L'amatorre d'arte subisce diverse influenze da parte del mondo dell'economia. Per esempio, io (e qualcun altro con me
) non me la sento di spendere più di tanto nel campo, ed ho sempre considerato sostanzialmente la possibilità di rimanere collezionista a zero spese. Questo talvolta mi spinge a mescolare un po' i due campi, ma mai come nel mondo d'oggi in cui un'opera vale artisticamente solo se costa molto. Essendo pieno di roba, sono anni che non spendo più di 2/3 euro per opere anonime o quasi che però mi colpiscono positivamente. Considero quei soldi una specie di Tobin tax. Ma sempre sono stato attento alla possibilità di rivalutazione monetaria in parallelo con la crescita di importanza artistica di un autore o di un pezzo. E' per me motivo di orgoglio che, sebbene abbia sempre operato come selettore di arte per terzi, mai ho ceduto a quelle opere che consideravo e tuttora considero (ma stavolta accompagnato dal consenso generale) robaccia o robetta di poco valore, quando non addirittura leccaculistiche. Sempre invece ho cercato di "arrivare prima". La conoscenza interna di come funziona il mercato dell'arte mi ha comunque relativamente disamorato, diciamo che non potevo certo vedere autostrade nella giungla. Ma va bene così (solo che chi non è esperto del ramo ancora può credere ingenuamente a chissà quali montature artistico-economiche). D'altra parte, l'esperienza del mercato è stata pure importante quando superai l'esame per insegnare Storia dell'Arte.
Ho comunque sempre operato con il criterio di non investire su opere che, trovandole anonime ad un mercatino, non riuscissero a farsi acquistare da me se non a due lire, ballon d'essai. Questo non è il criterio di
@lastra.biffata , che conosco e stimo. Egli crede a quasi tutte le opere di artisti che vanno per la maggiore ed accetta il mercato per quello che è, come un sacerdote che apre le braccia di fronte ai fedeli venuti a messa senza stare a distinguere se qualcuno di loro sia un delinquente o quasi (nel caso, un "falso" artista). Credo che in questo porsi influiscano sì alcuni fatti pratici (si sa, per esempio, che le opere minori richiedono in proporzione più lavoro per un venditore) ma che alla fine questi aspetti commerciali siano relativamente poco influenti (sul gusto; sulla condotta di vita le considerazioni potrebbero essere diverse).
Con lui abbiamo gusti e scelte diversi, ma io trovo la cosa addirittura divertente, come guardassimo, interessati ma estranei, una lotta di galli su cui invece altri scommettono pesantemente.
E, chicchirichì, chiedo scusa se ho parlato troppo di me. Sintomo degenerativo? Ma come, io credevo fosse necessario per chiarire bene i concetti