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Terremoto: la ricostruzione è bloccata dalla burocrazia
Mentre l'Italia è uno dei migliori paesi al mondo sul fronte del pronto intervento in caso di calamità naturali, la ricostruzione resta il tallone d'Achille: colpa della burocrazia che trasforma la ricostruzione in un calvario
Oggi, ore 10:27 -
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In questi ultimi giorni, con i nuovi piani di approvazione per i comuni d’Abruzzo e i danni in Emilia Romagna da un lato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che per i casi futuri esonera lo Stato dall’obbligo di ricostruzione addossando ogni onere al privato dall’altro, è riemersa la questione tutta italiana della lentezza della ricostruzione post terremoto (
Terremoto Emilia Romagna: forse le ultime vittime che lo Stato rimborserà).
TSUNAMI IN GIAPPONE: RICOSTRUZIONE A TEMPO RECORD
L’11 marzo scorso è ricorso un anno dallo tsunami che ha sconvolto il Giappone provocando, oltre ad ingenti danni materiali e strutturali, più di quindicimila morti e circa tremila dispersi. E se il governo nipponico è stato al centro di polemiche per la poca trasparenza nella presentazione dei rischi in seguito all’esplosione nella centrale nucleare di Fukushima, non si può certo dire che l’opera di ricostruzione non sia stata tempestiva e capillare. A distanza di poco più di un anno non c’è più traccia sul territorio di quella furia della natura. Tutto è tornato al suo posto: case, strade, porti etc.
TERREMOTI IN ITALIA E BUROCRAZIA
In Italia, anche a voler essere clementi e a non tirare in ballo alcuni sfollati del terremoto dell’Irpinia del 1980 che ancora sono costretti a vivere nei container, siamo ben lontani da questi risultati. A distanza di tre anni dal terremoto del L’Aquila ci sono ancora ritardi e continue promesse non mantenute. Il centro storico del capoluogo abruzzese è ancora coperto dalle macerie e in molti ora mettono in discussione il
progetto new town voluto da Berlusconi che ha portato alla creazione di anonimi quartieri residenziali. 27 mila persone non sono ancora tornate nelle loro case. I comuni ai limiti del cratere, che hanno riportato danni minori, devono ancora lottare per ottenere i fondi stanziati per la ricostruzione. Il problema non è solo la corruzione ma anche la burocrazia: per quanto riguarda il centro storico del L’Aquila le discussioni sono ancora ad una fase preliminare, come se il terremoto fosse avvenuto il mese scorso.
E non sono solamente i fondi pubblici quelli bloccati dalla burocrazia: in Italia neppure la beneficienza è scevra da formalismi. Alcuni artisti riuniti avevano raccolto con il cd Domani circa un milione di euro ancora bloccati su un conto corrente per questioni burocratiche e vincoli d’uso.
E’ una storia che si ripete: storici i murales sulle macerie del Belice nel 68 che recitavano “La burocrazia uccide più del terremoto”.
TERREMOTO IN EMILIA ROMAGNA: L’ULTIMA VOLTA IN CUI LO STATO INTERVERRA’?
Ora un’altra regione italiana si è piegata al sisma: anche l’Emilia Romagna dovrà attendere così tanto prima di essere ricostruita totalmente? Un quesito che preoccupa ma che assume un aspetto ancor più paradossale se si pensa che in futuro il problema potrebbe addirittura non presentarsi e non perché sarà superato l’ostacolo della burocrazia ma perché lo Stato si laverà le mani da ogni responsabilità.