Arena (ARE) Aumento Roncadin al palo: sconto subito o rinvio a primavera (2 lettori)

smeraldo

Forumer attivo
operaio di borsa ha scritto:
News di aviaria ce ne sarebbero su Ronca non ancora....ma siamo tutti pronti.
COMUNICATO STAMPA


RONCADIN S.p.A: completata la cessione della divisione gelati al fondo
Oaktree Capital Management (USA).
Roncadin S.p.A. rende noto che, in conseguenza dell’intervenuta autorizzazione dell’autorità
antitrust polacca e dell’accordo raggiunto quanto alla valutazione del magazzino delle società
polacche oggetto della cessione, l’operazione di vendita della divisione gelati al fondo Oaktree
Capital Management (USA), comunicata in data 23 dicembre 2005, si è completata con il
pagamento dell’ultima tranche di prezzo pari a Euro 17.575.000.
Il complessivo corrispettivo cash risulta dunque pari a Euro 101,558 milioni, al netto
dell’acquisto delle quote detenute da Banca Nazionale del Lavoro in Roncadin Gmbh per circa
euro 2,7 milioni e di un aggiustamento prezzo pari a 425 mila euro.
Contact: Barabino & Partners Roncadin/Arena Holding
Tel.: 06/679.29.29 Annalisa De Sanctis
Tel.: 06/51555709
Roma, 14 febbraio 2006
 

Asereje

Forumer attivo
Warrant

smeraldo ha scritto:
operaio di borsa ha scritto:
News di aviaria ce ne sarebbero su Ronca non ancora....ma siamo tutti pronti.
COMUNICATO STAMPA


RONCADIN S.p.A: completata la cessione della divisione gelati al fondo
Oaktree Capital Management (USA).
Roncadin S.p.A. rende noto che, in conseguenza dell’intervenuta autorizzazione dell’autorità
antitrust polacca e dell’accordo raggiunto quanto alla valutazione del magazzino delle società
polacche oggetto della cessione, l’operazione di vendita della divisione gelati al fondo Oaktree
Capital Management (USA), comunicata in data 23 dicembre 2005, si è completata con il
pagamento dell’ultima tranche di prezzo pari a Euro 17.575.000.
Il complessivo corrispettivo cash risulta dunque pari a Euro 101,558 milioni, al netto
dell’acquisto delle quote detenute da Banca Nazionale del Lavoro in Roncadin Gmbh per circa
euro 2,7 milioni e di un aggiustamento prezzo pari a 425 mila euro.
Contact: Barabino & Partners Roncadin/Arena Holding
Tel.: 06/679.29.29 Annalisa De Sanctis
Tel.: 06/51555709
Roma, 14 febbraio 2006

Arena Holding ha chiuso esercizi in utile soltanto per il buon fine di operazioni sui derivati, per cui DDD, che si trova con l’acqua alla gola e non riesce a reperire denari, stà manovrando il titolo assumendosi grossi rischi alcontempo supportato della faccenda aviaria.

Ha bisogno di denaro e deve reperirlo in fretta!

Cambierà lo strike del warrant da 0,26 a 0,20 in virtù dell’adc a 0,35, pomperà il titolo fino a 0,50 così da invogliare il mercato ad aderire all’adc e farà UNA GRANDISSIMA SPECULAZIONE CON GLI WARRANT ( X I QUALI NON DEVE RENDERE CONTO A NESSUNO).

L’andamento attuale tra azione e warrant dice tante cose.

Con questo ho chiuso con i contributi su Roncadin.

Saluti
 

ethica

Nuovo forumer
ti volevo dare il ben tornato ma vedo che il tuo è un'addio comunque quando ritenessi opportuno intervenire per segnalare fatti importanti puoi sempre farlo ciao ase
 

ricpast

Sono un tipo serio
Lo posto anche qui (GRAZIE CHAGANS!):



http://www.corriere.it/solferino/se...06-02-16/01.spm


Siamo sicuri che i polli siano quelli in gabbia?

Beppe Severgnini
Influenza aviaria. Per cominciare: perché non "influenza dei polli", come in altre lingue (inglese: "Bird Flu")? "Aviaria" è un aggettivo latineggiante e lussureggiante, che non aiuta a chiarirsi le idee. E ne avremmo bisogno, mi sembra.

Negli ultimi due giorni, il consumo di carne di pollo in Italia è crollato del 70%. Ieri sera mi ha chiamato, affascinato, un collega della BBC: "In nessun Paese del mondo è avvenuta una cosa del genere! Perché fate così?".
Buona domanda, ho risposto, per guadagnare tempo. Perché noi italiani abbiamo queste reazioni? Leggo sul sito di Altroconsumo: "Non c'è nessun dato che suggerisca che un eventuale virus dell'influenza aviaria possa trasmettersi all'uomo attraverso carne di pollo o uova. L'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha spiegato che non occorre alcuna ulteriore precauzione oltre a quelle che da sempre esistono: consumare la carne di pollo e le uova ben cotte."

Il problema è che la maggioranza degli italiani non s'informa sul sito di "Altroconsumo". Non ascolta i telegiornali, che dicono le stesse cose da settimane. Non legge i giornali. Non dà retta alla radio. "Non vi fidate, forse?", chiedeva il collega britannico. Macché: noi siamo selettivi nella nostra diffidenza. La riserviamo, magari, a Storace politico (e a un migliaio di suoi colleghi); ma al ministro della salute crediamo, anche perché è evidente che in materia di prevenzione è stato fatto tutto per bene, e per tempo.

Qualcuno, mesi fa, ha parlato di "astensione precauzionale", lasciando intendere che fosse una cosa saggia. Ma quando mai. Alcuni dei ragazzi che oggi, davanti a una cotoletta di pollo, saltano sulla sedia come se gli avessero messo un bomba nel piatto, escono di casa e corrono rischi ben maggiori: in auto, bevendo e fumando, o facendo sesso con una tipa pagata per strada.

Cosa succede, allora? Semplice: la nazione che mangia le ragazze con gli occhi, ragiona con la pancia.

Quest'inversione funzionale spiazza gli stranieri, che ormai considerano l'Italia una versione live della "Settimana Enigmistica". Ma il rebus si può risolvere. Se volete capire "la nuova reazione emotiva che rischia di travolgere il comparto avicolo nel quale operano 6.000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese e 180.000 addetti" (dati Coldiretti), dovete pensare a una cosa sola: la superstizione.

Ci comportiamo nello stesso modo. Il cervello dice una cosa, ma le viscere ne suggeriscono un'altra. Il gatto nero, il numero, il sale, il colore, la scaramanzia dell'abito, il toccamento, il personaggio, la data: quello che altrove è roba di pochi eccentrici, in Italia è l'atteggiamento inconfessabile della maggioranza (a proposito: complimenti alla Provincia di Milano che domani, venerdì 17, alle 17.17 commemora Dino Buzzati, uomo geniale e non superstizioso).

Quell'imbarazzante, arcaico, pavido (sinonimo di vigliacco...n.d.chagans..), volgare "Non ci credo, ma non si sa mai..."riempie le case, le cene, le aule, gli stadi, i teatri, gli uffici, la televisione. Rovina, spesso, la vita di chi diventa bersaglio di sospettose crudeltà. Spinge gente logica e coraggiosa a essere illogica e timorosa. Ci imbarazza tutti: ma la paura, per molti, è più forte dell'imbarazzo.

Sarete d'accordo: quanto sta accadendo con la carne di pollo non è diverso. Le orecchie sentono, gli occhi vedono, la testa capisce, il cuore conferma. Ma giù, tra le budella, qualcosa piagnucola: e noi l'ascoltiamo. Così finisce che scappiamo da un cibo sano: per buttar giù cose poco salutari, magari.

Uno si chiede, a questo punto: siamo sicuri che i polli siano quelli in gabbia?

(dal Corriere della Sera - 16 febbraio 2006)
 
Roncadin, in atto iniziative per fronteggiare crisi aviaria

Reuters - 16/02/2006 19:48:48



MILANO, 16 febbraio (Reuters) - In merito all'influenza aviaria, Roncadin (RON.MI) informa in una nota che il gruppo ha già provveduto a mettere in atto tutte le cautele e precauzioni perché gli allevamenti siano indenni dal virus H5N1.

Lo dice una nota aggiungendo che le carni a marchio Arena "sono microbiologicamente e batteriologicamente sane e sicure" e che è stato stipulato un accordo con l'Università di Roma La Sapienza, "in virtù del quale per effetto di rigidi controlli, è stato rilasciato un apposito certificato di garanzia".

Il gruppo si è inoltre organizzato attuando rigide azioni di intervento nel settore, tra cui lo sviluppo dei prodotti non soggetti a crisi e del "pollo di qualità".

"Nondimeno, al fine di non pregiudicare l'avviamento commerciale del gruppo, si sta procedendo alla eliminazione della distribuzione tramite il canale dei Grossisti, con il contestuale mantenimento e sviluppo del canale della Distribuzione Moderna e delle Macellerie, settori dove prevale fortemente la marca", si legge nel comunicato.

Ciò consentirà al gruppo, da un lato, di bloccare ulteriori conseguenze economiche e finanziarie negative rispetto a quelle già evidenziate nella trimestrale al 30 settembre,
neutralizzando il calo del fatturato subito sino a oggi per effetto dell'influenza aviaria, e dall'altro, grazie al processo di ristrutturazione delle vendite, di ridurre consistentemente i costi, sviluppando invece le produzioni con valore aggiunto.

La crisi dei consumi del settore avicolo ha penalizzato il
titolo che oggi ha chiuso in calo del 4%.
 

ricpast

Sono un tipo serio
Venerdì 17 Febbraio 2006


- Il protagonista. «Valiamo più della Fiat, dell’Alitalia e delle Ferrovie»
Veronesi: «La colpa? È dei media»
Il presidente del gruppo Aia all’attacco dei mezzi di informazione


Picchia duro sui mezzi di informazione Giordano Veronesi, presidente del gruppo Aia di San Martino Buon Albergo. «La colpa è dei media che fanno inutile allarmismo», sbotta. «È una psicosi ingiustificata che va a distruggere in qualche mese quello che abbiamo costruito con fatica in cinquant’anni».
E precisa: «I polli e i tacchini italiani sono sanissimi, sono prodotti più che controllati e certificati». La libertà di stampa e il diritto di cronaca non vanno messi in discussione ma, a sentire Veronesi, ci vorrebbe un maggiore buon senso nella divulgazione delle informazioni. Invece, a parer suo, «a seguito di cinque cigni morti si è fatta molta disinformazione». Di più non dice, però: né ad opera di chi, né quando. Ma precisa: «Quanti morti ha fatto l’aviaria negli ultimi cinque anni? Non più di 70. E quanti sono i morti per fumo all’anno? Sono 90mila. E diecimila sono quelli che muoiono per le strade, e altri mille bambini all’ora vengono infettati dal virus dell’Aids, e duemila si ammalano di malaria. Se tutte queste informazioni passassero con lo stesso peso che si è dato all’aviaria nessuno uscirebbe più di casa e nessuno fumerebbe più una sola sigaretta. Invece si è fatta scoppiare una tempesta in un bicchiere e io non vedo l’ora che questa psicosi ****** passi in fretta, o migliaia di famiglie si ritroveranno senza lavoro».

Veronesi è preoccupato per la crisi e incolpa anche gli italiani che, a dir suo «cialtroni», si fanno prendere dall’allarmismo. «Siamo un comparto di 180mila famiglie, valiamo più della Fiat, dell’Alitalia e delle Ferrovie ma o ci riprendiamo in fretta, altrimenti finiremo per chiedere l’elemosina a cinesi ed indiani. Se non crediamo più in chi lavora bene allora vuol dire che abbiamo perso anche quel po’ di buon senso che ci era rimasto». (g.c.)
 

ricpast

Sono un tipo serio
Venerdì 17 Febbraio 2006


- I dati. Coldiretti: export cresciuto del 16 per cento
Il pollo italiano spopola ma solo sui mercati Ue


In Italia sembra andare male. Ma per il settore avicolo la consolazione si annuncia in arrivo dall’export: a sostenerlo è la Coldiretti, che rileva un incremento del 16 per cento nelle esportazioni delle carni di pollo allevate in Italia. «Questa», sostiene la Coldiretti, «è la chiara dimostrazione del fatto che la produzione nazionale riscuote grande fiducia all’estero nonostante l’emergenza influenza aviaria».
Ciononostante, anche la Coldiretti ritiene che sia assolutamente necessario un intervento straordinario del governo, a dispetto di ogni monito che in senso esattamente contrario arriva dall’Unione europea. Altrimenti, sostiene l’associazione di categoria rappresentata dal veronese Paolo Bedoni, ciò potrà «far scomparire l’allevamento del “made in Italy”».

Secondo elaborazioni su dati Istat, riferisce la Coldiretti, le esportazioni di carni di pollame domestico hanno realizzato un forte balzo in avanti, rispetto all’anno precedente, nel mese di ottobre, proprio in coincidenza con l’introduzione dell’etichetta «made in Italy» pensata per fronteggiare lo scoppio dell’emergenza in Europa.

«La psicosi nei consumi che sta interessando i cittadini italiani con riduzioni degli acquisti del 70 per cento e perdite per il settore avicolo di oltre mezzo miliardo di euro», dicono all’associazione, «non sembra coinvolgere nella stessa misura gli stranieri, che di fronte all’emergenza dimostrano di apprezzare ancora di più le garanzie di sicurezza e la qualità della produzione made in Italy, come confermato di recente dalla stessa Fao. Oltre l’80 per cento delle esportazioni nel mese di ottobre sono state dirette verso gli altri Paesi dell’Unione europea dove si è registrato un aumento del 19 per cento nelle quantità, nonostante che le spedizioni all’estero rappresentino una componente limitata della produzione nazionale che è destinata soprattutto al mercato interno».

Ma la situazione - si dice - resta «gravissima e rischia di travolgere un comparto nel quale operano 6000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese di prima e seconda lavorazione che danno complessivamente lavoro a 180mila addetti per una produzione complessiva di 1,13 milioni di tonnellate di carne ampiamente superiore ai consumi interni e un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro, circa il 6,5 per cento del valore dell’intera agricoltura italiana».
 

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