Certificati di investimento - Capitolo 10

qui dice di stare attenti a OpenAI, che poi si tirerebbe dietro tutte quelle legate all'AI - da about markets

Chart of the Day – Il “buco nero” di cassa di OpenAI

1. Cosa mostra il grafico

Nel grafico di Deutsche Bank vediamo le perdite cumulative storiche delle start-up “più costose” di sempre (Amazon, Tesla, Uber, Spotify) e accanto le proiezioni 2024–2030 per OpenAI e Anthropic.
La differenza è brutale:

- Amazon, Tesla & co. perdono decine di miliardi nella loro fase di crescita,
- OpenAI rischia di perdere oltre 140 miliardi entro il 2029 (stima base),
- con scenari che arrivano sopra i 200 miliardi entro il 2030 (stima HSBC).

E questo prima dei nuovi impegni di compute che Altman ha firmato in estate, fino a 1,4 trilioni di dollari nei prossimi otto anni. Siamo letteralmente su un altro pianeta.

2. Perché è diverso dalle start-up del passato
Amazon e Tesla bruciavano cassa perché dovevano costruire logistica, fabbriche, brand, rete clienti. Erano cifre enormi per l’epoca, ma stavamo comunque parlando di decine di miliardi, diluiti nel tempo.
Nel caso di OpenAI la storia è diversa per due motivi:

- La scala: l’ordine di grandezza è 100+ miliardi, non 20–30.
- La struttura dei costi: ogni dollaro di ricavi richiede altri dollari di compute (data center, GPU, energia). Non è il classico software “scrivo una volta, vendo mille volte quasi gratis”.

In pratica è la prima volta che una “start-up” digitale nasce con una struttura di costi che assomiglia a una utility globale, più che a un’azienda software leggera.

3. Anthropic brucia meno, molto meno
Anthropic non sta seguendo lo stesso modello di OpenAI.
I documenti finanziari mostrano due strade completamente diverse:

- Anthropic prevede il pareggio operativo nel 2028.
- OpenAI prevede una perdita operativa di ~74 miliardi nel solo 2028.

E sul cash burn cumulativo la forbice esplode:
OpenAI prevede di bruciare circa 14 volte più cassa di Anthropic prima del 2030.

Perché questa differenza?
Perché Anthropic ha fatto una scelta strategica chiara:

- 80% dei ricavi da clienti enterprise
- niente scommesse ultra-costose su video, immagini o dispositivi consumer
- crescita del compute più allineata ai ricavi, non alla narrativa

Anthropic sta giocando la partita B2B con passo misurato.
OpenAI sta correndo una maratona come se fosse uno sprint infinito.

4. Il nodo delle sottoscrizioni che si stanno già fermando
Deutsche Bank aggiunge un elemento:
i dati proprietari dbDIG mostrano che gli abbonamenti OpenAI nei grandi Paesi europei sono fermi da maggio.

Cioè, proprio mentre i costi esplodono, una parte essenziale dei ricavi non cresce più.

E il WSJ conferma il contesto:
nel frattempo gli investitori hanno iniziato a punire molte big tech per timori sulla sostenibilità del capex AI.
Tradotto: se la raccolta fondi rallenta, il modello OpenAI è vulnerabile.

5. Perché siamo davvero in territorio inesplorato
Nelle parole di Deutsche Bank:

“Nessuna start-up nella storia ha operato con perdite previste su questa scala.”

E il WSJ rafforza l’idea:
OpenAI oggi è una azienda consumer con costi da utility globale.
Anthropic invece è una azienda enterprise che cresce con costi relativamente controllati.


Il problema non è solo la dimensione delle perdite. È il mix micidiale di:
- costi fissi esplosivi,
- ricavi consumer più volatili,
- abbonamenti già in plateau,
- concorrenza crescente (Claude, Gemini, xAI, DeepSeek),

e un mercato che inizia a chiedere:
“tutto questo capex… potrà mai essere profittevole?”

La sensazione generale?
OpenAI sta tentando il colpo più grande mai visto nel settore tech.
Se funziona, scrive una nuova storia industriale.
Se non funziona, la quantità di capitale bruciata non ha precedenti.
 
Uno stralcio dall’articolo criptato di mf che sono riuscito fortunosamente a copiare


La novità andrà quindi a favorire per esempio le società non quotate o addirittura forse lo stesso Fondo Nazionale Strategico Indiretto di Cdp che da giugno 2026 investirà nelle piccole e medie imprese meno liquide scambiate a Piazza Affari.

Di questo importante cambiamento normativo in arrivo ha fatto cenno Carlo Liguori, Responsabile Servizi di Investimento Banca dei Territori e Private di Intesa Sanpaolo davanti alla nutrita platea dell'Assiom Forex, l'Associazione degli Operatori dei Mercati Finanziari, la principale associazione finanziaria italiana che raccoglie le grandi banche.



Il quadro di riferimento è quello della cosiddetta Siu (Saving and Investment Union, l'Unione del Risparmio e degli Investimenti), l'iniziativa generale dell'Ue per connettere i risparmi ai finanziamenti produttivi, all'interno della quale si inserisce la Retail Investment Strategy (Ris), una specifica riforma. La Ris, presentata dalla Commissione Europea nel 2023, mira a migliorare la tutela degli investitori finali e la trasparenza dei mercati finanziari, intervenendo su diverse direttive come la MiFid II e la Idd(Insurance Distribution Directive) per favorire la partecipazione dei cittadini agli investimenti. «Il punto», ha spiegato Liguori, «è collegare le esigenze di risparmio e di investimento per migliorare le modalità con cui il sistema finanziario Ue saprà convogliare l’enorme stock di risparmio privato che in Italia è di circa 4.000 miliardi di euro, la metà dei quali fermi in conti correnti e depositi a basso rendimento, verso gli investimenti produttivi nell’economia reale europea».



Il cosiddetto dossier Ris è presente «nell’agenda dell’attuale Commissione europea», riprende Liguori, «confermato quale componente fondamentale della Siu, presentata a marzo di quest’anno. Nonostante restino ancora alcune incertezze, a due anni e mezzo dalla presentazione della proposta da parte della Commissione Ue (maggio 2023), emergono punti ancora pendenti ma alcuni principi di fondo sembrano essere consolidati». Fra questi, riprende il manager di Intesa Sanpaolo, la classificazione della clientela professionale su richiesta.



«Ai tre requisiti attualmente previsti (il cliente dovrà soddisfare due dei tre) sono stati aggiunti la conoscenza ed esperienza dei mercati finanziari che il cliente può comprovare attraverso unacertificazione che accerti la sua istruzione finanziaria. Inoltre è prevista un'importante riduzione dei criteri di operatività su volumi e frequenza delle operazioni eseguite rispetto alle 40 previste oggi per ciascun anno. Ovvero 15 all’anno per tre anni, oppure 30 per un anno, oppure ancora 10 in un anno su strumenti non quotati oltre alla riduzione, come si è visto, degli asset in gestione del cliente da 500.000 a 250.000 euro», conclude Liguori. (riproduzione riservata)
 
Uno stralcio dall’articolo criptato di mf che sono riuscito fortunosamente a copiare


La novità andrà quindi a favorire per esempio le società non quotate o addirittura forse lo stesso Fondo Nazionale Strategico Indiretto di Cdp che da giugno 2026 investirà nelle piccole e medie imprese meno liquide scambiate a Piazza Affari.

Di questo importante cambiamento normativo in arrivo ha fatto cenno Carlo Liguori, Responsabile Servizi di Investimento Banca dei Territori e Private di Intesa Sanpaolo davanti alla nutrita platea dell'Assiom Forex, l'Associazione degli Operatori dei Mercati Finanziari, la principale associazione finanziaria italiana che raccoglie le grandi banche.



Il quadro di riferimento è quello della cosiddetta Siu (Saving and Investment Union, l'Unione del Risparmio e degli Investimenti), l'iniziativa generale dell'Ue per connettere i risparmi ai finanziamenti produttivi, all'interno della quale si inserisce la Retail Investment Strategy (Ris), una specifica riforma. La Ris, presentata dalla Commissione Europea nel 2023, mira a migliorare la tutela degli investitori finali e la trasparenza dei mercati finanziari, intervenendo su diverse direttive come la MiFid II e la Idd(Insurance Distribution Directive) per favorire la partecipazione dei cittadini agli investimenti. «Il punto», ha spiegato Liguori, «è collegare le esigenze di risparmio e di investimento per migliorare le modalità con cui il sistema finanziario Ue saprà convogliare l’enorme stock di risparmio privato che in Italia è di circa 4.000 miliardi di euro, la metà dei quali fermi in conti correnti e depositi a basso rendimento, verso gli investimenti produttivi nell’economia reale europea».



Il cosiddetto dossier Ris è presente «nell’agenda dell’attuale Commissione europea», riprende Liguori, «confermato quale componente fondamentale della Siu, presentata a marzo di quest’anno. Nonostante restino ancora alcune incertezze, a due anni e mezzo dalla presentazione della proposta da parte della Commissione Ue (maggio 2023), emergono punti ancora pendenti ma alcuni principi di fondo sembrano essere consolidati». Fra questi, riprende il manager di Intesa Sanpaolo, la classificazione della clientela professionale su richiesta.



«Ai tre requisiti attualmente previsti (il cliente dovrà soddisfare due dei tre) sono stati aggiunti la conoscenza ed esperienza dei mercati finanziari che il cliente può comprovare attraverso unacertificazione che accerti la sua istruzione finanziaria. Inoltre è prevista un'importante riduzione dei criteri di operatività su volumi e frequenza delle operazioni eseguite rispetto alle 40 previste oggi per ciascun anno. Ovvero 15 all’anno per tre anni, oppure 30 per un anno, oppure ancora 10 in un anno su strumenti non quotati oltre alla riduzione, come si è visto, degli asset in gestione del cliente da 500.000 a 250.000 euro», conclude Liguori. (riproduzione riservata)

Eh, ma non dice di che importo devono essere le operazioni (che, a quanto so, è a discrezione dell'intermediario)...
 

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