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In quindici anni di governo socialista, un politico su tutti è emerso come il simbolo dell’opposizione liberale. 42 anni, cattolico, nipote di un’ebrea sopravvissuta all’Olocausto e figlio di una ricca famiglia con interessi nei media, Henrique Capriles è passato per alcune delle principali cariche dello Stato, mancando però per due volte la più ambita: la presidenza. Oggi, apre uno spiraglio alla trattativa: a Maduro chiederebbe un referendum per cambiare la costituzione e ridare credibilità alle istituzioni. «Ma le proteste – dice – non finiranno solo con una conversazione».
DA FILIPPO FIORINI · 7 APR, 2014 ·
Henrique, quanto manca perché il Venezuela cada in una guerra civile?
Una guerra tra venezuelani è la peggior prospettiva. Per ora è in corso una battaglia tra i venezuelani e il potere. Il governo ha usato la forza in modo eccessivo e ha torturato, un atto criminale. Io faccio il possibile, ma il peso principale ce l’hanno loro. Finché saranno così intransigenti, siamo in un vicolo cieco.
Si è parlato dell’intervento del Vaticano, Lei come la vede?
Sono d’accordo che la Chiesa ci aiuti a dialogare, perché l’altra parte vuole prevaricarci. Quando ho incontrato Papa Francesco, ho insistito sul fatto che le nostre istituzioni non sono più credibili e che, con un arbitro parziale, anche il voto è falsato.
Crede che Bergoglio si impegnerà personalmente e verrà in Venezuela?
Si sta impegnando in prima persona. Viene informato direttamente ed è preoccupato. Sarebbe straordinario che venisse, ma non credo sia possibile. È più probabile che intervenga monsignor Parolin, il segretario di Stato. Conosce bene il Paese, perché è stato nunzio a Caracas, sarebbe come avere il Papa.
E se il governo facesse un gesto importante, come disarmare i gruppi paramilitari e liberare i prigionieri politici, sarebbe disposto a far qualcosa perché finisca la rivolta?
Finché i problemi resteranno senza soluzione, la gente resterà in strada. Sulla base di una conversazione, le proteste non finirebbero, ma certamente aiuterebbe a migliorare il clima.
Continuerete a chiedere le dimissioni di Maduro e le elezioni?
Le dimissioni come gesto volontario sono poco probabili. Comunque, ci sono altre possibilità, come riformare la costituzione e rinnovare tutti i poteri dello Stato. In ogni caso, è necessario votare sotto il controllo di un organo indipendente. Questo è l’obiettivo.
Maduro ha scritto sul New York Times che l’opposizione ha partecipato al tentativo di golpe del 2002. Lei era in strada in quei giorni e ha pagato col carcere. Non crede che questo le faccia perdere legittimità?
Tutto quello che ho ottenuto in politica è stato attraverso il voto. Non sono un golpista. Non ho mai partecipato a un golpe, nemmeno a quello del 2002. Il governo ha fatto di tutto per rendermi responsabile, ma non c’è riuscito. È lo stesso governo che ogni anno festeggia il tentativo di golpe del’92 (il primo exploit politico di Chavez, ndr).
Maduro dice anche che gli USA hanno finanziato l’opposizione venezuelana, il suo partito ha ricevuto soldi?
Che mostri le prove. Non abbiamo mai ricevuto alcuna risorsa né dagli Stati Uniti, né da altri Paesi. Bisognerebbe chiedere a Maduro se è in grado di dire lo stesso.
Un sondaggio recente dice che l’appoggio al chavismo è calato molto. È vero che quella venezuelana è una rivolta dei ricchi?
Questo è il miglior modo per confondere le acque. L’80% dei venezuelani sono scontenti, ma i ricchi sono molti meno. Il ceto medio si è mobilitato e ha incontrato quelli più umili. Non è la politica a unirli, ma i problemi economici, la carestia e il crimine.
E come si risolvono problemi così gravi?
Cambiando il modello. Il mio modello è quello brasiliano. Io sono in politica per servire i poveri, perché i migliori Paesi sono quelli con la minor forbice sociale. Ma non credo che il settore privato sia un nemico. Bisogna lavorare con gli imprenditori, permettere l’arrivo degli investimenti. Non si può espropriare e confiscare, così si distrugge il mercato. Bisogna promuovere la produzione nazionale. Il capitalismo di stato è un fallimento, anche se lo chiamano Socialismo del XXI Secolo.
L’Italia ha importanti accordi su gas e petrolio col Venezuela, se lei fosse presidente, gli idrocarburi sarebbero privatizzati?
No, resterebbero Statali. La statale degli idrocarburi Pdvsa deve continuare ad essere pubblica, perché è il motore del nostro sviluppo. Comunque, questo non significa che non possa fare accordi coi privati.
pubblicata sul quotidiano La Stampa
Capriles: per salvare il Venezuela, ci vuole un referendum | Pangea News ? America Latina Quotidiana
DA FILIPPO FIORINI · 7 APR, 2014 ·
Henrique, quanto manca perché il Venezuela cada in una guerra civile?
Una guerra tra venezuelani è la peggior prospettiva. Per ora è in corso una battaglia tra i venezuelani e il potere. Il governo ha usato la forza in modo eccessivo e ha torturato, un atto criminale. Io faccio il possibile, ma il peso principale ce l’hanno loro. Finché saranno così intransigenti, siamo in un vicolo cieco.
Si è parlato dell’intervento del Vaticano, Lei come la vede?
Sono d’accordo che la Chiesa ci aiuti a dialogare, perché l’altra parte vuole prevaricarci. Quando ho incontrato Papa Francesco, ho insistito sul fatto che le nostre istituzioni non sono più credibili e che, con un arbitro parziale, anche il voto è falsato.
Crede che Bergoglio si impegnerà personalmente e verrà in Venezuela?
Si sta impegnando in prima persona. Viene informato direttamente ed è preoccupato. Sarebbe straordinario che venisse, ma non credo sia possibile. È più probabile che intervenga monsignor Parolin, il segretario di Stato. Conosce bene il Paese, perché è stato nunzio a Caracas, sarebbe come avere il Papa.
E se il governo facesse un gesto importante, come disarmare i gruppi paramilitari e liberare i prigionieri politici, sarebbe disposto a far qualcosa perché finisca la rivolta?
Finché i problemi resteranno senza soluzione, la gente resterà in strada. Sulla base di una conversazione, le proteste non finirebbero, ma certamente aiuterebbe a migliorare il clima.
Continuerete a chiedere le dimissioni di Maduro e le elezioni?
Le dimissioni come gesto volontario sono poco probabili. Comunque, ci sono altre possibilità, come riformare la costituzione e rinnovare tutti i poteri dello Stato. In ogni caso, è necessario votare sotto il controllo di un organo indipendente. Questo è l’obiettivo.
Maduro ha scritto sul New York Times che l’opposizione ha partecipato al tentativo di golpe del 2002. Lei era in strada in quei giorni e ha pagato col carcere. Non crede che questo le faccia perdere legittimità?
Tutto quello che ho ottenuto in politica è stato attraverso il voto. Non sono un golpista. Non ho mai partecipato a un golpe, nemmeno a quello del 2002. Il governo ha fatto di tutto per rendermi responsabile, ma non c’è riuscito. È lo stesso governo che ogni anno festeggia il tentativo di golpe del’92 (il primo exploit politico di Chavez, ndr).
Maduro dice anche che gli USA hanno finanziato l’opposizione venezuelana, il suo partito ha ricevuto soldi?
Che mostri le prove. Non abbiamo mai ricevuto alcuna risorsa né dagli Stati Uniti, né da altri Paesi. Bisognerebbe chiedere a Maduro se è in grado di dire lo stesso.
Un sondaggio recente dice che l’appoggio al chavismo è calato molto. È vero che quella venezuelana è una rivolta dei ricchi?
Questo è il miglior modo per confondere le acque. L’80% dei venezuelani sono scontenti, ma i ricchi sono molti meno. Il ceto medio si è mobilitato e ha incontrato quelli più umili. Non è la politica a unirli, ma i problemi economici, la carestia e il crimine.
E come si risolvono problemi così gravi?
Cambiando il modello. Il mio modello è quello brasiliano. Io sono in politica per servire i poveri, perché i migliori Paesi sono quelli con la minor forbice sociale. Ma non credo che il settore privato sia un nemico. Bisogna lavorare con gli imprenditori, permettere l’arrivo degli investimenti. Non si può espropriare e confiscare, così si distrugge il mercato. Bisogna promuovere la produzione nazionale. Il capitalismo di stato è un fallimento, anche se lo chiamano Socialismo del XXI Secolo.
L’Italia ha importanti accordi su gas e petrolio col Venezuela, se lei fosse presidente, gli idrocarburi sarebbero privatizzati?
No, resterebbero Statali. La statale degli idrocarburi Pdvsa deve continuare ad essere pubblica, perché è il motore del nostro sviluppo. Comunque, questo non significa che non possa fare accordi coi privati.
pubblicata sul quotidiano La Stampa
Capriles: per salvare il Venezuela, ci vuole un referendum | Pangea News ? America Latina Quotidiana
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