quei viaggi: alla fine si sarà trovato suo malgrado classificato proprio tra gli "orientalisti", cioè tra i pittori di genere. In più, il fatto di essere spesso lontano da Parigi non lo avrà aiutato di certo a consolidare la sua fama presso il pubblico francese. Lo dici tu stesso nel tuo post di presentazione:
Viaggiò poi negli anni seguenti anche in Norvegia, Tunisia, Spagna, fu a Costantinopoli, ma anche in Italia, Germania ecc. Questo poté contribuire a farlo dimenticare: per i francesi era un po’ uno straniero, senza essere un “orientalista”, all’estero era “di passaggio”. Comunque vendeva molto e con facilità, tanto che non sono avanzate cose sue da reperire nei musei. Peraltro, le sue opere di ambiente francese rischiano di apparire più leziose, o meno energiche di quelle esotiche.
Non sono tanto d'accordo su quello che ho sottolineato. Io trovo stupende proprio due opere "francesi", quelle dei tuoi post 59 e 60, secondo me in assoluto le migliori.
Il ritratto della moglie che legge una lettera al post 87 lo trovo molto cezanniano, mentre le bagnanti del post 88 le trovo "moderne" rispetto a quelle di Renoir, che preferiva le modelle bene in carne, il che rispecchiava i gusti dell'epoca, immagino.
Verissimo anche quest'altro che scrivi:
Nel XIX secolo, soprattutto nella seconda metà, Parigi è il grande centro dell'arte mondiale. Numerosissimi sono i talenti che in questa moderna Atene si esprimono al meglio. Così numerosi che molti, per le più varie ragioni, sono dimenticati anche dalla critica, o almeno ignorati dal grosso pubblico. Se poi mancano interessi mercantili a sostenerne il ricordo, anche i grandissimi vengono trascurati. Nomi come quelli di Jacquemart, Legros, Charles Jacque, Maxime Lalanne, Buhot, Dillon, Truchet ecc ecc in quanto legati al mondo della grafica, considerato minore anche e soprattutto per motivi strettamente commerciali, girano ormai in un ambito sempre più specialistico.
Ciao.
Scherzi a parte, che sia stato un grande artista non si discute. Il punto è quale posto assegnargli nella Storia dell'Arte, quella con le Maiuscole. Il fatto che prima d'ora non ne avessi mai sentito parlare è indicativo. Secondo me gli ha nuociuto proprio il fatto di aver fatto tutti quei viaggi: alla fine si sarà trovato suo malgrado classificato proprio tra gli "orientalisti", cioè tra i pittori di genere. In più, il fatto di essere spesso lontano da Parigi non lo avrà aiutato di certo a consolidare la sua fama presso il pubblico francese. Lo dici tu stesso nel tuo post di presentazione:
Viaggiò poi negli anni seguenti anche in Norvegia, Tunisia, Spagna, fu a Costantinopoli, ma anche in Italia, Germania ecc. Questo poté contribuire a farlo dimenticare: per i francesi era un po’ uno straniero, senza essere un “orientalista”, all’estero era “di passaggio”. Comunque vendeva molto e con facilità, tanto che non sono avanzate cose sue da reperire nei musei. Peraltro, le sue opere di ambiente francese rischiano di apparire più leziose, o meno energiche di quelle esotiche.
Non sono tanto d'accordo su quello che ho sottolineato. Io trovo stupende proprio due opere "francesi", quelle dei tuoi post 59 e 60, secondo me in assoluto le migliori.
Il ritratto della moglie che legge una lettera al post 87 lo trovo molto cezanniano, mentre le bagnanti del post 88 le trovo "moderne" rispetto a quelle di Renoir, che preferiva le modelle bene in carne, il che rispecchiava i gusti dell'epoca, immagino.
Verissimo anche quest'altro che scrivi:
Nel XIX secolo, soprattutto nella seconda metà, Parigi è il grande centro dell'arte mondiale. Numerosissimi sono i talenti che in questa moderna Atene si esprimono al meglio. Così numerosi che molti, per le più varie ragioni, sono dimenticati anche dalla critica, o almeno ignorati dal grosso pubblico. Se poi mancano interessi mercantili a sostenerne il ricordo, anche i grandissimi vengono trascurati. Nomi come quelli di Jacquemart, Legros, Charles Jacque, Maxime Lalanne, Buhot, Dillon, Truchet ecc ecc in quanto legati al mondo della grafica, considerato minore anche e soprattutto per motivi strettamente commerciali, girano ormai in un ambito sempre più specialistico.
Ciao.