Veneto Banca, così su azioni e baciate Consob fu informata da Bankitalia
Elementi falsi sull’aumento di capitale 2014: ecco il carteggio tra le due Authority
- Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
- 9 Oct 2018
- Federico Nicoletti
TREVISO Veneto Banca, così Consob fu informata da Bankitalia delle ispezioni prima dell’aumento di capitale 2014.Tra i tanti dubbi che ancora costellano la crisi e la liquidazione di Bpvi e Veneto Banca, emergono ora documenti che riaccendono i riflettori su un passaggio decisivo: i 500 milioni di aumento di capitale 2014 di Veneto Banca. Caso ancora aperto, non solo perché gli scambi (o i mancati scambi) informativi tra Bankitalia e Consob sono tra gli aspetti più clamorosi esplosi a dicembre in commissione parlamentare banche. Ma anche perché proprio le informazioni comunicate, o taciute, da Veneto Banca nel prospetto che doveva informare gli azionisti dei rischi di quell’operazione sono centrali nella maxi-multa da 4,5 milioni che Consob ha comminato nel
2017 a 36 tra membri dei cda presieduti da Flavio Trinca e Francesco Favotto, collegi sindacali e dirigenti a partire da Vincenzo Consoli, rispetto a cui quasi tutti sono ricorsi in Corte d’appello a Venezia, in procedimenti ancora aperti.
L’accusa di Consob, che all’epoca approvò i documenti, è di aver fornito «informazioni rivelatesi non veritiere», come scoperto con la sua ispezione
2015. E di non aver informato, come si legge nelle delibere di multa, sui finanziamenti per comprare azioni e i meccanismi per determinare il prezzo delle azioni; e ancora, delle «criticità rilevate da Banca d’Italia» sul ruolo di Consoli. Consob aveva sostenuto di aver visto il rapporto Bankitalia, solo nel 2015.
Linea rispetto alla quale appaiono rilevanti i documenti acquisiti nell’inchiesta della Procura di Roma, poi trasferita a Treviso. Ovvero le 21 pagine di relazione sull’aumento di capitale che le divisioni Informazioni emittenti e Intermediari inviano il 24 giugno 2014 alla Commissione della Consob che deve approvare il prospetto per l’aumento. Con la proposta di approvarlo.
La relazione dice che il 20 maggio è stata chiesta a Banca d’Italia «di fornire informazioni ritenute rilevanti». Via Nazionale invia una relazione di tre pagine l’11 giugno. Richiama la nota precedente del 25 novembre 2013, subito dopo le ispezioni, in cui, per sommi capi, si riferisce del giudizio «in prevalenza sfavorevole» per «le carenze nel governo nella conduzione del gruppo, della scarsa efficacia dei controlli interni e del significativo degrado del portafoglio creditizio», con «ripercussioni anche sui livelli patrimoniali».
Poi Bankitalia rende conto del capitale finanziato, dicendo che «da analisi in sede ispettiva è emersa l’esistenza di una quota significativa di finanziamenti concessi - in taluni casi dichiaratamente - per l’acquisto di azioni». E poi che a Veneto Banca è stato chiesto «di adottare con la massima urgenza i provvedimenti per un deciso mutamento nel governo aziendale». Poi la richiesta d’integrazione con «un altro intermediario di adeguato standing», pena, se non la si rispetta, di dover sostituire gli organi, come poi avvenne.
E ancora, oltre a precisare che gli esiti dell’ispezione sono andati alla Procura di Treviso, sul fronte prezzo, Bankitalia specifica come «le determinazioni del valore in senso costantemente crescente hanno condotto i titoli ad assumere» un prezzo in rapporto al patrimonio netto «incoerente» con la crisi e gli ultimi bilanci. Le informazioni vengono poi aggiornate a giugno (ma delle «baciate» non c’è più traccia). Con solo una nota che «l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli ha assunto la carica di direttore generale».
Poco? Tanto? In ogni caso le informazioni che Bankitalia fornisce; su cui non c’è traccia di richieste di ulteriori chiarimenti. In compenso si specifica che «sono state chieste modifiche ed integrazioni» a Veneto Banca. Sette, che si specificano in otto pagine. Tra cui le ispezioni e il fatto detto solo in una nota, che Consoli, di fronte alla richiesta di Bankitalia, non è più amministratore delegato ma direttore generale.
Infine ci si sofferma sul prezzo delle azioni raffrontandolo a quello di banche quotate e non. Sufficiente a far capire ai soci il rischio che correvano? In quel momento, per Consob, sì. Forse perché era prioritario portare a casa un aumento di capitale in vista degli stress test europei. Tanto che nella sezione «Profili di criticità», la relazione Consob chiude lapidaria: «Non si rilevano profili di criticità».