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Liberation Day: il 2 aprile scattano i nuovi dazi USA, lo scenario più estremo potrebbe costare fino al 4% di PIL
Il 2 aprile si preannuncia come un turning point per l’economia globale. Donald Trump ha annunciato l’introduzione di una nuova serie di dazi commerciali, ribattezzata “Liberation Day”, destinata a colpire duramente i Paesi con cui gli Stati Uniti presentano i più alti deficit commerciali bilaterali.
Obiettivo dichiarato: applicare dazi “reciproci” a chi impone dazi, regolamenti o imposte più gravose rispetto a quelle statunitensi, tenendo conto anche delle barriere non tariffarie e delle VAT (tasse sul valore aggiunto). L’impatto di questa impostazione, se portata all’estremo, è potenzialmente dirompente.
Analisi tecnica Bloomberg Economics:
L’approccio massimo, che tiene conto di tariffe, barriere non tariffarie e IVA, potrebbe far aumentare il dazio medio USA dal 2,5% fino a un picco del 35%, un livello che non si vedeva dalla fine del XIX secolo.

La media delle contromisure da parte dei 15 partner commerciali più esposti (tra cui Cina, Messico, Germania, Corea del Sud, Italia) spazierebbe da +20 punti percentuali (es. Corea) fino a oltre +50 punti per India, Vietnam e alcuni Paesi UE.

L’impatto stimato secondo un modello della Federal Reserve:
-4% sul PIL USA in 2-3 anni
+2,5% sull’inflazione core PCE
Ogni +14 punti sulle tariffe medie implica un -2% PIL e +1,2% inflazione
I “Dirty 15”: i Paesi più colpiti dalla politica tariffaria Cina, Messico, Germania, Corea del Sud, Italia, Giappone, Irlanda, Canada, Svizzera, Malesia, Indonesia, Vietnam, India, Thailandia e Taiwan: insieme rappresentano oltre il 75% delle importazioni USA.

Effetti collaterali attesi:
Shock stagflazionari su scala globale
Rialzo dei prezzi per consumatori e imprese USA
Pressione su supply chain globali, soprattutto automotive ed elettronica
Rischio retaliatory tariffs, con potenziale escalation commerciale
Due possibili scenari il 2 aprile:

Maxi-pacchetto: dazi generalizzati, effetto forte e immediato sui mercati

Pacchetto soft: azione simbolica e graduale, più contenuta nei rischi ma meno efficace per gli obiettivi politici dichiarati