i CCT ( i titoli a tasso variabile del nostro tesoro) si confermano sulle montagne russe, visto che dal 15 al 26 gennaio avevano perso lo smalto riacquistato con il nuovo anno (fino a metà mese erano progressivamente risaliti dai prezzi molto bassi di fine dicembre), per poi riprendersi negli ultimissimi giorni e ritornare su livelli di poco inferiori ai massimi dell’anno
Pegoraro , uno dei pochi a non aver detto di tutto su questo andamento dei cct ....
02-02-2009 15:32
di Redazione
a cura di Nicola Pegoraro
TITOLI DI STATO E TASSI
La settimana appena trascorsa si è distinta ancora una volta per i dati macroeconomici estremamente negativi. Il Pil americano si sta contraendo in modo molto pronunciato (siamo quasi al 4% di riduzione) e più o meno tutti i paesi del mondo sono testimoni dello stesso fenomeno: contrazione della produzione industriale, calo dei consumi, conseguente calo del PIL e calo o azzeramento dell’inflazione. Dovrebbe trattarsi di un clima ideale per i titoli obbligazionari (almeno i migliori governativi), visto che i rendimenti dovrebbero contrarsi abbastanza naturalmente, ma non si può veramente dire che sia così. Come detto più volte in passato, i tassi a breve insistono nella loro tendenza a diminuire (l’Euribor a 3 mesi è ormai vicino al 2%, mentre il riferimento ad un mese è ormai sotto l’1,75%). Sono, invece, i titoli a lungo termine che non danno le soddisfazioni che dovrebbero in questa fase. Nelle ultime due settimane, infatti, il tasso di remunerazione sull’obbligazione governativa tedesca a 10 anni è salito di 40 centesimi (dal 2,9 al 3,3%, con conseguente effetto negativo sui prezzi).
Le obbligazioni italiane, pur non avendo certo superato il momento critico che stanno vivendo (con differenziali di rendimento sui bond tedeschi sui livelli massimi da quando esiste l’Euro), stanno resistendo. Il premio di rendimento rispetto agli omologhi titoli tedeschi è leggermente sceso, attestandosi sotto all’1,4% (aveva superato l’1,6%), mentre i CCT ( i titoli a tasso variabile del nostro tesoro) si confermano sulle montagne russe, visto che dal 15 al 26 gennaio avevano perso lo smalto riacquistato con il nuovo anno (fino a metà mese erano progressivamente risaliti dai prezzi molto bassi di fine dicembre), per poi riprendersi negli ultimissimi giorni e ritornare su livelli di poco inferiori ai massimi dell’anno.