CERCASI CONTROFIGURA... PER TUTTA LA DURATA DELLE FESTE NATALIZIE

Negli ultimi 20 anni il sistema economico mondiale ha visto la nascita delle cosiddette IMPRESE MULTINAZIONALI GLOBALI,
aziende Global, multinazionali che operano in più campi e che sono contraddistinte da una notevole flessibilità organizzativa.

Queste prevedono che la produzione possa avvenire in più paesi differenti e che le forniture siano affidate ad imprese indipendenti (anche operanti in differenti paesi come nel caso dell’automotive).

Dunque, questa impresa, più flessibile e libera di localizzarsi in diversi continenti nell’intento di minimizzare i costi di produzione
o di approvvigionamento della materia prima, dei semilavorati, della tecnologia o delle competenze distintive, scompone in più fasi e luoghi il proprio ciclo produttivo.

Questa nuova impresa multinazionale ragiona su scala mondiale per le attività del core business, ma lascia piena autonomia alle unità locali.

Negli ultimi anni, come evidenzia la Figura nr. 1, le grandi imprese sono cresciute sia negli Stati Uniti che nell’UE (Fonte Ocse e Fmi 2019).



Da Quale politica industriale per l’Unione Europea?

Tuttavia la concentrazione in UE è differente da paese a paese e da settore a settore.

I dati Eurostat del 2016, nel caso dell’Italia, mostrano che le imprese più grandi (quelle con più di 50 dipendenti)
sono in percentuale inferiore rispetto agli altri paesi e sono quelle che generano meno fatturato.
Esse, pertanto, devono ancora maturare, crescere managerialmente e diventare più redditizie.

La “Concentrazione industriale”, WORLD ECONOMIC OUTLOOK di Aprile 2019 ci spiega che la strada da intraprendere è solo e soltanto quella.
Vi è una fortissima correlazione tra questa e la crescita dei ricavi aziendali:



Il W.E.O. ci mostra anche che, via aumento dei fatturati, crescono mark-up e profitti aziendali (correlazione 0,8):



Quindi un punto di arrivo deve essere, e sarà, la crescita dimensionale delle multinazionali europee.

Ora rimane un solo punto da risolvere, il seguente: l’Istat nel 2016 fa notare che le multinazionali estere sono in media più produttive
(69,3 mila euro per addetto rispetto a 57,9 mila euro) e più profittevoli di quelle a controllo nazionale.

D’altronde, dall’introduzione dell’Euro (ossia dall’adozione del marco debole, coincidente con la lira forte rivalutata nel 1996),
il fatturato italiano per ora lavorata si è appiattito:




Le nostre aziende hanno raggiunto il loro punto di massimo, ora serve dotarle di nuovo management e di nuovi capitali per far loro fare il salto e farle diventare europee.

I rapporti vanno cioè parificati con gli altri paesi, serve quindi adeguato aiuto del governo giallorosso.

E le azioni di quest’ultimo, ovviamente, non hanno tardato a farsi sentire.
Raccolto tale invito, l’operato del governo va ad esclusivo vantaggio dei proprietari delle aziende che, nel caso del modello germanico di capitalismo,
ossia di multinazionali franco-tedesche, altro non sono che le BANCHE PRIVATE.

La grande impresa appartiene ad un intreccio di azionisti molto più robusti quali banche, società di assicurazione, fondazioni, fondi pensione e sindacali.
Alla guida di tali complessi industriali ci sono solo banchieri.

Ora capirete il vero motivo di questi dati:



Fonte: Corriere della Sera

Chiedetevi come mai le grandi aziende del nostro paese sono quasi tutte passate di mano,
come mai nel nostro Paese sia oggi facile ed agevole per un banchiere o un finanziere fare shopping di made in Italy.

La strada è quella di sottrarre le aziende alle famiglie italiane
per immetterle nel circuito dei capitali finanziari mondiali
pieni di denaro accumulato per investimenti e alla ricerca di occasioni da far proprie
.

Negli ultimi anni oltre 500 marchi sono passati in mano straniera.

Il metodo usato dalle multinazionali è l’acquisto tramite holding, società finanziaria o bancaria che controlla le azioni di diverse imprese industriali (e commerciali).
Di tal guisa, un banchiere che di mercato e tecnologia non capisce nulla, elimina la concorrenza e controlla prezzi e mercati.

Le multinazionali puntano sulla concentrazione di capitali e sulla accumulazione di imprese arrivando a creare e gestire un mercato su scala mondiale.

Lo shopping via fusioni o acquisizioni di imprese serve a concentrare i mercati facendo chiudere i propri competitor ritirando i marchi dal mercato.

Per cedere un’impresa ad una multinazionale al miglior prezzo, i governi costruiscono le crisi di modo che non si abbiano troppi vincoli sindacali.

Dopo aver preso la decisione di vendere, i governi e i vertici aziendali (sovente commissari)
annunciano ai lavoratori la necessità di sforzi per la produttività e la qualità del prodotto e,
dopo u numero sufficiente di prepensionamenti e licenziamenti, apparecchiano la tavola per la multinazionale individuata da player mondiali che sono sempre banche.

E così, di crisi in crisi, di fallimento in fallimento, nell’era della globalizzazione più di 500 marchi nel supermercato fanno capo a 10 grandi produttori multinazionali.

La concentrazione colpisce però tutti gli altri settori dell’economia e trova la sua massima espressività nel bancario.

Quattro banche USA negli ultimi 20 anni ne hanno acquisite ben 37.

Secondo lo Studio Balestrieri, in Italia al termine del 2017 le prime cinque banche italiane avevano una quota di mercato del 43,3%
(in Francia il 45,4%, in Spagna il 63,7% in Germania il 29,7%).

Dal 2008, anno di avvio della Grande Crisi Finanziaria, al 2017 la quota di mercato detenuta dalle prime 5 banche italiane è aumentata di 12,2 punti percentuali.

Il valore aumenterà in modo considerevole visto che le banche locali stanno fallendo miseramente una dopo l’altra e Banca d’Italia spinge ad un loro acquisto da parte di quelle grandi.

La concentrazione del capitale bancario in Italia è andata più avanti di quella del capitale industriale,
ora a dover fare credito alle piccole e medie imprese dovrebbero essere queste ma difficilmente ciò avviene,
difatti stiamo assistendo ad un notevole razionamento del credito.

Le restanti banche popolari o di credito cooperativo non sono sufficientemente grandi per gestire i rapporti tra piccole imprese e player
che alle piccole aziende chiedono spesso impegni consistenti, tali da determinare un rischio per concentrazione del credito presso pochi clienti.

Al di la delle banche, comunque, per qualsiasi industria vi venga in mente il processo di consolidamento globale sembra inarrestabile.

Dato poi che più l’azienda cresce di dimensioni e più il management guadagna, l’avidità spinge gli amministratori a formare continuamente oligopoli
(attraverso processi di merger and acquisition).

Il passo successivo quale sarà?

L’integrazione delle grandi imprese in diversi settori.

Il mondo sarà caratterizzato di 5 o 6 Amazon che ci forniranno tutto quello che ci serve, che controlleranno la maggior parte dei mercati.

In fondo, Amazon altro non è che una sorta di General Motors + Pepsico + Google + Pfizer + JP Morgan.

Vi rammento che per dominare i mercati non è necessario produrre tutto direttamente,
le Multinazionali Global restano tali anche se producono grazie ai propri affiliati sparsi in tutto il mondo.


Ad maiora.
 
Qualche parola sull’Oro in questo inizio di 2020.

Prima di tutto una notiza interessante e curiosa: secondo il la LBMA , London Bullion Market Association,
che si occupa del mercato del prezioso metallo oltremanica, i depositi d’oro dei clienti a Londra sono vicini ai massimi dal 2012





L’oro depositato presso il LBMA è oro sia della BOE sia dei clienti privati, sia istituti bancari
sia società di deposito e di movimentazione dei preziosi che sfruttano le infrastrutture del LBMA e della Banca d’Inghilterra.

Per quanto riguarda la BoE vi è stata una sostanziale stabilità, anzi un leggero aumento, dopo anni di calo:



Al contrario l’oro importato nel Regno Unito è aumentato, come si può vedere dal successivografico che mette in luce importazioni esportazioni e valori netti:



Questo oro è provenuto un po’ da tutto il mondo, ma sopratutto dalla Svizzera.



Questo è un segnale importante per il mercato dell’oro di Londra:
a settembre ricordiamo che iniziava il governo di Boris Johnson, pro brexit, e quindi indica come ci si attenda
che il mercato finanziario di Londra comunque resti rilevante, per lo meno per gli scambi basati sul metallo prezioso.

Inutile ricordare che l’oro arrivato a Londra si è trasformato in ETF e comunque andranno ad arricchire gli scambi sul LME.

Come andrà l’oro in generale? Prima di tutto notiamo che, rispetto al dollaro l’oro sta tornando vicino ai valori già raggiunti nel 2012:



Un interessante ragionamento viene a collegare l’oro alla fiducia nella anche Centrali:
se le banche centrali appaiono molto efficaci nell’operare a favore della crescita e del controllo inflazionistico allora l’oro viene a scendere.

Se le banche centrali appaiono invece disorientate o prive di strumenti efficaci all’ora l’oro cresce.

Vediamo cosa è successo dal 1980 in questo grafico



In questo caso dovremmo chiederci, per prevedere l’andamento dell’oro, quanto sarà efficace l’opera delle Banche Centrali nel 2020 ?

Per ora non c’è da essere molto ottimisti, quindi l’oro potrebbe crescere….
 
Tra i primi a sollevare qualche perplessità sulla partecipazione della Jebreal alla kermesse musicale,
la scorsa settimana, era stato il consigliere Giampaolo Rossi.

La sua figura, nota per le sue"posizioni ideologiche radicali, filoislamiste e dichiaratamente antisraeliane,
così come le fake news raccontate sulla guerra in Siria", aveva osservato, sarebbe "divisiva".
"È sorprendente – aveva rincarato in un’intervista all’Adnkronos - che possa partecipare ad un festival
che rappresenta la cultura popolare del nostro Paese chi fino a poco tempo fa definiva gli italiani razzisti".


Sbagliato, secondo Rossi, trasformare il festival "in una potenziale tribuna politica con persone che nulla hanno a che vedere con la musica e lo spettacolo".
D’accordo con lui Daniele Capezzone, che su Twitter attaccava:"Mi par di capire che con i soldi del canone Rai Rula Jebreal potrebbe essere incaricata
a Sanremo di spiegarci quanto le facciamo schifo". "Se poi qualcuno si lamenterà sui social – continuava provocatoriamente il post - seguiranno accuse di: razzismo, sessismo, machismo".

Per Marco Gervasoni, docente dell'Università del Molise, già al centro della bufera per dei tweet sulla senatrice a vita Liliana Segre, la Jebreal resta una "gnocca senza testa".
Sapelli dixit. "Aspettatevi un Sanremo pro clandestini, pro islam, pro lgbt, pro utero in affitto, pro sardine, pro investitori d'auto (purché con suv)", rincara il professore.

Inutile l’appello alla calma dello show man Amadeus: "Non sarà un intervento politico, chi viene a Sanremo non farà politica".
Ma le rassicurazioni del conduttore non convincono e su Twitter dilaga l’hashtag per chiedere il boicottaggio della kermesse.
Tanto da spingere i vertici di viale Mazzini a chiudere le porte alla scrittrice e opinionista naturalizzata italiana
che lo scorso febbraio in un articolo sul britannico The Guardian definì l’Italia un "Paese fascista" popolato da "razzisti".


E così da #boicottaSanremo a #iostoconrula il passo è stato breve, anzi brevissimo

. La giornalista palestinese è subito diventata la nuova bandiera della sinistra.

Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, annuncia che porterà il caso all’attenzione della commissione di vigilanza Rai.
"La tv pubblica, si piega al diktat di Salvini", denuncia il senatore renziano che parla di "discriminazione di Stato".
Con lui il deputato del Pd, Ubaldo Pagano: "O sei sovranista – attacca - oppure le porte del servizio pubblico sono precluse".
Per l’esponente Dem si tratta di "bavaglio preventivo".

A chiedere alla presidenza della Rai di tornare sui suoi passi è anche un altro deputato di Italia Viva, Gianfranco Librandi,
mentre per Gennaro Migliore, dello stesso partito, quella della Jebreal sarebbe "un’epurazione sovranista".
Si schierano con Rula anche le Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), che hanno espresso preoccupazione per
"i continui episodi di polemiche non giustificate nei confronti di cittadini di origine straniera e in particolare arabi,
palestinesi e musulmani quando vengono coinvolti in iniziative importanti a livello nazionale".
 
Questa sinistra provoca francamente un senso di stanchezza e di difficile sopportazione:
ora si è RULAJEBREALIZZATA, per cui deve inquinare e guastare
anche quell'innocuo divertimento popolare che è il festival di Sanremo.
 
Dopo l' attacco all' Iran ci manca solo una manifestazione pro palestina in mondovisione.

Comunque può sempre chiedere di andare in onda su Al Jazeera per illuminarci con la sua sapienza.
 
Poverina. La solita radical chic, capace di farsi bella con il kulo degli altri.

La Jebreal non è un nome nuovo. Oggi 47enne, nata ad Haifa, in Israele di cui ha la cittadinanza come pure quella italiana,
e figlia dell'imam (l'alta guida religiosa) della moschea di Al-Aqsa, la più grande di Gerusalemme
a cui è spesso associato il nome dei Martiri, formazione estremista anti governo israeliano.

Rula Jebreal è cresciuta in collegio dopo il suicidio della madre segnata da abusi subiti durante l'infanzia.
All'epoca Rula aveva appena 5 anni, ancora oggi considera sua guida esistenziale Hind Husseini, fondatrice dell'orfanotrofio che l'ha ospitata.

La sua storia con l'Italia comincia con la borsa di studio che la porta a completare l'Università a Bologna nei primi anni Novanta,
per poi cominciare a collaborare con varie testate stampa italiane.

Diventa membro del Movimento palestinese per la democrazia e la cultura, compare come opinionista in tv, per dodici anni lavora in tv,
prima a La7, poi con Santoro su Rai 2 ad Annozero.

"Scrisse: l'Italia è un Paese messo nelle mani dei fascisti"

La Jebrel cura rassegne stampa in arabo e realizza, tra l'altro, un documentario indipendente e molto applaudito sull'Egitto.
Come editorialista scrive sul Guardian l'articolo che la metterà per sempre in guerra contro una parte dell'Italia,
quando all'indomani della sparatoria di Macerata titola: "L'Italia sta venendo guidata fra le braccia dei fascisti".

Molti non le perdonano le alte frequentazioni: già compagna per breve periodo del fondatore dei Pink Floyd (anche lui dichiaratamente pro Palestina) Roger Waters,
poi del regista e gallerista Julian Schnabel che dirigerà il film Miral tratto dal libro della Jebreal (accolto da un vespaio di polemiche in Israele)
quindi moglie poi divorziata di Arthur Altschul, figlio di un manager partner di Goldman Sachs.

La rete americana MSNBC (gestita da Nbc e Microsoft) ha cancellato tutte le sue apparizioni tv per aver detto
che la stessa rete privilegiava la presenza di portavoce ed esponenti israeliani a dispetto di quelli palestinesi.
 
La crescita economica è dovuta a fattori esterni, alla domanda , oppure l’andamento della domanda può influenzare la crescita stessa.

Questa discussione, apparentemente complessa, negli anni sessanta sfociò nella “Cambridge Capital Controversy”
che vide gli economisti spaccarsi in due scuole diverse: i neoclassici ed i neo-Keynesiani, di formazione americana,
con Samuelson, Solow e Modigliani da una parte ed i keynesiani e post keynesiani dall’altra con Kaldor, Sraffa, Pasinetti e Kahn.

Il nome di Cambridge Capital Controversi deriva dal fatto che Modigliani insegnava al MIT in Cambridge Massachusetts,
mentre i keynesiani insegnavano soprattutto a Cambridge, nel Regno Unito.

Il tema può apparire secondario, ma in realtà è centrale: se la crescita è dovuta solo a fattori esogeni, come i fattori demografici,
la crescita tecnologica o la disponibilità di risorse naturali, allora la politica economica può intervenire solo su questi fattori per migliorare la crescita.

Al di la della demografia, spesso legata a questioni di carattere ideologico o morale,
i campi su cui può intervenire la politica economica sono quelli “Offertisti”, cioè ricerca tecnologica ed efficienza.

Se invece ha ragione la visione keynesiana allora la politica economica può agire anche attraverso la domanda.

In questo caso la crescita economica può essere accelerata dal fatto che l’efficienza stessa dei processi produttivi
viene a dipendere dalla domanda stessa,cioè dalla crescita dei volumi di produzione, quindi un incremento della domanda ,
oppure che la funzione che collega le paghe ed i profitti non fosse lineare, ma permettesse anche combinazioni
in cui a maggiori paghe venivano a corrispondere maggiori utili.

Nel primo caso ricordiamo la legge di Verdoorn, secondo la quale la produttività viene a crescere al crescere dell’output,
nel secondo caso fu Sraffa ad ipotizzare il “Reswitching”, cioè che date due tecniche di produzione fosse possibile, passando da una tecnica all’altra,
aumentare i profitti e le paghe nello stesso tempo, concetto che la visione classica non accettava.





La contesa andò avanti per molti anni.
La visione neoclassica avrebbe permesso, la creazione di un modello econometrico che, potenzialmente, sarebbe stato utilizzabile,
anche per previsioni economiche, ma, secondo la scuola inglese, questo modello sarebbe stato troppo semplificato e non avrebbe tenuto conto della complessità delle funzioni di produzione.

Capisco che questi temi siano estremamente teorici ed anche probabilmente noiosi,
ma quello che mi premeva evidenziare con questo breve articolo è come concetti di “Crescita” e di “Produttività”,
dietro un aspetto banale, si presentino in realtà come molto complessi.

L’incremento della crescita dipende sicuramente da fattori esogeni, ma siamo sicuri che basti, ad esempio,
incrementare la ricerca per avere crescita e che non vi siano altre modalità con cui la politica economica può intervenire?

Il mio desiderio è solo di darvi una luce di curiosità per pensare, ragionare ed andare oltre quello che i banali mass media vi propongono tutti i giorni.

Buon lavoro con le vostre teste.
 
Avete in giro dei semi di basilico, oppure dei fiori secchi su una piantina a fine stagione ?
Togliete i semi ed iniziate a lavorare.


Seminare il basilico (Ocymum basilicum) in vaso è molto semplice. Un consiglio: se potete, evitare i vasi piccoli.
Il basilico per emettere tante foglie deve crescere vigoroso e con poca terra, avrete anche poca soddisfazione, oltre che una quantità molto limitata di foglie
Dedicategli invece una capiente fioriera, che peraltro vi permetterà maggiore autonomia nell’irrigazione,
soprattutto nelle caldissime giornate estive, e diventerà anche decorativa (che non guasta mai!).
Per seminare potete usare anche le vaschette di plastica della verdura del supermercato.
Il terriccio può essere quello universale a base di torba in vendita in tutti i garden (un sacchetto costa meno di qualunque mini-serra con pastiglie di torba).

Togliamo i semi dalla bustina e spargiamoli sulla superficie senza badare al loro numero (li sfoltiremo in seguito).
Ricopriremo con uno strato sottile di terriccio fino e poi bagneremo abbondantemente usando non l’annaffiatore ma uno spruzzino che non sposti i semi.
A questo punto copriremo il recipiente con della pellicola trasparente (per trattenerla ai bordi possiamo usare un elastico).
Le piantine spunteranno nel giro di una settimana/dieci giorni se terremo la vaschetta in un luogo riparato dentro casa o su un pianerottolo, vicino ad una finestra.
Non occorre forte calore: bastano 10-15 gradi per farlo germogliare e una costante umidità sulla superficie del terriccio.

Appena spuntano i germogli, eliminiamo la pellicola, che non permette la circolazione dell’aria e può indurre l’attacco di muffe quando le piantine non sono ancora in grado di difendersi.
Vedrete subito che i piccoli basilici sono molto fitti ma lasciatele così, dando alle plantule il tempo di irrobustirsi esponendole al sole nelle ore più calde.
Dopo che avranno emesso le prime due foglioline (chiamate “false” perché cadono con la crescita), cominceranno a dimostrare la propria vigoria.
Quando sono alte circa 8-9 cm, potete selezionarle, tenendo le piantine più forti e scartando le altre.
Trapiantatele quindi in vaso spaziandole bene, in modo che abbiano aria per svilupparsi.
Ricordate di bagnare subito dopo il trapianto abbondantemente, e poi appena vedete il terriccio asciugarsi.

Appena la minaccia del gelo sarà scongiurata, potrete trapiantare all’esterno le piantine più sane e robuste in vasi definitivi:
il terriccio potrete arricchirlo con dello stallatico (si trova in pellet in busta nei garden), che darà forza al basilico.
Mettetelo prima all’ombra e poi, dopo qualche giorno, al sole. Potete usare dei coprivasi colorati per creare un piccolo angolo di erba aromatiche nel vostro balcone/terrazzo.

Quando le piante sono alte una ventina di cm, cimatele, ovvero tagliate (con le mani va benissimo) la punta di tutte le vostre piantine,
in modo che si creino tanti rametti laterali: otterrete così tante foglie ed eviterete la fioritura, che toglie energie alla pianta.
Man mano che il basilico cresce, continuate a cimarne i rametti.

Per maggio dovrebbe essere pronto il primo raccolto.
 
Io dico. Stanotte ha gelato forte. La parete è completamente a Nord.

Dopo la brutta giornata di ieri, domenica 5 gennaio 2020, con incidenti nei pressi del rifugio Bogani e del Buzzoni,
anche la giornata di oggi, lunedì 6 gennaio si è aperta purtroppo con un precipitato sui monti lecchesi.
Sono infatti in corso le operazioni per soccorrere una persona scivolata sopra Esino.

La mobilitazione dei soccorritori è scattata una manciata di minuti dopo le 8.30.
Secondo le prime informazioni l’infortunio sarebbe avvenuto nella zona del Il Pizzo della Pieve (2257 m),
detto anche Grigna di Primaluna, ovvero una massiccia montagna che si eleva a Nord-Est della Grigna Settentrionale (Grignone).
Nell’ambiente alpinistico, il Pizzo è noto soprattutto per la sua gigantesca parete Nord-Est, detta Parete Fasana.

10.40 Tragico epilogo del grave incidente in montagna avvenuto nella prima mattinata di oggi, lunedì 6 gennaio 2020.
E’ morto l’uomo precipitato al Pizzo della Pieve. Al momento è ancora al vaglio delle forze dell’ordine la dinamica della tragedia:
quel che è certo è che l’uomo, C.M le sue iniziali, è precipitato per decine di metri dalla Parete Fasana
mentre si trovava all’attacco della Via degli Inglesi, a 1300 metri di quota. I traumi sono risultati purtroppo fatali.
 
parete_fasana_grignone-696x348.jpg
 

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