Perdona la mia ignoranza in materia, ma di cosa si tratta di preciso?
E per quale motivo un presidente dovrebbe decidere, a differenza del suo predecessore, di non rimborsare un bond, quasi come fosse una normale manovra/strategia finanziaria ?
Mi spiego meglio : non dovrebbe essere la situazione economica del paese, più o meno disastrosa ed irrecuperabile, a determinare eventuali ristrutturazioni del debito ?
A noi detentori del debito deve preoccupare l'economia argentina, la sua riserva finanziaria, o anche " semplicemente " un eventuale futuro nuovo presidente ?
Chiedo nuovamente venia per l' ignoranza in materia.
Grazie mille.
Ovviamente non si tratta di temere il puro arbitrio del singolo statista e una decisione estemporanea, ma semmai l'impostazione ideologica ed eventualmente il possibile programma di governo che, date determinate condizioni di difficoltà finanziarie, potrebbe vedere, secondo l'usato passo in Argentina, spazio fiscale nelle solite deroghe sul rispetto degli impegni presi sul debito. Logicamente se in questo senso si procedesse comunque in modo urbano, civile, legale, per così dire, allora si va incontro a una ristrutturazione secondo regolamenti: che è il punto di forza della 993 e per questo ricordo che noi siamo su questa invece di aver fatto molto più profit ancora nella prima fase Milei, vedendo quotazioni ben più elevate, sui titoli che hanno persino iniziato a ripagare l'ammortamento.
Proprio perché la strada fino al '29 di inizio ammortamento della 993 e i nove anni successivi non sono una passeggiata di salute, già l'inizio dell'ammortamento presuppone di aver sostenuto un'altra elezione presidenziale e poi nel corso di tutto l'ammortamento del titolo c'è spazio per altre due elezioni presidenziali. Ne deve passare di acqua sotto i ponti. Ecco perché il vero e unico vantaggio della 993, che la rende una scelta difensiva (logicamente difensiva nel contesto ultraspeculativo in cui comunque ci muoviamo) è proprio mettere in conto, al limite, pure una ristrutturazione generale alla quale potremmo continuare ad essere immuni, come nel 2020, numeri e regolamenti alla mano.
Logicamente non stiamo parlando di hard default disordinati perché in quel caso tutto il ragionamento non vale. Nelle elezioni del 2019, proprio perchè si era arrivati alla campagna elettorale in condizioni economiche e finanziarie disastrose, il Frente de Todos lo aveva messo proprio nel programma elettorale di voler rinegoziare il debito, sia il debito pubblico in mano agli investitori, sia quello col FMI.
E aveva gioco facile ad accusare l'uscente governo Macrì di aver ulteriormente iperindebitato il paese. Quindi non era stato un atto di puro arbitrio estemporaneo la volta scorsa, ma un'operazione programmatica (purtroppo un po' radicata in quella ideologia, soprattutto nelle sue influenze Kirchneriste più giacobine) ma si è poi proceduto secondo una ristrutturazione legale seguendo i regolamenti nei prospetti (tant'è che noi l'abbiamo fatta franca). Peraltro, nel corso di quella legislatura si sono via via imposte figure e correnti più moderate e meglio dialoganti col FMI rispetto alle anime più oltranziste: tanto per dire, partiti con Martin Guzman come ministro delle finanze e poi finita la legislatura con al suo posto Sergio Massa.
E il fatto che poi proprio Massa fosse diventato il candidato alle presidenziali del 2023 mi aveva fatto pensare che tutto sommato, nonostante le forti tensioni sulle quotazioni alla vigilia del voto, noi fossimo in realtà almeno nel medio periodo, in una condizione win-win in cui si contendevano la presidenza con reali chance di vittoria o Massa in continuità con l'ultima azione di governo e collaborazione e dialogo col FMI, tutto sommato una corrente moderata di quel movimento (chiamiamolo per brevità peronista) o Milei che prometteva riforme liberali, rigore e rispetto dei patti sul debito, per cercare di ricostruire una reputazione finanziaria al paese.
Per certi versi la cura da cavallo prospettata da Milei poteva essere persino rischiosa se applicata in modo troppo sconsiderato. Chissà che non sia stato un bene che, nonostante si sia comunque governato in questo anno e mezzo e poco più, con molto decisionismo, per decreti e "stato di emergenza" , Milei abbia dovuto comunque tener conto un minimo anche delle alleanze, che per un carattere "esuberante" come il suo, forse non aver avuto i numeri in parlamento con i fedelissimi del suo movimento in senso stretto (e non avrebbe potuto in nessun caso, visto che le presidenziali concedono solo un modesto numero di seggi al seguito) magari è stato meglio.
Il fatto che ora leggo che gli si fa una colpa di aver inquinato da gennaio le scelte economiche sulla svalutazione non seguendo la linea dura e pura, avendo ceduto alla strategia elettorale per l'appuntamento a cui siamo prossimi, io la vedo proprio come una necessità di compromesso a cui anche lui è chiamato, non sentendosi ancora investito di una autorità imperiale assoluta e inscalfibile. Fortunatamente, quel compromesso a breve termine (che certo non ha portato avanti per sua indole alla carità cristiana) può aver alleviato gli effetti di una troppo rapida svalutazione, che incide comunque nella carne viva della cittadinanza, soprattutto la più debole ed esposta, non in chi ha i risparmi in USD fuori dal paese. Se fossimo arrivati a questi appuntamenti elettorali provinciali appena trascorsi e ora alla vigilia delle elezioni di mid term, con il peso svalutato ancor più al galoppo, la prospettiva elettorale di consenso sarebbe stata forse migliore ?
Non so, io le migliori prospettive di sostenibilità di tutto il difficile equilibrio che abbiamo davanti, le vedo proprio nel riuscire ad attuare compromessi e che non prevalgano né da una parte né dall'altra, nei governi che potranno alternarsi, ricette troppo oltranziste di ciascuna ideologia contrapposta. Ad esempio avevo chiaramente salutato con ottimismo finalmente la recente condanna della Corte Suprema per Cristina Kirchner e speravo significasse il definitivo tramonto del Kirchnerismo nella coalizione "peronista". Certo non mi fa piacere pensare che tra un paio di anni i peronisti potrebbero guardare a Kicillof come possibile "campione" del movimento, da contrappore a una presidenza Milei bis.
Credo che in questo senso molto dipenderà da quanto si vorrà far leva sul malcontento e sull'esasperazione popolare. Per questo ci andrei piano nei prossimi due anni con la macelleria sociale, altrimenti per la controparte politica peronista sarebbe una scelta sin troppo facile giocarsi la carta del personaggio politico di spicco più giacobino che hanno tra le loro fila.