Alexandre Lunois (Parigi 1863- Pecq 1916)

La prima cosa che mi viene in mente, è che al giorno d'oggi se uno si azzardasse a dipingere tutte quelle zingare sarebbe sommerso di insulti sui social...

Scherzi a parte, che sia stato un grande artista non si discute. Il punto è quale posto assegnargli nella Storia dell'Arte, quella con le Maiuscole. Il fatto che prima d'ora non ne avessi mai sentito parlare è indicativo. Secondo me gli ha nuociuto proprio il fatto di aver fatto tutti quei viaggi: alla fine si sarà trovato suo malgrado classificato proprio tra gli "orientalisti", cioè tra i pittori di genere. In più, il fatto di essere spesso lontano da Parigi non lo avrà aiutato di certo a consolidare la sua fama presso il pubblico francese. Lo dici tu stesso nel tuo post di presentazione:

Viaggiò poi negli anni seguenti anche in Norvegia, Tunisia, Spagna, fu a Costantinopoli, ma anche in Italia, Germania ecc. Questo poté contribuire a farlo dimenticare: per i francesi era un po’ uno straniero, senza essere un “orientalista”, all’estero era “di passaggio”. Comunque vendeva molto e con facilità, tanto che non sono avanzate cose sue da reperire nei musei. Peraltro, le sue opere di ambiente francese rischiano di apparire più leziose, o meno energiche di quelle esotiche.

Non sono tanto d'accordo su quello che ho sottolineato. Io trovo stupende proprio due opere "francesi", quelle dei tuoi post 59 e 60, secondo me in assoluto le migliori.
Il ritratto della moglie che legge una lettera al post 87 lo trovo molto cezanniano, mentre le bagnanti del post 88 le trovo "moderne" rispetto a quelle di Renoir, che preferiva le modelle bene in carne, il che rispecchiava i gusti dell'epoca, immagino.

Verissimo anche quest'altro che scrivi:

Nel XIX secolo, soprattutto nella seconda metà, Parigi è il grande centro dell'arte mondiale. Numerosissimi sono i talenti che in questa moderna Atene si esprimono al meglio. Così numerosi che molti, per le più varie ragioni, sono dimenticati anche dalla critica, o almeno ignorati dal grosso pubblico. Se poi mancano interessi mercantili a sostenerne il ricordo, anche i grandissimi vengono trascurati. Nomi come quelli di Jacquemart, Legros, Charles Jacque, Maxime Lalanne, Buhot, Dillon, Truchet ecc ecc in quanto legati al mondo della grafica, considerato minore anche e soprattutto per motivi strettamente commerciali, girano ormai in un ambito sempre più specialistico.

Ciao.
 
Peraltro, le sue opere di ambiente francese rischiano di apparire più leziose, o meno energiche di quelle esotiche.

Non sono tanto d'accordo su quello che ho sottolineato. Io trovo stupende proprio due opere "francesi", quelle dei tuoi post 59 e 60, secondo me in assoluto le migliori.


E' colpa mia, ho scritto "francesi", ma avrei dovuto scrivere "parigine". In effetti, anche le sue tavole su soggetti dell'Ardeche, per esempio, oltre che quelle da te indicate, hanno un piglio più severo.Nelle litografie a colori di soggetto più mondano Lunois che, come sua peculiare cartatteristica, assorbe con profonda empatia l'ambiente che descrive, si ritrova almeno in parte condizionato da quell'ambiente stesso. Mentre, per esempio, un Degas ci teneva ad imporre la sua visione sul soggetto, e le sue ballerine sono "le ballerine di Degas come lui le ha inchiodate alla tela", Lunois mostra un atteggiamento più disponibile, più rispettoso del soggetto, meno "io sono il grande artista e faccio quello che voglio" e più "queste persone sono vive ed importanti come e più di me", pur non mancando di un suo stile riconoscibile. Pare quasi di poter proporre una analogia con l'atteggiamento di Michelangelo vs quello di Raffaello. In fin dei conti da Michelangelo derivò il Manierismo proprio perché spesso i suoi soggetti erano poco differenziati, quasi uguali, si ripetevano come proiezioni dell'animo dell'artista stesso (v. poi anche Tintoretto) (naturalmente il tutto da prendere cum grano salis)
In effetti, come persona Lunois era modestissimo. Non certo la figura dell'artista/Capitan Fracassa che poi ritroviamo, per esempio, in Dalì, Picasso, Chirico e molti altri. E neppure quella dell'artista solipsistico, dedito solo ad esprimere le sue, pur meravigliose, fantasie o meditazioni, quali Mirò o Morandi.Un uomo tra gli altri. Credo che ciò dovrebbe piacere a @giustino :) Sicuramente ha colpito molto me, in quanto sono sempre stato contrario alla figura dell'artista come eroe romanzato, diverso dalla gente comune, dedito solo alla sua arte ecc. ecc.


PS di passaggio, caro Frank, si nota, qui e altrove, come la tua capacità di tollerare ed apprezzare il senso del drammatico e del tragico nell'arte sia di molto superiore alla media corrente ;)
 
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In antroposofia la figura dell'artista come è stata negli ultimi secoli ha una connotazione Luciferica. Significa che queste persone, questi artisti, si sono sentite elevate sopra il mondo, libere in modo totale, ebbre di hybris, di orgoglio, anche di sacrificio ecc. La connotazione opposta si chiamerebbe Arimanica, ed indicherebbe una forma di materialismo che avvicina il livello dell'uomo a quello della macchina (della materia) togliendogli proprio l'umanità. Spazi intrisi di arimanesimo sono per esempio quelli del denaro (le banche, la borsa), ma anche telefonini, computer ecc. In medicina si spazia dal "santone" luciferico (anche fosse medico) alla medicina parcellizzata dello specialista in ambiti ridottissimi.

Poiché l'epoca presente deve comunque accettare di confrontarsi con l'arimanesimo, la giusta soluzione sarebbe non di evitare i due estremi, ma di equilibrarli, ponendosi al centro a governare il tutto con cuore e ragione.
Naturalmente la sintesi è eccessiva, ma vuole mostrare al paziente frequentatore di questo 3d come io personalmente ritrovi in Lunois proprio molto di quella forma di equilibrio. Non intendo solo il suo carattere "antiluciferico", ma anche il fatto che abbia saputo "contaminarsi" con ambiti arimanici quali ad esempio la pubblicità, senza rimanerne particolarmente "affascinato",. Affronta questo passaggio con l'umile risoluzione e l'alta coscienza di chi, pur affrontando ambiti spuri, sa che rimarrà comunque sé stesso. nonostante la provvisoria immersione "totale" nel compromesso, proprio come nei riguardi dei suoi soggetti.

Al tempo stesso, infine, si noti che Lunois non cade mai nello psicologismo, come la caricatura, o lo studio esasperato delle profondità dell'anima, che alla fine avrebbero avuto comunque un colorito "materialista", di mancanza di umanità. Pertanto, senza che ciò derivi da un suo voler imporre un modello, molte delle sue donne si somigliano nei tratti del volto, indicando una tendenza piuttosto verso un morbido idealismo.
 
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Avendo ripreso in mano l'"affare Lunois", in questi giorni mi sono procurato
1) la ristampa (2013) del libro originale di Eduard André, Alexandre Lunois, Peintre Graveur et Lithographe, che non sapevo esistesse. Presa qui https://www.amazon.it/Alexandre-Lunois-Peintre-Graveur-Lithographe/dp/1314059777 a prezzo davvero modesto. Arriverà nelle prossime settimane. Chi fosse interessato tenga presente che il testo è del 1914, vivente l'artista, e soprattutto che è in francese. E' l'ultimo - e il più ampio - libro scritto su A. Lunois.
2) Contemporaneamente ho scoperto che il testo si ritrova in fac-simile su internet e l'ho liberamente scaricato Alexandre Lunois, peintre, graveur et lithographe : André, Edouard : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive
3) infine ho compiuto il "sacrificio d'amore" acquistando il medesimo testo con le numerose grafiche originali dell'artista (tra 15 e 20, controllerò quando arriva), ad un prezzo gentilmente scontato.

Ho visto che nel testo vi sono altre opere non ancora inserite nel forum, sia originali che riprodotte. Credo che ne scannerizzerò qualcuna per pubblicarla. Qui intanto ecco la copertina - in attesa di sapere se trattasi di lito originale o riproduzione - o addirittura se nella mia copia sarà presente o meno. Il libro risulta stampato in 66 copie nell'edizione di lusso, mentre non è precisata la tiratura dell'edizione normale.

BookReaderImages.php


Infine, a parziale correzione dell'impressione provata da @vecchio frank , va ricordato che all'epoca Lunois era conosciutissimo e stimatissimo, tanto da venir chiamato a far parte della giuria dell'Expo Universale 1900 senza ancora che fosse mai stata allestita una sua personale. Ripeto che il fatto che gli artisti lo stimassero assai potrebbe indicare una speciale possibilità di recupero per la sua fama, mentre la dispersione delle opere ed il relativo basso valore economico unitario remano contro. All'epoca, primi anni 90, una sua litografia si poteva acquistare per quasi la metà di una di Gentilini. Ovviamente questo stimolò la mia attenzione, sarebbe inutile negarlo. Il resto l'ho già scritto.

Se volessi assumere un punto di vista critico sull'autore, avrei comunque qualcosa da dire. La sua "rotondità", la sua facilità, la sua stessa forte capacità empatetica possono certo costituire, agli occhi del critico, un linmite. L'autore potrebbe venir tacciato di scarsa originalità, di ripetitività, persino di personalità debole.
Dovremmo tutti riflettere su questo punto. Oggi siamo abituati al fatto che al singolo artista non basti che venga riconosciuta la sua qualità: ciascuno fa in modo da rendersi ben visibile, diverso dagli altri, e lo fa adoperando mezzi piuttosto estrinseci (i grovigli di Scanavino, i ciccioni di Botero, le strisce di Griffa ecc ecc)
Altro sarebbe se la riconoscibilità dipendesse da una qualità intrinseca che l'autore pone costantemente nelle opere: ma la provocazione di Cattelan, il finto discorso sociale di un Hirst abile promotore punk del suo nulla, la "banalità allo specchio" dell'ex operatore di Borsa Koons (ex? :-D ) non sono requisiti di quel tipo. Penso piuttosto a Piero della Francesca, alla severità della sua luce verticale (cui pure oso accostare Lunois), o alla cordialità del "divino entro l'umano" caratteristica di Raffaello (anche qui ho tentato di mostrare in Lunois qualcosa di simile). Solo che oggi la sensibilità dello spettatore è divenuta ottusa, necessita pertanto di essere superstimolata: e allora vfiva Faccincani, viva Vasarely, viva Bernard Buffet. Autori che si impongono nel barbaro modo oggi richiesto. Poiché oggi si ascolta solo chi urla, il parlare tranquillo di Lunois continua a venire sostanzialmente ignorato. Oggi la sfumatura nemmeno si percepisce. Va bene, aspetteremo tempi migliori. In questi tempi, anche Raffaello rischia di venir giudicato noioso.
 
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Oggi mi è giunta dalla Germania questa piccola lito di Lunois, tratta da Fortunio, di Théophile Gautier, 1898. Non è un capolavoro, ma ottima come documentazione, visto anche il prezzo (meno di 25 €, ce ne sono alcune altre su eBay, della stessa serissima galleria, se qualcuno mai ne volesse ...). Altezza del foglio cm 25.., dell'immagine cm 15

Fortunio.jpg
 
Invito a guardare a questo link uno splendido esemplare di lavis, tecnicamente tipico. Difficile a farsi, delicata, questa luminosa litografia non dev'essere stata certo prodotta in molti esemplari.
(Non riproduco l'immagine per dubbi su problemi di copyright)

The Tapestry (La Tapisserie) - ALEXANDRE LUNOIS | william p. carl - fine prints


Per gentile concessione del proprietario dell'immagine, posso ora riprodurla. :)

Lunoistapestry.jpg




PS Ho consultato il testo dell'André: per questa tavola dà una tiratura di 5 esemplari!
Periodo 1895-1900
 
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Alcune tavole giovanili di recente scaricate

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Les Disciples d’Emmaüs. : Litografia
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Le Couscouss Mahgreb ».

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Album des Peintres Lithographes. Couverture en couleurs
 
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Les Tisseuses de burnous. Lithographie au lavis, in-folio, en largeur. 15 es

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Fileuse arabe. Lithographie originale en noir.

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La Convalescente Litografia in nero

Tutte del 1891
 
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Une Evocation chez les spirites. Lithographie a en noir au lavis


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La Passée du rû. 1893 circa. Acquaforte. 250 x 148.
 
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Danseuses espagnoles à leur toilette 1894

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Aux Folies-Bergère. Lona Barrisson lito a colori 1895-1900
 

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