Allora ti chiedo, se lo vuoi fare, uno sforzo. Piccolo. Poi continuiamo la discussione, anche con chi vorrà intervenire.
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E' questo il punto.
Se devo discutere di ambiguità, so che il termine implica una doppia (ambi) interpretazione possibile. Che può essere nelle intenzioni dell'autore ovvero nella lettura dello spettatore. O anche in ambedue.
Poi abbiamo chiarito che in arte l'interpretazione possibile è il più delle volte multipla, non bivalente. Per esempio, i tagli di Fontana somiglieranno anche alla patata, però magari possono far pensare a molte altre cose, per analogia formale, ma anche funzionale. Per esempio, uno ci può spiare attraverso, oppure si pensa a una tenda rotta, un vestito strappato, un fuso. O anche ad una azione violenta analoga, ad un coltello ecc.
Io poi ho detto che un vero artista mette nell'opera dei "valori" a vari livelli, per esempio bella pennellata, bei colori, soggetto elegante, effetti inconsci o surreali ... La presenza di questi valori non è ambiguità, però è multisemantica. Di DePisis uno apprezzerà i colori, un altro il tocco, un terzo il soggetto. Lui non ci ha "detto" quale sia la vera
scala di importanza.
Ora, perché una volta vago significava soprattutto bello, ed era collegato con il desiderio (v. oggi vagheggiare) ? Conteneva già in nuce il senso di "impreciso"? E che realzione c'è tra i due significati?
Chi vaga si muove, cerca, va in giro. Quindi il rapporto tra i due termini si basa sull' "andare in cerca". Ora lo sappiamo.
Perché tutta questa pappardella? Perché tu chiedi questo
ma dovresti fare esempi concreti, perché i termini sono ... ambigui
PS e ora sappiamo anche che le stelle dell'Orsa sono vaghe nel senso che muovono anche un desiderio nell'animo (ecco la grandezza di Leopardi nello scegliere le parole), non solo una visione (de-siderio, qualcosa che viene dalle stelle, de- sideris) ok ok smetto