Sono del tutto d'accordo con Claire e gli esperti.
Mi sembra una contraddizione sostenere che il degrado dei costumi non abbia un effetto sociale, sia sul microsociale (come per esempio la famiglia) che sul macro (cioè la società) in fondo è come dire che l'educazione dei figli (spesso in contrapposizione con i messaggi che arrivano dalla televisione) è una pratica del tutto inutile.
Quale genitore non si è trovato a spiegare, censurare o attaccare messaggi televisivi con i propri figli?
Sicuramente le prime esperienze che uno fa in famiglia sono le più importanti, ma le famiglie sono fatte di individui, e gli individui sono esposti e sensibili ai messaggi che ricevono dall'ambiente, e nel lungo periodo un ambiente saturo di messaggi degradanti corromperà sempre più individui.
L'indifferenza che vedo a questi temi mi sembra più frutto di qualunquismo e di polemica sterile.
.
Dico di più....
Ci sono dei dati che vanno letti incrociati tra di loro:
Nel 2008, un linguista, Tullio de Mauro denuncia che 5 italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera dall'altra. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta e a decifrare qualche cifra. Trentatré su cento superano questa condizione ma si fermano qui: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è una lettura incomprensibile.
Questi sono i cosiddetti "analfabeti di ritorno". Significa che di fronte ad una frase come questa: "Il gatto miagola, perché ha fame", tutti costoro non riescono a formularne una di significato simile.
Solo il 20% della popolazione italiana adulta possiede gli strumenti adatti per orientarsi nella società globalizzata contemporanea.
In questo contesto, come si può pensare che costoro leggano non dico "Il corriere" o "La Repubblica" ma anche i giornali della c.d. free press....?
(questi dati si trovano in: "Analfabeti d'Italia" di T. De Mauro e in "La cultura degli Italiani" sempre dello stesso autore. Il primo del 2008, il secondo del 2004).
Altro dato da incrociare con questo:
Il 94,4 % degli Italiani guarda la TV tradizionale più ore al giorno (Censis, 2011)
Un altro dato:
il 26,5% degli Italiani legge un quotidiano in modo abituale
il 10,9% legge un quotidiano on line in modo abituale
(Tutti del Censis, 2011)
Siamo il paese europeo con il più alto tasso di abbandono degli studi e uno di quelli nei quali c'è il minor numero di laureati.
In questo contesto, come non preoccuparsi delle trasmissioni e dei messaggi che la TV veicola, dal momento che è il mezzo di informazione predominante degli Italiani?