articolo da libero
l manager del credito Giovanni Bossi «Il rischio è di avvicinare Putin a Pechino e favorire la divisione del mondo in due»
TOBIA DE STEFANO ■ «Se parliamo semplicemente di estromettere la Russia dal sistema “Swift”, mi sembra che stiamo sopravvalutando la portata della sanzione. Lo Swift non è altro che un sistema di messaggistica che consente alle banche di comunicare. Se invece, come io penso, il senso è quello di interrompere qualsiasi tipo di transazionefinanziaria con gli istituti di credito russi, allora la questione cambia e la punizione diventa pesante. Ma dobbiamo essere consapevoli delle conseguenze...». Giovanni Bossi non è un politico, ma uno dei banchieri italiani con più esperienza. Per anni è stato l’amministratore delegato di Banca Ifis, fino alla fondazione nel 2019 di Cherry 106, la start up degli Npl che pochi mesi fa si è fusa con il Banco delle TreVenezie. Prestitialle aziende, gestione dei crediti deteriorati, mutui alle famiglie... Per anni ilmanager triestino ha avuto a che fare con il sistema delle transazioni finanziarie. Premette che la decisione sull’estromissione della Russia è prettamente politica e quindi non gli compete, ma un’analisi dei pro e contro quella sì che fa parte delle sue prerogative. Mi scusi, cosa comporterebbe l’uscita della Russia dallo Swift? «Beh, quello collegato allo Swift non è l’unico sistema che regola le transazioni finanziarie, ce ne sono altri decisamente meno sviluppati, in Russia (Spfs) e in Cina (Cips)». Insomma Mosca avrebbe gioco facile a continuare i suoi scambi economici attraverso altri canali. «Nonè così semplice.Comele dicevo sia il sistema russo che quello cinese che sono nati intorno al 2015 conl’obiettivo di garantire più autonomia a Mosca e Pechino e probabilmenteanchein previsionedi possibili sanzioni e a oggi sono utilizzati da poche banche. Ma se la Russia dovesse essere estromessa dallo Swift sarebbe l’occasione giusta per incrementarli.Anche se ci vorrebbe del tempo». Rischieremmo di rafforzare il legame tra Russia e Cina? «Da un certo punto di vista sì, ma soprattutto rischieremmo di favorire quel processo di decoupling, di divisione delmondoin due cheprobabilmente è uno degli obiettivi di Putin». Beh poi ci sarebbero anche delle conseguenze economiche. «Qui l’aspetto più preoccupante è quello che riguarda la nostra dipendenza dal gas russo. Visto che importiamo più del 40% del gas che utilizziamo da Mosca, mi sembra ovvio che dovremmo aver pronto un piano alternativo per sopperire a questa mancanza». E ce l’abbiamo? «Mi scusi, ma questa domanda non la deve fare a me». E allora a lei chiedo, è possibile che il prezzo da pagare perle sanzioni possa essere quello di dire addio alla ripresa post-pandemia. «Sìc’èil rischio chela crescita possa rallentare». In che misura? «Beh tutto dipende dalla forza delle sanzioni, dalla reazione russa, dall’evoluzione del conflitto,ma potenzialmente questo rischio c’è». Perché? «Se la Russia dovesse uscire dallo Swift è possibile che una parte degli scambi completati solo da un punto di vista commerciale non vengano finalizzati da quello finanziario. Pensi solo ai pagamenti a trenta giorni, per dire, o alle lettere di credito tra una banca e l’altra». Per capirci, è possibile che un mobiliere brianzolo abbia consegnato i suoi mobili a Mosca e non riceva più il pagamento dovuto. «Si è possibile... Ma soprattutto esiste un altro pericolo...». Quale? «Uno choc energetico con i prezzi di petrolio e gas che vanno alle stelle e aumentano i costi di produzione. A quel punto oi rialzi si riverberano sul prodotto finito frenando i consumi o restano sulle spalle delle imprese che rischiano di fallire». Insomma il rischio vale la candela? «Ricordiamoci che la candela di cui stiamo parlando è la pace... Ho le mie idee ovviamente, ma ritengo giusto che in questo momento sia la politica a parlare. La cosa importante è che lo faccia con una voce sola, altrimenti sarebbe tutto inuti