Certificati di investimento - Cap. 1 (1 Viewer)

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

NoWay

It's time to play the game
Germania: indice Zew settembre a 12,1 da 25 a agosto

MILANO (MF-DJ)--L'indice Zew relativo alle attese economiche in Germania a settembre e' sceso a 12,1 punti (18,4 punti il consenso) dai 25 punti registrati ad agosto. Il dato e' ai minimi da novembre 2014.

Lo ha reso noto lo stesso istituto di ricerca aggiungendo che, sempre a settembre, l'indice riferito alle attuali condizioni economiche in Germania e' salito a 67,5 punti dai 65,7 di agosto
 

NoWay

It's time to play the game
Come al solito si perde senza dati concreti...

MARKET TALK: Rwe/E.On, in perdita su speculazioni stress test

MILANO (MF-DJ)--Secondo alcune indiscrezioni le utility tedesche potrebbero dover racimolare ulteriori miliardi di euro in riserve dedicate allo stoccaggio delle scorie nucleari, dato che la Germania ridurra' le attivita' nucleari entro il 2022. Uno stress test ha evidenziato che le utility in questione stanno considerando tassi di interesse sulle riserve che sono troppo elevati, dato il basso contesto dei tassi stessi, il che significa che saranno necessari ulteriori fondi. Una portavoce di un ministro dell'Economia ha dichiarato che i risultati dello stress test non sono ancora disponibili, mentre un portavoce di E.On ha affermato che le riserve della societa' sono piu' che sufficienti e calcolate con tassi di interesse appropriati.
 

cd8

Forumer storico
Armageddon...

MARKET TALK: investitori sempre piu' preoccupati di Cina/emergenti

MILANO (MF-DJ)--Gli investitori sono sempre piu' preoccupati per le prospettive di crescita della Cina e dei mercati emergenti e per l'eventuale impatto sui mercati mondiali. E' quanto emerge da un sondaggio effettuato da Barclays su un campione di 716 investitori. Piu' del 40% degli intervistati ritiene che la debole crescita di Pechino e degli emergenti rappresenti il rischio principale per i mercati finanziari nei prossimi 12 mesi. Gli investitori sono anche pessimisti sulle prospettive: per il 40% di loro il Paese che nei prossimi 12 mesi deludera' piu' di tutti gli altri le attese in termini di Pil sara' proprio la Cina. Inoltre la grande maggioranza degli intervistati crede che i dati di crescita ufficiali di Pechino siano esagerati. Addirittura, oltre il 60% ritiene che il Pil potrebbe essere sopravvalutato di 2 punti percentuali o anche di piu'. Infine e' aumentata la percezione che nei prossimi due anni possa accadere un incidente finanziario: quasi la meta' degli investitori ritiene che la probabilita' sia pari al 25%; fino a poco fa era solo un terzo degli intervistati a pensarlo.

Ormai ogni motivo è buono per scendere, vedrete che se il 17 alzeranno i tassi si scenderà perchè sono stati alzati, se non verranno alzati si scenderà perchè l'economia "non ce la fa senza stimoli".
Che il governo di pechino gonfiasse il pil è cosa risaputa così come da mesi esistono report di GS che prevedono crescita del 5%, a me non sembra una tragedia, ma quello che devono capire è che:
- i consumi interni devono crescere
- se non stabilizzano le valute non potranno mai uscire dal pantano (gli esteri scapperanno e le borse scenderanno con la gente che avrà meno soldi da spendere per i consumi).
 

cd8

Forumer storico
Questi davvero non ci sentono... :rolleyes:

Ue: Berlino frena sull'Unione Bancaria (MF)

MILANO (MF-DJ)--La Germania frena gli entusiasmi su una garanzia comune dei depositi delle banche europee. Nonostante le pressioni della Commissione Ue, della Bce e di molti Paesi (tra cui la Francia), il governo tedesco ha chiarito nell'ultimo Ecofin che non sara' possibile introdurre nel breve termine un meccanismo per cui tutti i Paesi garantiscono in solido i depositi sotto 100 mila euro, in caso di dissesto di una banca.

Per il momento, scrive MF, la garanzia restera' a livello nazionale (in Italia c'è il Fondo di tutela dei depositi), con coordinamento delle prassi a livello europeo, secondo quanto previsto dalla direttiva Dgs (Deposit guarantee schemes).

L'assicurazione comune Ue sui conti correnti e' il terzo pilastro dell'Unione bancaria, dopo la vigilanza e la risoluzione delle crisi. Mentre nei primi due ambiti sono stati fatti importanti passi avanti (nei giorni scorsi e' stata recepita in Italia la direttiva sulla risoluzione), sulla garanzia unica non si e' nemmeno partiti con una proposta legislativa dell'Ue. Il motivo e' chiaro: la Germania e altri Paesi non vogliono sostenere i costi di un dissesto di una banca di un altro Stato. Cosi' facendo tuttavia i sistemi bancari all'interno dell'Ue continuano a essere frammentati a seconda del Paese di provenienza, andando contro l'obiettivo fondamentale dell'Unione bancaria. Il settore finanziario resta vulnerabile a crisi locali. Per questa ragione Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, nel suo discorso sullo stato dell'Unione ha promesso di presentare un testo entro fine anno. Consapevole dell'opposizione di Berlino, Juncker non vuole proporre un'immediata e completa mutualizzazione delle risorse: un passo che sarebbe lasciato per una seconda fase.

Quando DB sarà in crisi vedrai che attueranno tutto e subito
 

cd8

Forumer storico
Come al solito si perde senza dati concreti...

MARKET TALK: Rwe/E.On, in perdita su speculazioni stress test

MILANO (MF-DJ)--Secondo alcune indiscrezioni le utility tedesche potrebbero dover racimolare ulteriori miliardi di euro in riserve dedicate allo stoccaggio delle scorie nucleari, dato che la Germania ridurra' le attivita' nucleari entro il 2022. Uno stress test ha evidenziato che le utility in questione stanno considerando tassi di interesse sulle riserve che sono troppo elevati, dato il basso contesto dei tassi stessi, il che significa che saranno necessari ulteriori fondi. Una portavoce di un ministro dell'Economia ha dichiarato che i risultati dello stress test non sono ancora disponibili, mentre un portavoce di E.On ha affermato che le riserve della societa' sono piu' che sufficienti e calcolate con tassi di interesse appropriati.


"Crollano le grandi utility tedesche nel giorno della pubblicazione di una rivelazione allarmante sulle somme da loro accantonate per far fronte ai costi di immagazzinamento delle scorie nucleari: un’indagine ministeriale sarebbe arrivata alla conclusione che servono altri 30 miliardi di euro, lo ha scritto stamattina Der Spiegel.

A Francoforte E.On [EONG.n.DE] perde oltre il 6% a 7,97, RWE [RWEG.DE] il 6% a 11,04 euro.
Il Ministro dell’Economia tedesco ha diffuso stamattina una nota nella quale nega che la cifra sia quella riportata e i titoli hanno ridotto la caduta, in avvio di seduta erano arrivati a perdere il 12%.

In precedenza, un portavoce di E.ON ha invece apertamente contestato le cifre contenute nel report.

L’utility con sede a Dusseldorf ha poi diffuso un comunicato nel quale si dice sicura della correttezza dei propri calcoli e delle proprie assunzioni in materia di costi di smaltimento delle scorie nucleari.

La società stima che il costo totale gravante sui produttori di energia elettrica da centrali atomiche, sia 28 miliardi di euro, 10 in meno di quanto è stato accantonato. La sola E.ON ha messo da parte 16,6 miliardi.

Dietro alla contesa sulle cifre c’è il duro confronto tra le autorità tedesche, fermamente decise a uscire dall’era atomica senza spese aggiuntive per i cittadini, ed i quattro proprietari delle contrali atomiche, chiamati ad accollarsi i costi dello smantellamento.

Questi ultimi, stanno tentando di dribblare la normativa, scorporando le attività nel nucleare. Ma la via è stata sbarrata da Angela Merkel, il governo ha avvertito che i costi di smantellamento restano in capo agli attuali proprietari, chiunque sia il nuovo padrone.

Se davvero i costi complessivi fossero così esorbitanti, addirittura superiori di 30 miliardi alla cifra fin qui accantonata, per le società proprietarie delle centrali nucleari sarebbe una catastrofe economica.

La Borsa sta sposando questo scenario da incubo per gli azionisti di E.On e RWE, i cui titoli sono crollati sui minimi della storia.

L’ipotesi più ragionevole, per evitare che due campioni nazionali tedeschi dell’energia possano andare fuori mercato a causa delle scelte di politica energetica della Germania, è l’apertura di un negoziato tra le utility e lo Stato.

Ai prezzi attuali, le società, insieme, hanno una capitalizzazione di 22 miliardi di euro, difficile pensare che possano permettersi di pagare una bolletta da oltre 50 miliardi di euro
 

NoWay

It's time to play the game
"Crollano le grandi utility tedesche nel giorno della pubblicazione di una rivelazione allarmante sulle somme da loro accantonate per far fronte ai costi di immagazzinamento delle scorie nucleari: un’indagine ministeriale sarebbe arrivata alla conclusione che servono altri 30 miliardi di euro, lo ha scritto stamattina Der Spiegel.

A Francoforte E.On [EONG.n.DE] perde oltre il 6% a 7,97, RWE [RWEG.DE] il 6% a 11,04 euro.
Il Ministro dell’Economia tedesco ha diffuso stamattina una nota nella quale nega che la cifra sia quella riportata e i titoli hanno ridotto la caduta, in avvio di seduta erano arrivati a perdere il 12%.

In precedenza, un portavoce di E.ON ha invece apertamente contestato le cifre contenute nel report.

L’utility con sede a Dusseldorf ha poi diffuso un comunicato nel quale si dice sicura della correttezza dei propri calcoli e delle proprie assunzioni in materia di costi di smaltimento delle scorie nucleari.

La società stima che il costo totale gravante sui produttori di energia elettrica da centrali atomiche, sia 28 miliardi di euro, 10 in meno di quanto è stato accantonato. La sola E.ON ha messo da parte 16,6 miliardi.

Dietro alla contesa sulle cifre c’è il duro confronto tra le autorità tedesche, fermamente decise a uscire dall’era atomica senza spese aggiuntive per i cittadini, ed i quattro proprietari delle contrali atomiche, chiamati ad accollarsi i costi dello smantellamento.

Questi ultimi, stanno tentando di dribblare la normativa, scorporando le attività nel nucleare. Ma la via è stata sbarrata da Angela Merkel, il governo ha avvertito che i costi di smantellamento restano in capo agli attuali proprietari, chiunque sia il nuovo padrone.

Se davvero i costi complessivi fossero così esorbitanti, addirittura superiori di 30 miliardi alla cifra fin qui accantonata, per le società proprietarie delle centrali nucleari sarebbe una catastrofe economica.

La Borsa sta sposando questo scenario da incubo per gli azionisti di E.On e RWE, i cui titoli sono crollati sui minimi della storia.

L’ipotesi più ragionevole, per evitare che due campioni nazionali tedeschi dell’energia possano andare fuori mercato a causa delle scelte di politica energetica della Germania, è l’apertura di un negoziato tra le utility e lo Stato.

Ai prezzi attuali, le società, insieme, hanno una capitalizzazione di 22 miliardi di euro, difficile pensare che possano permettersi di pagare una bolletta da oltre 50 miliardi di euro

Anche qui siamo in fase di fanta-economia...
Il dato di fatto è che parliamo delle due principali società elettriche tedesche che hanno partecipazioni in tanti altri paesi, che "alimentano il motore" del principale paese europeo e che , last but not least, danno lavoro a migliaia di persone...
 
Stato
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