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Nelle ultime 24 ore, il greggio è sceso del 6,05% chiudendo a 23,77 dollari al barile. Sul fronte dei dati macro, EIA (Energy Information Administration) ha comunicato che negli USA alla fine della scorsa settimana le scorte di petrolio hanno fatto segnare un incremento di +4,950 milioni di barili, a fronte di un aumento di 7,759 milioni atteso dagli analisti (settimana precedente: +8,991 milioni). Inoltre, Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti, i tre colossi mondiali del petrolio hanno iniziato a ridurre la produzione. E per la prima volta non solo lo stanno facendo insieme, ma i tagli sono importanti e appaiono distribuiti in modo equo: una novità assoluta, frutto della crisi senza precedenti del settore dell’Oil & Gas più che di scelte politiche, ma che traduce in realtà il patto di collaborazione stretto un mese fa nell’ambito del G20, con risultati che appaiono già visibili anche sui prezzi. Il Brent ha raddoppiato di valore in una settimana, anche se mercoledì 6 ha interrotto il rally per ripiegare a 29 dollari al barile.
Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 24,18$, in aumento dell'1,72% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 22.65$ seguito da 21.11$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 25,65$ seguito da 27,11$.
Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 24,18$, in aumento dell'1,72% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 22.65$ seguito da 21.11$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 25,65$ seguito da 27,11$.