Fir, in quattromila a rischio denuncia per i falsi dati legati al reddito
- Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
- 26 Feb 2022
- Gianni Favero
VENEZIA Ci sono circa quattromila risparmiatori delle banche liquidate, tra cui le ex popolari venete, che, oltre a trovarsi esclusi dai canali per ottenere le risorse del Fondo indennizzo risparmiatori (Fir), rischiano di essere segnalati alla Procura della Repubblica per aver fornito informazioni non veritiere rispetto al loro livello di reddito o al loro patrimonio mobiliare, o addirittura ad entrambi. A sollevare la questione è Luigi Ugone, alla guida dell’associazione «Noi che credevamo nella Bpvi», che lancia un appello a tutte le associazioni che assistono azionisti ed obbligazionisti delle banche azzerati nei loro titoli per chiedere un decreto correttivo dedicato.
Il presupposto di Ugone è che si tratti di errori compiuti in buona fede. Il poter documentare redditi ai fini Irpef sotto i 35 mila euro, va ricordato, o un patrimonio mobiliare inferiore ai 100 mila euro, forniva la possibilità di entrare nel «primo binario», il percorso in cui, grazie ad un sistema di operazioni forfetarie, il 30% del ristoro previsto dalla legge ha potuto essere erogato in via semplificata e con precedenza rispetto agli altri risparmiatori del «secondo binario». «Dobbiamo partire dalla presunzione d’innocenza – è il punto di vista di Ugone – e cioè che gli sbagli nelle dichiarazioni siano riconducibili al fatto che molta gente ha ritenuto di potersi arrangiare senza supporre, ad esempio, che anche assicurazioni sulla vita o conti cointestati avrebbero dovuto essere tenuti in considerazione. A parte la maggiore celerità negli indennizzi, dunque non credo ci siano altre ragioni valide per cercare di imbrogliare in questo modo e onestamente mi sembra un vantaggio di poco conto».
Di parere diverso, su questo, è Patrizio Miatello, leader dell’associazione «Ezzelino da Onara»: «È già stato deciso che chi possa essere incorso in errori sulla dimensione del reddito ma abbia effettivamente da parte un capitale al di sotto dei 100 mila euro possa essere ‘perdonato’ con una correzione. Ma i soggetti che hanno omesso di denunciare fondi intercettati dall’Agenzia delle entrate riteniamo corretto siano valutati dalla magistratura; si tratta di dichiarazioni false a tutti gli effetti». E l’intenzione di operare in questo modo per rientrare nel primo binario, in tale lettura, avrebbe avuto come fine quello di evitare la più complicata procedura per dimostrare le violazioni massive del secondo binario.
Intanto ci sono novità arrivate nelle ultime ore sotto forma di un emendamento il quale concede più tempo ad una certa fascia di aventi diritto all’indennizzo, intorno alle novemila unità ma probabilmente contati per eccesso, che non hanno avuto modo di perfezionare la domanda entro il termine del 18 giugno 2020, caduto in piena pandemia. La precedente proroga fissata al 15 marzo per integrare l’istanza con la documentazione mancante è stata estesa infatti al 1. maggio.