Bpvi, quei 50 mila clienti contattati illegalmente
Successe nella ricapitalizzazione 2014. «E Caovilla fissava i tassi con Zonin»
- Corriere di Verona
- 12 Oct 2019
- Federico Nicoletti
«Tenete i clienti liquidi». Nomi, disponibilità e Mifid da aggiustare. L’aumento di capitale 2014 sarebbe partito a maggio. Ma già a febbraio i vertici operativi di Banca popolare di Vicenza, dopo aver schedato oltre cinquantamila clienti, tra soci e non, avevano fatto partire l’ordine alla rete di contattarli subito per portare a casa l’ok alla sottoscrizione. E pur se nell’epopea rovesciata di Bpvi che sta svelando il processo per il crac della popolare in corso a Vicenza forse questa non è nemmeno la peggiore tra le cose sentite, resta che anche quella era illegale. E infatti a giugno i tabulati informatici «riciclati» dalla lista soci con le prenotazioni, una volta che la questione fu sottoposta all’ufficio compliance, vennero chiusi. «Proporre le proprie azioni era vietato: la banca non poteva fare consulenza». A ricordarlo, seduto ieri sul banco dei testimoni, Giammaria Amato, responsabile privati tra 2010 e 2012 e poi del retail tra 2012 e 2014, prima di finire in Banca Nuova e, dopo la liquidazione, in Intesa, per cui è direttore d’area in Sardegna.
In aula Amato ricostruisce come la direzione mercati, a febbraio 2014,
fa partire la mail in cui dà l’ordine ai direttori d’area di tenere i clienti liquidi, di investire i loro soldi solo in depositi a tempo, per averli poi pronti per le azioni e di «aggiornare i profili Mifid per tempo». Quello diviene via via un problema: «Ad aprile in una riunione i direttori regionali dissero di essere in difficoltà - ricorda Amato -. Buona parte dei clienti non avrebbero avuto le caratteristiche per poter investire».
Problema di non poco conto, visti i numeri. Il pm Luigi Salvadori proietta una mail del capo della pianificazione Alberto Mossetti con il dettaglio dell’estrazione dei clienti da contattare, inviata in rete: oltre 10.300 soci con alto potenziale, ovvero con patrimoni superiore di 20 volte alle nuove azioni da sottoscrivere, oltre 17.600 soci fino a 20 volte e 23.700 clienti non soci ad alto potenziale. Oltre 51 mila clienti nel mirino.
È prodigo di particolari, Amato. Anche sugli incontri. Compresi quelli in cui compare l’ex presidente Gianni Zonin. Utili per dirimere il nodo di quanto sapesse delle «baciate». Due quelli che indica Amato, ricostruendoli reinterpretando gli appunti delle sue agende sequestrate proiettate in aula.
La prima riunione è dell’11 novembre 2014. «Me la ricordo bene, era a ridosso del mio compleanno - Ricorda l’ex dirigente -. Il clima era teso dopo una serie di articoli del Sole 24 Ore. Zonin disse di aver detto al direttore del giornale di vergognarsi e paventato denunce per diffamazione». Subito dopo il punto vero: «Disse che le oscillazioni di prezzo delle azioni non dovevano essere un problema, che comunque non erano paragonabili a quelle delle banche quotate. E poi disse che, in alternativa alla vendita delle azioni, si poteva sostenere i soci con i finanziamenti». E la reazione di fronte al prezzo che poteva scendere? «Era la prima volta che se ne parlava. Ci fu il panico per le operazioni baciate e le lettere d’impegno fatte al prezzo a 62,5 euro».
Il secondo flash è il comitato di direzione allargato del 20 aprile 2015, con gli ispettori Bce che ormai stanno facendo saltare tutto. Riunione allargata, a cui oltre al consigliere delegato Samuele Sorato, che già in altre riunioni, ricorda Amato, aveva posto l’obiettivo giudicato irraggiungibile dai dirigenti, di raddoppiare il numero dei soci a duecentomila, partecipa anche Zonin. La data è nove giorni dopo la tesa assemblea dei soci, con i primi fischi a Zonin per il taglio il prezzo delle azioni a 48 euro, e pochi giorni prima dalla cacciata di Sorato. Il tema sul tavolo è formazione della task force che deve far fronte all’ondata in arrivo sulle azioni.
E poi per saggiare quanto Zonin fosse addentro alle cose, Salvadori chiede ad Amato del re delle calzature di lusso, Fernando Caovilla: «Aveva impieghi, azioni legate a una lettera di garanzia e depositi con interessi al 5%. Caovilla si rivolgeva direttamente al presidente. Giustini dava seguito alle condizioni. Ricordo una telefonata in diretta di Giustini, dal suo ufficio, a Zonin per chiedere l’autorizzazione a confermare le condizioni». Non l’unica telefonata: «A fine giugno 2015 Zonin mi contattò perché Caovilla si lamentava delle condizioni applicate». Ma lì era già un’altra èra, con il bubbone «baciate» già esploso, Sorato e i suoi vice già fuori e l’arrivo a Vicenza dell’Ad Francesco Iorio.
A fine 2014 il presidente disse in una riunione che il prezzo azioni poteva oscillare. Fu il panico