Bund e TBond: l'era del cinghiale bianco

incremento di produttività quasi a zero....
ma a che servono i computer????

:D


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Proprio perche lavoro in ambito informatico e controllo gestionale do' molta importanza alle modalità di formazione dei dati.
Non mi sembra corrispondente al vero il dato relativo all'inflazione soprattutto nel passaggio 2002-2003 dove viene indicato nel grafico una riduzione dell'inflazione.
Sappiamo tutti quanti che i prezzi in Italia, ma in quasi tutta Europa sono lievitati.

Una riduzione dei tassi di interesse ed una politica discriminante nella concessione dei crediti porterebbe ad una riduzione dei costi delle imprese, un incremento automatico della produttività e nonostante tutto una riduzione dell'inflazione.

Occorre sapere che la cura deve curare il cavallo, non lo deve uccidere.

La struttura delle imprese italiana è sottocapitalizzata. Cio' vuole dire che gli oneri finanziari pesano e pesano parecchio sul conto economico.
In caso di mancate economie in altre voci di bilancio (ad esempio allungamento dei tempi di pagamento ai fornitori, riduzione delle scorte di magazzino, riduzione dei tempi di riscossione dai clienti) esiste un rapporto diretto tra incremento dei tassi e loro rapporto con il fatturato.

Un'impresa che fattura 10 milioni di euro che aveva un rapporto oneri finanziari/fatturato del 2% è passata al 3%. Cio sta a significare un incremento degli oneri finanziari di 100.000 euro.

Se anche l'impresa ha incrementato il fatturato e/o ridotto i costi, dovete sapere che adesso quella impresa ha 100.000 euro di costi in piu' di oneri finanziari da dare alle banche per il solo effetto dell'incremento degli oneri finanziari.

Va bene le famiglie e tutto quanto, ma qui occorre guardare anche a tutti gli attori del processo economico.
 
robom1 ha scritto:
Un'impresa che fattura 10 milioni di euro che aveva un rapporto oneri finanziari/fatturato del 2% è passata al 3%. Cio sta a significare un incremento degli oneri finanziari di 100.000 euro.

Se anche l'impresa ha incrementato il fatturato e/o ridotto i costi, dovete sapere che adesso quella impresa ha 100.000 euro di costi in piu' di oneri finanziari da dare alle banche per il solo effetto dell'incremento degli oneri finanziari.

Va bene le famiglie e tutto quanto, ma qui occorre guardare anche a tutti gli attori del processo economico.

ci si può coprire dal rischio tassi
swap, cap, swaption ci son per quello
 
robom1 ha scritto:
Proprio perche lavoro in ambito informatico e controllo gestionale do' molta importanza alle modalità di formazione dei dati.
Non mi sembra corrispondente al vero il dato relativo all'inflazione soprattutto nel passaggio 2002-2003 dove viene indicato nel grafico una riduzione dell'inflazione.
Sappiamo tutti quanti che i prezzi in Italia, ma in quasi tutta Europa sono lievitati.

Una riduzione dei tassi di interesse ed una politica discriminante nella concessione dei crediti porterebbe ad una riduzione dei costi delle imprese, un incremento automatico della produttività e nonostante tutto una riduzione dell'inflazione.

Occorre sapere che la cura deve curare il cavallo, non lo deve uccidere.

La struttura delle imprese italiana è sottocapitalizzata. Cio' vuole dire che gli oneri finanziari pesano e pesano parecchio sul conto economico.
In caso di mancate economie in altre voci di bilancio (ad esempio allungamento dei tempi di pagamento ai fornitori, riduzione delle scorte di magazzino, riduzione dei tempi di riscossione dai clienti) esiste un rapporto diretto tra incremento dei tassi e loro rapporto con il fatturato.

Un'impresa che fattura 10 milioni di euro che aveva un rapporto oneri finanziari/fatturato del 2% è passata al 3%. Cio sta a significare un incremento degli oneri finanziari di 100.000 euro.

Se anche l'impresa ha incrementato il fatturato e/o ridotto i costi, dovete sapere che adesso quella impresa ha 100.000 euro di costi in piu' di oneri finanziari da dare alle banche per il solo effetto dell'incremento degli oneri finanziari.

Va bene le famiglie e tutto quanto, ma qui occorre guardare anche a tutti gli attori del processo economico.

il costo del capitale cresce anche se capitale di rischio all'aumentare dei tassi.
è quello che non si può coprire
il resto si copre o si dovrebbe coprire
 
Ciao, io mi occupo di org.ne controllo di gestione e sistemi informativi in un'azienda industriale di 50 mil. nella repubblica di san marino. Diciamo che si tratta quindi di una media azienda (inoltre vi sono altre imprese collegate).
Non posso quindi dare una risposta tecnicamente corretta ma so cosa è successo in merito per quello che riguarda il settore amministrazione e finanza.
Le banche a suo tempo hanno risposto in merito alla copertura del rischio tassi proponendo contratti con premio molto elevato. Alcune non lo hanno neanche proposto.
Relativamente a quelle che lo hanno proposto inoltre l'oggetto erano linee di credito limitate e ben definite. Ad esempio il portafoglio generato (ricevute bancarie) erano state escluse da questo discorso. Per i finanziamenti all'import erano stati proposti contratti che prevedevano lo swap sia del rischio tassi che cambio insieme cosicche avremmo avuto la spiacevole sorpresa che oltre a pagare il premio non avremmo neanche beneficiato della diminuzione del costo delle materie prime importate per effetto del valore del dollaro quindi a quanto mi risulta alla fine si è rinunciato.
Sul lato vendite le vendite in area dollaro non sono molto ma ci sono (c'è stato un contratto grosso con un cliente - una catena americana). Ora il nostro ciclo produttivo è mediamente lungo (circa 6 mesi tra l'ordine e la consegna); penso abbiano fatto dei derivati sulla copertura del rischio di cambio e abbiano anche perso.
Il discorso è che dobbiamo capire che l'impresa/imprese lottano per stare sul mercato e che puo' essere che le risorse sono limitate oppure l'imprenditore ha deciso di non investire o di investire da qualche altra parte e quindi dobbiamo fare con quello che abbiamo.
Inoltre, se abbiamo delle difficolta un tipo di azienda come la nostra, mi immagino tutti quegli artigiani, oppure aziende sotto i 10 dipendenti che sicuramente non stanno ne possono per loro natura fare delle cose sopra citate.
Spero di essere stato abbastanza esaustivo nelle argomentazioni, pero' se voi avete delle cose che possono servire per una riduzione dei costi sarei molto contento che mi poteste dare dei consigli che poi dopo io li giro all'area interessata.
Ciao!
 
robom1 ha scritto:
Ciao, io mi occupo di org.ne controllo di gestione e sistemi informativi in un'azienda industriale di 50 mil. nella repubblica di san marino. Diciamo che si tratta quindi di una media azienda (inoltre vi sono altre imprese collegate).
Non posso quindi dare una risposta tecnicamente corretta ma so cosa è successo in merito per quello che riguarda il settore amministrazione e finanza.
Le banche a suo tempo hanno risposto in merito alla copertura del rischio tassi proponendo contratti con premio molto elevato. Alcune non lo hanno neanche proposto.
Relativamente a quelle che lo hanno proposto inoltre l'oggetto erano linee di credito limitate e ben definite. Ad esempio il portafoglio generato (ricevute bancarie) erano state escluse da questo discorso. Per i finanziamenti all'import erano stati proposti contratti che prevedevano lo swap sia del rischio tassi che cambio insieme cosicche avremmo avuto la spiacevole sorpresa che oltre a pagare il premio non avremmo neanche beneficiato della diminuzione del costo delle materie prime importate per effetto del valore del dollaro quindi a quanto mi risulta alla fine si è rinunciato.
Sul lato vendite le vendite in area dollaro non sono molto ma ci sono (c'è stato un contratto grosso con un cliente - una catena americana). Ora il nostro ciclo produttivo è mediamente lungo (circa 6 mesi tra l'ordine e la consegna); penso abbiano fatto dei derivati sulla copertura del rischio di cambio e abbiano anche perso.
Il discorso è che dobbiamo capire che l'impresa/imprese lottano per stare sul mercato e che puo' essere che le risorse sono limitate oppure l'imprenditore ha deciso di non investire o di investire da qualche altra parte e quindi dobbiamo fare con quello che abbiamo.
Inoltre, se abbiamo delle difficolta un tipo di azienda come la nostra, mi immagino tutti quegli artigiani, oppure aziende sotto i 10 dipendenti che sicuramente non stanno ne possono per loro natura fare delle cose sopra citate.
Spero di essere stato abbastanza esaustivo nelle argomentazioni, pero' se voi avete delle cose che possono servire per una riduzione dei costi sarei molto contento che mi poteste dare dei consigli che poi dopo io li giro all'area interessata.
Ciao!

Grazie della spiegazione, molto chiara.
La gestione dei rischi finanziari in ambito corporate è un metodo ed una strategia non una eventualità. nel senso che in primo luogo essa deve essere capita ed accettata dal management e da li deve partire la definizione degli obiettivi da raggiungere e da coprire. E' un classico intendere la copertura come un costo/perdita se le cose non vanno nel verso giusto. Coprire sistematicamente i flussi netti in valuta, ad esempio, può essere fatto per policy, sempre. questo comporta un annullamento del rischio di cambio azzerando la volatilità di alcune voci di costo e profitto (utikli perdite su cambi) ma permette ad esempio la definizione di strategie commerciali e politiche di prezzo inammissibili per aziende che non si coprono. Fisso i listini e il margine di profitto a prescindere da altri fattori.
Grazie ancora dell'intervento.
 
masgui ha scritto:
come dice la maestra di mia figlia piccola:

lo capisci l'italiano???

d'ora in poi super ocio all'inflazione.
altro che abbassare.....

Immagine sostituita con URL per un solo Quote: http://www.investireoggi.net/forum/immagini/1197133226displaychart.png

booo....secondo te il male maggiore è l'inflazione? cioè inflazione al 3% è catastrofe? e poi è al 3% sono anni e cioè dall'entrata in vigore dell'euro che i prezzi dei beni primari (case ecc) sono schizzati e non parlo del 3%...

adesso esiste solo l'inflazione?

il Canada con un Pil al 3,5% ha tagliato i tassi....e come mai?

L'europa è alla frutta...mentre il resto del mondo tenta di uscire fuori da una situazione di crisi sistemica...l'europa neanche nella ripresa economica post 11 settembre ha corso se non in alcuni settori speculativi e ciclici come l'immobiliare...

però la Bce ci ha l'inflazione del capo...quando è ovvio che adesso non è il male maggiore perchè se abbattono l'inflazione contraendo i consumi e gli investimenti....si va in daflazione....e siamo già con due piedi in recessione....

tutte le bacnhe centrali sono dei mongolidi? le Fed taglia...la Boc taglia...la Boe taglia....e l'europa rialza?...ma daiii
 

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