Perchè le bestie insane che popolano le terre italiche vengono denominate MELANZANE?
Melanzana è una di quelle parole che si definiscono “connotative” perché contengono in sé un giudizio sull´oggetto rappresentato. L´etimologia non lascia spazio a equivoci: “melanzana” è la trasposizione italiana del latino frutto insano, pericoloso per la salute. La parola nacque sul finire del Medioevo per qualificare negativamente questo ortaggio che oggi tanto ci "appassiona"; per catalogarlo fra le cose da evitare. «Pomo sdegnoso» la chiama Bartolomeo Scappi, il cuoco più rappresentativo dell´Italia rinascimentale.
Ma perché questo “sdegno”? Per un pregiudizio, sembrerebbe, di natura sociale: la melanzana entrò rapidamente a far parte dei prodotti tipici della cucina povera, e fu perciò disdegnata dalla “buona società”.
Questo termine deriva dallo Spagnolo Berengena, a sua volta derivato dall'Arabo Badingian. Questo ortaggio, difatti, originario dell'India come detto è stato intodotto in Europa dagli Arabi (IV secolo). In Italia al nome arabo fu affiancato, a livello popolare, il termine ''mela'', da qui derivò il nome melo-badingian e quindi l'attuale melanzana. In altre regioni fu aggiunto il prefisso pedro, quindi fu detta pedro-badingian da cui il moderno petronciano, altro sinonimo per melanzana. Secondo la tradizione latina la melanzana deriva dalla dicitura:
"mela non sana", questo perché tale ortaggio non è molto commestibile crudo (contiene solanina, una sostanza tossica che scompare solo con la cottura), quindi in passato era ritenuto non ''sano".
Al pari di altre piante orientali, la melanzana una volta introdotta in Europa, inizialmente impiantata nelle regioni che gli arabi controllavano più direttamente, la Sicilia e la Spagna. Già menzionata nei racconti del duecentesco Novellino, è rappresentata iconograficamente nei Tacuina sanitatis del Trecento. La diffidenza nei suoi confronti, durata assai a lungo, appare regolarmente legata a considerazioni sul suo uso popolare. «Pianta volgare» la chiama il naturalista Pietro Andrea Mattioli nel 1568, riferendo pratiche diffuse tra il volgo: «Mangiansi volgarmente fritte nell´olio con sale e pepe come i fonghi». L´anno successivo troviamo una attestazione analoga nella “lettera sulle insalate” del marchigiano Costanzo Felici, indirizzata al maestro e amico Ulisse Aldrovandi: anch´egli si mostra sospettoso nei confronti delle melanzane e non condivide l´entusiasmo di quanti le mangiano «avidamente, per il più cotte nelle brage e gradelle […] et anco fritte»
.....Per tutti questi motivi è doveroso ricordare quanto pericolose per la salute possano essere le bestiacce che infestano le nostre città, se proprio le volete frequentare assicuratevi di grigliarle prima.