Certificati di investimento - Capitolo 8

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Ma quale rains on the wet.... non dite corbellerie.
Credo che fabrib fosse ironico nello scrivere una frase in inglese del tutto maccheronico, ma se la si prende sul serio allora la frase reale inglese che traduce l'espressione italiana piove sul bagnato è "When it rains, it pours" (cioè quando inizia a piovere, non piove semplicemente, ma viene giù un diluvio). Questo è quello che dicono gli inglesi
A proposito di corbellerie (ci vai leggero eh) dal Webster

it never rains but it pours​

chiefly British, informal, used to say that when something bad happens other bad things usually happen at the same time
 
A proposito di corbellerie (ci vai leggero eh) dal Webster

it never rains but it pours​

chiefly British, informal, used to say that when something bad happens other bad things usually happen at the same time
e allora? E' esattamente la stessa espressione (frasata in maniera leggermente diversa) di quella che ho postato io.
Guarda che ci ho passato più di metà della mia vita in UK (e sono tanti e tanti anni).... e le traduzioni maccheroniche italiane, i tanti false friends che alcuni usano alla leggera li riconosco al volo....
 
Ennesima schermaglia, ennesima provocazione o incidente collaterale della guerra alle porte dell'Europa. Un drone russo è entrato la notte scorsa nello spazio aereo della Romania, che è un Paese Nato, arrivando fino al lago di Razim, a ridosso della frontiera con l'Ucraina. Il ministero della Difesa a Bucarest ha confermato che il drone, monitorato dai radar e dagli F-16, ha abbandonato il territorio rumeno senza essere abbattuto, e che squadre speciali stanno controllando la zona in prossimità del lago per trovare il luogo del possibile impatto di un secondo drone.
 

SEPTEMBER EFFECT 2024

Agosto è stato decisamente turbolento. L'S&P 500 ha subito una caduta libera del 6% in soli tre giorni e il VIX, l'indicatore della "paura", ha raggiunto il terzo picco più alto della sua storia. Ma il resto del mese ci ha regalato un rimbalzo, grazie ai solidi risultati delle aziende americane e alla diminuzione delle preoccupazioni sul mercato del lavoro.

Ora ci troviamo di fronte a settembre, un mese famoso per il suo "effetto" sui mercati. Da anni si dice che questo sia il mese peggiore per i mercati, con l'S&P 500 che ha registrato una perdita media in più della metà dei casi dal 1964 a oggi.

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Nel corso degli anni, la percentuale di paesi che hanno registrato rendimenti negativi durante settembre supera di gran lunga quelli con rendimenti positivi. Almeno dal punto di vista statistico, sembrerebbe che questo "Effetto Settembre" sia un fenomeno reale. Vediamo di capire perché!

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Oltre il 60% dei paesi registra rendimenti negativi a settembre, più che in qualsiasi altro mese dell'anno.

Alcuni economisti sostengono che si tratti di una semplice coincidenza legata al calendario. Gli investitori tornano dalle vacanze e riequilibrano i portafogli. Altri, invece, credono che il tutto sia una profezia autoavverante. In fin dei conti, se tutti credono che settembre sarà un mese difficile, agiranno di conseguenza rendendolo tale.

Cosa fare allora in questo mese incerto? L'effetto settembre è interessante da studiare, ma non dovrebbe essere utilizzato per prendere decisioni di trading. Oltre al rapporto sull'occupazione appena uscito, ci saranno altri due eventi chiave che potranno darci un indizio sul destino di settembre 2024: i dati sull'inflazione e la riunione della Federal Reserve.
 
IL PETROLIO CROLLA MENTRE L'OPEC RIMANDA I PROBLEMI


Il cartello del petrolio non sa più come muoversi. L'OPEC+ aveva programmato di aumentare la produzione, ma i prezzi sono scesi troppo e ha quindi deciso di rimandare tutto di un paio di mesi. Il tentativo è quello di evitare che il prezzo del petrolio scenda ulteriormente nel breve termine. Un aumento della produzione avrebbe portato a un eccesso di offerta, e di conseguenza, a prezzi ancora più bassi. Questo posticipo non è una soluzione definitiva. È come spostare il problema più avanti nel tempo senza affrontarlo davvero.


I paesi membri non sono d'accordo tra di loro su cosa fare. L'Arabia Saudita vorrebbe tagliare la produzione, ma altri come Iraq, Kazakistan e Emirati Arabi Uniti preferiscono mantenerla alta per non perdere la loro fetta di mercato.​

I prezzi del petrolio, se aggiustati all'inflazione, sono oggi più o meno allo stesso livello di 20 anni fa. Il problema per l'Arabia Saudita è che ora sta producendo molto meno rispetto ad allora, ottenendo così una combinazione sfavorevole di bassa produzione e prezzi bassi. Questo scenario non è sostenibile per un paese che ha bisogno di alti introiti dal petrolio per sostenere la sua economia.


Nel frattempo, la domanda globale di petrolio ha superato l’offerta, ma questa situazione non durerà a lungo. Con l’arrivo dell’autunno, la domanda di carburanti per auto e aerei inizierà a calare, come avviene ogni anno. Inoltre, i paesi che non fanno parte dell'OPEC stanno aumentando la produzione, riducendo la necessità del petrolio dell’OPEC+. Questo significa che potrebbe esserci troppa offerta rispetto alla domanda e quindi un ulteriore calo dei prezzi. Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia, per mantenere il mercato bilanciato, l'OPEC+ dovrebbe ridurre drasticamente la produzione nel primo semestre del 2025.

In definitiva, il posticipo dell’aumento della produzione è solo una toppa temporanea. La situazione non si risolverà senza un taglio deciso della produzione da parte dei membri dell’OPEC+. Se non lo faranno, è probabile che i prezzi continueranno a scendere. Alcune banche di Wall Street prevedono un calo sotto i 70 dollari al barile, con il rischio di arrivare anche a 50 dollari.

L’unica cosa certa è che nelle prossime settimane la situazione diventerà sempre più tesa, e a dicembre, quando dovrà prendere una nuova decisione, l'OPEC dovrà affrontare la realtà e decidere se tagliare davvero la produzione o rischiare un ulteriore crollo dei prezzi.​
 

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