S.Silano (Morningstar): dollaro debole, nonostante la stretta
di Morningstar , 20.12.2004 15:43
La Fed alza i tassi per la quinta volta, ma non dà ossigeno al biglietto verde, indebolito dal nuovo record del deficit con l’estero. Torna a salire il greggio e le Borse accusano il colpo. In Giappone, scende la fiducia delle grandi imprese, ma il Nikkei non si ferma.
Come largamente atteso, la Federal Reserve ha alzato i tassi di un quarto di punto al 2,25% nella riunione del 14 dicembre. Si tratta della quinta stretta consecutiva, che ha portato i Fed funds sopra i tassi europei per la prima volta dall’ingresso della moneta unica. Mostrandosi ottimista sulla congiuntura americana, la Banca centrale continua lentamente a far salire i tassi e, secondo gli analisti, Alan Greenspan interverrà ancora nei prossimi mesi.
Wall Street è rimasta indifferente alla stretta e si avvia a chiudere la settimana in positivo, nonostante la debolezza dell’ultima seduta. La Borsa americana ha snobbato anche i dati sull’inflazione che è cresciuta dello 0,2% a novembre, in linea con le attese. Ha pesato, invece, l’annuncio del gruppo farmaceutico Pfizer di aver avviato accertamenti su un farmaco in commercio, che ha fatto scattare le vendite sul titolo.
I dati macro americani hanno avuto un impatto maggiore sul mercato valutario. Dopo un breve fase di stabilizzazione, il dollaro è tornato a indebolirsi sui dati del deficit con l’estero, che ha toccato il record di 55,5 miliardi di dollari, segnale che le esportazioni non decollano, mentre le importazioni rimangono elevate. Sul biglietto verde ha pesato anche il dato sugli investimenti negli Stati Uniti relativo al mese di ottobre, che ha evidenziato la vendita di titoli di Stato americani per il secondo mese consecutivo da parte del Giappone. Per contro, l'euro si è riportato intorno a quota 1,33, sostenuto anche dalla diffusione dell'indice Ifo tedesco sulla fiducia delle imprese a dicembre, risultato inaspettatamente in rialzo. L'indice si è attestato a 96,2 punti, il livello più alto da otto mesi, contro 94,1 di novembre.
E’ diminuita, invece, la fiducia delle grandi imprese in Giappone. Secondo il rapporto trimestrale Tankan della Banca centrale, l’indice è passato da 26 a 22 punti, in calo per la prima volta negli ultimi due anni. Il dato è stato in linea con le attese degli analisti e la Borsa di Tokyo non ne ha risentito, confortata dalle previsioni di crescita dei profitti delle imprese, e ha archiviato l’ottava in rialzo del 2,6%, ai massimi dell’ultimo mese.
Dopo una breve pausa è ripresa la corsa del petrolio. Sul mercato londinese, il Brent è salito intorno a 41,7 dollari al barile, mentre a New York, il Wti è tornato sopra quota 44. A infiammare i prezzi è stato l’annuncio del Dipartimento dell'energia statunitense di un calo delle scorte di petrolio e le preoccupazioni che la domanda invernale possa ulteriormente ridurre gli stock.
Dopo un buon avvio di settimana, sulla scia di auto e assicurazioni, le Borse europee si sono indebolite per via del nuovo rincaro del greggio e del continuo deprezzamento del dollaro. I listini europei hanno aperto la settimana in rialzo, trascinati da auto e assicurazioni. Tra i titoli sotto i riflettori, la società che gestisce il London Stock Exchange in rialzo di oltre 25% in una sola seduta dopo aver rifiutato l’offerta da 1,95 miliardi di euro avanzata da Deutsche Boerse. Debole la Fiat (grafico, che sta tentando una delicata mediazione con General Motors per evitare l’azione legale sulla validità dell’opzione di vendita della divisione auto agli americani.
Nonostante le incertezze sulla congiuntura, il caro-greggio e il dollaro debole, i gestori restano positivi sulle Borse. Circa il 68% dei manager intervistati nell’ultimo sondaggio europeo di Morningstar prevede una crescita compresa tra il 5 e il 10% nei prossimi dodici mesi e il 13% tra il 10 e il 15%. Solo il 5% è pessimista. L’Asia è in cima alle preferenze, seguita da Europa e Giappone, mentre Wall Street sarà la miglior piazza finanziaria per appena il 3% dei gestori.