Aste

Vorrei anche segnalare questo lotto

Libreria Antiquaria Gonnelli - Casa d'Aste - Gonnelli Casa d'Aste

stthumb.asp


Mario Radice (Como, 1898 - Milano, 1987) [attribuito a]
SENZA TITOLO.
Acquerello e tempera su carta. mm 316x156. Foglio: mm 430x220.
Alcune piccole cadute di colore nel margine inferiore, macchie nella carta ma buone condizioni complessive. Applicato a cartone rigido di supporto.


Viene esitato a 200 euro. Se autentico è davvero poco. Se.
Se stanotte Borghi lo vede magari ci fa un pensierino. Veloce però ...va in asta domani lunedì alle 14 (o poco dopo).
Andato a 200 + diritti.

Credo che Borghi, nonostante la politica lo impegni, dovrebbe leggere questo forum, potrebbe essergli utile. Tra l'altro, avrebbe potuto esprimere un valido parere sull'autenticità (secondo me + no che sì)
 
Andato a 200 + diritti.

Credo che Borghi, nonostante la politica lo impegni, dovrebbe leggere questo forum, potrebbe essergli utile. Tra l'altro, avrebbe potuto esprimere un valido parere sull'autenticità (secondo me + no che sì)
Attribuzione quanto meno dubbia, comunque a questo prezzo...
 
Vecchio saggio a me? Guarda che saggio a me non lo ha mai detto nessuno :-x:noo:

Comunque credo che alla stragrande maggioranza dei partecipanti a questo forum la proposta sia gradita. Certamente, ripeto, abbassare o togliere tasse corre sempre il rischio di sembrare demagogia, però credo di aver spiegato che così non è. Si tratta di prendere atto che

1) molti privati già si scambiano e sempre si sono scambiati oggetti d'arte senza alcuna tassa e tantomeno dichiarazione
2) la normativa è ambigua, e lo sappiamo: lo è forzatamente, peraltro, visto che anche la definizione di opera d'arte è quanto di più aleatorio ci sia, e visto che i costi iniziali raramente sono documentati e quindi detraibili
3) a corollario di questo, si noti che se la Guardia di Finanza dovesse richiedere ad ognuno di noi giustificazione scritta di quanto posseduto sarebbe un'ecatombe condita da uno sterminio. In realtà questo è proprio quanto succede nei rari casi in cui la GdF per un motivo o per l'altro la richiede ai poveri malcapitati in questa indegna roulette russa (sia chiaro che non parlo per motivi personali, ma in funzione di quanto ho visto in questi anni capitare ad altri).
4) in questo trionfo della discrezionalità, sostantivo che sempre tende ad aprire le porte all'abuso di potere e alla corruzione, chi ci rimette è alla fin fine proprio l'arte in generale, nonché le libertà individuali

Non mi nascondo le possibili obiezioni. Tra le quali la più forte sarebbe: se liberalizzi la vendita dei quadri od oggetti d'arte senza poterli distinguere, come categoria, che so, dalle lenzuola alle posate, allora permetti che chiunque faccia il commerciante abusivo di mille categorie di oggetti. E se la volessi distinguere, le complicazioni burocratiche (certificazioni ecc) sarebbero mostruose e peggiorative rispetto all'oggi.
Qui c'è da studiare e capire. L'obiezione è fondata. D'altra parte già mi dà fastidio vedere ai mercatini banchi di tutta merce nuova (brutta, anche :pollicione: ), dove la furbata rispetto alle attuali normative è evidente.

Una parte della soluzione potrebbe consistere nella totale liberalizzazione dei mercatini per i venditori, considerando come un diritto per il cittadino che il proprio comune organizzi almeno un mercatino all'anno, magari con partecipazione gratuita per i residenti (in Francia esiste qualcosa del genere).
Però chiaramente non basta. Gli scambi tra privati già non sono tassati, si tratterebbe di garantire tutto ciò per legge, onde evitare interpretazioni discrezionali da parte delle autorità preposte. Magari gli scambi superiori ad una certa cifra (mettiamo: 100.000 €) per pezzo andrebbero segnalati a scopo comunque non di tassazione.

Per ora sospendo il post in attesa di aiuti.
Invito chi se la sente ad esprimere la propria opinione, fosse pure contraria :ordine: e tutti gli eventuali suggerimenti del caso.
Non è detto che la cosa non potrebbe concretizzarsi come proposta di legge...:fiu:
Lupus in fabula. Vendite on-line, aste e fiere sono il vero mercato dell'arte attuale:
Abbiamo fatto una grande inchiesta sul futuro delle gallerie d’arte
 
Ultima modifica:
Letto, mi sembra un po' miope. Proporre collaborazioni, ritorno a trasparenza (mai esistita nel campo), auspicare un aumento dei clienti, sono chiacchiere. Se ci sono soluzioni devono saltar fuori da una vera e propria capriola. Non è previsto il concetto di metamorfosi (necessaria per un vero cambiamento), ed invece non ci si schioda dall'idea che le gallerie come sono oggi debbano necessariamente sopravvivere.
Ripropongo il finalino ecumenico e un po' troppo gattopardesco, diciamo che mi ricorda le esortazioni con cui una volta immancabilmente terminavano gli svolgimenti dei compitini scolastici.

Accanto a professionalizzazione, etica e responsabilità, il percorso potrebbe essere orientato anche da una tensione più forte e condivisa verso una maggiore trasparenza e circolazione di dati (per correggere l’enorme asimmetria informativa che caratterizza il settore delle gallerie); verso il graduale ridimensionamento di pratiche escludenti ed elitarie; verso un’apertura a una platea più ampia e trasversale, che potrebbe essere la risorsa più preziosa, sebbene silenziosa e sottostimata; verso un modello di galleria che, pur restando un’attività commerciale quale essa è, si offra (o torni a offrirsi?) come luogo di inclusione, di dibattito, in cui incontrare gli artisti, gli storici e teorici dell’arte, i curatori, in cui il sapere e la passione per il sapere possa trasformarsi, da strumento di esclusione, in nuova e antica consuetudine collettiva, così che le gallerie possano agire davvero come presidi di senso e di prossimità, ai clienti e ai collezionisti, al pubblico, ai pubblici, alla comunità.
 
Letto, mi sembra un po' miope. Proporre collaborazioni, ritorno a trasparenza (mai esistita nel campo), auspicare un aumento dei clienti, sono chiacchiere. Se ci sono soluzioni devono saltar fuori da una vera e propria capriola. Non è previsto il concetto di metamorfosi (necessaria per un vero cambiamento), ed invece non ci si schioda dall'idea che le gallerie come sono oggi debbano necessariamente sopravvivere.
Ripropongo il finalino ecumenico e un po' troppo gattopardesco, diciamo che mi ricorda le esortazioni con cui una volta immancabilmente terminavano gli svolgimenti dei compitini scolastici.
E' un articolo portato avanti con un approccio edificante come purtroppo la pressocchè totalità di discorsi che leggiamo sui giornali cartacei e on-line e che ascoltiamo in televisione e alla radio, però attenzione il filo conduttore è veritiero, cioè il fatto che il mercato dell'arte si va via via polarizzando attorno alle grandi case d'asta da una parte e dell'altra attorno a fiere, vendite on-line e aste.
Consideriamo che una casa d'aste minore come Borromeo aveva nell'ultima asta seicento-dico seicento opere in vendita, che la loro asta precedente era di solo due mesi prima e aveva messo all'asta ottocento lotti, e che stanno già raccogliendo opere per la prossima asta. Nemmeno in una vita intera una qualsiasi galleria non potrebbe in alcun modo competere in quanto a quantità, e nella quantità qualcosa di buono si trova sempre.
Consideriamo che su ebay è possibile acquistare in qualsiasi momento qualsiasi tipo di grafica, e che ci sono almeno sei o sette siti internazionali di vendita online di opere di qualsiasi tipo. Infine tutte le gallerie di tutto il mondo organizzano aste dal vivo a cui però è possibile offrire anche on-line in pre-asta.
Abbiamo visto catawiki qualche post fa, che spazia dall'antico al moderno e dall'oriente all'occidente, ma ad esempio esiste il sito artelino.com che è dedicato unicamente alle stampe giapponesi.
Insomma è un mondo che si è enormemente aperto, il che comporta da una parte la possibilità per chiunque di accedere a questo mercato stando comodamente da casa, e dall'altra, come conseguenza della grande concorrenza, una tendenza generalizzata alla riduzione dei prezzi.
Io non vedo niente di male in tutto questo, in fondo un tempo le galleria potevano fa pagare milioni di lire per una litografia solo perchè nessuno aveva i mezzi per cercare opere analoghe a quelle che le gallerie proponevano, nè ovviamente per confrontare i prezzi.
 
Secondo me gallerie e canali di vendita "classici" devono polarizzarsi su nicchie di qualità o diventare ancora più elitarie; so che in questo periodo storico fa brutto dirlo, visto che ormai tutto deve essere popolare, venire dal basso, chiunque conti fino a 5 fa "elitè" etc etc ma la realtà è che la globalizzazione del mondo dell'arte, il proliferare di possibilità, conoscenze, canali di vendita rende facile l'accesso per tutti quindi mi parrebbe stupido opporsi a processi inevitabili.
Ciò che si può fare è invece settorializzarsi, rendere l'offerta riconoscibile, difficile da imitare, elitaria, appunto, in modo da mantenere un margine sul commercio main stream: perchè che ci siano in vendita 4000 grafiche di dorazio mi pare scontato, ne ha prodotte una tonnellata, da qualche parte dovevano stare; che io ne voglia una grande come un lenzuolo, in 10 esemplari, degli anni 60, può rimanere prerogativa di una galleria o di una casa d'aste che non lavora sul volume (e si, questo vuol dire che un sacco di gallerie e venditori salteranno per aria come è normale e giusto che sia quando un mercato cambia le sue prerogative, l'avere un attività o un lavoro presuppone anche capire dove sta andando il proprio settore e come seguire queste direzioni, se possibile).
Tanto come sempre la parte di commercio che va per canali generalisti serve a una platea di persone che di base non hanno nè interesse ad avere qualcosa di esclusivo, nè interesse a spendere cifre considerevoli, quindi in questo senso sono fruitori entusiasti della "globalizzazione", senza la quale alle pareti avrebbero probabilmente un quadro terrificante (che odiano) di Alfonso Puzzoni, grande pittore del paese di mia zia, che signora mia sapesse quante mostre ha fatto questo qui in Ammerica.
E' come comprare della cioccolata: posso trovarne di buona all'Esselunga, o sul sito del Carrefour, persino su Amazon; ma io, ci capisco qualcosa di cioccolata? e se mi informo, quanto ci metto a capire/provare che cosa voglio? e quando l'ho capito so dove trovarla? e se so dove trovarla ho voglia di spendere 30 euro per 15 cioccolatini mignon?
L'esempio è un po' cretino, ma secondo ma rende l'idea (e ultimamente ne so qualcosa in merito):D
 

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