IPO: in Europa quotazioni congelate (Mi.Fi.)
L'Europa e' tagliata fuori dalla battaglia dei giganti. Basta vedere il numero totale delle ipo realizzate da inizio 2020 nei vari listini: il Nasdaq e' sopra 100, Hong Kong, Shenzhen e Shanghai seguono appaiate intorno a 80, mentre le borse europee sono in fondo alla lista: 8 a Parigi, 7 a Milano, 4 a Londra, 2 a Francoforte. Per spiegare il perche' di questo divario abissale e' necessario anzitutto osservare il core business di molte delle nuove matricole nei listini americani e cinesi: societa' di e-commerce (come l'attuale leader della classifica delle ipo 2020, Jd Com, quotata a Shanghai per l''equivalente di 4 miliardi di dollari), tecnologia, media, fintech e pharma. Comparti in cui l'Europa e' fanalino di coda rispetto alle altre potenze globali. Ma questa spiegazione non e' sufficiente: in un documento dal titolo "European ipo report 2020" la federazione che rappresenta i mercati regolamentati europei (Fese) prova a diagnosticare le ragioni dell''emorragia di quotazioni, individuandone 15. Tra le principali: mancanza di liquidita' degli investitori istituzionali, crescita esponenziale di fusioni e acquisizioni, barriere finanziarie e amministrative (tra cui la Mifid 2, che ha fatto diminuire il numero dei gestori di fondi attivi), maggiore disponibilita' di fonti di investimento alternativi, semplicita' per le aziende di ricevere prestiti e attrarre investitori dal private equity. Una serie di cause che ha condotto a una contrazione delle ipo continentali dalle 380 annue del decennio 1997-2007 alle 200-220 del 2008-2018.