Anche la Germania verso la crisi

come si fa ad insegnare nella scuola per la prostituzione? :D
ecchenesò


da IL GRANDE BLUFF: Vi ricordate il "foglio excel" della Germania dal titolo "riskien vs. beneficien di rimanere dell'Eurozonen"?


Vi ricordate il "foglio excel" della Germania dal titolo "riskien vs. beneficien di rimanere dell'Eurozonen"?


Mentre il nostro "debitone" pubblico in giugno ha toccato un nuovo RECORD...
Italia: Il debito Pubblico a giugno è aumentato di 6,6 miliardi rispetto a maggio con un nuovo massimo storico pari a 1.972,9 (Bankitalia)
vediamo di tornare a riflettere su un'ipotesi assai rilevante per il futuro dell'Euro.

Vi ricordate il "foglio excel" della Germania dal titolo "riskien vs. beneficien di rimanere dell'Eurozonen" ?
Ebbi l'occasione di sbirciarlo in esclusiva :-)
e ve ne parlai 2 mesi e mezzo fa nel mio post:
ESCLUSIVA: ho potuto sbirciare nel "foglio excel" della Germania dal titolo "riskien vs. beneficien di rimanere dell'Eurozonen"...

ed a seguire una serie di mie originali considerazioni in merito:
Tentiamo di andare OLTRE alle solite "cazzate vittimistiche" sulla "Cermania"...(DA NON PERDERE)

cercando di andare oltre ai miti da Bar Sport del tipo "se noi italiani non compriamo più BMW, per i Crucchi sono dolori"....

Ebbene...le mie "strampalate" ipotesi che vi anticipai solo&soletto
man mano stanno diventando di dominio comune....
La Germania è sempre meno dipendente dall'Eurozona e si sta espandendo sempre più nell'area extra-UE (Volkswagen docet...)
ergo....
sta vacillando sempre di più la sua crucca volontà di tenere in piedi l'euro-così-com'è, parando il culetto ai PIIGS....

Come dicevamo..."riskien vs. beneficien di rimanere dell'Eurozonen"....
pertanto, alla fine della fiera, potrebbe essere la Germania ad uscire dall'Euro
o comunque a considerare sempre meno "conveniente" salvare Spagna&affini
Lo Statistisches Bundesamt pubblica i dati sul commercio estero del primo semestre.
A sorpresa scopriamo che la bilancia commerciale con l’Eurozona è quasi in pareggio e le esportazioni verso i paesi della moneta unica rappresentano ormai solo il 38.5% del totale.
Fortissima crescita delle esportazioni verso i paesi extra EU.
Restano intatti i giganteschi avanzi commerciali....
dati+export+tedesco.jpg

IL GRANDE BLUFF: Vi ricordate il "foglio excel" della Germania dal titolo "riskien vs. beneficien di rimanere dell'Eurozonen"?

Anche l'Economist ci ragiona sopra, uscendo con una significativa copertina....


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E la tendenza della Germania a dipendere sempre di più dai mercati Extra-UE
e sempre di meno dall'Eurozona si può vedere bene anche QUI:
Querschuesse.de pubblica un riepilogo con le tendenze dell'export tedesco: i commerci con il resto dell'Eurozona stanno perdendo importanza mentre quelli con i paesi non EU sono in pieno boom. A Berlino qualcuno forse si sta già chiedendo se vale davvero la pena rinunciare ad una parte della sovranità per tenere in piedi l'Eurozona.


.....Come comunicato dall'ufficio statistico, nel giugno 2012 le esportazioni di beni e merci sono cresciute del +7.4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente ed hanno raggiunto i 94.618 miliardi di Euro, dopo i 92.7 miliardi del mese precedente e rispetto agli 88.14 miliardi dello stesso mese del 2011. Il volume record di export è stato raggiunto in marzo 2012 con 98.759 miliardi di Euro. Il modello economico tedesco basato sull'export resta ancora molto forte, nonostante la crisi nei paesi del sud Europa.
.........Nonostante ciò la quota di export diretta verso l'Eurozona è scesa ancora.



Percentuale dell'export tedesco diretto verso l'Eurozona in rapporto all'export complessivo.
Nel grafico lo sviluppo dell'export nell'Eurozona rispetto al totale delle esportazioni dal gennaio 1991 fino al giugno 2012. I dati mostrano chiaramente che prima dell'introduzione dell'Euro la quota di export tedesco diretto verso la zona Euro era perfino superiore a quella successiva all'introduzione dell'Euro.

La dinamica delle esportazioni si è poi sviluppata verso i paesi al di fuori dell'EU a 27 e questo ha compensato fino ad oggi la debolezza della zona Euro.


Export tedesco verso i paesi del Non EU (paesi terzi) in miliardi di Euro.
Nel grafico l'export tedesco verso i paesi terzi (Non EU) in miliardi di Euro dal 1993 fino al 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è salito fino ai 41.1 miliardi di Euro, dopo i 39.11 miliardi di Euro del mese precedente e a confronto con i 34.3 miliardi di Euro dello stesso mese dell'anno precedente (+19.9%). ...........
Germania avrà maggior attivo della bilancia commerciale al mondo
Germania: commercio, verso sorpasso Cina

In 2012 con 210mld dollari sopra i 203 mld dollari della Cina
13 agosto, 12:05

(ANSA) - BERLINO, 13 AGO - Nel 2012 la bilancia commerciale della Germania avra' un attivo di 210 miliardi di dollari (171 miliardi di euro), superiore a tutti gli altri Paesi al mondo.
E' quanto ha previsto l'Istituto economico Ifo in uno studio commissionato dal quotidiano economico Financial Times Deutschland, secondo cui la Germania si lascera' alle spalle anche la Cina, che stando all'indagine chiudera' l'anno con 203 miliardi di dollari di attivo.
 
sta vacillando sempre di più la sua crucca volontà di tenere in piedi l'euro-così-com'è, parando il culetto ai PIIGS....[/B]
Come dicevamo..."riskien vs. beneficien di rimanere dell'Eurozonen"....
pertanto, alla fine della fiera, potrebbe essere la Germania ad uscire dall'Euro
o comunque a considerare sempre meno "conveniente" salvare Spagna&affini
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News piuttosto old ...

Limes ne parlò già nel settembre 2011, con il volume (che ho...) "La Germania tedesca nella crisi dell' Euro" ... Ed a dire il vero pure il GeRussia sempre di Limes che credo uscì nel 2010 c'erano già tracciate (per chi le voleva vedere) le linee guida -
Lo stratosferico avanzo commerciale è solo una logica conseguenza, che è stato realizzato uccidendo (anche) le ns industrie.
 
l punto cruciale, dunque, è che la Germania appoggerebbe comunque Draghi. Certo, è piuttosto difficile pensarlo visti i "botta e risposta" tra la Bce e la banca centrale tedesca. Più che botta e risposta, in realtà, si può parlare di veri e propri avvertimenti della Buba che, alla minima indiscrezione su un eventuale piano della Bce, mette subito le mani in avanti e dice no.
link: Bce: Bundesbank o meno, il dado è tratto
 
Ultima modifica:
Crisi Italia: il pane del giorno prima, e la Germania che imita Ricucci

Mercoledì 22 Agosto 2012, 18:35 in Vita quotidiana di Debora Billi


In Germania grandiosi investimenti pubblici con i soldi dei nostri risparmi e delle nostre tasse. E intanto, noi mangiamo la zuppa di latte.


Foto che gira in Rete. Arriva da Predazzo, in Trentino, e non da chissà quale remota contrada poverissima. Dal fornaio si vende il pane del giorno prima, a 50 centesimi al chilo. Forse per fare il pangrattato, o per i canederli tipici della zona, ma non si riesce a non pensare che qualcuno possa comprarlo per risparmiare.
Qualora abbiate di queste tentazioni, sappiate che è possibile con la stessa spesa produrre il pane in casa, con la farina che volete voi e senza altri additivi, e mangiarlo fresco appena sfornato. Qui il sistema che uso io da anni.
Intanto, mentre gli italiani comprano pane secco, la Germania attua politiche keynesiane -quelle che da noi sono vietatissime- con grandiosi investimenti pubblici.
Il motivo di questa frenetica attività è semplice: la fuga di capitali dai paesi mediterranei ha fatto affluire qui centinaia di miliardi di euro, investiti in depositi o titoli di Stato che danno un rendimento pari a zero, quando non addirittura negativo.
E no, non è che i cattivi evasori corrono tutti lì: è che anche onesti risparmiatori (ricchi o benestanti) trasferiscono i propri quattrini in un luogo più sicuro rispetto a Paesi perennemente sull'orlo del default. Non solo: mentre voi mangiate la zuppa di latte, la Germania costruisce ponti d'oro proprio con i nostri soldi, quelli che continuiamo ad erogare alle banche tedesche attraverso gli interessi sul debito. I tagli al welfare e i sacrifici servono proprio a questo.
Insomma, qualora aveste ancora dei dubbi, i tedeschi come diceva Ricucci stanno facendo i fr... col c... degli altri. Il nostro, per la precisione.
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E no, non è che i cattivi evasori corrono tutti lì: è che anche onesti risparmiatori (ricchi o benestanti) trasferiscono i propri quattrini in un luogo più sicuro rispetto a Paesi perennemente sull'orlo del default. Non solo: mentre voi mangiate la zuppa di latte, la Germania costruisce ponti d'oro proprio con i nostri soldi, quelli che continuiamo ad erogare alle banche tedesche attraverso gli interessi sul debito.

altro che zuppa di latte ...
qui si fa ancora minestrone tra Bund e obbligazioni societarie ?? :eek:
:wall::wall:


e per forza poi certe cose succedono :rolleyes:
 
Com***39;e***39; cattiva la Merkel! - Beppe Scienza - YouTube
Pubblicato in data 01/ago/2012 da StaffGrillo
Blog di Beppe Grillo - Com'e' cattiva la Merkel! - Beppe Scienza
Com'e' cattiva la Merkel! - Beppe Scienza
I tedeschi non sono disposti a fare da Bancomat per la classe politica italiana, non sono disposte a coprire i debiti che gli italiani hanno contratto e soprattutto che sono anche disposti a contrarre. La storia degli Eurobonds per esempio sarebbe qualcosa per cui ci si indebita insieme e poi si paga insieme, peccato che chi si indebita di più, in questi casi, sarebbe l'Italia.
I tedeschi sanno bene come funziona la politica in Italia, sanno bene che se loro diventassero un rubinetto che se lo si apre ecco i soldi, questi finirebbero in Italia, ma finirebbero di nuovo ai vari Penati, Formigoni, Belsito e simili e loro compari.


... dato che lorsignori riescono tuttora a mantenere i loro privilegi e la loro impunità

un altro mese è passato e si riprende con le stesse giravolte della nostra politichetta
 
Pubblicato da Voci dalla Germania

Oltre 5 milioni ricevono un sussidio di disoccupazione.



La disoccupazione ufficiale è ai minimi storici, ma a guardare bene si scopre che le statistiche sulla disoccupazione nascondono una parte della verità: oltre 5 milioni di tedeschi ricevono mensilmente un sussidio di disoccupazione (Arbeitslosengeld I oder II). Da Deutsche Mittelstands Nachrichten.
La cifra ufficiale di 2.7 milioni di disoccupati è solo una parte della reatà: di fatto oltre 5 milioni di tedeschi ricevono un sussidio di disoccupazione (Arbeitslosengeld I oder II). Il numero dei disoccupati in Germania resta invariato rispetto a un anno fa.


Secondo l'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit) a settembre 2012 il tasso ufficiale di disoccupazione è del 6.5 %. Un quadro piu' realistico del mercato del lavoro lo si ottiene però se si rifiuta la definizione ufficiale di disoccupazione, e si considera il numero delle persone in grado di lavorare che ricevono un sussidio.


Il tasso di disoccupazione diffuso dall'Agentur für Arbeit non è altro che il rapporto fra il numero delle persone disoccupate e il numero di tutte le persone in grado di lavorare. L'agenzia calcola a settembre 2,78 milioni di disoccupati. Allo stesso tempo l'agenzia comunica che in totale 5.089 milioni di persone in età lavorativa ricevono un sussidio di disoccupazione (Arbeitslosengeld I oder II). Con questi numeri si arriva ad un tasso di circa l'11.9 %. :eek:



L'agenzia federale fornisce anche il motivo per cui circa 2.3 milioni di persone in grado di lavorare, destinatarie di un sussidio di disoccupazione, non siano incluse nel tasso di disoccupazione ufficiale. Non vengono considerati disoccupati tutti coloro che si trovano all'interno di un programma di politica del mercato del lavoro (formazione e inserimento) organizzato del governo federale o dell'agenzia del lavoro (889.000 nel settempre 2012).


Anche coloro che hanno un basso reddito e che per questo ricevono un'integrazione (Arbeitslosengeld II) non vengono considerati disoccupati (655.000 nel maggio 2012, nessun dato piu' recente disponibile).
I destinatari dei sussidi di disoccupazione che crescono dei figli, si prendono cura dei parenti oppure vanno a scuola, vengono considerati come non disponibili e non rientrano nel numero dei disoccupati (630.000 nel maggio 2012). A questi si aggiungono le persone non capaci di lavorare perché malate e quindi destinatarie di un sussidio di disoccupazione (248.000 nel maggio 2012).



Ma la cosa piu' sorprendente è il trattamento dei dati relativi agli anziani beneficiari di un'indennità di disoccupazione. Chi ha oltre 58 anni, non viene considerato disoccupato, se nei precedenti 12 mesi non ha avuto una occupazione coperta da assicurazione sociale (235.000 in maggio).


Di fatto, piu' della metà dei destinatari dei sussidi di disoccupazione in grado di lavorare, per diversi motivi non vengono considerati come disoccupati. La vera causa del basso tasso ufficiale di disoccupazione è l'arbitraria definizione di cosa sia la disoccupazione nelle corrispondenti leggi.

Pubblicato da Voci dalla Germania http://vocidallagermania.blogspot.it/2012/11/oltre-5-milioni-ricevono-un-sussidio-di.html
 
Salari da fame, Gallino: attenti, la Germania può esplodere

Scritto il 08/11/12 • nella Categoria: segnalazioni





«La nostra situazione è più simile a quella della Spagna che a qualunque altro paese europeo», anche se quello più a rischio – nonostante l’apparenza – è la Germania. Nella terra di Angela Merkel, gli indici di disuguaglianza sono addirittura «astronomici».

Per Luciano Gallino, proprio la Germania è «un paese sull’orlo dell’esplosione sociale», perché a 5 milioni di persone sono corrisposti 500 euro al mese per 15 ore di lavoro la settimana, e il 22% dei lavoratori dipendenti, soprattutto operai, ricevono meno della metà del salario mediano. E’ il frutto della drammatica contrazione dei salari, decisa dal capitalismo in crisi che colpisce il lavoro per trasferire i profitti ai manager. Oppure, l’impresa compra azioni proprie per far salire il valore di mercato, perché su questo si misura l’operato del manager.

«Il risultato è la crescita delle disuguaglianze», denuncia Gallino: «I salari italiani sono fermi dal ‘95, negli Usa fermi addirittura dal 1975 e si stima anzi siano leggermente regrediti».

Il fenomeno riguarda l’80, 90% della popolazione, mentre si è enormemente arricchito il famoso 1%.


Perché la finanza ha preso tutto questo potere? «Perché non ha avuto opposizione», spiega Gallino a Pietro Raitano di “Altreconomia”, in un’intervista ripresa da “Micromega”. Nessuna opposizione dai partiti, «che a partire dagli anni ‘80 si sono adoperati per la finanziarizzazione, la liberalizzazione di movimenti di capitale, la produzione a valanga dei titoli come i derivati strutturati».

Se i partiti di centrodestra hanno spinto sul neoliberismo, l’ispirazione principale – ammette Gallino con un certo imbarazzo – è venuta proprio dal centrosinistra europeo: il tedesco Schroeder e i francesi Mitterrand, Delors e Camdessus.

«Le dottrine neoliberali, diffuse e propagandate a suon di dollari investiti in decine di “pensatoi” e centri studi, hanno avuto un successo straordinario anche tra uomini politici, intellettuali e accademici.
Poi c’è stata la caduta del Muro, e molte sinistre hanno fatto il possibile per mostrare di essersi allontanate dalle ideologie che vedevano nello Stato un soggetto di peso».
Soprattutto in Francia, aggiunge Gallino, si cominciò a dire che i capitali “fuggivano”, col risultato di liberalizzarne i movimenti.
«Questi fattori hanno fatto sì che la finanza non abbia avuto la minima opposizione».

Di qui le famigerate “direttive” di Bruxelles: così, «l’Unione Europea è diventata più liberale degli Usa».

E, fatto «straordinario», le banche oggi «hanno convinto i governi che andavano salvate per la seconda volta». In meno di tre anni, ricorda Gallino, il debito pubblico europeo è aumentato del 20%.

«A partire dal 2008 si sono dissanguati i bilanci pubblici per salvare le banche: i tedeschi si sono trovati con miliardi di debiti». Esempio, l’istituto Hypo Re è costato ai tedeschi 142 miliardi di euro: «Troppo grande per fallire, avrebbe trascinato con sé milioni di piccoli risparmiatori».

Dal 2010, aggiunge il sociologo torinese, «la crisi delle banche è stata travestita da crisi del debito pubblico: e quando i bilanci pubblici sono esangui e non ce la fanno più, scattano i tagli».

Se i “derivati” sono ormai riconosciuti come “arma finanziaria di distruzione di massa”, sinora non si è fatto nulla per neutralizzarli: «La crisi ora è vagamente sotterrata ma potrebbe riservarci amare sorprese.

In America nel 2010 è stata introdotta la “Wall Street Reform”, ma è talmente complicata che richiede 500 decreti attuativi, che a oggi sono solo una trentina. La legge è farraginosa, e le lobby fanno la loro parte per svuotarla». In compenso, è invece molto efficace – e con effetti devastanti – la sistematica penalizzazione del lavoro: in Italia l’emergenza riguarda 7-8 milioni di cittadini senza stipendio, o con paghe da fame. Per il 2012 è previsto un miliardo di ore di cassa integrazione, pari a mille ore in media per un milione di persone. «Vuol dire ricevere meno di 750 euro netti al mese, per chi ne prendeva 1.200».
Disoccupati dichiarati e lavoratori scoraggiati, stanchi di cercare inutilmente un impiego. Milioni i precari, specie giovani, stufi di vagare tra contrattini in scadenza. «La disoccupazione è peggio di non avere reddito, o averlo senza essere occupati», dice Gallino. «È una ferita profonda del proprio senso di autostima».
Lo sapevano gli strateghi di Roosevelt, gli architetti del New Deal che pose fine alla Grande Depressione: meglio far lavorare tutti, grazie all’investimento dello Stato, perché la disoccupazione è la peggiore delle minacce, oltre che un crimine contro l’umanità.


Ma perché il lavoro è così colpito dalla finanza? «Sin dagli anni ‘80 e ‘90, con lo sviluppo tecnologico, i mercati di consumo hanno cominciato a essere saturi, poiché l’industria aveva capacità produttiva in eccesso». Eccesso di capacità produttiva, spiega Gallino, significa che il capitale investito rende poco. Industriali, investitori istituzionali e fondi pensione chiedono rendimenti molto più alti. «Coi bassi profitti che non si possono far salire perché si produce troppo e si vende poco, i dirigenti, per dare retta agli investitori, hanno puntato a comprimere il costo del lavoro».
Ed ecco quindi il disastro sociale: flessibilità, precarietà e compressione dei diritti. Un quadro aggravato, nell’Eurozona, dall’impotenza degli Stati, coi bilanci ormai controllati da Bruxelles. Eppure, «l’unica cosa che crea valore reale è il lavoro», mentre «la disoccupazione è il più grande scandalo che la società possa conoscere». Il colpevole? La finanza: «La finanziarizzazione dell’economia ha stravolto i criteri delle imprese». Salari bassi, emarginazione dei sindacati. Vale per tutta l’Eurozona, a cominciare dalla Germania, «dove milioni di lavoratori hanno pagato questa situazione». Ma la Germania si salva grazie a una ventina di grandi aziende tuttora trainanti e al forte tasso di investimento in ricerca e sviluppo: «Sui 27 paesi dell’Unione Europea, l’Italia è al quindicesimo posto, dietro all’Estonia, con un tasso di investimento dell’1,25% del Pil». Il tasso tedesco è più del doppio, quasi il triplo. «Anche l’Inghilterra, che di per sé ha un prodotto interno lordo molto legato alla finanza, investe molto di più in ricerca». Altro dato, la carenza di investimenti in capitale fisso: «Gli stabilimenti italiani sono irrimediabilmente invecchiati, con un’età media di 25 anni. In Europa la media è la metà».
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cosa nasconde la Germania? Fine del Bluff

Fine del bluff, la Germania si oppone alla sorveglianza bancaria

i FABRIZIO DAL COL



Era inevitabile. Non doveva accadere mentre invece è accaduto che la locomotiva tedesca si fermasse proprio sui binari morti di una remota stazione di servizio di Francoforte. Avevo scritto, solo pochi giorni fa, dei 200 mld di euro di sofferenze in cui sono incappate le banche regionali tedesche. Le suddette banche regionali, ovvero quel principale motore che fino a ieri contribuiva ad alimentare l’intera economia tedesca, necessita ora di una revisione completa.

Tuttavia, sebbene sia stato fino a ieri volutamente nascosto, quel debito che giaceva nelle banche regionali e non figurato nei bilanci federali era in effetti a conoscenza di mezza Europa: nonostante ciò la Germania ha deciso ora di alzare il tiro.

Utilizzando il presunto “conflitto di interessi” tra il ruolo di supervisore e quello di guardiano dei prezzi che verrebbe attribuito alla Bce, la Germania, con il sostegno della Svezia, vuol far ora slittare di un anno l’unione bancaria europea.

Tutto ciò deriva ovviamente dalla funzione che assumerebbe tale l’unione che sarebbe detentrice del potere di “supervisione bancario” necessario a mettere sotto sorveglianza gli oltre 6000 istituti di credito d’Europa.

Del resto, la Bundesbank si è sempre opposta a tale progetto in quanto riteneva che da tale potere di supervisione bancario sarebbero poi potuti derivare quei problemi legali con il mandato conferito alla Bce.
In sostanza, la Germania non vuole che l’Eurotower possa poi intervenire a controllare le sue banche regionali e per evitare che ciò possa accadere, ha pensato di utilizzare lo strumento del presunto “conflitto di interessi” di cui sopra.


Intanto, Michael Barnier, Commissario Ue al Mercato interno, ha già fatto sapere che con questa unione si eviterebbe che il salvataggio delle banche ricada interamente sulle spalle dei contribuenti, ricordando altresì come dal 2008 al 2011 i salvataggi siano costati all’Europa 4.500 miliardi di euro. Il commissario francese ha poi rincarato la dose affermando: “In futuro le banche paghino per le banche, e i loro dissesti non vengano sanati dai soldi dei governi e dei contribuenti, ma da quelli di azionisti e creditori”. Va tuttavia ricordata la recente proposta della commissione Europea secondo la quale gli istituti di credito dovevano disporre per legge di un fondo cuscinetto per tamponare eventuali crisi passeggere, anche se il grosso degli aiuti, in caso di emergenza sistemica, sarebbe arrivato dal Meccanismo europeo di stabilità Esm che però, sappiamo, attinge alle risorse tramite i contribuenti di tutti i paesi membri della UE. Se da un lato la Germania intende persistere a mantenere la sua posizione di contrarietà al potere di sorveglianza affidato alla BCE dall’altro il direttore generale per il mercato interno e i servizi della Commissione, Jonathan Faull, intervenendo al Convegno annuale dell’Amf, l’autorità dei mercati francese, ha detto che “le misure di regolamentazione e di sorveglianza bancaria europea sono urgenti e importanti, e non c’è motivo per cui non dovrebbero essere applicate entro la fine di questo anno”.


Se tale situazione verrà o meno risolta è ancora presto per dirlo, ma ciò che invece appare già certo è il ridimensionamento del potere fin qui esercitato in Europa dalla Cancelliera Merkel che, complici i debiti nascosti delle banche regionali, rischia invece ora di dover fare i conti con quella stretta creditizia che fino ad oggi non si era resa necessaria, proprio grazie al debito nascosto dalle banche regionali, ovvero quelle Landesbanken che notoriamente sono molto legate in Germania al sistema politico locale e che rigorose e trasparenti al 100 per cento non sono mai state.
 

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