Ex popolari, proroga in vista per le domande di rimborso
Villarosa: «Nel decreto coronavirus due mesi in più e gli anticipi del 40%»
- Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
- 15 Mar 2020
- Federico Nicoletti
VENEZIA Ex popolari, nuova proroga in vista per le domande al fondo indennizzo risparmiatori. A cui dovrebbe aggiungersi l’anticipo del 40% sui rimborsi per chi ha già completato la presentazione della domanda. L’attesa è per il consiglio dei ministri annunciato per stamattina, che dovrebbe varare il decreto economico sull’emergenza coronavirus. E che dovrebbe contenere anche le due novità per i risparmiatori azzerati di Bpvi, Veneto Banca e delle altre banche liquidate, che puntano ai ristori del 30%, con un massimo di centomila euro.
Ad anticiparne l’inserimento nel decreto è stato ieri il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa: «Chi ha concluso la pratica, cioé ha già consegnato tutti i documenti, e la commissione (quella dei nove istituita dal ministero dell’Economia, ndr) ne abbia verificata la correttezza, potrà ricevere l’anticipo del 40%». Secondo i dati più recenti visti dai comitati, le domande già completate al Fir erano a fine febbraio 62 mila, e di queste 30 mila quelle con documenti prodotti da Intesa Sanpaolo, e quindi relative a Bpvi e Veneto Banca mentre altre 24 mila erano in compilazione. Si tratta tuttavia di vedere quante siano già transitate alla commissione.
A questo si aggiungerà uno spostamento in avanti di due mesi, dal 18 aprile al 18 giugno, delle domande di rimborso. Obbligato, di fronte allo stop di fatto alla presentazione delle domande indotto dalla chiusura delle attività per l’emergenza coronavirus e l’impossibilità per le associazioni di ricevere i risparmiatori per compilare le domande nel portale on line Consap.
Pur se non mancano i dubbi: «Lo slittamento dei tempi comporta il rischio, in una situazione di emergenza, che i fondi siano impiegati altrove», mette le mani avanti Andrea Arman, del Coordinamento don Torta. «Un terzo dei nostri 2.600 associati d’altra parte deve ancora presentare la domanda. Prima del blocco eravamo ridotti a ricevere 20 persone la settimana; ora è impossibile fare anche quelle. Senza contare le difficoltà nell’ottenere anche i documenti bancari», spiega Luigi Ugone di «Noi che credevamo nella Bpvi». «Quelle dei nostri associati sono presentate. Ma riceviamo telefonate anche dalle Marche e da Bari di risparmiatori di Veneto Banca che ci chiedono una mano in questo momento di blocco - aggiunge Patrizio Miatello di Ezzelino- E le domande sono destinate a raggiungere un picco, se si aggiungerà la prospettiva degli anticipi».
Per una situazione che avanza, pur tra mille intoppi, restano sul tappeto le altre eredità avvelenate della liquidazione delle popolari. Destinate, nei prossimi mesi, a complicare un quadro di tensione finanziaria e di impossibilità di risolvere i casi difficili indotte dagli effetti finanziari dell’emergenza coronavirus. A partire dalla mina vagante delle «baciate», che vale 800 milioni di euro (611 per Popolare di Vicenza, 188 per Veneto Banca), secondo i numeri esposti dai commissari liquidatori nelle relazioni sull’attività di gennaio. Casi spinosi, su cui i liquidatori si muovono caso per caso, non avendo ricevuto istruzioni dal ministero dell’Economia sulla linea tenere.
Ovvero se azzerare le pretese di restituzione dei prestiti, e con esse almeno le cause in tribunale, di fronte alle sentenze di primo grado che hanno dichiarato la nullità delle operazioni; ma così azzerando anche i recuperi sui crediti che dovrebbero andare allo Stato. Qui novità sono attese sotto Pasqua, quando potrebbe arrivare ad Amco una policy di gestione dei casi. Anche se forse sarà il moltiplicarsi delle sentenze di nullità a spingere alla fine per l’azzeramento delle baciate.
E poi ci sono le «baciate» inverse, i fidi sostituitivi della mancata vendita delle azioni concessi dalle due banche, a tassi di favore, transitati ad Intesa, che ne chiede il rientro con tassi di scoperto di conto corrente al 20%. Situazione ferma. Anche se non su tutta la linea: «A nostri associati Intesa ha proposto contratti novativi, con trattative solo individuali, che confermano i tassi originari - sostiene Arman -. Stiamo cercando la possibilità di fermare questa via, con una causa pilota che consideri i finanziamenti come una ‘baciata’, anche in forza della recente ordinanza del Tribunale di Verona che ha reso possibile rivolgere le cause sulle azioni anche a Intesa».