No, no, si parla di Ucraina...
In questa chiave si spiega la scelta di Salvini di raggiungere gli ucraini. Il leghista di certo non vuole imbracciare il fucile, questo è chiaro. Ma vuole essere presente sul posto per lavorare, in presenza, a un cessate il fuoco che nasca da un accordo diplomatico. “Mi piacerebbe che in entrata ci fosse un flusso di combattenti per la pace. Stiamo lavorando ad un grande movimento per la pace che si frapponga alla guerra”, ha chiarito Salvini.
“Sto valutando la possibilità tecnico-logistica di essere in presenza perché al di là delle manifestazioni un conto è invocare la pace un conto è esserci in presenza. Sto ragionando con l’ambasciata italiana, la Caritas, Sant’Egidio. Ho inviato alcuni messaggi al premier polacco e ungherese per avviare dei corridoi di pace”.
“Io mi metto a disposizione per arrivare al cessate fuoco, sto incontrando tutti però se devi chiedere il cessate il fuoco va chiesto ai russi, va chiesto ai cinesi, alla Santa Sede che è terreno neutrale. Chiedere la mediazione delle diplomazie ecclesiastiche è fondamentale”, ha quindi concluso l’ex vice premier in conferenza stampa.