Etruria e le altre: ai truffati ancora soltanto annunci
CRAC ETRURIA, VICENZA & C. Gli ex soci non hanno visto ancora un euro a causa della procedura bizantina. E c’è il mistero del mezzo miliardo sparito dal bilancio
- Il Fatto Quotidiano
- 14 Sep 2020
- » Alessio Mannino
ANSA
Lotta per i risarcimenti Risparmiatori manifestano contro le banche
Per Luigi Di Maio - ha spiegato pochi giorni fa a Dimartedì ( La7) - i rimborsi ai truffati delle banche sono da annoverare tra i “risultati raggiunti”. Raggiunti? Diciamo in itinere. Finora gli ex soci di Veneto Banca, Popolare di Vicenza, Etruria, Marche, Carife, Carichieti e alcune Bcc (Crediveneto, Padovana, ecc) non hanno ancora visto un euro del Fir, il Fondo indennizzi risparmiatori varato due anni fa. E spulciando una nota del servizio bilancio del Senato di marzo, a pagina 52 si legge che “nello stato di previsione” del ministero dell’economia “non sono stanziati oltre 1,5 miliardi”, ma 523 milioni “per ciascuno degli anni 2020 e il 2021”. E l’altro mezzo miliardo? Il sottosegretario al Mef, Alessio Villarosa (M5S), spiega che la cifra resta di “1 miliardo 575 milioni”, ma intanto ha chiesto lumi agli uffici. Il sospetto è che sia stata messo a bilancio un ammontare inferiore, perché si stima verrà speso meno.
IL 10 SETTEMBRE un vertice del governo ha fatto il punto della situazione dei risarcimenti, stabiliti al 30% per titolari di azioni e al 95% per gli obbligazionisti subordinati ( con un tetto di 100 mila euro). Ci sono ancora alcuni “dettagli sulla procedura” da definire, ha dichiarato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’incà. “Abbiamo fatto tutto quel che c’era da fare – aggiunge Villarosa – possiamo solo sollecitare la parte tecnica”. E annuncia che “oltre 38 mila domande di ristoro, del valore lordo di 486 milioni” sono potenzialmente indennizzabili da Consap, la concessionaria pubblica di servizi assicurativi che gestisce le pratiche. Ma “ora serve una verifica a campione da parte della commissione” del ministero dell’economia.
Per la verità, nel 2018 un migliaio di azionisti un rimborso l’hanno incassato, grazie al decreto Baretta 205/2017 (governo Gentiloni), tenuto in vita dal decreto Milleproroghe di quell ’anno. Ma la nuova maggioranza gialloverde reputava un’elemosina la prevista dotazione di 100 milioni in quattro anni, senza paletti e passando dal giudice. “L’elemosina non la vogliamo!”, aveva tuonato Di Maio in Veneto l’anno prima. Così, a dicembre 2018 la legge 145 (“stesa da noi”, sottolinea Andrea Arman del Coordinamento “Don Torta”) istituisce il Fir, che inizialmente prevedeva l’arbitrato della Consob per giudicare la vendita fraudolenta di prodotti finanziari ( misselling). Il famoso miliardo e mezzo era reperito pescando dai “conti dormienti”, una montagna di miliardi che assicurazioni e banche custodiscono fino a quando, dopo dieci anni di immobilità, passano allo Stato. E magari non proprio entusiaste di cederli. “Ma penso che abbiano capito l’antifona”, assicura Villarosa. Nel giugno 2019 la Corte dei Conti ha chiarito che quei quattrini non sono riserve pubbliche. Daniele Pesco, presidente grillino della commissione Bilancio del Senato, si è detto “fiducioso” che il residuo che rimarrà dopo la ricerca dei legittimi eredi, un obbligo dal 2018, possa finanziare comunque il fondo.
I ristori sarebbero dovuti partire a inizio 2019. Il 9 febbraio, a Vicenza, il duo Di Maio-salvini giura che “entro una settimana” sarebbero stati adottati i decreti attuativi in modo da ovviare a un problema a monte: per l’unione europea, fondi a pioggia senza un arbitro imparziale sarebbero risultati “proibitissimi” aiuti di Stato. Il premier Conte e l’allora ministro Giovanni Tria sfoderano allora il “doppio binario“: erogazione automatica sotto i 35 mila euro di reddito, previa iscrizione al portale Consap presentando i documenti idonei; per gli altri, vaglio di una commissione indipendente (nominata dal Tesoro) in sostituzione dell’arbitrato Consob, inaugurando l’ine di ta figura giuridica delle “violazioni massive.”
L’ultimo di tre decreti viene approvato in data 9 agosto 2019, appena poche ore prima che il Capitano leghista facesse cadere il Conte 1. La scadenza per far domanda venne fissata a marzo 2020, ma l’irruzione del Covid l’ha fatta poi posticipare per essere infine chiusa lo scorso 18 giugno. Nel frattempo, aggirando la tempistica delle verifiche dell’agenzia delle Entrate, l’articolo 50 del Cura Italia
di marzo introduceva un acconto del 40% ( sul 30%, ça va sans
dire). Si racimolerebbe un misero 1 2 % , c o mmentano con sarcasmo i critici: meno della transazione al 15% offerta tre anni fa dalle popolari venete in liquidazione per chiudere i contenziosi con gli ex soci infuriati. “Era un anticipo, non serve più visto che i controlli sono in corso”, taglia corto Villarosa.
FRA LAMENTELE sulla funzionalità del sito online e allarmi sul calcolo del perimetro reddituale (poi rientrati, basterà fornire integrazioni), Consap registra attualmente 144.245 domande, per un ammontare
monstre di 29 miliardi. Cifra palesemente irrealistica dovuta, secondo Villarosa, “agli errori commessi dai cittadini nell’ indicare le cifre”. Il fronte dei comitati è diviso: c’è chi non ci crede più, come Milena Zaggia dei “Risparmiatori traditi” (“È il Fondo inchiappettamento”, dice); chi si sbraccia come Luigi Ugone, di “Noi che credevamo in Popolare di Vicenza” (“Consap deve darci tutti i dati”); e chi, come Patrizio Miatello (“Ezzelino da Onara”), è “fiducioso”. Villarosa promette: “Il Fir day ci sarà”.
Quando, però, ancora nessuno lo sa.
Da febbraio 2019 Le promesse di Salvini e Di Maio Villarosa (5S): “Ho chiesto notizie agli uffici”. I dati: 144 mila domande per 29 miliardi di euro