Contraccambio il benvenuto ed offro, a proposito di "se il contadino mi vuol parlare di ingegneria" un piccolo omaggio a questo forum che allego
Vedi l'allegato 495615
Caro prof., un piccolo OT per dirti che anch'io sarei un prof. d'arte, ma ... non ho mai potuto insegnarla, mi hanno confinato a fare italiano
storia
e geografia
, per la quale non ho mai sostenuto alcun esame all'università (quando raccontavo ai colleghi tedeschi che in Italia la stessa persona deve insegnare italiano e geografia mi guardavano straniti picchiandosi le tempie con il dito, proprio non potevano crederlo).
Per quel poco che ho scritto nei forum e che molti mi hanno, bontà loro, riconosciuto, lasciami dire senza falsa modestia che credo (credo, eh) che la scuola italiana ci abbia rimesso, un po' per le lezioni mai fatte
, un po' perché a quel punto, vista l'inamobilità (tanto gradita ai sindacati, che hanno rovinato l'Italia per anni - v. esempio di Cris sul contadino che parla di ingegneria) me ne sono andato in pensione anticipata
e l'Italia ci ha rimesso una seconda volta, intendo, stavolta,i quattrini.
Poi hanno chiuso i cancelli e il dispiacere è stato lenito dal fatto di essermi salvato
Come nel
proemio del primo libro del
De rerum natura Lucrezio presentava la grandiosa raffigurazione dell’Inno a Venere per simboleggiare l’obiettivo della propria opera, così anche il secondo librosi apre con un
proemio, incentrato su un’immagine - quella di una nave in tempesta osservata mentre si è al sicuro a terra - che illustra i vantaggi della
filosofia epicurea.
- Suave, mari magno turbantibus aequora ventis,
- e terra magnum alterius spectare laborem;
- non quia vexari quemquamst iucunda voluptas,
- sed quibus ipse malis careas quia cernere suaveest.
È dolce (
suave – il verbo
est è sottinteso), quando i venti sconvolgono (
ventis turbantibus – ablativo assoluto) le acque (
aequora) nel grande mare (
mari magno– ablativo di stato in luogo), guardare (
spectare) da terra la grande fatica (
laborem) di un altro (
alterius); non perché sia un lieto (
iucunda) piacere che soffra (
vexari) qualcuno (
quemquamst – aferesi per
quemquam est), ma perché è dolce (
suave) vedere (
cernere) da quali (
quibus) mali tu stesso (
ipse) sia privo (
careas).